Parafrasi arpie eneide
Scusate mi sapreste dare la parafrasi delle arpie nel terzo libro dell'eneide vv.192-208?? Grazie
Risposte
A quanto pare la mia professoressa è l'unica a chiedere i versi fino al 208. Anche io cercando in giro ho trovato quelli che hai messo tu, ma purtroppo non mi servono
Ecco ciò che ho trovato
LA TERRIBILI ARPIE ( 3. 209 - 269)
Anzitutto mi accolgono, salvato dalle onde, i lidi
delle Strofadi. Le isole dette Strofadi dal nome graio
stanno nel grande Ionio, che la crudele Celeno
e le altre Arpie abitano, dopo che fu chiusa la casa
Fineo e per paura lasciarono le prime mense.
Non c´è mostro più funesto di quelle, nè alcuna peste
peggiore ed ira degli dei si alzò dalle onde stigie.
Virginei volti di uccelli, fetidissimo flusso
di ventre e mani uncinate e facce sempre pallide
per fame.
Come qui portati entrammo nei porti, ecco
vediamo grassi armenti di buoi qua e là nelle piane
ed un gregge di capre per l´erba senza custode.
Ci buttiamo col ferro ed invochiamo gli dei e lo stesso
Giove per la parte ed il bottino; poi sulla spiaggia ricurva
collochiamo letti e banchettiamo con cibi abbondanti.
Ed improvvise con orribile volata dai monti le Arpie
si presentano e scuotono le ali con grandi schiamazzi,
saccheggian le vivande e coll´immondo contatto sporcano
tutto; poi lo stridio crudele tra l´orribile odore.
Di nuovo in un lungo riparo sotto una rupe incavata
[chiusa attorno da alberi ed ombre raggelanti]
prepariamo le mense e poniamo sugli altari il fuoco.
Di nuovo da parte diversa del cielo e da ciechi nascondigli
la turba rimbombante vola attorno alla preda con zampe adunche,
con la bocca sporcò i cibi: allora ordino ai compagni che prendano
le armii, e la guerra è da combattere con gente crudele.
Non diversamente dall´ordine agiscono e dispongono per l´erba
le spade coperte e nascondono gli scudi latenti.
Perciò quando scendendo fecero un frastuono lungo i lidi
ricurvi, Miseno dà il segnale dall´alta vedetta
col bronzo cavo. I compagni attaccano e tentano strani scontri,
colpire col ferro gli orribili uccelli del mare.
Ma non ricevono alcun colpo alle penne ne ferite
al dorso, e con celere fuga volando sotto le stelle
lasciano semidivotata la mensa ed orme schifose.
Sola Celeno si fermò su altissima rupe,
funesta indovina, esplode dal petto questa frase:
"Pure una guerra, Laomenziadi, vi prepate forse a scatenare
oltre la strage di buoi e giovenchi ammazzati, una guerra,
e cacciare dal regno paterno le incolpevoli Arpie?
Accoglietele dunque ficcatele in cuore queste mie parole,
che il padre onnipotente predisse a Febo, e Apollo Febo
a me, io la più grande delle Furie ve le svelo.
Cercate con la rotta l´Italia e la invocate coi venti:
andrete in Italia e sarà permesso entrare nei porti.
Ma non cingerete con mura la città data prima che
la fame crudele e l´offesa del nostro attacco
vi costringa per i mali a consumare le mense divorate."
Disse, e levatasi con le ali si rifugiò nella selva.
Ma sangue gelido per la paura il sangue si ghiacciò
ai compagni: i cuori crollarono, neè più ormai con armi,
ma con voti e preghiere vogliono chiedere pace,
sia che siano dee che orribili e crudeli uccelli.
Ed il padre Anchise, stese le palme, dal lido
chiama le grandi potenze e indice riti dovuti:
"O dei, allontanate le minacce; dei, togliete tale sorte
e voi, sereni, salvate i pii."Poi ordina di levare la fune
dal lido e allentare le corde srotolate.
I Noti tendono le vele: fuggiamo sulle onde spumeggianti,
dove e vento e nocchiero chiamava la rotta.
Fonte: http://www.****/modules/Latino/10104.html
:hi
LA TERRIBILI ARPIE ( 3. 209 - 269)
Anzitutto mi accolgono, salvato dalle onde, i lidi
delle Strofadi. Le isole dette Strofadi dal nome graio
stanno nel grande Ionio, che la crudele Celeno
e le altre Arpie abitano, dopo che fu chiusa la casa
Fineo e per paura lasciarono le prime mense.
Non c´è mostro più funesto di quelle, nè alcuna peste
peggiore ed ira degli dei si alzò dalle onde stigie.
Virginei volti di uccelli, fetidissimo flusso
di ventre e mani uncinate e facce sempre pallide
per fame.
Come qui portati entrammo nei porti, ecco
vediamo grassi armenti di buoi qua e là nelle piane
ed un gregge di capre per l´erba senza custode.
Ci buttiamo col ferro ed invochiamo gli dei e lo stesso
Giove per la parte ed il bottino; poi sulla spiaggia ricurva
collochiamo letti e banchettiamo con cibi abbondanti.
Ed improvvise con orribile volata dai monti le Arpie
si presentano e scuotono le ali con grandi schiamazzi,
saccheggian le vivande e coll´immondo contatto sporcano
tutto; poi lo stridio crudele tra l´orribile odore.
Di nuovo in un lungo riparo sotto una rupe incavata
[chiusa attorno da alberi ed ombre raggelanti]
prepariamo le mense e poniamo sugli altari il fuoco.
Di nuovo da parte diversa del cielo e da ciechi nascondigli
la turba rimbombante vola attorno alla preda con zampe adunche,
con la bocca sporcò i cibi: allora ordino ai compagni che prendano
le armii, e la guerra è da combattere con gente crudele.
Non diversamente dall´ordine agiscono e dispongono per l´erba
le spade coperte e nascondono gli scudi latenti.
Perciò quando scendendo fecero un frastuono lungo i lidi
ricurvi, Miseno dà il segnale dall´alta vedetta
col bronzo cavo. I compagni attaccano e tentano strani scontri,
colpire col ferro gli orribili uccelli del mare.
Ma non ricevono alcun colpo alle penne ne ferite
al dorso, e con celere fuga volando sotto le stelle
lasciano semidivotata la mensa ed orme schifose.
Sola Celeno si fermò su altissima rupe,
funesta indovina, esplode dal petto questa frase:
"Pure una guerra, Laomenziadi, vi prepate forse a scatenare
oltre la strage di buoi e giovenchi ammazzati, una guerra,
e cacciare dal regno paterno le incolpevoli Arpie?
Accoglietele dunque ficcatele in cuore queste mie parole,
che il padre onnipotente predisse a Febo, e Apollo Febo
a me, io la più grande delle Furie ve le svelo.
Cercate con la rotta l´Italia e la invocate coi venti:
andrete in Italia e sarà permesso entrare nei porti.
Ma non cingerete con mura la città data prima che
la fame crudele e l´offesa del nostro attacco
vi costringa per i mali a consumare le mense divorate."
Disse, e levatasi con le ali si rifugiò nella selva.
Ma sangue gelido per la paura il sangue si ghiacciò
ai compagni: i cuori crollarono, neè più ormai con armi,
ma con voti e preghiere vogliono chiedere pace,
sia che siano dee che orribili e crudeli uccelli.
Ed il padre Anchise, stese le palme, dal lido
chiama le grandi potenze e indice riti dovuti:
"O dei, allontanate le minacce; dei, togliete tale sorte
e voi, sereni, salvate i pii."Poi ordina di levare la fune
dal lido e allentare le corde srotolate.
I Noti tendono le vele: fuggiamo sulle onde spumeggianti,
dove e vento e nocchiero chiamava la rotta.
Fonte: http://www.****/modules/Latino/10104.html
:hi