Vale la pena continuare?

Camily97
Ciao a tutti! Sono al primo anno di matematica e non riesco a capire se questa sia la mia strada o meno. Mi piace molto quello che studio ma purtroppo mi ritrovo a studiare tanto ed alla fine ottengo risultati piuttosto bassi che mi demoralizzano e che non valorizzano tutto lo studio che c'è dietro. :| Non capisco se sono io che non ci arrivo oppure se sbaglio magari metodo di studio, eppure confrontandomi con i miei compagni di corso mi sembra di usare più o meno il loro stesso metodo. So benissimo che non devo guardare gli altri però il fatto è che la maggior parte di loro studia meno di me ed arriva a risultati alti, io invece studio un sacco per ottenere a gran fatica un 22. Vale la pena continuare questo percorso che al momento definirei una vera e propria agonia? Ormai sto iniziando a pensare di non essere portata per questo corso di laurea :(
Grazie a chi mi aiuterà :)

Risposte
borto97
@fioredineve97 continua, vai avanti, dura come una roccia. Studia con i compagni che ti stanno più simpatici, ridi e scherza.

A vent'anni le preoccupazioni le lasciamo agli altri :D poi se hai bisogno di una mano perchè non capisci qualcosa, qua c'è un'intera community pronta ad aiutarti! (e anche per il metodo, alcune volte gli utenti più esperti ti tirano il cazziatone che ti fa capire che stai sbagliando approccio :lol: :lol: )

Vikhr
"v3ct0r":
Gli scenari di cui parli (decadenza e obsolescenza) mi sembrano abbastanza estremi, nei CdL scientifici ci sono molti studenti fuori corso, ma non ho mai visto nessuno trovarsi in situazioni simili

Saranno senza dubbio scenari estremi ma ti ribadisco che ai tempi del vecchio ordinamento non esistevano (si decadeva solo dopo 8 anni consecutivi di esami non sostenuti, tuttavia a seguito della decadenza si perdeva tutto ma proprio tutto e non esistevano forme di riconoscimento discrezionale della carriera pregressa come invece sono state introdotte dai nuovi ordinamenti grazie all'autonomia didattica e al credito formativo universitario) e un accento notevole su queste particolarità introdotte a seguito dell'autonomia didattica e del 509 poi 270 è stato posto in particolare in seguito alla Riforma Gelmini. E campeggiano minacciose lì, seppur in maniera eterogenea, nei regolamenti didattici di ogni università. Queste misure hanno una loro validità perché favoriscono l'attualità della carriera, ma il rischio è che vi incorra chi ha avuto problemi gravi che hanno impedito lo studio, e che solo perché ha sforato di un anno in più rispetto al limite (anch'esso diverso a seconda dell'università) rischia di dover ridare un numero incognito (a seconda di come si pronuncia la commissione) di esami regolarmente superati riconosciuti non più validi. Mentre invece tassare di più chi spesso ha concluso la frequenza di tutti i corsi e attende solo di superare degli esami che ha avuto qualche problema a superare nei tempi dovuti non ha proprio senso, semmai la tassazione dovrebbe diminuire e bisognerebbe escogitare un modo affidabile per accertare effettivamente quanto il singolo studente fuoricorso fa uso della struttura e modulare la tassa anche in base a ciò.

Sk_Anonymous
"Vikhr":

Infatti non ne hai parlato tu. È un consiglio che mi venne dato nel mio periodo forse più buio. Che sinceramente mi ha un po' lasciato interdetto, come se la magica via verso il successo fosse stare un'ora in più su un libro, magari con la testa completamente fra le nuvole come mi rendo conto che è normale succeda dopo aver superato il proprio limite.


Un consiglio senza dubbio sbagliato, se da parte tua l’impegno già c’era. A meno che non intendessero qualcosa di diverso, come il fatto di studiare in maniera più focalizzata sugli esami

"Vikhr":

Regole secondo me un po' campate per aria, soprattutto quando si parla di sfavorire gli studenti fuori corso maggiorando le loro tasse oppure, da un certo punto in poi, sottoponendo la loro carriera alla cosiddetta verifica di obsolescenza dei crediti acquisiti...


Gli scenari di cui parli (decadenza e obsolescenza) mi sembrano abbastanza estremi, nei CdL scientifici ci sono molti studenti fuori corso, ma non ho mai visto nessuno trovarsi in situazioni simili

"Vikhr":

[quote="v3ct0r"]altrimenti puoi scegliere di studiare autonomamente, per puro piacere personale.

D'accordo, peccato solo che non tutti ne abbiano il lusso.[/quote]

Ovviamente intendevo che lo si può fare nel proprio tempo libero, cioè oltre a lavorare, non come propria principale occupazione :). Naturalmente a quel punto il tempo disponibile diventa molto poco, ma del resto non si deve più rendere conto dei propri tempi, risultati, e modalità di apprendimento.

Vikhr
"v3ct0r":
Ma quando si torna ad affrontare il problema, bisogna valutare criticamente gli errori commessi e imparare da essi, senza girarci intorno. È questo ciò di cui parlavo nel mio post.

Sacrosanto. Ma diciamo che le energie mentali con l'avanzare del percorso di studi tendono a diminuire progressivamente, perciò magari non ci si girerà intorno, ma si potrebbe correre il rischio di rimanere fermi sempre allo stesso punto.

"v3ct0r":
Oltretutto, non ho mai parlato di studiare con più impegno o determinazione. Che debba esserci l'impegno l'ho dato per scontato. I miei suggerimenti riguardavano l'ottimizzazione del proprio impegno.

Infatti non ne hai parlato tu. È un consiglio che mi venne dato nel mio periodo forse più buio. Che sinceramente mi ha un po' lasciato interdetto, come se la magica via verso il successo fosse stare un'ora in più su un libro, magari con la testa completamente fra le nuvole come mi rendo conto che è normale succeda dopo aver superato il proprio limite.

"v3ct0r":
Infine, prendersela con l'ordinamento non serve a niente

Ti sbagli, secondo me. Servirà a poco ma quel poco è importante. Serve a crescere, a capire, con spiccato senso critico, dove si sbaglia, e si può intervenire, e dove invece sono gli altri a sbagliare, ed è quindi più saggio tener da parte le proprie limitate energie per intervenire dove si sbaglia e dire "Ho fatto quello che potevo, adesso però è meglio che pensi a stare bene con me stesso", in modo da vivere tranquilli e con la coscienza a posto.

"v3ct0r":
Se vuoi un titolo di studio che abbia valore legale, devi saper giocare secondo le regole previste dal sistema accademico

Regole secondo me un po' campate per aria, soprattutto quando si parla di sfavorire gli studenti fuori corso maggiorando le loro tasse oppure, da un certo punto in poi, sottoponendo la loro carriera alla cosiddetta verifica di obsolescenza dei crediti acquisiti (un qualcosa che può avere effetti ben rappresentati da quando nel gioco dell'oca si becca la casella che fa ripartire da x caselle indietro). E non ho parlato della decadenza, che consiste nel perdere dopo tot anni (anche anni attivi) lo status di studente universitario, una specie di rinuncia agli studi d'ufficio, ed essere considerati niente di più che diplomati che, non si sa come, hanno superato degli esami universitari che, per fortuna, possono essere riconosciuti in seguito a una nuova immatricolazione, naturalmente a seguito di attento scrutinio (Che ancora una volta, verifica l'obsolescenza dei contenuti) da parte di apposita commissione. Cosette che, nel vecchio ordinamento, non esistevano.

"v3ct0r":
altrimenti puoi scegliere di studiare autonomamente, per puro piacere personale.

D'accordo, peccato solo che non tutti ne abbiano il lusso.

Sk_Anonymous
@Vikhr, non ho mai scritto che sia sbagliato prendersi una pausa.

Ma quando si torna ad affrontare il problema, bisogna valutare criticamente gli errori commessi e imparare da essi, senza girarci intorno. È questo ciò di cui parlavo nel mio post.

Oltretutto, non ho mai parlato di studiare con più impegno o determinazione. Che debba esserci l'impegno l'ho dato per scontato. I miei suggerimenti riguardavano l'ottimizzazione del proprio impegno.

Infine, prendersela con l'ordinamento non serve a niente. Se vuoi un titolo di studio che abbia valore legale, devi saper giocare secondo le regole previste dal sistema accademico, altrimenti puoi scegliere di studiare autonomamente, per puro piacere personale.

Vikhr
Esattamente Anacleto, l'importante è trovare il proprio miglior metodo di studio tramite prova ed errore, evitando nel modo più assoluto di sforzarsi di seguire alla lettera quanto fatto da altri. Ad esempio, di fronte ai propri insuccessi, potrebbe capitare che altri indichino la soluzione nello studiare di più. Quando invece, sforzandosi di studiare oltre il limite temporale consentito dalla propria mente, la qualità dello studio può annullarsi, e il rischio di incorrere nell'esaurimento delle proprie energie mentali può aumentare notevolmente.

Anacleto13
"Zero87":

Posso citare il sottoscritto come esempio: probabilità 25 (alla terza volta), statistica 22 (alla quarta volta), informatica 1 24 (alla prima volta). Che ti pare che non avevo studiato? :-D
Alla prof. di informatica 1 non ero simpatico e mi ha preso male quando ha visto che sapevo a memoria le potenze del due (fino a $2^33$).


Potrei usare queste parole come motivazione :-D

@fioredineve97..
Secondo me dipende anche da il tipo di memoria che hai, non puoi basarti sul metodo altrui, se vedi che un metodo non funziona..provane un'altro, fino a che non trovi il tuo metodo..
Nelle materie scientifiche è importante capire quello che stai studiando in questo modo dovresti ricordare i concetti senza problemi..

Vikhr
"v3ct0r":
E' un processo fastidioso, me ne rendo conto, perchè la reazione più immediata e naturale è quella di accantonare il fallimento e ripensarci il meno possibile. L'idea chiave sta proprio nel saper mettere da parte la componente emotiva e concentrarsi sulle informazioni utili che è possibile estrarre dalla situazione. Rich Franklin, ex campione dei pesi medi di MMA (uno che di sconfitte ne sa parecchio, ed è anche laureato in matematica :) ), la chiama "amnesia selettiva". Non saprei trovare una definizione migliore.


Diciamo le cose come stanno. L'università è dura, grazie anche e soprattutto a un ordinamento di studi incentrato sulla velocità nel dare gli esami più che su una padronanza non superficiale degli argomenti di studio, e per chi prima di iscriversi non fa l'anno sabbatico si proviene da un ciclo di studi, se affrontato con serietà con l'ottica di "stendere il tappeto rosso" al ciclo successivo, ugualmente, se non di più o comunque con modi differenti, duro e stressante (la mia spiegazione al fenomeno per il quale chi va bene alle superiori spesso va male all'università e viceversa).

L'accantonare il fallimento e ripensarci il meno possibile è una reazione istintiva volta ad evitare un problema assai grave che può sperimentare chi studia tanto e ad alti livelli, e con il quale ho avuto a che fare anch'io a un certo punto della mia disastrata carriera, e forse non ho ancora pienamente recuperato. L'esaurimento nervoso. Un conto è incontrare le difficoltà, pensare "Non ho voglia, lo faccio domani", ed è giusto esigere in tal caso più determinazione. Un altro invece è passare un periodo sufficientemente lungo ad affrontare costantemente e in vari modi una singola difficoltà fino al punto di provare la sensazione di un progressivo annebbiamento della propria mente e di una progressiva perdita delle proprie capacità di studio. E giunti a quel punto è meglio fermarsi, accantonare e ripensarci il meno possibile, per il proprio bene. Anche perché una volta laureati non ci si può certo riposare, bisogna trovare un lavoro e poi lavorare.

Zero87
"v3ct0r":
Non vorrei aver dato l'idea che esiste una ricetta definitiva per avere la media del 30 (io perlomeno non ce l'ho, ne' la ricetta ne' quella media).

No, no, semplicemente è che penso che occorra ricordare che esistono alcune questioni - pure io, non credo di averle dette tutte - che rendono superiori e università completamente diversi. Basta non adattarsi a una o due per mancare i risultati nonostante lo studio.

@Ernesto01
:lol: :smt041

Camily97
Scusate se rispondo solo ora ma ho potuto leggere solo adesso. Intanto grazie mille a tutti! Sicuramente ora ci rifletterò meglio e cercherò di prendere la decisione migliore per me! In ogni caso vedrò di migliorare il mio metodo di studio e soprattutto di acquistare più sicurezza soprattutto nell'esposizione agli orali perchè effettivamente non ne ho mostrata tantissima...

Sk_Anonymous
@Ernesto01

otta96
Ti hanno già dato abbastanza spunti di riflessione altri prima di me, ma volevo contribuire anche io nel mio piccolo alla discussione facendoti un esempio: io ho fatto il secondo anno e ho visto che diversi miei colleghi che l'anno scorso studiavano tanto ma non riuscivano a prendere più di tanto (intorno al 21,23), quest'anno riescono a prendere voti molto soddisfacenti (29,30, ecc), sempre studiando tanto, ovviamente. Questo per dire che può capitare che qualcosa si sblocchi col tempo e si riesca a capire qual è il responsabile dei voti non tanto alti, e a porvi rimedio.

Ernesto011
Io sono dell'idea che una persona che studia la matematica in funzione di un esame ed è sotto pressione (vuoi per i voti, vuoi per la famiglia, vuoi perchè è fatto così di carattere) non riesce a comprendere appieno i concetti e quindi fa più fatica di una persona rilassata che studia per interesse personale.
Questo per dirti che se consideri la matematica una "agonia" allora è ovvio che non avrai i risultati sperati.

Sk_Anonymous
"Zero87":

Sebbene sia d'accordo, in alcuni punti non credo molto nella risposta di v3ctor - non prenderla sul personale (dico a lui, se legge queste righe)


Ma no, figurati, è impensabile essere d'accordo su tutto :) Ho scritto basandomi sul modo in cui ho affrontato un problema simile al suo, un paio di anni fa, ma c'è da dire che io sono un tipo particolarmente testardo (patologicamente, direbbero alcuni :-D ), e mi rendo conto che certi miei punti di vista possano essere poco condivisibili. Quindi è importante che fioredineve97 riceva opinioni differenti, visto che si trova a dover fare una scelta di un certo peso

"Zero87":
I bassi risultati possono dipendere da vari problemi che alle superiori in genere non si pongono:
- Poca capacità di esposizione e/o espressione (es. io!), in altre parole sai le cose ma non sai dirle;
- Poca capacità di memorizzazione (es. sempre io!);
- Poca dimestichezza con la padronanza della materia;
- Al prof. non sei particolarmente simpatica o non fai una bella impressione per vari motivi;
- Metro di giudizio del professore.


Questo è assolutamente vero. Non vorrei aver dato l'idea che esiste una ricetta definitiva per avere la media del 30 (io perlomeno non ce l'ho, ne' la ricetta ne' quella media). Anche studiando nel modo giusto, c'è sempre un margine di incertezza, unito a determinati limiti personali, sui quali eventualmente si può lavorare (ad esempio anche io con l'esposizione orale non sono il massimo, è una cosa in cui sto tuttora cercando di migliorare). Però se ogni volta ci si trova a faticare come dannati per un 22, significa che c'è sicuramente spazio per ottimizzare il proprio dispendio di energie.

"Zero87":

Alla prof. di informatica 1 non ero simpatico e mi ha preso male quando ha visto che sapevo a memoria le potenze del due (fino a $2^33$).


Vabbe' queste però sono soddisfazioni. Della serie "ne è valsa la pena" :D

Zero87
"fioredineve97":
Ciao a tutti! Sono al primo anno di matematica

Benvenuta al forum (vedo che questo è il tuo primo messaggio) e in bocca al lupo per l'università e/o le tue scelte future.
Dopo il "doveroso" ( :D ) saluto...
Mi piace molto quello che studio ma purtroppo mi ritrovo a studiare tanto ed alla fine ottengo risultati piuttosto bassi che mi demoralizzano e che non valorizzano tutto lo studio che c'è dietro. :|

Sebbene sia d'accordo, in alcuni punti non credo molto nella risposta di v3ctor - non prenderla sul personale (dico a lui, se legge queste righe) :wink: - ma semplicemente perché tra superiori e università non ci sono differenze, è proprio un altro mondo.

Ti ritrovi a studiare materie molto più teoriche con esami secchi di poche domande in cui devi essere tu a trovare le parole per organizzare un discorso o far vedere che hai capito o cos'altro mentre alle superiori generalmente vai alla lavagna a fare un esercizietto (o esercizione, dipende dal prof) con qualche domanda in cui ti si chiedono concetti e non dimostrazioni (salvo rari caso).

I bassi risultati possono dipendere da vari problemi che alle superiori in genere non si pongono:
- Poca capacità di esposizione e/o espressione (es. io!), in altre parole sai le cose ma non sai dirle;
- Poca capacità di memorizzazione (es. sempre io!);
- Poca dimestichezza con la padronanza della materia;
- Al prof. non sei particolarmente simpatica o non fai una bella impressione per vari motivi;
- Metro di giudizio del professore.

Le ultime due non sono proprio leggende metropolitane o metodi di denigrazione dei prof, ci mancherebbe. Ma spesso chi è spigliato e bravo ad arrampicarsi sugli specchi può prendere un risultato dello stesso valore di chi invece sa di cosa parla.
Per il secondo e il terzo dubbio è una battaglia che mi sono portato avanti in tutto il corso di studi: io volevo capire e cercavo esempi e collegamenti per afferrare e fare mie quelle cose per poi padroneggiarle (più o meno) quando invece finivo per prendere meno di chi imparava a memoria.
Io però sono felice e soddisfatto perché "ho capito" (ormai dimenticato, ma è un'altra storia).
Se in passato ho passato sei mesi a studiare geometria 2 per prendere un voto più basso di chi l'ha imparata in 4 settimane, non mi importa un accidente. All'epoca io sapevo e visualizzavo un sacco di cose interessanti di topologia che poi, in altre occasioni, spiegavo anche a loro... :P
Non capisco se sono io che non ci arrivo oppure se sbaglio magari metodo di studio, eppure confrontandomi con i miei compagni di corso mi sembra di usare più o meno il loro stesso metodo.

Se il metodo è "leggere e ripetere" rimando a sopra. Passami il "non stai studiando una poesia".
So benissimo che non devo guardare gli altri però il fatto è che la maggior parte di loro studia meno di me ed arriva a risultati alti, io invece studio un sacco per ottenere a gran fatica un 22.

Posso citare il sottoscritto come esempio: probabilità 25 (alla terza volta), statistica 22 (alla quarta volta), informatica 1 24 (alla prima volta). Che ti pare che non avevo studiato? :-D
Alla prof. di informatica 1 non ero simpatico e mi ha preso male quando ha visto che sapevo a memoria le potenze del due (fino a $2^33$).
Vale la pena continuare questo percorso che al momento definirei una vera e propria agonia? Ormai sto iniziando a pensare di non essere portata per questo corso di laurea :(
Grazie a chi mi aiuterà :)

Il punto è questo, secondo me non è una decisione in cui devi farti influenzare da noi.
Non voglio nemmeno darti un'influenza del tipo "il primo anno in matematica è difficile" (che comunque è vero) o altre frasi più o meno fatte.
Devi decidere tu. Se una cosa ti piace e ti piace davvero è un peccato che lasci. Però se vedi che la sfida che ti poni è al di fuori della tua portata, è anche un peccato che continui.
Si tratta di meditazione su quello che si è e quello che si vuole: puoi seguire consigli, puoi farti influenzare, ma la scelta è la tua. :-)

Sk_Anonymous
"fioredineve97":
Non capisco se sono io che non ci arrivo oppure se sbaglio magari metodo di studio


A me sembra un evidente problema di metodo. Non conosco nessuno che, pur studiando nel modo corretto, sia talmente negato per la matematica da "non arrivarci" nonostante l'impegno. L'arte di superare gli esami è una disciplina a tutti gli effetti, ed è indipendente dal particolare oggetto di studio. In altre parole: se hai problemi in tutti gli esami, allora paradossalmente, secondo me, significa proprio che il tuo problema non è la matematica, ma il modo in cui studi

"fioredineve97":
eppure confrontandomi con i miei compagni di corso mi sembra di usare più o meno il loro stesso metodo


A volte la differenza sta nei dettagli, ed è difficile che qualcun altro possa individuare dall'esterno il problema. L'unico modo per capire cosa stai sbagliando è ripensare agli errori commessi negli esami precedenti e chiederti, con il senno di poi, cosa potresti fare per evitare quegli errori, se avessi la possibilità di tornare indietro e preparare di nuovo l'esame.
E sappi che probabilmente non troverai subito la soluzione vincente, servirà qualche tentativo per riuscire ad aggiustare il tiro, e individuare i giusti accorgimenti da mettere in pratica.

E' un processo fastidioso, me ne rendo conto, perchè la reazione più immediata e naturale è quella di accantonare il fallimento e ripensarci il meno possibile. L'idea chiave sta proprio nel saper mettere da parte la componente emotiva e concentrarsi sulle informazioni utili che è possibile estrarre dalla situazione. Rich Franklin, ex campione dei pesi medi di MMA (uno che di sconfitte ne sa parecchio, ed è anche laureato in matematica :) ), la chiama "amnesia selettiva". Non saprei trovare una definizione migliore.

"fioredineve97":
Vale la pena continuare questo percorso che al momento definirei una vera e propria agonia?


Credo che tu ti sia risposta da sola quando hai scritto

"fioredineve97":
Mi piace molto quello che studio

Solo tu sai cosa è meglio per te, e se l'idea di andare avanti ti è davvero insopportabile sei libera di decidere che in fin dei conti il gioco non vale la candela. Ma ti dirò questo: un problema di metodo te lo porteresti dietro anche in un altro corso di laurea. Se il problema sta solo nei risultati, e non nell'interesse verso la materia, allora ti suggerirei di non tirarti indietro, almeno non subito, visto che sei ancora al primo anno e hai tutto il tempo per migliorare.

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