Come posso collegare le donne in musica? Grazie in anticipo

Paoli.Paolina
Per favore mi potreste dire come posso collegare la donna nella musica?(:

Risposte
banboccio
Le compositrici donne contemporanee, nonostante i secoli che le separano dalle figure femminili del passato, hanno dovuto fare i conti con diversi limiti. Secondo un’analisi riportata dal Guardian, sebbene il 40% dei compositori contemporanei sia donna, solo il 17% di loro trova spazio nelle liste degli editori musicali.

Ma quali sono, oggi, le donne che ce l’hanno fatta ad affermarsi nel mondo della composizione musicale? Tra i nomi più importanti si possono ricordare, ad esempio:

Kaija Saariaho, finlandese, classe 1952, nel 2011 ha vinto il Grammy Award nella categoria “miglior opera lirica”
Judith Weir, inglese, nata nel 1954 a Cambridge, è stata anche nominata membro dell’Ordine dell’Impero Britannico:
Tansy Davies, inglese, nata a Bristol nel 1973, ha scritto opere per la London Symphony Orchestra, la BBC Symphony Orchestra e la BBC Scottish Symphony Orchestra.
Va poi ricordata la figura della giovanissima Beatrice Venezi (nata a Lucca nel 1990), direttrice d’orchestra di respiro internazionale, inserita dalla rivista Forbes tra i cento giovani leader del futuro. Si è esibita in tutto il mondo, dalla Spagna al Giappone, dal Libano agli Stati Uniti.

E al di fuori della musica “colta”, ovvero quella classica? Tra le artiste che hanno sperimentato altri generi possiamo ricordare, ad esempio, Aretha Franklin (1942 – 2018), che si è mossa tra il blues e il rock ‘n’ roll, il soul e il pop realizzando canzoni che sono diventate veri e propri manifesti anti-razzisti e femministi. Tra queste non si può fare a meno di menzionare “Respect”, scritta da Otis Redding e declinata al femminile: nel brano originale era l’uomo che chiedeva alla donna di rispettarlo, quando tornava a casa dal lavoro. Nella versione di Aretha accade il contrario: una vera rivoluzione.

Altra protagonista contro la discriminazione delle donne nella musica e non solo è stata Janis Joplin (1943 – 1970). A lei va il merito di aver abbattuto gli stereotipi estetici legati alla donna negli anni Sessanta (soprattutto per quanto riguardava il modo di abbigliarsi), ma anche di aver dato voce alle sofferenze femminili in un contesto di maschilismo imperante. Anche Nina Simone (1933 – 2003) viene ricordata per aver usato le sue canzoni come armi contro pregiudizi e schemi mentali.

Aggiunto 3 secondi più tardi:

Le compositrici donne contemporanee, nonostante i secoli che le separano dalle figure femminili del passato, hanno dovuto fare i conti con diversi limiti. Secondo un’analisi riportata dal Guardian, sebbene il 40% dei compositori contemporanei sia donna, solo il 17% di loro trova spazio nelle liste degli editori musicali.

Ma quali sono, oggi, le donne che ce l’hanno fatta ad affermarsi nel mondo della composizione musicale? Tra i nomi più importanti si possono ricordare, ad esempio:

Kaija Saariaho, finlandese, classe 1952, nel 2011 ha vinto il Grammy Award nella categoria “miglior opera lirica”
Judith Weir, inglese, nata nel 1954 a Cambridge, è stata anche nominata membro dell’Ordine dell’Impero Britannico:
Tansy Davies, inglese, nata a Bristol nel 1973, ha scritto opere per la London Symphony Orchestra, la BBC Symphony Orchestra e la BBC Scottish Symphony Orchestra.
Va poi ricordata la figura della giovanissima Beatrice Venezi (nata a Lucca nel 1990), direttrice d’orchestra di respiro internazionale, inserita dalla rivista Forbes tra i cento giovani leader del futuro. Si è esibita in tutto il mondo, dalla Spagna al Giappone, dal Libano agli Stati Uniti.

E al di fuori della musica “colta”, ovvero quella classica? Tra le artiste che hanno sperimentato altri generi possiamo ricordare, ad esempio, Aretha Franklin (1942 – 2018), che si è mossa tra il blues e il rock ‘n’ roll, il soul e il pop realizzando canzoni che sono diventate veri e propri manifesti anti-razzisti e femministi. Tra queste non si può fare a meno di menzionare “Respect”, scritta da Otis Redding e declinata al femminile: nel brano originale era l’uomo che chiedeva alla donna di rispettarlo, quando tornava a casa dal lavoro. Nella versione di Aretha accade il contrario: una vera rivoluzione.

Altra protagonista contro la discriminazione delle donne nella musica e non solo è stata Janis Joplin (1943 – 1970). A lei va il merito di aver abbattuto gli stereotipi estetici legati alla donna negli anni Sessanta (soprattutto per quanto riguardava il modo di abbigliarsi), ma anche di aver dato voce alle sofferenze femminili in un contesto di maschilismo imperante. Anche Nina Simone (1933 – 2003) viene ricordata per aver usato le sue canzoni come armi contro pregiudizi e schemi mentali.

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Le compositrici donne contemporanee, nonostante i secoli che le separano dalle figure femminili del passato, hanno dovuto fare i conti con diversi limiti. Secondo un’analisi riportata dal Guardian, sebbene il 40% dei compositori contemporanei sia donna, solo il 17% di loro trova spazio nelle liste degli editori musicali.

Ma quali sono, oggi, le donne che ce l’hanno fatta ad affermarsi nel mondo della composizione musicale? Tra i nomi più importanti si possono ricordare, ad esempio:

Kaija Saariaho, finlandese, classe 1952, nel 2011 ha vinto il Grammy Award nella categoria “miglior opera lirica”
Judith Weir, inglese, nata nel 1954 a Cambridge, è stata anche nominata membro dell’Ordine dell’Impero Britannico:
Tansy Davies, inglese, nata a Bristol nel 1973, ha scritto opere per la London Symphony Orchestra, la BBC Symphony Orchestra e la BBC Scottish Symphony Orchestra.
Va poi ricordata la figura della giovanissima Beatrice Venezi (nata a Lucca nel 1990), direttrice d’orchestra di respiro internazionale, inserita dalla rivista Forbes tra i cento giovani leader del futuro. Si è esibita in tutto il mondo, dalla Spagna al Giappone, dal Libano agli Stati Uniti.

E al di fuori della musica “colta”, ovvero quella classica? Tra le artiste che hanno sperimentato altri generi possiamo ricordare, ad esempio, Aretha Franklin (1942 – 2018), che si è mossa tra il blues e il rock ‘n’ roll, il soul e il pop realizzando canzoni che sono diventate veri e propri manifesti anti-razzisti e femministi. Tra queste non si può fare a meno di menzionare “Respect”, scritta da Otis Redding e declinata al femminile: nel brano originale era l’uomo che chiedeva alla donna di rispettarlo, quando tornava a casa dal lavoro. Nella versione di Aretha accade il contrario: una vera rivoluzione.

Altra protagonista contro la discriminazione delle donne nella musica e non solo è stata Janis Joplin (1943 – 1970). A lei va il merito di aver abbattuto gli stereotipi estetici legati alla donna negli anni Sessanta (soprattutto per quanto riguardava il modo di abbigliarsi), ma anche di aver dato voce alle sofferenze femminili in un contesto di maschilismo imperante. Anche Nina Simone (1933 – 2003) viene ricordata per aver usato le sue canzoni come armi contro pregiudizi e schemi mentali.

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Le compositrici donne contemporanee, nonostante i secoli che le separano dalle figure femminili del passato, hanno dovuto fare i conti con diversi limiti. Secondo un’analisi riportata dal Guardian, sebbene il 40% dei compositori contemporanei sia donna, solo il 17% di loro trova spazio nelle liste degli editori musicali.

Ma quali sono, oggi, le donne che ce l’hanno fatta ad affermarsi nel mondo della composizione musicale? Tra i nomi più importanti si possono ricordare, ad esempio:

Kaija Saariaho, finlandese, classe 1952, nel 2011 ha vinto il Grammy Award nella categoria “miglior opera lirica”
Judith Weir, inglese, nata nel 1954 a Cambridge, è stata anche nominata membro dell’Ordine dell’Impero Britannico:
Tansy Davies, inglese, nata a Bristol nel 1973, ha scritto opere per la London Symphony Orchestra, la BBC Symphony Orchestra e la BBC Scottish Symphony Orchestra.
Va poi ricordata la figura della giovanissima Beatrice Venezi (nata a Lucca nel 1990), direttrice d’orchestra di respiro internazionale, inserita dalla rivista Forbes tra i cento giovani leader del futuro. Si è esibita in tutto il mondo, dalla Spagna al Giappone, dal Libano agli Stati Uniti.

E al di fuori della musica “colta”, ovvero quella classica? Tra le artiste che hanno sperimentato altri generi possiamo ricordare, ad esempio, Aretha Franklin (1942 – 2018), che si è mossa tra il blues e il rock ‘n’ roll, il soul e il pop realizzando canzoni che sono diventate veri e propri manifesti anti-razzisti e femministi. Tra queste non si può fare a meno di menzionare “Respect”, scritta da Otis Redding e declinata al femminile: nel brano originale era l’uomo che chiedeva alla donna di rispettarlo, quando tornava a casa dal lavoro. Nella versione di Aretha accade il contrario: una vera rivoluzione.

Altra protagonista contro la discriminazione delle donne nella musica e non solo è stata Janis Joplin (1943 – 1970). A lei va il merito di aver abbattuto gli stereotipi estetici legati alla donna negli anni Sessanta (soprattutto per quanto riguardava il modo di abbigliarsi), ma anche di aver dato voce alle sofferenze femminili in un contesto di maschilismo imperante. Anche Nina Simone (1933 – 2003) viene ricordata per aver usato le sue canzoni come armi contro pregiudizi e schemi mentali.

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Le compositrici donne contemporanee, nonostante i secoli che le separano dalle figure femminili del passato, hanno dovuto fare i conti con diversi limiti. Secondo un’analisi riportata dal Guardian, sebbene il 40% dei compositori contemporanei sia donna, solo il 17% di loro trova spazio nelle liste degli editori musicali.

Ma quali sono, oggi, le donne che ce l’hanno fatta ad affermarsi nel mondo della composizione musicale? Tra i nomi più importanti si possono ricordare, ad esempio:

Kaija Saariaho, finlandese, classe 1952, nel 2011 ha vinto il Grammy Award nella categoria “miglior opera lirica”
Judith Weir, inglese, nata nel 1954 a Cambridge, è stata anche nominata membro dell’Ordine dell’Impero Britannico:
Tansy Davies, inglese, nata a Bristol nel 1973, ha scritto opere per la London Symphony Orchestra, la BBC Symphony Orchestra e la BBC Scottish Symphony Orchestra.
Va poi ricordata la figura della giovanissima Beatrice Venezi (nata a Lucca nel 1990), direttrice d’orchestra di respiro internazionale, inserita dalla rivista Forbes tra i cento giovani leader del futuro. Si è esibita in tutto il mondo, dalla Spagna al Giappone, dal Libano agli Stati Uniti.

E al di fuori della musica “colta”, ovvero quella classica? Tra le artiste che hanno sperimentato altri generi possiamo ricordare, ad esempio, Aretha Franklin (1942 – 2018), che si è mossa tra il blues e il rock ‘n’ roll, il soul e il pop realizzando canzoni che sono diventate veri e propri manifesti anti-razzisti e femministi. Tra queste non si può fare a meno di menzionare “Respect”, scritta da Otis Redding e declinata al femminile: nel brano originale era l’uomo che chiedeva alla donna di rispettarlo, quando tornava a casa dal lavoro. Nella versione di Aretha accade il contrario: una vera rivoluzione.

Altra protagonista contro la discriminazione delle donne nella musica e non solo è stata Janis Joplin (1943 – 1970). A lei va il merito di aver abbattuto gli stereotipi estetici legati alla donna negli anni Sessanta (soprattutto per quanto riguardava il modo di abbigliarsi), ma anche di aver dato voce alle sofferenze femminili in un contesto di maschilismo imperante. Anche Nina Simone (1933 – 2003) viene ricordata per aver usato le sue canzoni come armi contro pregiudizi e schemi mentali.

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