I lavoro dei matematici (fisici/ingegneri)
Discussioni simili sono state già aperte, ma vorrei farvi la classica domanda sui lavori scientifici da un altro punto di vista: i matematici/fisici/ingegneri che si occupano di analizzare situazioni ed elaborare modelli nei campi della finanza/ecologia/medicina, adoperano "tecniche consolidate" o devono "inventare" di volta in volta nuovi modelli specifici? In altre parole, applicheranno ciò che hanno studiato, o si ritroveranno a dover fare tutto da soli.
La domanda potrebbe sembrare sciocca, ma in realtà si tratta di un dubbio che mi affligge molto. Pensavo di iscrivermi a matematica (a scuola ho sempre ottenuto ottimi risultati e la materia mi piace molto), ma, non avendo idea di che tipo di mansioni possano svolgere i matematici nelle aziende (che cosa fa, in pratica, un risk analyzer?) o nell'ambito della ricerca applicata (per esempio) alla fisica, non so giudicare se da qui a 5 anni saprò "inventare" nuovi modelli ed approcci ai vari problemi.
La domanda potrebbe sembrare sciocca, ma in realtà si tratta di un dubbio che mi affligge molto. Pensavo di iscrivermi a matematica (a scuola ho sempre ottenuto ottimi risultati e la materia mi piace molto), ma, non avendo idea di che tipo di mansioni possano svolgere i matematici nelle aziende (che cosa fa, in pratica, un risk analyzer?) o nell'ambito della ricerca applicata (per esempio) alla fisica, non so giudicare se da qui a 5 anni saprò "inventare" nuovi modelli ed approcci ai vari problemi.
Risposte
ok grazie. Spero in ogni caso di riuscire a fare qualcosa nell'ambito della ricerca, ma è comunque confortante avere alcune garanzie.
Risposta secca stando alle attuali occupazioni/richieste: no, avrai modelli ben precisi e già collaudati da applicare.
"orentam":
Diciamo che la domanda di base era: in un ipotetico lavoro dopo la laurea in matematica (in una banca/un centro di ricerca/etc) mi sarà richiesto di sviluppare per ogni situazione un modello completamente nuovo/un approccio totalmente innovativo, oppure avrò delle conoscenze da applicare?
Ma come pensi che qualcuno possa rispondere a questa domanda, su un ipotetico futuro lavoro, dando per scontata laurea e specializzazione. Fai le cose per gradi e vedrai che tutto verrà da se.
E comunque innovare non significa dimenticare tutto ciò che c'era prima e fare qualcosa di nuovo, ne è così scontato che tutti abbiano le capacità per arrivare a risultati di ricerca degni di nota.
La domanda è troppo generica, e a mio modo di vedere, anche insensata. Per ora fai ciò che ti piace fare. Se ti piace la matematica o la fisica, e pensi di averne la capacità, intraprendi questo percorso, senza farti ossessionare da domande alle quali nessuno può rispondere. Sempre che tu ti laurei, è possibile che tu finisca a lavorare per qualche azienda privata nel settor della ricerca, potresti intraprendere una carriera da professore, potresti rivoluzionare anche la matematica o la fisica con un teorema geniale, ma come pensi che qualcuno possa prevedere ciò, soprattutto senza ocnoscere te e le tue attitudini.
Diciamo che la domanda di base era: in un ipotetico lavoro dopo la laurea in matematica (in una banca/un centro di ricerca/etc) mi sarà richiesto di sviluppare per ogni situazione un modello completamente nuovo/un approccio totalmente innovativo, oppure avrò delle conoscenze da applicare?
Quello che aggiungo è che anche i matematici finiscono col dimenticare i contenuti: fino a che si tratta di calcolo ok ma se uno va a lavorare in azienda dimenticherà il teorema di Hahn-Banach o l'omologia singolare... Quello che però conta è la forma mentale che uno acquisisce studiando matematica.
Nel senso che non tutte le aziende fanno ricerca e sviluppo, e comunque anche se lo fanno, non è detto che sarai destinato a quel ramo dell'azienda. In molti casi gli ingegneri usano solo minimamente le conoscenze acquisite durante il loro percorso di studi. Tutto è molto relativo, conosco ingegneri nucleari che di lavoro fanno il controllo di qualità ai telai della Ford Fiesta, che le leggi della fisica possono anche metterle in un cassetto e dimenticarle.
"Luca.Lussardi":
Si e no... diciamo che, se sono fortunati e capitano in centri dove si fa innovazione, il meglio che possono fare è usare modelli matematici decenti; ma la maggior parte dei matematici che lavora al di fuori della ricerca universitaria non usa quasi nulla di quello che ha studiato, specie negli ultimi anni.
Scusami, non ho ben afferrato il concetto. Potresti ripetere, per favore?
Si e no... diciamo che, se sono fortunati e capitano in centri dove si fa innovazione, il meglio che possono fare è usare modelli matematici decenti; ma la maggior parte dei matematici che lavora al di fuori della ricerca universitaria non usa quasi nulla di quello che ha studiato, specie negli ultimi anni.
Quindi, per esempio, i matematici che lavorano nel settore bancario/assicurativo oppure medico/ospedaliero o ancora ecologico/biologico in buona sostanza applicano quello che hanno studiato?
Penso che un matematico che lavora in azienda il più delle volte utilizzi modelli già studiati e consolidati, e la stessa cosa vale per fisici o ingegneri; al limite ci si può spingere a lievi modifiche di modelli noti. Solamente, almeno in Italia, chi fa ricerca nelle università ha le competenze e la possibilità di studiare e scoprire nuovi modelli.