Un dottorato in matematica?

Cantor99
Pensavo un po' al futuro e riflettevo sulla possibilità di fare un dottorato dopo la laurea magistrale in matematica.

C'è, secondo voi, un modo per autovalutarsi in modo da capire se si è adatti a questo percorso? Più in generale, come capire se si hanno le capacità per essere un ricercatore "decente"?

Aggiungo qualche dettaglio personale. L'università procede molto bene, credo di avere un buon metodo di studio ... ma a volte resto impotente di fronte a certi esercizi o ad alcuni libri che consulto per approfondimenti: ho paura che questa mancanza di versatilità possa compromettere la buona riuscita di una futura carriera nella ricerca.[nota]D'altro canto sono povero di abilità informatiche e poco interessato ai rami della matematica ricercati nel mondo del lavoro (più l'astrazione scema più perdo interesse ...).

In tal senso non so come decidere cosa fare un domani...[/nota]

Risposte
Studente Anonimo
Studente Anonimo
"Cantor99":
il periodo di precariato è variabile? Di quanti anni massimo? Dipenderà dalle mie capacità?

Sì il periodo di precariato è variabile. Non si può sapere di quanti anni massimo, altrimenti non sarebbe precariato :) Non c'è nessuno che ti dice "non preoccuparti, se in 10 anni non trovi niente ti garantiamo un posto noi". Il precariato potrebbe durare 1 anno come tutta la vita, e in questo caso ti troveresti costretto a ripiegare. Di solito chi fa carriera accademica vincolata a uno stile di vita "pratico" (chiamiamolo così, cioè sto pensando a uno per cui non esiste solo la matematica nella vita) tiene un occhio sui posti da professore delle medie o delle superiori (che sono ripieghi solo per chi è partito con l'idea di una carriera puramente accademica!).

Dipende dalle tue capacità certo. Se pubblichi un articolo come unico autore sugli Annals of Mathematics penso che più o meno ti garantisci un posto dove vuoi (sto facendo un'affermazione un po' esagerata ma non troppo lontana dalla realtà). D'altra parte se non hai un articolo come solo autore sugli Annals puoi comunque fare una marea di concorsi e sperare che uno ti vada bene, ma lo devi fare in modo organizzato e sistematico, oltre a non smettere mai di pubblicare.

fulcanelli
"Cantor99":
Di quanti anni massimo? Dipenderà dalle mie capacità?
Dipende cosa vuoi fare; direi dai 5 ai 15. E no, non dipende nemmeno in minima parte dalle capacità, l'accademia non funziona mandando avanti i più capaci. Manda avanti gli estremamente capaci, fuori dai 7 sigma, i fortunati, e quelli che sono disposti ad andare veramente ovunque pur di avere una tenure (Réunion, Colombia, Turchia).

Cantor99
@fulcanelli non vorrei esagerare ma sono abituato a studiare tanto tempo, e poco spesso mi pesa. Poi chiaramente la mole di studio sarà maggiore durante un dottorato e forse dovrò regolarmi meglio.

@Luca.Lussardi & @Martino non stavo dando minimamente peso a quest'aspetto ma avete entrambi ragione. Scusate la domanda forse stupida, ma il periodo di precariato è variabile? Di quanti anni massimo? Dipenderà dalle mie capacità?

Studente Anonimo
Studente Anonimo
"Luca.Lussardi":
Tutti con parole belle ma viene trascurato il VERO problema: che cosa vuoi farne del dottorato. Le capacità c'entrano marginalmente se ci metti impegno e passione, ma se punti alla carriera accademica sappi che hai davanti tanti anni di precariato e dovrai girare il mondo prima di sistemarti in modo definitivo. Questo non è da sottovalutare perchè tutte le persone che io conosco e che sono uscite dalla ricerca lo han fatto proprio perchè stufe dei continui sacrifici da precario.
Verissimo, questo è il punto discriminante per chi è indeciso. Quando ho deciso di fare il dottorato (nel 2009) avevo un certo sentore di questo problema ma ero accecato dalle mie certezze, perché volevo fare matematica nella vita. Poi come da copione ho girato il mondo e adesso sono fisso in Brasile, ma sono felice perché posso dedicare la vita alla matematica. Poi ovviamente ognuno deve mettere le sue priorità sulla bilancia e decidere. Anch'io ho conosciuto gente che si è staccata dalla ricerca con un misto di amarezza e soddisfazione, essenzialmente mandando (dentro di sé) in quel posto il mondo accademico, che come sappiamo è farcito di baronie e raccomandazioni (in Italia). Il precariato non è una cosa da affrontare a cuor leggero.

Luca.Lussardi
Tutti con parole belle ma viene trascurato il VERO problema: che cosa vuoi farne del dottorato. Le capacità c'entrano marginalmente se ci metti impegno e passione, ma se punti alla carriera accademica sappi che hai davanti tanti anni di precariato e dovrai girare il mondo prima di sistemarti in modo definitivo. Questo non è da sottovalutare perchè tutte le persone che io conosco e che sono uscite dalla ricerca lo han fatto proprio perchè stufe dei continui sacrifici da precario.

j18eos
"Cantor99":
[...] Già che mi trovo, l'argomento che sceglierò inciderà molto nell'eventuale futuro percorso?
Non necessariamente;

lasciamo stare che io sono un caso a parte[nota]E non solo "a parte", nel senso che sono proprio "un caso".[/nota], può essere che seguendo i corsi di dottorato tu ti appassioni a ben altro, e ti vengano idee\proposte per poterlo sviluppare.

Oppure, nel caso che tu vada all'estero, potresti proporre un progetto di ricerca con più possibilità di sviluppo, e quindi anche andare a parare lontano dal punto di partenza...

P.S.: io ho scritto un tesi (compilativa) sui fibrati principali, ma come dottorando di ricerca mi sono spostato su tutt'altri argomenti...

fulcanelli
Ma ben prima di tutto questo... quanto sei voglioso di fare matematica? Lascia perdere la paura di non farcela, nessuno arriva preparato al momento in cui inizia a fare ricerca (che è persino successivo al momento in cui ti danno un dottorato). Preoccupati di quanta voglia hai di fare matematica per diverse ore al giorno.

Cantor99
Grazie per le risposte.

"Martino":
C'è un metodo secondo me facile: chiediti se ci sono problemi matematici che vuoi assolutamente risolvere o di cui vuoi assolutamente conoscere la soluzione. Tipo la congettura di Riemann, per fare un esempio. Se sì, allora ci sono possibilità che tu riesca bene in un dottorato, perché significa che hai la ricerca nel sangue. Se invece i problemi aperti ti lasciano più o meno indifferente, forse proverei a pensare a qualcos'altro.


Non ho un preciso problema da voler affrontare, però non resto indifferente a problemi aperti che possono interessarmi! Resta, ahimé, la paura di rimanere bloccato ...


"j18eos":
Un altro indicatore potrebbe essere lo sviluppo della tesi magistrale: riuscirai a risolvere i piccoli problemi che ti saranno proposti?

Anche se la risposta fosse no: ti verranno in mente possibili soluzioni, tecniche, modalità per poterli risolvere?


Anche io credo che questo possa essere nodo di svolta per la mia futura scelta. Già che mi trovo, l'argomento che sceglierò inciderà molto nell'eventuale futuro percorso?

j18eos
Un altro indicatore potrebbe essere lo sviluppo della tesi magistrale: riuscirai a risolvere i piccoli problemi che ti saranno proposti?

Anche se la risposta fosse no: ti verranno in mente possibili soluzioni, tecniche, modalità per poterli risolvere?

Studente Anonimo
Studente Anonimo
C'è un metodo secondo me facile: chiediti se ci sono problemi matematici che vuoi assolutamente risolvere o di cui vuoi assolutamente conoscere la soluzione. Tipo la congettura di Riemann, per fare un esempio. Se sì, allora ci sono possibilità che tu riesca bene in un dottorato, perché significa che hai la ricerca nel sangue. Se invece i problemi aperti ti lasciano più o meno indifferente, forse proverei a pensare a qualcos'altro.

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