Prospettive di lavoro?

Studente Anonimo
Studente Anonimo
Stavo riflettendo un po' a quale master iscrivermi. La mia università offre due master in matematica
Uno in matematica teorica (master da 90 crediti) e uno in matematica applicata (master da 120 crediti). La differenza tra le due è che nel secondo devi fare almeno 30 crediti in corsi di matematica applicata, nell'altro hai libertà di totale di scelta, puoi prendere volendo anche tutti corsi di matematica applicata. E nel secondo ci sono 30 crediti aggiuntivi che fai facendo uno stage in 14 settimane in un azienda.
Mi chiedevo dunque quale master scegliere in base alle prospettive di lavoro future.
Quali sono le prospettive lavorative di chi fa un master in matematica (in europa in generale non in italia)?
Cosa vuol dire lavorare in azienda da matematico?

Risposte
12provaCiao
"Luca.Lussardi":
cioè? vorresti fare cose che non servono?

Mi sarei accontentato di fare le cose per le quali, in teoria, ero assunto, e non altro perché le esigenze aziendali cambiano.

Luca.Lussardi
cioè? vorresti fare cose che non servono?

12provaCiao
"Luca.Lussardi":
Ovunque lavori ci sono le cose che servono e che le devi fare.... non esiste un lavoro in cui fai ciò che ti pare dalla mattina alla sera.

Certo, ma quando dalla mattina alla sera fai solo cose che servono, beh...

Luca.Lussardi
Ovunque lavori ci sono le cose che servono e che le devi fare.... non esiste un lavoro in cui fai ciò che ti pare dalla mattina alla sera.

12provaCiao
"anonymous_40e072":
Forse mi sono spiegato male, intendevo dire che nel mondo aziendale adattarsi è una necessità imprenscindibile

Anche se sono un fisico, confermo. Ci sono le cose che "servono all'azienda" e le devi fare, e le ho sperimentate tanto in startup quanto in multinazionali.

Luca.Lussardi
Si e no, non dimentichiamoci che c'è la libera professione, non tutti finiscono per fare i lavoratori dipendenti (curiosamente il professore universitario è un lavoratore dipendente, anche se, come dici giustamente tu, assomiglia molto di più ad un libero professionista, ma qui si tratta del fatto che non esiste un contratto di lavoro). In azienda forse è vero che nella maggior parte dei casi il proprio lavoro è rigidamente regolamentato però credo che dipenda molto dalla lungimiranza dell'imprenditore.

Studente Anonimo
Studente Anonimo
"Luca.Lussardi":
[quote="anonymous_40e072"]
Se invece siete convinti di "non volervi sporcare le mani", allora valutate una carriera accademica (ma comunque ve le sporcherete anche lì).

la fai un po' troppo semplice... come per dire, intraprendete pure la carriera accademica se volete lavorare poco e prendere un buon stipendio dallo stato.[/quote]

Forse mi sono spiegato male, intendevo dire che nel mondo aziendale adattarsi è una necessità imprenscindibile, seppur realtà ben organizzate danno molta possibilità di sperimentare e di esprimersi secondo le proprie abilità e la propria identità. Preciso che ho speso del tempo sia nel mondo accademico e sia, attualmente, nel mondo aziendale (grande nota azienda italiana di cui non farò il nome).

Nel mondo accademico c'è la possibilità di scendere meno a "compromessi", e questo è un privilegio che deve essere contro bilanciato da persone di eccellenza. Lungi da me far passare l'idea che la ricerca sia popolata di scansafatiche, anche se credo che in Italia ci possano essere dei casi, talvolta, di chi ci finisce perchè "inadatto al lavoro". Fare l'accademico/ricercatore dovrebbe essere un'occupazione che richiama l'eccellenza, non solo per la complessità e doti richieste, ma anche per una questione di responsabilità verso le generazioni future (se ci si trova ad insegnare). Non ho personalmente dubbi che l'istruzione debba costituire le radici di una qualunque società solida.

Il messaggio in estrema sintesi era un po' questo: il mondo non è disegnato a nostra immagine somiglianza, proprio perchè è il riflesso della collettività. Se si ha una passione, vera, un'idea, un progetto, qualcosa di valido comunque bisognerà impegnarsi molto affinchè prenda forma e gli altri ne possano riconoscere il valore. Questo in qualunque campo. Ma è senz'altro vero che nel mondo accademico ci sia più possibilità di dare forma alle proprie idee. Non aspettatevi la stessa cosa dalle aziende: un'azienda ti paga per lavorare e regola il rapporto di lavoro con un contratto (lo si fa anche in accademia, certamente, ma è diverso e credo tu lo sappia bene).

Luca.Lussardi
"anonymous_40e072":

Se invece siete convinti di "non volervi sporcare le mani", allora valutate una carriera accademica (ma comunque ve le sporcherete anche lì).

la fai un po' troppo semplice... come per dire, intraprendete pure la carriera accademica se volete lavorare poco e prendere un buon stipendio dallo stato.

Studente Anonimo
Studente Anonimo
"hydro":


[quote="Luca.Lussardi"] senza nulla togliere al suo lavoro, una visione come la sua della matematica non è molto utile, e al mondo non c'è spazio per le cose inutili (ce n'è già poco per quelle utili).


Definisci "utile".[/quote]

Preoccupante, chi pone questi interrogativi con questa naturalezza.

Confermo in ogni caso, almeno dalla mia esperienza, la generale tendenza nel mondo del lavoro ad assumere figure STEM ormai in ogni area aziendale, con l'educazione universitaria che perde di rilievo in favore della figura/identità professionale. Questo viene spesso visto come un elemento negativo. Invito a vederla diversamente: nessuno vi obbliga a denaturarvi, vedetela come una possibilità di sperimentare. Occuparsi di tante cose diverse nella vita vi farà divertire, vi crescerà e vi farà capire pian piano qual è la vostra strada. Se invece siete convinti di "non volervi sporcare le mani", allora valutate una carriera accademica (ma comunque ve le sporcherete anche lì).

Se posso permettermi un commento: sembra che i millennials (e io ne faccio parte) non riescano proprio a capire che ad un certo punto bisogna diventare adulti. Qualunque cosa vogliate fare, sia ricerca, sia accademia, sia consulenza, sia lo scrittore o l'artista, prima o poi, la scuola finisce e bisogna lavorare. E bisogna lavorare nell'ottica che sono gli altri al centro, non voi. Finchè non capite questo concetto, sarà più complicato capire cosa si vuole fare.

Saluti
Stefano

Luca.Lussardi
Quello che ha fatto è di indubbio valore, l'ho detto sin da subito. La visione bourbakista trovo che invece sia speculazione pura, il voler ripensare tutto daccapo nella massima generalità possibile ti fa perdere il senso di quello che stai facendo, e non è un caso che il progetto originario di riscrittura dell'intera matematica sia stato poi abbandonato.

hydro1
Sì beh peccato che il suo approccio alla geometria e all'algebra abbia portato dei risultati estremamente concreti con gli anni. Vedi dimostrazione delle congetture di Weil e, ancora più di recente, le applicazioni della coomologia étale alla teoria analitica dei numeri. Cose che di bourbakista non hanno neanche l'ombra. Tacciare il progresso matematico, o scientifico in generale, come "inutile" in genere non è una buona idea. Tra l'altro non definirei l'approccio di Grothendieck come sconveniente, visto che ha stravolto completamente il modo in cui i matematici pensano alla geometria algebrica. E' stata, all'interno della matematica, una rivoluzione culturale di dimensioni enormi...

Al massimo posso essere d'accordo che della grande quantità di persone che fa questo tipo di matematica non c'è grande bisogno perchè le idee che fanno avanzare davvero la ricerca sono rarissime. Il problema è che la stessa esatta cosa succede in tutti i campi dello scibile umano. La maggior parte delle persone fa lavori "inutili", ma ci sono così tanti abitanti al mondo che è necessario occuparli con qualcosa. Pensa a tutti quelli che di lavoro controllano scartoffie burocratiche la cui esistenza è priva di qualsivoglia ragione. E vogliamo parlare delle decine di migliaia di consulenti aziendali?

Luca.Lussardi
Io non parlo di utilità pratica, ma di convenienza della sua visione della matematica, troppo bourbakista, della serie "quanto fa 3+2? risposta: 2+3". E' un approccio che ti fa scollegare completamente dalla realtà.

hydro1
"gabriella127":

Per curiosità, che ne penserebbe Grothendiek?


Non lo so, ma ad occhio non sarebbe granchè d'accordo.

"Luca.Lussardi":
senza nulla togliere al suo lavoro, una visione come la sua della matematica non è molto utile, e al mondo non c'è spazio per le cose inutili (ce n'è già poco per quelle utili).


Definisci "utile".

gabriella127
Non ho letto Grothendiek, ma mi sembra che nelle affermazioni sull'inutilità della matematica ci sia spesso una componente polemico-paradossale. Contro quelli che vogliono sempre che una cosa 'serva'.
D'altra parte mi pare che una netta distinzione tra matematica pura e matematica applicata non sia più, filosoficamente, molto à la page.

Tornando a 3m0o, sul lavorare in azienda, dal punto di vista pratico poi secondo me comporta quanto uno è disposto a passare le giornate sopra un computer. E' una cosa soggettiva, c'è a chi piace, a molti matematici non piace.

Luca.Lussardi
Lui forse sarebbe in quella piccola percentuale dei matematici da salotto... senza nulla togliere al suo lavoro, una visione come la sua della matematica non è molto utile, e al mondo non c'è spazio per le cose inutili (ce n'è già poco per quelle utili).

gabriella127
"hydro":
Chissa’ cosa ne penserebbe Grothendieck delle vostre affermazioni...

Per curiosità, che ne penserebbe Grothendiek?

Luca.Lussardi
E' la prima cosa che dico ai miei studenti aspiranti ingegneri appena inizio il corso di analisi 1: i contenuti vi serviranno fino ad un certo punto, ma la matematica vi insegna a ragionare come nessuna altra disciplina sa fare. Il saper mettere in fila un ragionamento corretto non è una cosa da poco, anche se sembra, e proprio a questo serve sviluppare una mente elastica.

hydro1
Chissa’ cosa ne penserebbe Grothendieck delle vostre affermazioni...

Lavorare in azienda da matematico nel 99% dei casi e’ la stessa identica cosa che farlo da fisico, informatico, ingegnere o qualsiasi altra cosa. Ovvero non usi nessuna delle cose che hai imparato, basta che tu sia in grado di mettere in fila un ragionamento corretto. Le cose che ti servono per lavorare le impari sul campo.

Bokonon
"Luca.Lussardi":

Hai un'idea un po' distorta di cosa sia un matematico "puro/da salotto" credo, se pensi che disgusti gli aspetti che hai elencato. Le persone che disgustano questo non sono matematici.

Sono completamente d'accordo.
Con l'espressione "puro/da salotto" includo tutti coloro che sono schizzinosi verso il calcolo e/o le applicazioni.
Nel 99,9% non sono professionisti e sono dei neo-nazi-platonisti.

Luca.Lussardi
"Bokonon":

Significa che hai anche acquisito le skill che disgustano i matematici puri/da salotto, ovvero la capacità di individuare lo strumento matematico giusto per un problema che elude la perfetta determinazione (e qua la statistica fa da padrona). Saper individuare le regolarità (in media) e produrre un modello predittivo (anche se a breve termine) è un'arte.
Sporcati le mani...scegli la matematica applicata...come sapevano anche fare i matematici di un tempo.

Hai un'idea un po' distorta di cosa sia un matematico "puro/da salotto" credo, se pensi che disgusti gli aspetti che hai elencato. Le persone che disgustano questo non sono matematici.

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