Come si fa la parafrasi ?
non riesco a capirla,specialmente la poesia di umberto saba "trieste"
Ho attraversata tutta la città.
Poi ho salita un'erta,
popolosa in principio, in là deserta,
chiusa da un muricciolo:
un cantuccio in cui solo
siedo; e mi pare che dove esso termina
termini la città.
Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace,
è come un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per regalare un fiore;
come un amore
con gelosia.
Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via
scopro, se mena all'ingombrata spiaggia,
o alla collina cui, sulla sassosa
cima, una casa, l'ultima, s'aggrappa.
Intorno
circola ad ogni cosa
un'aria strana, un'aria tormentosa,
l'aria natia.
La mia città che in ogni parte è viva,
ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
pensosa e schiva.
***
Città vecchia
(da Trieste e una donna, 1910-12)
Spesso, per ritornare alla mia casa
prendo un'oscura via di città vecchia.
Giallo in qualche pozzanghera si specchia
qualche fanale, e affollata è la strada.
Qui tra la gente che viene che va
dall'osteria alla casa o al lupanare,
dove son merci ed uomini il detrito
di un gran porto di mare,
io ritrovo, passando, l'infinito
nell'umiltà.
Qui prostituta e marinaio, il vecchio
che bestemmia, la femmina che bega,
il dragone che siede alla bottega
del friggitore,
la tumultuante giovane impazzita
d'amore,
sono tutte creature della vita
e del dolore;
s'agita in esse, come in me, il Signore.
Qui degli umili sento in compagnia
il mio pensiero farsi
più puro dove più turpe è la via.
***
Dopo la tristezza
(da Trieste e una donna, 1910-12)
Questo pane ha il sapore d'un ricordo,
mangiato in questa povera osteria,
dov'è più abbandonato e ingombro il porto.
E della birra mi godo l'amaro,
seduto del ritorno a mezza via,
in faccia ai monti annuvolati e al faro.
L'anima mia che una sua pena ha vinta,
con occhi nuovi nell'antica sera
guarda una pilota con la moglie incinta;
e un bastimento, di che il vecchio legno
luccica al sole, e con la ciminiera
lunga quanto i due alberi, è un disegno
fanciullesco, che ho fatto or son vent'anni.
E chi mi avrebbe detto la mia vita
così bella, con tanti dolci affanni,
e tanta beatitudine romita!
Ho attraversata tutta la città.
Poi ho salita un'erta,
popolosa in principio, in là deserta,
chiusa da un muricciolo:
un cantuccio in cui solo
siedo; e mi pare che dove esso termina
termini la città.
Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace,
è come un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per regalare un fiore;
come un amore
con gelosia.
Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via
scopro, se mena all'ingombrata spiaggia,
o alla collina cui, sulla sassosa
cima, una casa, l'ultima, s'aggrappa.
Intorno
circola ad ogni cosa
un'aria strana, un'aria tormentosa,
l'aria natia.
La mia città che in ogni parte è viva,
ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
pensosa e schiva.
***
Città vecchia
(da Trieste e una donna, 1910-12)
Spesso, per ritornare alla mia casa
prendo un'oscura via di città vecchia.
Giallo in qualche pozzanghera si specchia
qualche fanale, e affollata è la strada.
Qui tra la gente che viene che va
dall'osteria alla casa o al lupanare,
dove son merci ed uomini il detrito
di un gran porto di mare,
io ritrovo, passando, l'infinito
nell'umiltà.
Qui prostituta e marinaio, il vecchio
che bestemmia, la femmina che bega,
il dragone che siede alla bottega
del friggitore,
la tumultuante giovane impazzita
d'amore,
sono tutte creature della vita
e del dolore;
s'agita in esse, come in me, il Signore.
Qui degli umili sento in compagnia
il mio pensiero farsi
più puro dove più turpe è la via.
***
Dopo la tristezza
(da Trieste e una donna, 1910-12)
Questo pane ha il sapore d'un ricordo,
mangiato in questa povera osteria,
dov'è più abbandonato e ingombro il porto.
E della birra mi godo l'amaro,
seduto del ritorno a mezza via,
in faccia ai monti annuvolati e al faro.
L'anima mia che una sua pena ha vinta,
con occhi nuovi nell'antica sera
guarda una pilota con la moglie incinta;
e un bastimento, di che il vecchio legno
luccica al sole, e con la ciminiera
lunga quanto i due alberi, è un disegno
fanciullesco, che ho fatto or son vent'anni.
E chi mi avrebbe detto la mia vita
così bella, con tanti dolci affanni,
e tanta beatitudine romita!
Risposte
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intanto ti faccio le parafrasi:
Ho attraversata tutta la città.
ho attraversato tutta la città
Poi ho salita un'erta,
poi una salita ripida
popolosa in principio, in là deserta,
all'inizio piena di persone e alla fine era desolata
chiusa da un muricciolo:
e chiusa da un muro
un cantuccio in cui solo
c'è un angolo in cui da solo
siedo; e mi pare che dove esso termina
mi siedo e mi pare che dentro questo cantuccio
termini la città.
ci siano tutti i confini della mia città
Trieste ha una scontrosa
Trieste ha una bellezza particolare
grazia. Se piace,
per chi gli piace è
è come un ragazzaccio aspro e vorace,
come un ragazzaccio che mangia tanto e aspro
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
che ha gli occhi azzurri e le mani troppo grandi
per regalare un fiore;
per regalare un fiore
come un amore
è come un amore quando
con gelosia.
c'è la gelosia
Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via
da questa salita posso vedere ogni chiesa, ogni strada
scopro, se mena all'ingombrata spiaggia,
e la spiaggia ingombrata
o alla collina cui, sulla sassosa
e anche la collina sulla cui sassosa
cima, una casa, l'ultima, s'aggrappa.
cima c'è una casa
Intorno
intorno ad ogni cosa
circola ad ogni cosa
c'è un aria strana
un'aria strana, un'aria tormentosa,
e tormentosa
l'aria natia.
è l'aria della propria terra
La mia città che in ogni parte è viva,
La mia città è viva in ogni sua parte
ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
e a per me un cantuccio apposta che si adatta alla mia vita
pensosa e schiva.
che è pensosa e schiva
***
Città vecchia
(da Trieste e una donna, 1910-12)
Spesso, per ritornare alla mia casa
spesso per tornare a casa mia
prendo un'oscura via di città vecchia.
prendo una via buia nella città vecchia
Giallo in qualche pozzanghera si specchia
e in qualche pozzanghera vedo che si riflette il color giallo
qualche fanale, e affollata è la strada.
di qualche luce e la strada è affollata
Qui tra la gente che viene che va
qui tra la gente che arriva e che parte
dall'osteria alla casa o al lupanare,
dall'osteria a cada o al lupanare
dove son merci ed uomini il detrito
dove ci sono le merci e i detriti degli uomini
di un gran porto di mare,
tutto è come un porto di mare
io ritrovo, passando, l'infinito
io qui passando vedo l'infinito
nell'umiltà.
nell'umiltà
Qui prostituta e marinaio, il vecchio
qui vedo la prostituta con il marinaio, il vecchio
che bestemmia, la femmina che bega,
che bestemmi la femmina che litica
il dragone che siede alla bottega
il dragone che si siede alla bottega
del friggitore,
del friggitore
la tumultuante giovane impazzita
la giovane impazzita
d'amore,
per l'amore
sono tutte creature della vita
tutte queste sono creature della vita
e del dolore;
e del dolore
s'agita in esse, come in me, il Signore.
in esse come in me si manifesta il Signore
Qui degli umili sento in compagnia
qui sento la compagnia delle persone umili
il mio pensiero farsi
e il mio pensiero si fa
più puro dove più turpe è la via.
più puro proprio dove la via si imbruttisce
***
Dopo la tristezza
(da Trieste e una donna, 1910-12)
Questo pane ha il sapore d'un ricordo,
questo pane ha il sapore di un ricordo
mangiato in questa povera osteria,
mangiato in questa osteria povera
dov'è più abbandonato e ingombro il porto.
dove il porto è più occupato e solitario
E della birra mi godo l'amaro,
mi godo il sapore amaro della birra
seduto del ritorno a mezza via,
mentre siedo qui a metà strada dal mio ritorno
in faccia ai monti annuvolati e al faro.
davanti a me ho i monti pieni di nuvole e il fato
L'anima mia che una sua pena ha vinta,
la mia anima si è liberata da una pena
con occhi nuovi nell'antica sera
e con occhi nuovi nella sera antica
guarda una pilota con la moglie incinta;
guardo il pilota e la moglie incinta
e un bastimento, di che il vecchio legno
e un bastimenti, con un vecchio pezzo di legno
luccica al sole, e con la ciminiera
che al sole brilla e la ciminiera
lunga quanto i due alberi, è un disegno
lunga quanto i due alberi come in un disegno
fanciullesco, che ho fatto or son vent'anni.
qui sono cresciuto ora ho 20 anni
E chi mi avrebbe detto la mia vita
nessuno avrebbe mai predetto la mia vita così bella
così bella, con tanti dolci affanni,
con i miei dolci affanni
e tanta beatitudine romita!
e tanta beatitudine nascosta!
https://www.skuola.net/italiano
intanto ti faccio le parafrasi:
Ho attraversata tutta la città.
ho attraversato tutta la città
Poi ho salita un'erta,
poi una salita ripida
popolosa in principio, in là deserta,
all'inizio piena di persone e alla fine era desolata
chiusa da un muricciolo:
e chiusa da un muro
un cantuccio in cui solo
c'è un angolo in cui da solo
siedo; e mi pare che dove esso termina
mi siedo e mi pare che dentro questo cantuccio
termini la città.
ci siano tutti i confini della mia città
Trieste ha una scontrosa
Trieste ha una bellezza particolare
grazia. Se piace,
per chi gli piace è
è come un ragazzaccio aspro e vorace,
come un ragazzaccio che mangia tanto e aspro
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
che ha gli occhi azzurri e le mani troppo grandi
per regalare un fiore;
per regalare un fiore
come un amore
è come un amore quando
con gelosia.
c'è la gelosia
Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via
da questa salita posso vedere ogni chiesa, ogni strada
scopro, se mena all'ingombrata spiaggia,
e la spiaggia ingombrata
o alla collina cui, sulla sassosa
e anche la collina sulla cui sassosa
cima, una casa, l'ultima, s'aggrappa.
cima c'è una casa
Intorno
intorno ad ogni cosa
circola ad ogni cosa
c'è un aria strana
un'aria strana, un'aria tormentosa,
e tormentosa
l'aria natia.
è l'aria della propria terra
La mia città che in ogni parte è viva,
La mia città è viva in ogni sua parte
ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
e a per me un cantuccio apposta che si adatta alla mia vita
pensosa e schiva.
che è pensosa e schiva
***
Città vecchia
(da Trieste e una donna, 1910-12)
Spesso, per ritornare alla mia casa
spesso per tornare a casa mia
prendo un'oscura via di città vecchia.
prendo una via buia nella città vecchia
Giallo in qualche pozzanghera si specchia
e in qualche pozzanghera vedo che si riflette il color giallo
qualche fanale, e affollata è la strada.
di qualche luce e la strada è affollata
Qui tra la gente che viene che va
qui tra la gente che arriva e che parte
dall'osteria alla casa o al lupanare,
dall'osteria a cada o al lupanare
dove son merci ed uomini il detrito
dove ci sono le merci e i detriti degli uomini
di un gran porto di mare,
tutto è come un porto di mare
io ritrovo, passando, l'infinito
io qui passando vedo l'infinito
nell'umiltà.
nell'umiltà
Qui prostituta e marinaio, il vecchio
qui vedo la prostituta con il marinaio, il vecchio
che bestemmia, la femmina che bega,
che bestemmi la femmina che litica
il dragone che siede alla bottega
il dragone che si siede alla bottega
del friggitore,
del friggitore
la tumultuante giovane impazzita
la giovane impazzita
d'amore,
per l'amore
sono tutte creature della vita
tutte queste sono creature della vita
e del dolore;
e del dolore
s'agita in esse, come in me, il Signore.
in esse come in me si manifesta il Signore
Qui degli umili sento in compagnia
qui sento la compagnia delle persone umili
il mio pensiero farsi
e il mio pensiero si fa
più puro dove più turpe è la via.
più puro proprio dove la via si imbruttisce
***
Dopo la tristezza
(da Trieste e una donna, 1910-12)
Questo pane ha il sapore d'un ricordo,
questo pane ha il sapore di un ricordo
mangiato in questa povera osteria,
mangiato in questa osteria povera
dov'è più abbandonato e ingombro il porto.
dove il porto è più occupato e solitario
E della birra mi godo l'amaro,
mi godo il sapore amaro della birra
seduto del ritorno a mezza via,
mentre siedo qui a metà strada dal mio ritorno
in faccia ai monti annuvolati e al faro.
davanti a me ho i monti pieni di nuvole e il fato
L'anima mia che una sua pena ha vinta,
la mia anima si è liberata da una pena
con occhi nuovi nell'antica sera
e con occhi nuovi nella sera antica
guarda una pilota con la moglie incinta;
guardo il pilota e la moglie incinta
e un bastimento, di che il vecchio legno
e un bastimenti, con un vecchio pezzo di legno
luccica al sole, e con la ciminiera
che al sole brilla e la ciminiera
lunga quanto i due alberi, è un disegno
lunga quanto i due alberi come in un disegno
fanciullesco, che ho fatto or son vent'anni.
qui sono cresciuto ora ho 20 anni
E chi mi avrebbe detto la mia vita
nessuno avrebbe mai predetto la mia vita così bella
così bella, con tanti dolci affanni,
con i miei dolci affanni
e tanta beatitudine romita!
e tanta beatitudine nascosta!
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