Riassunto del libro 2 dell' eneide
ho bisogno di un riassunto del libro 2 dell' eneide x domani!!!!!ecco alcuni punti:
-introduzione
-l'inganno del cavallo
-laoconte e sinone
-ingresso del cavallo
-le imprese di enea
-l'assalto alla reggia: priamo ed ecuba
-la ricerca della sua famiglia
-la fuga e la perdita di creusa
GRAZIE IN ANTICIPOOOO!!!!!!!
Aggiunto 25 minuti più tardi:
pleaseeeee!!!
-introduzione
-l'inganno del cavallo
-laoconte e sinone
-ingresso del cavallo
-le imprese di enea
-l'assalto alla reggia: priamo ed ecuba
-la ricerca della sua famiglia
-la fuga e la perdita di creusa
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Miglior risposta
Ciao Rossana!
Introduzione: Come avviene nell’Iliade e nell’Odissea, anche l’Eneide si apre con un proemio, che è costituito dall’introduzione, o protasi, in cui Virgilio espone in estrema sintesi l’argomento dell’opera e l’invocazione alla Musa, affinché gli dia la necessaria ispirazione. Esso è costituito principalmente in due parti:
La prima parte del proemio sintetizza l’intera storia del poema. Infatti vengono indicate le varie avventure e i naufragi che caratterizzeranno il viaggio di Enea, profugo per volere del fato e che ha molto sofferto anche in guerra a causa dell’ira di Giunone. Questa parte si conclude con la prefigurazione del destino non solo dell’eroe troiano, ma della gente che da lui discenderà, la gloriosa stirpe di Roma. Il poeta quindi enuncia subito la conclusione del racconto, non gli interessa creare una suspance narrativa sulla sorte dei personaggi, per il semplice motivo che il mito di Enea era già conosciuto ai lettori del tempo poiché era già stato accennato in opere come le guerre puniche e gli annali. Ciò che interessa all’autore è designare l’eroe Enea, la sua sofferenza, il suo percorso caratterizzato da continue lotte, di conflitti personali, di incertezze, di sacrifici che porterà l’eroe al suo scopo: la fondazione di una città e la continuazione della stirpe troiana su una nuova Terra.
La seconda parte parla dell’ira di Giunone , da sempre ostile ai Troiani. Il poeta si chiede, quasi con stupore, come sia possibile che gli dei possano provare un ira così tremenda. Le ragioni personali della rabbia di giunone sono tre: il troiano Paride aveva giudicato Venere (madre di Enea) più bella di lei, il troiano Ganimede era stato preferito a Ebe, sua figlia, come coppiere degli dei, e infine, Giunone era consapevole del destino di Enea e del fatto che fonderà Roma, città così potente da riuscire a sconfiggere Cartagine, da lei tanto amata e protetta.
-L'inganno del cavallo :Di fronte all'impossibilità di sferrare un colpo risolutivo, i greci ricorsero al noto stratagemma. Prima finsero di salpare e abbandonare il campo di battaglia, attraccando le navi presso un isola vicina, poi lasciarono sulla spiaggia il cavallo di legno, ideato da Odisseo e realizzato da Epeo.
I troiani trovarono il greco Sinone, il quale raccontò che era stato lasciato sulla spiaggia come sacrificio e che i greci avevano deciso di tornare in patria. Sempre secondo Sinone, il cavallo era stato costruito per propiziarsi Atena, ed era stato concepito così grande per impedire che i troiani lo portassero in città, se ciò fosse accaduto, infatti, essi avrebbero vinto la guerra (inutile dire che era tutto un trucco).
In realtà il cavallo era pieno di soldati greci, tra cui Odisseo e Neottolemo, il figlio di Achille. Quando i troiani lo portarono dentro le mura, i soldati aspettarono che facesse notte e con tutta comodità uscirono per mettere a ferro e fuoco la città. Così, grazie all'astuzia, cadde la resistenza di una città assediata per un decennio.
Re Priamo fu ucciso dal figlio di Achille, Elena riportata al marito, Menelao. Tra i pochi a salvarsi fra i troiani fu Enea, destinato ad approdare nel Lazio e diventare capostipide della stirpe dell'Urbe.
Sandro, come ha detto giustamente Kikko, questo racconto non viene narrato nell’Iliade di Omero (che si conclude invece con la morte di Ettore, ucciso da Achille), ma nel II libro dell’Eneide di Virgilio: Enea, principe ed esule troiano, lo riferisce infatti alla regina di Cartagine, Didone, che lo stava ospitando.
Si, spesso succede di far confusione; io, come penso che tu abbia capito, volevo solo far chiarezza, non volevo fare il saputello .
-Laoconte e Sinone:I greci architettano l'inganno del cavallo e, dopo averlo lasciato davanti alle porte di T.roia, fingono di essere tornati in Grecia mentre in realtà si nascondono sulla vicina isola di Tenedo. Una volta che i troiani si accorgono del cavallo si dividono in opinioni differenti: c'è chi lo crede un dono votivo e vorrebbe portarlo in città e chi lo crede un inganno e vorrebbe lasciarlo lì. Proprio allora arriva Laocoonte che tutto concitato dissuade i troiani a portare il cavallo nell'urbe, persuaso che sia un inganno di Ulisse. Ma in quel momento tra la folla viene condotto un ragazzo con le braccia legate: il suo nome è Sinone, e racconta di essere scappato dai suoi compagni achei perchè questi lo avevano scelto come dono sacrificale dopo esser stati convinti dalle macchinazioni di Ulisse. Con la sua (falsa) storia, egli commuove i troiani e il re Priamo. Questi lo accoglie tra la sua popolazione e gli permette di vivere come troiano, ma in cambio chiede a Sinone la vera ragione per cui gli Achei abbiano lasciato l'enorme cavallo. Il ragazzo gli racconta che gli Achei avevano deciso di andare in Grecia col progetto di tornare a T.roia successivamente, quando si fossero garantiti li volere degli dei. Infatti (nel racconto di Sinon ) gli dei non appoggiavano più gli achei, e quindi l'unico modo per vincere la guerra per loro, era quello di tornare in patria e propiziarseli nuovamente; il cavallo non era altro che un dono offerto dagli achei a Minerva, un dono che se portato a T.roia (sempre secondo Sinone) avrebbe garantito alla città la vittoria futura contro i Greci. Appena Sinone ebbe terminato il racconto, Laocoonte venne attaccato insieme ai suoi figli da due serpenti giganteschi, che uccidono il sacerdote e i fanciulli strisciano sotto la statua di Minerva (che li aveva mandati per convincere i greci ad acoltare Sinone; infatti Minerva era dalla parte dei greci e s'era accanita contro T.roia). La folla, inorridita dall'orrendo spettacolo, vede il tutto come un punizione, perchè Laocoonte aveva sconsigliato di portare il cavallo in città. Così senza esitazione, lo trasporta nell'urbe e finisce col condannarsi da sola, proprio perchè aveva prestato fede alla storia di Sinone piuttosto che ai consigli di Laocoonte.
-L'ingresso del cavallo: Dopo dieci anni di inutile assedio i greci, seguendo un piano ideato da Ulisse, finsero di rinunciare alla conquista della città e di tornare alle proprie sedi , lasciando sulla spiaggia un enorme cavallo di legno, per placare gli dei e propiziare il viaggio di ritorno in patria. All'interno del cavallo erano però nascosti i più valorosi guerrieri greci, guidati da Ulisse. I troiani, felici per lo scampato pericolo, trascinarono il cavallo all'interno delle mura, nonostante Laocoonte e la profetessa Cassandra avessero consigliato di non farlo. A un tratto comparve un greco di nome Sinone, il quale convinse il re che il cavallo era segno di pace, era un regalo. Di notte, mentre i troiani dormivano, i greci uscirono dal cavallo ed aprirono le porte della città ai propri compagni. Questi, dopo essersi nascosti con le loro navi dietro un'isoletta vicina di nome Tenedo, erano di nuovo sbarcati sulla spiaggia di Troia. Penetrati nella città, i greci colsero di sorpresa i troiani, che furono facilmente sopraffatti. Troia fu data alle fiamme.
Questo racconto non viene narrato nell'"Iliade" di Omero (che si conclude invece con il funerale di Ettore, ucciso da Achille) ed è solo incidentalmente citato nell'altro poema omerico, l'"Odissea". Viene invece ampiamente riferito nel II libro dell'"Eneide" di Virgilio: Enea, principe ed esule troiano, lo riferisce infatti alla regina di Cartagine, Didone, che lo stava ospitando in una delle tappe del viaggio che lo porterà infine a sbarcare sulle coste del Lazio, dove diventerà il capostipite della genealogia che avrebbe fondato Roma
-Le imprese di Enea:Fu eroe valoroso, secondo solo a Ettore, e spesso supportato dagli dèi. Nella battaglia che seguì al duello fra Paride e Menelao, combatté sul carro da guerra in compagnia di Pandaro. Quest'ultimo venne ucciso da Diomede, ed Enea lasciò incustodito il carro (che verrà poi portato al campo greco da Stenelo, fedele compagno d'armi e auriga di Diomede) per difendere il corpo dell'amico dagli assalti greci.
« Balzò a terra Enea, con la lunga lancia e lo scudo, temendo che gli Achei gli strappassero il morto. Gli si mise accanto come un leone che della sua forza si fida; teneva davanti a sé la lancia e lo scudo rotondo, pronto a uccidere chiunque gli venisse di fronte, e gridava in modo terribile. »
(Omero, Iliade, Canto V, vv. 299-302)
Affrontò Diomede rimanendo ferito a causa di un masso scagliato dal greco. Venne salvato dalla madre che lo avvolse nel suo velo. Diomede, non temendo l'ira della dea, la colpì costringendola alla fuga. Apollo scese dunque in soccorso del troiano, contro di lui non poterono nulla neanche i colpi di Diomede. Enea venne ricoverato nel tempio di Apollo e curato da Artemide e Latona. Al suo posto combatté sul campo un fantasma con le sue sembianze.
-L'assalto alla reggia:questo racconto parla delle suppliche di Priamo (padre di Ettore) e di Ecuba (madre di Ettore). Ettore aspettava sotto le mura della sua città l'arrivo di Achille per affrontarlo, ma i suoi genitori non volevo il confronto perchè sapevano che avrebbero perso il loro ultimo figlio. Ettore non molla. Allora la madre, stremata, pur di convincere il figlio tira fuori il seno per mostrarlo al figlio e ricordargli di come lei lo allattava e lo curava nutrendolo. Ma tutto questo fa rimanere impassibile Ettore che si appresta ad affrontare Achille il piè veloce
Gli ultimi due non li ricordo :)
Fonti: http://trucheck.it/lettere/27012-epica:-riassunto-primi-libri-dell-eneide.html
Introduzione: Come avviene nell’Iliade e nell’Odissea, anche l’Eneide si apre con un proemio, che è costituito dall’introduzione, o protasi, in cui Virgilio espone in estrema sintesi l’argomento dell’opera e l’invocazione alla Musa, affinché gli dia la necessaria ispirazione. Esso è costituito principalmente in due parti:
La prima parte del proemio sintetizza l’intera storia del poema. Infatti vengono indicate le varie avventure e i naufragi che caratterizzeranno il viaggio di Enea, profugo per volere del fato e che ha molto sofferto anche in guerra a causa dell’ira di Giunone. Questa parte si conclude con la prefigurazione del destino non solo dell’eroe troiano, ma della gente che da lui discenderà, la gloriosa stirpe di Roma. Il poeta quindi enuncia subito la conclusione del racconto, non gli interessa creare una suspance narrativa sulla sorte dei personaggi, per il semplice motivo che il mito di Enea era già conosciuto ai lettori del tempo poiché era già stato accennato in opere come le guerre puniche e gli annali. Ciò che interessa all’autore è designare l’eroe Enea, la sua sofferenza, il suo percorso caratterizzato da continue lotte, di conflitti personali, di incertezze, di sacrifici che porterà l’eroe al suo scopo: la fondazione di una città e la continuazione della stirpe troiana su una nuova Terra.
La seconda parte parla dell’ira di Giunone , da sempre ostile ai Troiani. Il poeta si chiede, quasi con stupore, come sia possibile che gli dei possano provare un ira così tremenda. Le ragioni personali della rabbia di giunone sono tre: il troiano Paride aveva giudicato Venere (madre di Enea) più bella di lei, il troiano Ganimede era stato preferito a Ebe, sua figlia, come coppiere degli dei, e infine, Giunone era consapevole del destino di Enea e del fatto che fonderà Roma, città così potente da riuscire a sconfiggere Cartagine, da lei tanto amata e protetta.
-L'inganno del cavallo :Di fronte all'impossibilità di sferrare un colpo risolutivo, i greci ricorsero al noto stratagemma. Prima finsero di salpare e abbandonare il campo di battaglia, attraccando le navi presso un isola vicina, poi lasciarono sulla spiaggia il cavallo di legno, ideato da Odisseo e realizzato da Epeo.
I troiani trovarono il greco Sinone, il quale raccontò che era stato lasciato sulla spiaggia come sacrificio e che i greci avevano deciso di tornare in patria. Sempre secondo Sinone, il cavallo era stato costruito per propiziarsi Atena, ed era stato concepito così grande per impedire che i troiani lo portassero in città, se ciò fosse accaduto, infatti, essi avrebbero vinto la guerra (inutile dire che era tutto un trucco).
In realtà il cavallo era pieno di soldati greci, tra cui Odisseo e Neottolemo, il figlio di Achille. Quando i troiani lo portarono dentro le mura, i soldati aspettarono che facesse notte e con tutta comodità uscirono per mettere a ferro e fuoco la città. Così, grazie all'astuzia, cadde la resistenza di una città assediata per un decennio.
Re Priamo fu ucciso dal figlio di Achille, Elena riportata al marito, Menelao. Tra i pochi a salvarsi fra i troiani fu Enea, destinato ad approdare nel Lazio e diventare capostipide della stirpe dell'Urbe.
Sandro, come ha detto giustamente Kikko, questo racconto non viene narrato nell’Iliade di Omero (che si conclude invece con la morte di Ettore, ucciso da Achille), ma nel II libro dell’Eneide di Virgilio: Enea, principe ed esule troiano, lo riferisce infatti alla regina di Cartagine, Didone, che lo stava ospitando.
Si, spesso succede di far confusione; io, come penso che tu abbia capito, volevo solo far chiarezza, non volevo fare il saputello .
-Laoconte e Sinone:I greci architettano l'inganno del cavallo e, dopo averlo lasciato davanti alle porte di T.roia, fingono di essere tornati in Grecia mentre in realtà si nascondono sulla vicina isola di Tenedo. Una volta che i troiani si accorgono del cavallo si dividono in opinioni differenti: c'è chi lo crede un dono votivo e vorrebbe portarlo in città e chi lo crede un inganno e vorrebbe lasciarlo lì. Proprio allora arriva Laocoonte che tutto concitato dissuade i troiani a portare il cavallo nell'urbe, persuaso che sia un inganno di Ulisse. Ma in quel momento tra la folla viene condotto un ragazzo con le braccia legate: il suo nome è Sinone, e racconta di essere scappato dai suoi compagni achei perchè questi lo avevano scelto come dono sacrificale dopo esser stati convinti dalle macchinazioni di Ulisse. Con la sua (falsa) storia, egli commuove i troiani e il re Priamo. Questi lo accoglie tra la sua popolazione e gli permette di vivere come troiano, ma in cambio chiede a Sinone la vera ragione per cui gli Achei abbiano lasciato l'enorme cavallo. Il ragazzo gli racconta che gli Achei avevano deciso di andare in Grecia col progetto di tornare a T.roia successivamente, quando si fossero garantiti li volere degli dei. Infatti (nel racconto di Sinon ) gli dei non appoggiavano più gli achei, e quindi l'unico modo per vincere la guerra per loro, era quello di tornare in patria e propiziarseli nuovamente; il cavallo non era altro che un dono offerto dagli achei a Minerva, un dono che se portato a T.roia (sempre secondo Sinone) avrebbe garantito alla città la vittoria futura contro i Greci. Appena Sinone ebbe terminato il racconto, Laocoonte venne attaccato insieme ai suoi figli da due serpenti giganteschi, che uccidono il sacerdote e i fanciulli strisciano sotto la statua di Minerva (che li aveva mandati per convincere i greci ad acoltare Sinone; infatti Minerva era dalla parte dei greci e s'era accanita contro T.roia). La folla, inorridita dall'orrendo spettacolo, vede il tutto come un punizione, perchè Laocoonte aveva sconsigliato di portare il cavallo in città. Così senza esitazione, lo trasporta nell'urbe e finisce col condannarsi da sola, proprio perchè aveva prestato fede alla storia di Sinone piuttosto che ai consigli di Laocoonte.
-L'ingresso del cavallo: Dopo dieci anni di inutile assedio i greci, seguendo un piano ideato da Ulisse, finsero di rinunciare alla conquista della città e di tornare alle proprie sedi , lasciando sulla spiaggia un enorme cavallo di legno, per placare gli dei e propiziare il viaggio di ritorno in patria. All'interno del cavallo erano però nascosti i più valorosi guerrieri greci, guidati da Ulisse. I troiani, felici per lo scampato pericolo, trascinarono il cavallo all'interno delle mura, nonostante Laocoonte e la profetessa Cassandra avessero consigliato di non farlo. A un tratto comparve un greco di nome Sinone, il quale convinse il re che il cavallo era segno di pace, era un regalo. Di notte, mentre i troiani dormivano, i greci uscirono dal cavallo ed aprirono le porte della città ai propri compagni. Questi, dopo essersi nascosti con le loro navi dietro un'isoletta vicina di nome Tenedo, erano di nuovo sbarcati sulla spiaggia di Troia. Penetrati nella città, i greci colsero di sorpresa i troiani, che furono facilmente sopraffatti. Troia fu data alle fiamme.
Questo racconto non viene narrato nell'"Iliade" di Omero (che si conclude invece con il funerale di Ettore, ucciso da Achille) ed è solo incidentalmente citato nell'altro poema omerico, l'"Odissea". Viene invece ampiamente riferito nel II libro dell'"Eneide" di Virgilio: Enea, principe ed esule troiano, lo riferisce infatti alla regina di Cartagine, Didone, che lo stava ospitando in una delle tappe del viaggio che lo porterà infine a sbarcare sulle coste del Lazio, dove diventerà il capostipite della genealogia che avrebbe fondato Roma
-Le imprese di Enea:Fu eroe valoroso, secondo solo a Ettore, e spesso supportato dagli dèi. Nella battaglia che seguì al duello fra Paride e Menelao, combatté sul carro da guerra in compagnia di Pandaro. Quest'ultimo venne ucciso da Diomede, ed Enea lasciò incustodito il carro (che verrà poi portato al campo greco da Stenelo, fedele compagno d'armi e auriga di Diomede) per difendere il corpo dell'amico dagli assalti greci.
« Balzò a terra Enea, con la lunga lancia e lo scudo, temendo che gli Achei gli strappassero il morto. Gli si mise accanto come un leone che della sua forza si fida; teneva davanti a sé la lancia e lo scudo rotondo, pronto a uccidere chiunque gli venisse di fronte, e gridava in modo terribile. »
(Omero, Iliade, Canto V, vv. 299-302)
Affrontò Diomede rimanendo ferito a causa di un masso scagliato dal greco. Venne salvato dalla madre che lo avvolse nel suo velo. Diomede, non temendo l'ira della dea, la colpì costringendola alla fuga. Apollo scese dunque in soccorso del troiano, contro di lui non poterono nulla neanche i colpi di Diomede. Enea venne ricoverato nel tempio di Apollo e curato da Artemide e Latona. Al suo posto combatté sul campo un fantasma con le sue sembianze.
-L'assalto alla reggia:questo racconto parla delle suppliche di Priamo (padre di Ettore) e di Ecuba (madre di Ettore). Ettore aspettava sotto le mura della sua città l'arrivo di Achille per affrontarlo, ma i suoi genitori non volevo il confronto perchè sapevano che avrebbero perso il loro ultimo figlio. Ettore non molla. Allora la madre, stremata, pur di convincere il figlio tira fuori il seno per mostrarlo al figlio e ricordargli di come lei lo allattava e lo curava nutrendolo. Ma tutto questo fa rimanere impassibile Ettore che si appresta ad affrontare Achille il piè veloce
Gli ultimi due non li ricordo :)
Fonti: http://trucheck.it/lettere/27012-epica:-riassunto-primi-libri-dell-eneide.html
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Grazie a te! Buono studio
grazieee!!!