Esami terza media...un disastro!
Vorrei fare la 1 guerra mondiale...anke Gli stati uniti!! Cm mi posso collegare cn:letteratura,scienze,musica,tedesco,inglese e fisica?? X favore aiutatemiiii!!
Risposte
Siccome la prima guerra mondiale è un avvenimento trattato più da materie umanistiche che scientifiche, sinceramente ti sconsiglierei di inserire materie come fisica o scienze, perché i collegamenti (pure possibili) che potresti fare -- penso ad esempio ad alcune innovazioni tecniche come mitragliatrice o gas -- risultano poco vicini tanto ad una trattazione della guerra come evento storico, tanto a discipline scientifico/teoriche e poco tecnologiche come fisica, e quindi in definitiva abbassano solo la credibilità del lavoro finale.
Ti suggerirei qualcosa di più marcatamente umanistico-storico: prova a considerare l'intervento italiano e a motivarlo con l'entusiasmo lirico e la sapiente manipolazione della piazza di d'Annunzio, futursti, irredentisti e compagnia, magari metti in luce il loro carattere bellicista e dimostra che è un frutto di una particolare concezione della guerra ("sola igiene del mondo.."), che deriva dalle filosofie irrazionalistiche (altro pezzo da citare) di Bergson e Nietzsche (pensa ai futuristi, potresti paralre della battaglia di Tripoli del Marinetti) da un lato e da Hegel (la Filosofia della storia), Fichte (discorsi alla nazione tedesca) e il patriottismo nazionalista del mito del risorgimento incompleto (trento-trieste) dall'altro.
Ora che hai delineato un quadro -- magari con quattro date e un qualche riferimento alla storia dell'epoca (fine del traformismo Giolittiano e decisa avanzata dei partiti di massa) -- parla invece di come è cambiato l'atteggiamento degli intellettuali che hanno potuto più da vicino vivere la guerra in trincea, avrai già capito che Ungaretti è d'obbligo, ma pensa solo a Lussu (un anno sull'altipiano) o magari ad Hemingway(così colleghi anche inglese). Il poeta si scontra con una realtà mai stata così crudele e logorante, impara a mettere i piedi per terra. Mostra come i risultati di questo diventino un orientamento nella poesia ad uno stile asciutto, essenziale e concentrato, antiletterario (paragona alle orazioni dannunziane) e un deciso rifiuto della guerra, madre degli orrori.
In Italia chi ha promosso la guerra il più delle volte non aveva che di essa un'immagine distorta e profondamente letteraria (ri-cito Marinetti) : quando la guerra arriva vicina, è nell'oggi, nella morte dei compagni e nel terrore quotidiano, nel logorio freddo e nebbioso di una trincea, e non nella virile gloria di una guerra osservata da un aeroplano (beh d'Annunzio la guerra l'ha fatta in aereo, principalmente, poco in trincea), allora anche l'intellettuale capisce che cosa la guerra davvero è, al di là di ogni colorimento letterario o nazionalista,e generalmente la rifiuta, perché una guerra così è la negazione dell'umanità di milioni di persone. Mostra insomma che l'intellettuale italiano da superuomo sognatore, anche nello stile, diventa molto più concreto e molto più triste, molto più disilluso e un convinto negatore di qualsiasi guerra.
Citare troppe materie diverse e voler mettere ad ogni costo il collegamento NN è MOLTO UTILE E CONSIGLIATO
Ti suggerirei qualcosa di più marcatamente umanistico-storico: prova a considerare l'intervento italiano e a motivarlo con l'entusiasmo lirico e la sapiente manipolazione della piazza di d'Annunzio, futursti, irredentisti e compagnia, magari metti in luce il loro carattere bellicista e dimostra che è un frutto di una particolare concezione della guerra ("sola igiene del mondo.."), che deriva dalle filosofie irrazionalistiche (altro pezzo da citare) di Bergson e Nietzsche (pensa ai futuristi, potresti paralre della battaglia di Tripoli del Marinetti) da un lato e da Hegel (la Filosofia della storia), Fichte (discorsi alla nazione tedesca) e il patriottismo nazionalista del mito del risorgimento incompleto (trento-trieste) dall'altro.
Ora che hai delineato un quadro -- magari con quattro date e un qualche riferimento alla storia dell'epoca (fine del traformismo Giolittiano e decisa avanzata dei partiti di massa) -- parla invece di come è cambiato l'atteggiamento degli intellettuali che hanno potuto più da vicino vivere la guerra in trincea, avrai già capito che Ungaretti è d'obbligo, ma pensa solo a Lussu (un anno sull'altipiano) o magari ad Hemingway(così colleghi anche inglese). Il poeta si scontra con una realtà mai stata così crudele e logorante, impara a mettere i piedi per terra. Mostra come i risultati di questo diventino un orientamento nella poesia ad uno stile asciutto, essenziale e concentrato, antiletterario (paragona alle orazioni dannunziane) e un deciso rifiuto della guerra, madre degli orrori.
In Italia chi ha promosso la guerra il più delle volte non aveva che di essa un'immagine distorta e profondamente letteraria (ri-cito Marinetti) : quando la guerra arriva vicina, è nell'oggi, nella morte dei compagni e nel terrore quotidiano, nel logorio freddo e nebbioso di una trincea, e non nella virile gloria di una guerra osservata da un aeroplano (beh d'Annunzio la guerra l'ha fatta in aereo, principalmente, poco in trincea), allora anche l'intellettuale capisce che cosa la guerra davvero è, al di là di ogni colorimento letterario o nazionalista,e generalmente la rifiuta, perché una guerra così è la negazione dell'umanità di milioni di persone. Mostra insomma che l'intellettuale italiano da superuomo sognatore, anche nello stile, diventa molto più concreto e molto più triste, molto più disilluso e un convinto negatore di qualsiasi guerra.
Citare troppe materie diverse e voler mettere ad ogni costo il collegamento NN è MOLTO UTILE E CONSIGLIATO