L'Italia
Frequento l'ultimo anno di Liceo scientifico.
Per concentrami sul mio orientamento universitario ho provato a leggere alcuni libri, e quello che emerge fuori è sempre e solo un aspetto, la grande crisi.
Una crisi che ha coinvolto tutti, i guadagni dei laureati e non, negli ultimi dieci anni sono scesi di molto, e le possibilità di trovare lavoro per un laureato sono quasi identiche a quello di un diplomato, con in più la possibilità di fare carriera più rapida.
Di fronte a questo scenario mi sento sconfortato per vari motivi;
1) La disoccupazione in Italia è alta, come il tasso dei Neet.
2) Ci sono poche grandi aziende capaci di offrire opportunità di crescita, e spesso si rischia di essere iperqualificati.
3) I miei docenti per tutti gli anni non hanno fatto altro che lamentarsi del loro lavoro e del loro misero stipendio, parlando male dell'Italia e delle opportunità dei giovani, descrivendo il mondo delle aziende come uno cattivo e sfruttatore di manodopera giovanile.
Non hanno saputo indirizzare gli alunni verso il mondo del lavoro, parlando di quelle che sono o che potrebbero essere le nostre opportunità.
Per di più non hanno la minima idea delle opportunità che le aziende offrono e io sento di essere inadatto al lavoro aziendale per colpa della scuola che frequento, che non mi ha dato modo di capire come funziona il lavoro e l'organizzazione.
Secondo l'attuale impostazione dovremo diventare tutti ricercatori?
Persino in "teoria" ciò sarebbe impossibile perché i posti a disposizione per ricercatori sono pochi, allora perché va avanti questa impostazione della didattica?
Sento di non aver imparato nulla che mi possa servire per il futuro, so solo studiare, e non basta per poter lavorare.
Mi manca l'approccio al lavoro, se domani qualcuno mi mettere a fare qualcosa di pratico andrei in crisi.
4) Quando si parla di università spuntano ancora casi di corruzione e nepotismi e concorsi truccati, e siamo nel 2017.
5) La ricerca non è finanziata, ne gli viene attribuita importanza, e forse questo è il problema meno grave dell'università.
6) Le uniche facoltà che offrono lavoro sembrano essere Ingengeria, Medica e Economia ( non in tutti i casi).
La prima perché senza Ingegneri la società non funzionerebbe, la seconda perché è finanziata dallo Stato e ci sono un tot di posti, la terza perché c'è ancora bisogno di chi fa il bilancio.
Questo solo per parlare in generale della situazione occupazionale, io sono orientato verso altri corsi di studio, non mi ci vedo a lavorare in un industria di produzione, come non mi ci vedo a curare malati, sono due mestieri che si devono voler fare.
A volte mi chiedo come hanno fatto certe persone a trovare la loro strada professionale così specializzata e incentrata sulla praticità, provenendo da una preparazione del Liceo Scientifico.
7) Se si continua di questo passo l'impressione è che l'Italia precipiterà e rischierà di rimanere arrestata rispetto a paesi del Nord Europa.
8) Le grandi aziende italiane come Fiat e Alitalia sono in crisi, così come le banche, che sono messe malissimo.
9) C'è un periodo di instabilità politica, i Partiti sono deboli, il Primo Ministro è arrivato dal nulla, il governo italiano non segue un piano e una linea dritta da anni, non c'è nessun piano e nessuna volontà di migliorare.
10) E' assurdo vivere in un Paese dove viene mantenuto un certo ordine civile e che ha delle città così belle, ma allo stesso tempo un mercato del lavoro malato.
11) Vive bene solo chi ha da ereditare patrimoni da generazioni precedenti.
Chi non ha aiuti, per riuscire anche solo a avere una posizione "normale" nella società dovrà lavorare sodo e forse avrà modo di portarsi a casa il pane.
Quello che voglio dire è che a parità di impegno rispetto a altri Paesi, in Italia si ottiene molto di meno e si lavora molto di più.
Per concentrami sul mio orientamento universitario ho provato a leggere alcuni libri, e quello che emerge fuori è sempre e solo un aspetto, la grande crisi.
Una crisi che ha coinvolto tutti, i guadagni dei laureati e non, negli ultimi dieci anni sono scesi di molto, e le possibilità di trovare lavoro per un laureato sono quasi identiche a quello di un diplomato, con in più la possibilità di fare carriera più rapida.
Di fronte a questo scenario mi sento sconfortato per vari motivi;
1) La disoccupazione in Italia è alta, come il tasso dei Neet.
2) Ci sono poche grandi aziende capaci di offrire opportunità di crescita, e spesso si rischia di essere iperqualificati.
3) I miei docenti per tutti gli anni non hanno fatto altro che lamentarsi del loro lavoro e del loro misero stipendio, parlando male dell'Italia e delle opportunità dei giovani, descrivendo il mondo delle aziende come uno cattivo e sfruttatore di manodopera giovanile.
Non hanno saputo indirizzare gli alunni verso il mondo del lavoro, parlando di quelle che sono o che potrebbero essere le nostre opportunità.
Per di più non hanno la minima idea delle opportunità che le aziende offrono e io sento di essere inadatto al lavoro aziendale per colpa della scuola che frequento, che non mi ha dato modo di capire come funziona il lavoro e l'organizzazione.
Secondo l'attuale impostazione dovremo diventare tutti ricercatori?
Persino in "teoria" ciò sarebbe impossibile perché i posti a disposizione per ricercatori sono pochi, allora perché va avanti questa impostazione della didattica?
Sento di non aver imparato nulla che mi possa servire per il futuro, so solo studiare, e non basta per poter lavorare.
Mi manca l'approccio al lavoro, se domani qualcuno mi mettere a fare qualcosa di pratico andrei in crisi.
4) Quando si parla di università spuntano ancora casi di corruzione e nepotismi e concorsi truccati, e siamo nel 2017.
5) La ricerca non è finanziata, ne gli viene attribuita importanza, e forse questo è il problema meno grave dell'università.
6) Le uniche facoltà che offrono lavoro sembrano essere Ingengeria, Medica e Economia ( non in tutti i casi).
La prima perché senza Ingegneri la società non funzionerebbe, la seconda perché è finanziata dallo Stato e ci sono un tot di posti, la terza perché c'è ancora bisogno di chi fa il bilancio.
Questo solo per parlare in generale della situazione occupazionale, io sono orientato verso altri corsi di studio, non mi ci vedo a lavorare in un industria di produzione, come non mi ci vedo a curare malati, sono due mestieri che si devono voler fare.
A volte mi chiedo come hanno fatto certe persone a trovare la loro strada professionale così specializzata e incentrata sulla praticità, provenendo da una preparazione del Liceo Scientifico.
7) Se si continua di questo passo l'impressione è che l'Italia precipiterà e rischierà di rimanere arrestata rispetto a paesi del Nord Europa.
8) Le grandi aziende italiane come Fiat e Alitalia sono in crisi, così come le banche, che sono messe malissimo.
9) C'è un periodo di instabilità politica, i Partiti sono deboli, il Primo Ministro è arrivato dal nulla, il governo italiano non segue un piano e una linea dritta da anni, non c'è nessun piano e nessuna volontà di migliorare.
10) E' assurdo vivere in un Paese dove viene mantenuto un certo ordine civile e che ha delle città così belle, ma allo stesso tempo un mercato del lavoro malato.
11) Vive bene solo chi ha da ereditare patrimoni da generazioni precedenti.
Chi non ha aiuti, per riuscire anche solo a avere una posizione "normale" nella società dovrà lavorare sodo e forse avrà modo di portarsi a casa il pane.
Quello che voglio dire è che a parità di impegno rispetto a altri Paesi, in Italia si ottiene molto di meno e si lavora molto di più.
Risposte
Allora fai il commesso. Qualcuno dovrà pur farlo. Però, come vedi, alla fine cerchi una giustificazione per non fare l'università. Ti vorrei far notare che i problemi potresti averli con qualsiasi lavoro e con qualsiasi titolo di studio. Ci sono ingegneri che fanno i funzionari alla regione/comune e non hanno particolari ansie come anche i dirigenti che invece rispondono per progetti da milioni. Insomma, anche con una laurea in ingegneria potresti trovare la tua dimensione. Tu escludi tutta una serie di categorie di lavoro senza conoscerle e senza motivazioni reali. Ovviamente tu sei libero di fare le tue scelte e di pensare che passare 5 anni (minimo) all'università sia inutile per tutta una serie di motivi. Rimangono tue idee non suffragate da nessun dato oggettivo.
Quando guarda al medico o all'ingegnere vedo figure lavorative stressate, piene di responsabilità, e non sono pochi i casi in cui queste figure finiscono in tribunale ( anche per motivi irrazionali e schiocchi).
Doversi trovare morti sul tavolo, o dover coordinare un gruppo di operai o lavorare a progetti con scadenze deve essere incredibilmente stressante, almeno per come lo percepisco io.
Io non mi voglio giustificare, sto dicendo che sono lavori che non avrei la forza mentale di farli, mollerei subito, mi verrebbe da svenire per l'esaurimento nervoso, finendo magari per bere e per dover cercare la felicità in vizi umani.
Quando vedo il lavoro di un commesso in un negozio di vestiti, mi immagino una persona rilassata, che vive in un ambiente caldo rilassante e anche felice.
Non mi interessa se questo tipo di lavoro è visto male, il mio stato di salute conta più dell'opinione degli altri.
Doversi trovare morti sul tavolo, o dover coordinare un gruppo di operai o lavorare a progetti con scadenze deve essere incredibilmente stressante, almeno per come lo percepisco io.
Io non mi voglio giustificare, sto dicendo che sono lavori che non avrei la forza mentale di farli, mollerei subito, mi verrebbe da svenire per l'esaurimento nervoso, finendo magari per bere e per dover cercare la felicità in vizi umani.
Quando vedo il lavoro di un commesso in un negozio di vestiti, mi immagino una persona rilassata, che vive in un ambiente caldo rilassante e anche felice.
Non mi interessa se questo tipo di lavoro è visto male, il mio stato di salute conta più dell'opinione degli altri.
Perché tu scrivi molto ma poi non ti spieghi.
Stai tranquillo che con ing. nucleare lavoro lo trovi, figurati se non lo trovi.
Ingegneria nucleare non so se esiste ancora, e so che si lavora, ci sono anche esempi famosi, ma non nell'ambito di una fabbrica nucleare in italia.
Secondo me parli di cose di cui non sai assolutamente niente e cerchi una giustificazione per non fare l'università. E' logico che non puoi avere certezze sul cosa farai una volta finiti gli studi e sul fatto che ciò che andrai a studiare sarà esattamente di tuo gradimento. Ci sono passati tutti, è una decisione difficile e il rischio di sbagliare (ma a recuperare si fa sempre in tempo) c'è.
Non voglio giustificarmi per non fare l'università, sto solo dicendo che non so cosa fare e il Liceo non mi fa vedere nessun lato di quello che potrebbe essere il lavoro.
Semplicemente non mi ci vedo in un mestiere specializzato con competenze molto specifiche, perché è difficile per me capire se mi possa piacere, anche in minima parte.
Il liceo scientifico italiano, al contrario di ciò che dici, ti prepara assolutamente bene per qualsiasi cdl
Non ho messo in dubbio la preparazione teoria e il fatto che il Liceo insegni a studiare, quanto la mancanza di indirizzamento verso qualcosa.
Il Liceo chiede di essere bravi in tutto, non si può scegliere di concentrasi su un ambito prima di iniziare l'università, e una volta che si deve fare la scelta ci si trova a fare un cambiamento drastico rispetto a quello che si fa al Liceo, in quanto non esiste ( per giuste ragioni) un'università scientifica.
La scuola è la scuola, il lavoro è il lavoro.
Io trovo invece, ma è una considerazione personale, che le due cose devono essere collegate, tra la teoria e la pratica c'è di mezzo l'infinito.
Non dico che si va a scuola per imparare un mestiere ( che magari accade nei professionali) ma almeno per fare uno stage in azienda e vedere come funziona il lavoro.
E' come imparare a nuotare solo dopo essere diventati dei grandi professionisti nella corsa.
A mio parere il passaggio superiori-università è troppo estremo e drastico, e non mediato da nulla.
Scusami ma quale è questo corso di laurea che ti interessa ma che non da sbocchi lavorativi? Perché tu scrivi molto ma poi non ti spieghi.
Stai tranquillo che con ing. nucleare lavoro lo trovi, figurati se non lo trovi.
Secondo me parli di cose di cui non sai assolutamente niente e cerchi una giustificazione per non fare l'università. E' logico che non puoi avere certezze sul cosa farai una volta finiti gli studi e sul fatto che ciò che andrai a studiare sarà esattamente di tuo gradimento. Ci sono passati tutti, è una decisione difficile e il rischio di sbagliare (ma a recuperare si fa sempre in tempo) c'è.
Ripeto, il tuo atteggiamento è assolutamente improduttivo. Il liceo scientifico italiano, al contrario di ciò che dici, ti prepara assolutamente bene per qualsiasi cdl, ovviamente non per lavorare in azienda. Ma, dal mio punto di vista, è giusto che sia così. La scuola è la scuola, il lavoro è il lavoro. Ad esempio trovo sbagliato obbligare gli stage nell'ottica dello scambio scuola-lavoro.
Stai tranquillo che con ing. nucleare lavoro lo trovi, figurati se non lo trovi.
Secondo me parli di cose di cui non sai assolutamente niente e cerchi una giustificazione per non fare l'università. E' logico che non puoi avere certezze sul cosa farai una volta finiti gli studi e sul fatto che ciò che andrai a studiare sarà esattamente di tuo gradimento. Ci sono passati tutti, è una decisione difficile e il rischio di sbagliare (ma a recuperare si fa sempre in tempo) c'è.
Ripeto, il tuo atteggiamento è assolutamente improduttivo. Il liceo scientifico italiano, al contrario di ciò che dici, ti prepara assolutamente bene per qualsiasi cdl, ovviamente non per lavorare in azienda. Ma, dal mio punto di vista, è giusto che sia così. La scuola è la scuola, il lavoro è il lavoro. Ad esempio trovo sbagliato obbligare gli stage nell'ottica dello scambio scuola-lavoro.
Secondo me tra 5 anni la situazione sarà un po' migliore di quella attuale che, devo dire, non è così negativa per molti laureati in ingegneria/medicina e altri cdl affini.
Lo so, ma sono due corsi che non mi interessano più di tanto, anzi la questione è diversa.
Li ritengo due corsi che possono avere contenuti molto interessanti, ma poi il lavoro?
Dubito che mi piacerà, e non mi stupisce dato che come ho detto prima, la formazione del Liceo Scientifico è incentrata sul nulla, nemmeno sull'approccio della ricerca, ma solo su tanta tanta teoria, nessuna direzione.
Mi sento inadatto al lavoro specializzato, non riesco a accettare l'idea di faticare tanto sui libri per poter lavorare in un settore particolare, come potrebbero essere quello medico o ingegneristico.
Non capisco come fatto tutti questi studenti a buttarsi sui vari corsi senza sapere come sarà quel tipo di lavoro.
Ma infatti l'abbandono è abbastanza frequente.
La triennale da sola, oggettivamente, in Italia vale molto poco.
All'estero la magistrale è vista come quasi un optional ( che è comunque molto apprezzata), da noi non averla è quasi un deficit.
Il tuo è uno sfogo. Inutile che lo neghi. Dovresti concentrarti sul "cosa voglio fare" e non sul "cosa devo fare".
Non penso sia giusto pensare cosa fare fuori dal contento in cui si farà o si vorrà fare quella cosa, è come dire di voler fare a tutti i costi l'ingegnere nucleare in Italia, mentre sappiamo che non ci sono e non ci saranno mai fabbriche nucleari. ( tanto per fare un esempio).
Per di più, vista la mia situazione economica, non me la sento di intraprendere un corso che offre poco e nella maggior parte dei casi ricerca, mi sentirei più sicuro a lavorare da ora, è veramente brutto sentirsi senza soldi in tasca.
Non è per niente confortante questa visione, e dubito che uno riuscirebbe a andare fuori sede, spendere tanti soldi in un corso che offre pochi sbocchi e studiare con tranquillità.
La mia è una denuncia della situazione attuale per nulla incoraggiante, per i miei professori sembra che dopo la maturità c'è la fine del mondo, ovvero non c'è nulla di importante.
Tutto questo mi fa stare malissimo, e mi spinge a confortarmi con un guadagno che potrei ottenere ora, anche se non molto grande.
"AleNov":
Ti ringrazio per la risposta.
Il punto è che tu non puoi farci nulla sulle questioni macroeconomiche e sociali, l'unica realtà su cui puoi avere un'influenza è principalmente quella tua personale, quindi ti conviene concentrarti su quella.
E' vero che posso concentrarmi solo sulla mia area personale, ma penso sia chiaro a tutti che questa è strettamente collegata con la realtà economica del paese.
Il più grosso problema è che nessuno vuole cambiare le cose, sarebbe accettabile stare in questa situazione in ottica di una futura crescita economica, ma non è così, si va sempre di più verso il basso e non si fa nulla, pensando che se qualcuno fa un cambiamento rischia di rovinare quel poco di buono che è rimasto.
Secondo me tra 5 anni la situazione sarà un po' migliore di quella attuale che, devo dire, non è così negativa per molti laureati in ingegneria/medicina e altri cdl affini. Ti posso garantire che tutti i miei amici/conoscenti hanno trovato uno stage (minimo) e/o un apprendistato e, nel giro di max 12 mesi, sono entrati con contratti più o meno a tempo indeterminato. Molti, dopo così poco tempo, già hanno stipendi oltre i 1700 €/mese netti. Insomma per certe lauree non c'è tutta questa mancanza di offerta.
"AleNov":
Non provengo da una famiglia benestante, non ho nulla da ereditare, non ho conoscenze per poter lavorare con un contratto serio da qualche parte né senza né con la laurea in mano.
Trasferirsi e andare fuori sede comporta costi, e anche disagi, perché non ammetterlo.
Pensare che per avere qualche opportunità di avere uno stipendio accettabile bisogna investire soldi sperando che i propri genitori li trovino da qualche parte, accettare i disagi dell'essere fuori sede, laurearsi in tempo sperando che il corso di laurea piaccia e che offra sbocchi pratici, e sperare che il salario che si guadagna sia sufficiente per avere una vita dignitosa, senza farsi buttare giù da ciò che dicono gli altri.
Sicuramente vivere da fuorisede costa moltissimo. Io stesso sarei dovuto andare a lavorare part-time per farlo, fortunatamente sono di Roma. Però volendo, a meno di casi particolarissimi, una soluzione la si può trovare. Se pensi di iscriverti l'anno prossimo occhio ai bandi per le borse di studio e posto alloggio degli enti regionali per il diritto allo studio (Adisu/Edisu). Se vinci la borsa (e non è impossibile, io l'ho vista 3 volte su 3 in cui ho presentato domanda) da fuorisede ti verrebbero dati circa 5000€/anno (che sono circa 500 €/mese, ti ci paghi l'affitto di una stanza) e potresti pure vincere il posto alloggio. Quindi, occhio ai bandi!
Per quanto riguarda gli altri disagi, purtroppo nella vita si devono fare scelte. A te la libertà di decidere cosa fare e dove andare!
"AleNov":
Penso di aver fatto un errore a fare lo scientifico, e me ne rendo conto solo ora, quando so che non avrò nulla in mano una volta uscito, anzi, avrò solo le idee confuse.
Tutti i miei amici sono calmi e rilassati, per non dire che l'80-90% di loro hanno già qualcosa di assicurato dai genitori, non avranno da pagare un affitto in futuro.
Fanno tutti la bella vita, ristoranti, serate, uscite, discoteche, auto da oltre 12k etc...
La differenze tra me e loro?
Non pensare al futuro, lasciare tutto al caso.
Paradossalmente i casi di depressione più frequenti sono quelli di studenti che cercano di fare qualcosa e impegnarsi, che di quelli che vivono dall'oggi al domani.
Quante volte ho sentito parlare di uso di droghe e abuso di alcool nei fuorisede.
Ognuno sceglie di fare ciò che vuole, ovviamente fra le diverse opportunità che la vita gli presenta. Lascia stare i tuoi amici "benestanti" e sfaticati che possono passare il loro tempo a "cazzeggiare". Trova ciò che tu vuoi fare veramente.
"AleNov":
La mia impressione è che la laurea abbia qualche vantaggio sul solo diploma, ma non molto grande, addirittura una laurea triennale in ingegneria viene paragonata al diploma da perito.
La triennale da sola, oggettivamente, in Italia vale molto poco. Giusto ing. informatica da sbocchi sin da subito.
"AleNov":
Una altra cosa che mi da fastidio è che ho provato a parlarne con i miei amici di questi problemi ma spesso mi dicono "lascia perdere" "non c'è speranza", perché tanto loro hanno un posto assicurato in qualche ufficio, anche come fotocopiatore di pagine, a loro conviene di più rispetto allo stress dell'università.
Il più grosso problema è la mancanza di orientamento in uscire, il mio Liceo non lo fa, per motivi " politici" almeno così dicono.
E' affidato alle università, ma negli open day viene semplicemente spiegato cosa si studierà, tanto è vero che non c'è un open day generico, ma uno per ogni corso.
E' normale che uno che per cinque anni di liceo non ha mai visto un bullone vada a fare ingegneria, o uno che non sa mettere un cerotto va a fare Medicina?
Eppure la maggior parte delle persone che vanno all'università provengono dal Liceo, e gran parte di questi scelgono i corsi che ho citato prima.
è complicato e fidati che nemmeno loro saprebbero cosa fare se ripiombassero ad avere 18 anni.
Lo so, ma loro dovrebbe lanciare almeno un briciolo di speranza, a volte sembra che fanno i finti tonti, ogni volta che provo a parlare con loro non danno risposte chiare, non sanno cosa dire, sembra un argomento tabù, mentre invece dovrebbero essere informati su questo argomento, almeno per quando concerne la materia di ognuno.
Non è giusto che in Italia non esistano molti lavori presenti all'estero, così come manchino alcuni corsi di laurea, tutto ciò per la tendenza a non voler cambiare o innovare nulla.
Forse mi sentirei più sicuro di me nell'ottenere un lavoro ora, quando giro per le strade invidio tutte le persone che hanno un'automobile, comprano vestiti, ridono, e si permettono di passeggiare, mi chiedo sempre " chissà che lavoro fanno?".
Il mio non è uno sfogo, non voglio scrivere una cosa fine a se stessa, speravo solo che qualcuno mi deve qualche opinioni su quello che sta accadendo, dato che non riesco a trovare nessuno con qui parlare di un argomento così importante.
Il tuo è uno sfogo. Inutile che lo neghi. Dovresti concentrarti sul "cosa voglio fare" e non sul "cosa devo fare". Dovresti vedere se quello che vuoi fare è compatibile con quello che il tuo impegno (lavoro part-time, lavoro estivo etc...), la tua famiglia e eventuali istituzioni (e.g. borse di studio varie) possono permetterti di fare.
"AleNov":
Siamo sicuri che all'Italia convenga che così tanti giovani escano dal Paese?
Avete mai pensato che c'è ancora un altro fattore grave?
Nessuno ha mai parlato male del fatto che nessun laureato all'estero si sognerebbe mai di venire a vivere e lavorare in Italia.
Nell'ordine:
1) No, non conviene. Spendiamo "un botto di soldi" per formare ragazzi più o meno brillanti e poi lasciamo andare all'estero i migliori. L'aggravante è data dal fatto che, effettivamente, siamo poco attrattivi per gli stranieri. Se ci fosse uno scambio equo allora sarebbe una buona cosa.
2) Effettivamente siamo poco attrattivi e questo è un male.
Ti ringrazio per la risposta.
E' vero che posso concentrarmi solo sulla mia area personale, ma penso sia chiaro a tutti che questa è strettamente collegata con la realtà economica del paese.
Il più grosso problema è che nessuno vuole cambiare le cose, sarebbe accettabile stare in questa situazione in ottica di una futura crescita economica, ma non è così, si va sempre di più verso il basso e non si fa nulla, pensando che se qualcuno fa un cambiamento rischia di rovinare quel poco di buono che è rimasto.
Non provengo da una famiglia benestante, non ho nulla da ereditare, non ho conoscenze per poter lavorare con un contratto serio da qualche parte né senza né con la laurea in mano.
Trasferirsi e andare fuori sede comporta costi, e anche disagi, perché non ammetterlo.
Pensare che per avere qualche opportunità di avere uno stipendio accettabile bisogna investire soldi sperando che i propri genitori li trovino da qualche parte, accettare i disagi dell'essere fuori sede, laurearsi in tempo sperando che il corso di laurea piaccia e che offra sbocchi pratici, e sperare che il salario che si guadagna sia sufficiente per avere una vita dignitosa, senza farsi buttare giù da ciò che dicono gli altri.
Gli insegnanti pensano solo alla "maturità" sperando che noi otterremo buoni risultati per non fare brutta figura.
Sembra che chi non ha il sostegno economico di parenti, chi non ha nulla in eredità, nemmeno una casa, è senza speranze, e a tutto questo si aggiungo le pressioni dei docenti, che non fanno altro che lamentarsi della loro situazione e del loro lavoro e di ogni tentativo da parte del governo italiano di cambiare le regole.
Penso di aver fatto un errore a fare lo scientifico, e me ne rendo conto solo ora, quando so che non avrò nulla in mano una volta uscito, anzi, avrò solo le idee confuse.
Tutti i miei amici sono calmi e rilassati, per non dire che l'80-90% di loro hanno già qualcosa di assicurato dai genitori, non avranno da pagare un affitto in futuro.
Fanno tutti la bella vita, ristoranti, serate, uscite, discoteche, auto da oltre 12k etc...
La differenze tra me e loro?
Non pensare al futuro, lasciare tutto al caso.
Paradossalmente i casi di depressione più frequenti sono quelli di studenti che cercano di fare qualcosa e impegnarsi, che di quelli che vivono dall'oggi al domani.
Quante volte ho sentito parlare di uso di droghe e abuso di alcool nei fuorisede.
La mia impressione è che la laurea abbia qualche vantaggio sul solo diploma, ma non molto grande, addirittura una laurea triennale in ingegneria viene paragonata al diploma da perito.
Una altra cosa che mi da fastidio è che ho provato a parlarne con i miei amici di questi problemi ma spesso mi dicono "lascia perdere" "non c'è speranza", perché tanto loro hanno un posto assicurato in qualche ufficio, anche come fotocopiatore di pagine, a loro conviene di più rispetto allo stress dell'università.
Il più grosso problema è la mancanza di orientamento in uscire, il mio Liceo non lo fa, per motivi " politici" almeno così dicono.
E' affidato alle università, ma negli open day viene semplicemente spiegato cosa si studierà, tanto è vero che non c'è un open day generico, ma uno per ogni corso.
E' normale che uno che per cinque anni di liceo non ha mai visto un bullone vada a fare ingegneria, o uno che non sa mettere un cerotto va a fare Medicina?
Eppure la maggior parte delle persone che vanno all'università provengono dal Liceo, e gran parte di questi scelgono i corsi che ho citato prima.
Lo so, ma loro dovrebbe lanciare almeno un briciolo di speranza, a volte sembra che fanno i finti tonti, ogni volta che provo a parlare con loro non danno risposte chiare, non sanno cosa dire, sembra un argomento tabù, mentre invece dovrebbero essere informati su questo argomento, almeno per quando concerne la materia di ognuno.
Non è giusto che in Italia non esistano molti lavori presenti all'estero, così come manchino alcuni corsi di laurea, tutto ciò per la tendenza a non voler cambiare o innovare nulla.
Forse mi sentirei più sicuro di me nell'ottenere un lavoro ora, quando giro per le strade invidio tutte le persone che hanno un'automobile, comprano vestiti, ridono, e si permettono di passeggiare, mi chiedo sempre " chissà che lavoro fanno?".
Il mio non è uno sfogo, non voglio scrivere una cosa fine a se stessa, speravo solo che qualcuno mi deve qualche opinioni su quello che sta accadendo, dato che non riesco a trovare nessuno con qui parlare di un argomento così importante.
Siamo sicuri che all'Italia convenga che così tanti giovani escano dal Paese?
Avete mai pensato che c'è ancora un altro fattore grave?
Nessuno ha mai parlato male del fatto che nessun laureato all'estero si sognerebbe mai di venire a vivere e lavorare in Italia.
Il punto è che tu non puoi farci nulla sulle questioni macroeconomiche e sociali, l'unica realtà su cui puoi avere un'influenza è principalmente quella tua personale, quindi ti conviene concentrarti su quella.
E' vero che posso concentrarmi solo sulla mia area personale, ma penso sia chiaro a tutti che questa è strettamente collegata con la realtà economica del paese.
Il più grosso problema è che nessuno vuole cambiare le cose, sarebbe accettabile stare in questa situazione in ottica di una futura crescita economica, ma non è così, si va sempre di più verso il basso e non si fa nulla, pensando che se qualcuno fa un cambiamento rischia di rovinare quel poco di buono che è rimasto.
Non provengo da una famiglia benestante, non ho nulla da ereditare, non ho conoscenze per poter lavorare con un contratto serio da qualche parte né senza né con la laurea in mano.
Trasferirsi e andare fuori sede comporta costi, e anche disagi, perché non ammetterlo.
Pensare che per avere qualche opportunità di avere uno stipendio accettabile bisogna investire soldi sperando che i propri genitori li trovino da qualche parte, accettare i disagi dell'essere fuori sede, laurearsi in tempo sperando che il corso di laurea piaccia e che offra sbocchi pratici, e sperare che il salario che si guadagna sia sufficiente per avere una vita dignitosa, senza farsi buttare giù da ciò che dicono gli altri.
Gli insegnanti pensano solo alla "maturità" sperando che noi otterremo buoni risultati per non fare brutta figura.
Sembra che chi non ha il sostegno economico di parenti, chi non ha nulla in eredità, nemmeno una casa, è senza speranze, e a tutto questo si aggiungo le pressioni dei docenti, che non fanno altro che lamentarsi della loro situazione e del loro lavoro e di ogni tentativo da parte del governo italiano di cambiare le regole.
Penso di aver fatto un errore a fare lo scientifico, e me ne rendo conto solo ora, quando so che non avrò nulla in mano una volta uscito, anzi, avrò solo le idee confuse.
Tutti i miei amici sono calmi e rilassati, per non dire che l'80-90% di loro hanno già qualcosa di assicurato dai genitori, non avranno da pagare un affitto in futuro.
Fanno tutti la bella vita, ristoranti, serate, uscite, discoteche, auto da oltre 12k etc...
La differenze tra me e loro?
Non pensare al futuro, lasciare tutto al caso.
Paradossalmente i casi di depressione più frequenti sono quelli di studenti che cercano di fare qualcosa e impegnarsi, che di quelli che vivono dall'oggi al domani.
Quante volte ho sentito parlare di uso di droghe e abuso di alcool nei fuorisede.
La mia impressione è che la laurea abbia qualche vantaggio sul solo diploma, ma non molto grande, addirittura una laurea triennale in ingegneria viene paragonata al diploma da perito.
Una altra cosa che mi da fastidio è che ho provato a parlarne con i miei amici di questi problemi ma spesso mi dicono "lascia perdere" "non c'è speranza", perché tanto loro hanno un posto assicurato in qualche ufficio, anche come fotocopiatore di pagine, a loro conviene di più rispetto allo stress dell'università.
Il più grosso problema è la mancanza di orientamento in uscire, il mio Liceo non lo fa, per motivi " politici" almeno così dicono.
E' affidato alle università, ma negli open day viene semplicemente spiegato cosa si studierà, tanto è vero che non c'è un open day generico, ma uno per ogni corso.
E' normale che uno che per cinque anni di liceo non ha mai visto un bullone vada a fare ingegneria, o uno che non sa mettere un cerotto va a fare Medicina?
Eppure la maggior parte delle persone che vanno all'università provengono dal Liceo, e gran parte di questi scelgono i corsi che ho citato prima.
è complicato e fidati che nemmeno loro saprebbero cosa fare se ripiombassero ad avere 18 anni.
Lo so, ma loro dovrebbe lanciare almeno un briciolo di speranza, a volte sembra che fanno i finti tonti, ogni volta che provo a parlare con loro non danno risposte chiare, non sanno cosa dire, sembra un argomento tabù, mentre invece dovrebbero essere informati su questo argomento, almeno per quando concerne la materia di ognuno.
Non è giusto che in Italia non esistano molti lavori presenti all'estero, così come manchino alcuni corsi di laurea, tutto ciò per la tendenza a non voler cambiare o innovare nulla.
Forse mi sentirei più sicuro di me nell'ottenere un lavoro ora, quando giro per le strade invidio tutte le persone che hanno un'automobile, comprano vestiti, ridono, e si permettono di passeggiare, mi chiedo sempre " chissà che lavoro fanno?".
Il mio non è uno sfogo, non voglio scrivere una cosa fine a se stessa, speravo solo che qualcuno mi deve qualche opinioni su quello che sta accadendo, dato che non riesco a trovare nessuno con qui parlare di un argomento così importante.
Siamo sicuri che all'Italia convenga che così tanti giovani escano dal Paese?
Avete mai pensato che c'è ancora un altro fattore grave?
Nessuno ha mai parlato male del fatto che nessun laureato all'estero si sognerebbe mai di venire a vivere e lavorare in Italia.
Concordo in parte con Luca Lussardi ed Intermat: nonostante il declino ormai registrato da parecchi anni, l'Italia rimane ancora un paese con un benessere materiale notevole ed anche un tessuto produttivo che, anche se anomalo nelle sue caratteristiche e molto ridimensionato, può avvicinarsi ad alcune delle regioni più avanzate europee. Il problema è che questa realtà è prevalentemente concentrata in 3 regioni (Lombardia, Emilia Romagna e Veneto) le quali hanno parametri economici molto positivi a fronte di vaste aree, specie nel Meridione e nelle Isole le quali ormai possiamo catalogarle come aree depresse (il che non significa che le persone muoiano di fame, però lo sviluppo è rimasto praticamente fermo a 20/30 anni fa e non ci sono molte opportunità per i giovani) diventando fanalini di coda a livello europeo. Poi ci sono altre aree, diciamo intermedie fra queste due, che si distribuiscono a macchia di leopardo: le province più importanti del nord ovest, della toscana, Roma etc.
Ma il punto cruciale non è questo, sono cose che sappiamo già ormai da decenni tanto da far diventare il "declino italiano" un genere letterario ed i teorici del declino un mestiere, gli scaffali di librerie e biblioteche sono piene di titoli del genere. Il punto è che tu non puoi farci nulla sulle questioni macroeconomiche e sociali, l'unica realtà su cui puoi avere un'influenza è principalmente quella tua personale, quindi ti conviene concentrarti su quella.
Genitori ed insegnanti a volte non sono d'aiuto e danno messaggi negativi non perché non vogliano aiutare i giovani, semplicemente ed amaramente non ne sono in grado, perché capire e raccontare la realtà di oggi, non solo lavorativa, è complicato e fidati che nemmeno loro saprebbero cosa fare se ripiombassero ad avere 18 anni.
A mio modo di vedere, come ti hanno già detto, il tuo è uno sfogo principalmente dettato dall'ansia e forse dalla voglia di fare qualcos'altro oltre studiare (il fatto che fare il cameriere sia stato gratificante per te ne è un segno). Forse dovresti preoccuparti più di questo che dell'economia e dei messaggi contraddittori che spesso arrivano dai mezzi di informazione e dagli adulti (i quali ne sono pesantemente influenzati anche se pochi lo ammetteranno).
Ma il punto cruciale non è questo, sono cose che sappiamo già ormai da decenni tanto da far diventare il "declino italiano" un genere letterario ed i teorici del declino un mestiere, gli scaffali di librerie e biblioteche sono piene di titoli del genere. Il punto è che tu non puoi farci nulla sulle questioni macroeconomiche e sociali, l'unica realtà su cui puoi avere un'influenza è principalmente quella tua personale, quindi ti conviene concentrarti su quella.
Genitori ed insegnanti a volte non sono d'aiuto e danno messaggi negativi non perché non vogliano aiutare i giovani, semplicemente ed amaramente non ne sono in grado, perché capire e raccontare la realtà di oggi, non solo lavorativa, è complicato e fidati che nemmeno loro saprebbero cosa fare se ripiombassero ad avere 18 anni.
A mio modo di vedere, come ti hanno già detto, il tuo è uno sfogo principalmente dettato dall'ansia e forse dalla voglia di fare qualcos'altro oltre studiare (il fatto che fare il cameriere sia stato gratificante per te ne è un segno). Forse dovresti preoccuparti più di questo che dell'economia e dei messaggi contraddittori che spesso arrivano dai mezzi di informazione e dagli adulti (i quali ne sono pesantemente influenzati anche se pochi lo ammetteranno).
Però, quale è il punto di tutto ciò?
I punti sono due, il fatto che la situazione non sia delle migliori e che non riesco a organizzarmi per la mia scelta.
Ho parlato con amici, genitori e insegnanti, ma nessuno di loro mi ha mai aiutato, anzi hanno solo peggiorato la situazione, o la mia visione della situazione.
La scuola non fa altro che insegnarmi nuove cose, che non mi saranno mai utili per fare un lavoro, ma che servono sempre.
Non farlo di competenze specialistiche di un istituto tecnico, ma di abilità normali che tutti dovrebbero possedere, come il saper comunicare, gestire una situazione in ufficio, saper parlare con una persona nuova.
Invece in Italia si inizia a fare queste cose dopo i 5 anni di laurea e si entra in azienda come degli inetti, sperando che qualcuno abbia il buon cuore di insegnarci ciò che la scuola non fa e non vuole capire che deve fare, e si prova anche imbarazzo.
Io personalmente mi sento inadatto al lavoro in azienda, soprattuto perché non so come si svolge, e perché la scuola non ha mai realizzato una comunicazione con le aziende, perché i docenti le vedono come sfruttatrici di manodopera.
Non si rendono conto che un'esperienza del genere potrebbe solo fare bene.
Una mia amica che studia in Svizzera al Liceo, ha già fatto due tirocini in azienda, ha dovuto gestire clienti, rispondere al telefono, parlare con persone e provare a risolvere situazioni nuove.
Non che con queste attività è pronta a gestire grandi aziende, per carità, ma almeno sa cosa significa lavoro e cosa o come funziona un'azienda, che offrono oggi la gran parte delle offerte di lavoro.
Io non so nemmeno cosa sia organizzato il lavoro e che aria si tira in azienda.
Come ho già detto prima, non avendo fatto queste esperienze, il lavoro in azienda mi spaventa già da ora, e non mi sento portato, e gli insegnanti non fatto altro di dirci di starne alla larga, come se fossero il male in persona, come se si potesse vivere dignitosamente senza soldi.
Non si rendono conto di quanto possa essere formativa un'esperienza del genere, e non fanno altro che riempirci dalla mattina alla sera di frasi negative e demoralizzanti come " il mio lavoro non mi piace, è un inferno, avrei dovuto fare altro", " la scuola cade a pezzi", " il nostro stipendio è basso", " le aziende sfruttano i giovani", " non fate il nostro stesso errore di diventare docenti".
Cosa ne dovrei pensare io?
Pensate anche alla mia età e alla mia poca esperienza?
Questi dovrebbero meritarsi l'appellativo di "insegnanti"?
Non hanno dedicato un'ora nei loro anni di insegnamento a parlare di un argomento così importante, perché "non c'è tempo", e non è qualcosa di utile ai fini della didattica.
Tutto quello che so sul mondo del lavoro l'ho dovuto trovare in rete, ma sappiamo bene che in rete si può trovare di tutto.
Io ho girato parecchio il mondo, se lo guardi bene e ci vivi scoprirai che non è molto diverso dall’italia. Quindi ok lamentarsi ma senza conoscere come vanno le cose fuori resta pregiudizio, e non costruttivo.
All'estero non penso sia così, parlo del Nord Europa, io ho girato un po' e l'impressione generale è che ci sia maggiore rispetto degli insegnanti, e che gli stipendi siano anche più alti.
Le tasse all'estero sono quasi quanto le nostre, forse anche un tantino più basse, ma i servizi che si ricevono per quelle tasse sono decisamente di maggiore qualità.
Durante l'estate ho fatto il cameriere, un lavoro non facile che mi ha permesso di guadagnare per mantenermi, e mi è piaciuto, perché sono stato a contatto con le persone, ho ricevuto tanti grazie e tanti sorrisi, e sono stato in un ambiente felice, positivi e accogliente.
Quando penso alla condizione lavorativa di alcuni laureati che possiedono competenze specifiche e a come vengono trattati, mi sale un po' di angoscia.
Ho un amico che è diventato ragioniere e dopo il diploma ha iniziato a lavorare a tempo indeterminato con uno stipendio netto di 1500 euro, direi non male per chi ha un diploma ed è solo alle prime armi.
Certo, probabilmente lo stipendio rimarrà lo stesso per un bel po' di anni e salirà al massimo a 2000.
Tuttavia mi sembra una condizione decisamente non brutta rispetto a tanti laureati.
Tra l'altro la condizione dei laureati non è tanto diversa rispetto ai diplomati, con la differenze di un gap di almeno 5 anni se non più, di non-lavoro.
In alcuni casi, vale a dire per alcuni corsi di laurea, si possono avere delle speranze di crescita un po' più grandi sul lungo periodo, ma non sempre.
C'è anche chi va a lavorare nei call center.
Io invece non so nemmeno cosa potesse piacermi, se un lavoro in azienda o nella ricerca.
Ci fanno tanto la morale che le aziende sfruttano, ma ci avessero mai portato in un laboratorio di ricerca per vedere come è il lavoro di un ricercatore, che potrebbe essere una delle aspirazioni di chi esce dallo scientifico, invece nulla, il vuoto.
La mia impressione è che uscirò dallo scientifico senza avere una direzione, come se per 5 anni avessi imparato solo a studiare ( tra l'altro da noi il liceo dura un anno in più rispetto a altrove), senza avere capito cosa posso fare, quali sono le opportunità, cosa è il lavoro o la ricerca.
Non si fa altro che stare attenti in classi e studiare, basta, mai un progetto di gruppo che ci facesse capire come si può lavorare insieme.
Mi viene difficile pensare che io mi dovrò canalizzare su un settore specifico come Ingegneria, Medicina o Economia, ma anche rinunciare a materie umanistiche per concentrarsi su una branca della Scienza Pura.
Non capisco come molte persone riescano dopo cinque anni di studio allo scientifico a virare così facilmente verso una carriera così diversa rispetto agli studi precedenti.
Non riesco a capire perché, nonostante sia ben chiaro che per i giovani oggi non è facile trovare lavoro, nessun insegnante dica qualcosa in merito, lamentandosi solo della loro precarietà.
A ciò si aggiungono le grandi aspirazioni dei genitori, male informai, che magari non sanno cosa è l'università e pensano che la laurea dia la possibilità di innalzarsi su un piedistallo.
Io non ho aperto questo post per parlare a vanvera, ma vi sto chiedendo aiuto, se qualcuno vuole avere la buona anima di darmi una mano, anche opinioni che sono in contrasto con ciò che ho detto vanno più che bene, sto cercando di capire ciò che è giusto fare per il futuro.
Io ho girato parecchio il mondo, se lo guardi bene e ci vivi scoprirai che non è molto diverso dall’italia. Quindi ok lamentarsi ma senza conoscere come vanno le cose fuori resta pregiudizio, e non costruttivo.
Ok, non condivido molte cose ma comunque è la tua idea. Però, quale è il punto di tutto ciò? A me sembra uno sfogo che non porta da nessuna parte.