La gola l'sonno e l'oziose piume
Anilisi del sonetto la gola 'l sonno e l'oziose piume
Risposte
La gola e ‘l sonno e l’oziose piume
hanno del mondo ogni vertù sbandita,
ond’è dal corso suo quasi smarrita
nostra natura vinta dal costume; 4
et è sì spento ogni benigno lume
del ciel, per cui s’informa umana vita,
che per cosa mirabile s’addita
che vòl far d’Elicona nascer fiume. 8
Qual vaghezza di lauro? qual di mirto?
- Povera e nuda vai, Filosofia -
dice la turba al vil guadagno intesa. 11
Pochi compagni avrai per l’altra via;
tanto ti prego più, gentile spirto,
non lassar la magnanima tua impresa. 14
la golosità, la pigrizia e le comodità dell'ozio
hanno sbiadito ogni virtù che c'è nel mondo
per cui la nostra natura, vinta dalla moda comune
ha quasi smarrito la sua retta via
ed è ormai così spenta ogni bontà,
che dà forma alla vita,
che colui che vuol fare nascere un fiume dal monte elicona
è additato come una persona strana.
chi desidera ancora l'alloro? chi il mirto?
-o filosofia, vai in giro povera e nuda-
dice il popolo intento al vile guadagno.
avrai pochi compagni se segui l'altra via;
quindi ti prego ancor di più, o uomo gentile,
di non abbandonare la tua generosa impresa.
[1] L’Elicona è il monte le cui fonti, Aganippe e Ippocrene, aveva fatto scaturire con un calcio l’alato cavallo Pegaso.
[2] Col mirto, sacro a Venere, si allude alla poesia amorosa.
In questi versi il poeta si rivolge probabilmente a Tomaso Caloria da Messina (un amico a cui sono indirizzate varie lettere). Vengono esaltati l’amore per la scienza e per la poesia, contrapponendoli ai meri interessi al guadagno del popolino. Il sonetto rivela che l’autore, oltre a nutrire un amore intenso nei confronti di Laura, ha un altro affetto, quello per il sapere.
hanno del mondo ogni vertù sbandita,
ond’è dal corso suo quasi smarrita
nostra natura vinta dal costume; 4
et è sì spento ogni benigno lume
del ciel, per cui s’informa umana vita,
che per cosa mirabile s’addita
che vòl far d’Elicona nascer fiume. 8
Qual vaghezza di lauro? qual di mirto?
- Povera e nuda vai, Filosofia -
dice la turba al vil guadagno intesa. 11
Pochi compagni avrai per l’altra via;
tanto ti prego più, gentile spirto,
non lassar la magnanima tua impresa. 14
la golosità, la pigrizia e le comodità dell'ozio
hanno sbiadito ogni virtù che c'è nel mondo
per cui la nostra natura, vinta dalla moda comune
ha quasi smarrito la sua retta via
ed è ormai così spenta ogni bontà,
che dà forma alla vita,
che colui che vuol fare nascere un fiume dal monte elicona
è additato come una persona strana.
chi desidera ancora l'alloro? chi il mirto?
-o filosofia, vai in giro povera e nuda-
dice il popolo intento al vile guadagno.
avrai pochi compagni se segui l'altra via;
quindi ti prego ancor di più, o uomo gentile,
di non abbandonare la tua generosa impresa.
[1] L’Elicona è il monte le cui fonti, Aganippe e Ippocrene, aveva fatto scaturire con un calcio l’alato cavallo Pegaso.
[2] Col mirto, sacro a Venere, si allude alla poesia amorosa.
In questi versi il poeta si rivolge probabilmente a Tomaso Caloria da Messina (un amico a cui sono indirizzate varie lettere). Vengono esaltati l’amore per la scienza e per la poesia, contrapponendoli ai meri interessi al guadagno del popolino. Il sonetto rivela che l’autore, oltre a nutrire un amore intenso nei confronti di Laura, ha un altro affetto, quello per il sapere.