Saggio breve (53665)
saggio breve ricerca della felicità
Risposte
spero d'averti aiutata
http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20091026070933AAo7r2U
http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20091026070933AAo7r2U
Valentina la FONTE!!!
Aggiunto 6 giorni più tardi:
cmq tutti i temi e le prove delle maturità passate, le trovi nel sito alla sezione MATURITÀ
Aggiunto 6 giorni più tardi:
cmq tutti i temi e le prove delle maturità passate, le trovi nel sito alla sezione MATURITÀ
Sapete...gli esseri umani, per migliaia di anni, hanno cercato di
trovare la felicità.
Ma soltanto pochi, a quel che sembra, hanno trovato davvero una
felicità durevole nella vita.
E quindi voglio chiedermi, qui, con voi, stasera, perché la
maggioranza di noi non riesca a conseguire questo sentimento di gioia e
di felicità.
Se ci guardiamo intorno vediamo che la gente si dà molto da fare
per conseguire un obiettivo o un altro obiettivo, che ritengono possa dar
loro la felicità.
Uno studente, per esempio, lavora molto per laurearsi, per
conseguire il suo diploma pensando che questo gli possa dare la felicità;
un uomo d'affari si darà da fare per far funzionare la sua impresa
pensando che, una volta che questa si sarà affermata, lui potrà avere la
felicità; l'impiegato di un ufficio avrà l'ambizione di far carriera, di
diventare a sua volta un direttore: pensa che questo gli darà la
felicità; un uomo di religione prende dei voti e segue delle pratiche
pensando che per questa via la sua mente diventerà una mente religiosa e
questo gli darà felicità; un docente universitario, un ricercatore,
lavora sodo alla sua costruzione teorica per scrivere i suoi libri,
pensando che una volta che avrà fatto questo allora sarà felice.
E il povero cerca di diventare ricco perché pensa che dopo, così,
sarà felice.
A guardarle dall'esterno queste persone sembrano molto diverse
l'una dall'altra...però hanno una cosa in comune; considerano la felicità
un qualche cosa che sta là fuori, che sta nel futuro e che quindi deve
essere raggiunto.
Ma se situiamo la felicità nel futuro allora questo vuol dire che
non siamo felici nel momento presente e che vogliamo diventare felici nel
futuro.
E quindi, nel momento presente, si agisce perché ci si trova in uno
stato di insoddisfazione...per conseguire la soddisfazione, ritenendo che
questa ci darà la felicità.
Ogni essere umano si ritrova su una linea di confine, un confine
che separa le cose che gli danno piacere e a cui ha accesso da quelle
invece a cui non ha accesso e che desidera.
Questa linea di confine è situata per ciascuno di noi in un posto
diverso, però per tutti vale questo: ciascuno di noi ha alcune cose ma ce
ne sono altre che invece non ha.
E quando dico: "cose che si hanno e che non si hanno" non mi
riferisco soltanto a oggetti materiali ma anche a obiettivi di carattere
spirituale.
Quindi questa è una cosa che hanno in comune tanto un povero
dell'India che si dà da fare per riuscire a comprarsi una bicicletta
quanto la regina d'Inghilterra che vuole invece procurarsi un'isola per
sé.
Psicologicamente ci troviamo tutti nello stesso stato: inappagati
con quello che c'è da questa parte della linea di confine, quel che si ha e impegnati a spostare più in là questa linea di confine per avere di
più.
E ci diamo da fare, ci diamo da fare per spostare questa linea
sempre più in là e, quando siamo riusciti a spostarla, una parte delle
cose che prima erano al di là, cose a cui prima non avevamo accesso, ora
sono passate da questa parte della linea, ce le abbiamo!
Temporaneamente questo ci dà un senso di appagamento, di
soddisfazione, perché abbiamo conseguito qualcosa di nuovo.
Però c'è sempre qualcosa d'altro che è al di fuori della nuova
linea di confine.
Per cui si finisce con l'annoiarsi con quello che si ha in questo
nuovo stato, così come ci si era annoiati con quello che si aveva prima.
Sorge quindi un nuovo desiderio per qualcosa che non abbiamo
adesso; questo desiderio crea insoddisfazione e ci spinge a muoverci di
nuovo per ottenere altre cose che non abbiamo ancora.
E la vita si svolge così, in questo circolo vizioso.
E credo sia stato Oscar Wilde a definire questa condizione umana
con il suo stile umoristico: "Ci sono due tragedie nella vita, due
drammi che noi viviamo: uno, quello di non avere ciò che desideriamo;
l'altro, di aver soddisfatto il nostro desiderio!"
Quindi dobbiamo chiederci: come mai non siamo soddisfatti di quel
che abbiamo ora e abbiamo sempre bisogno di cercare qualcosa di nuovo?
E se ci poniamo questa domanda ci accorgiamo che, siccome ci
proiettiamo verso un nuovo desiderio per ottenere qualcosa che ancora non
abbiamo, diventiamo insensibili, non percepiamo quello che invece
abbiamo.
Quindi sono annoiato, sono insoddisfatto di ciò che ho perché non
vi presto attenzione e concentro invece il mio sforzo su quello che non
ho e cerco quel che non ho perché sono stufo, sono annoiato di quel che
ho.
Perciò vedo questo circolo vizioso e mi chiedo: è possibile
uscirne?
Mi chiedo se non si tratti di un'illusione quella che mi fa credere
che la felicità è nel futuro.
Forse la felicità non consiste nello spostare più in là questa
linea, proprio per questo circolo vizioso che ho appena descritto.
La felicità forse non si trova lì dove corre quella linea, ma forse
dipende dal modo in cui noi guardiamo al di là di quella linea.
Così accade la prima volta che facciamo un giro in bicicletta: ci
sembra una cosa meravigliosa...mentre, passati due o tre anni, la
bicicletta è lì, messa da parte e al ragazzo non gliene importa più
nulla.
Così un giovane che è innamorato di una ragazza le fa la corte,
tutto il suo cuore è concentrato verso di lei, su di lei. Ma dopo che
c'è stato il matrimonio, passati un paio d'anni, già guarda da un'altra
parte!
Vediamo che questo accade con tutti i piaceri.
Ci diamo molto da fare per farci una casa sul mare, perché il mare
è bellissimo...ma una volta che questa casa ce l'abbiamo e ci viviamo,
dopo un po', il mare non ci interessa più.
La gente che vive sul mare vuole andare a vivere in città e quelli
che vivono in città vogliono andare a vivere sulla riva del mare. E la
stessa cosa vale per il matrimonio: l'uomo che non è sposato cerca moglie
e chi invece lo è, vorrebbe uscirne.
E quindi mi chiedo se non è un gioco che noi tutti giochiamo e
sembra un gioco senza fine.
Spero che questa ricerca che ti ho trovato vada bene...ciao!!
trovare la felicità.
Ma soltanto pochi, a quel che sembra, hanno trovato davvero una
felicità durevole nella vita.
E quindi voglio chiedermi, qui, con voi, stasera, perché la
maggioranza di noi non riesca a conseguire questo sentimento di gioia e
di felicità.
Se ci guardiamo intorno vediamo che la gente si dà molto da fare
per conseguire un obiettivo o un altro obiettivo, che ritengono possa dar
loro la felicità.
Uno studente, per esempio, lavora molto per laurearsi, per
conseguire il suo diploma pensando che questo gli possa dare la felicità;
un uomo d'affari si darà da fare per far funzionare la sua impresa
pensando che, una volta che questa si sarà affermata, lui potrà avere la
felicità; l'impiegato di un ufficio avrà l'ambizione di far carriera, di
diventare a sua volta un direttore: pensa che questo gli darà la
felicità; un uomo di religione prende dei voti e segue delle pratiche
pensando che per questa via la sua mente diventerà una mente religiosa e
questo gli darà felicità; un docente universitario, un ricercatore,
lavora sodo alla sua costruzione teorica per scrivere i suoi libri,
pensando che una volta che avrà fatto questo allora sarà felice.
E il povero cerca di diventare ricco perché pensa che dopo, così,
sarà felice.
A guardarle dall'esterno queste persone sembrano molto diverse
l'una dall'altra...però hanno una cosa in comune; considerano la felicità
un qualche cosa che sta là fuori, che sta nel futuro e che quindi deve
essere raggiunto.
Ma se situiamo la felicità nel futuro allora questo vuol dire che
non siamo felici nel momento presente e che vogliamo diventare felici nel
futuro.
E quindi, nel momento presente, si agisce perché ci si trova in uno
stato di insoddisfazione...per conseguire la soddisfazione, ritenendo che
questa ci darà la felicità.
Ogni essere umano si ritrova su una linea di confine, un confine
che separa le cose che gli danno piacere e a cui ha accesso da quelle
invece a cui non ha accesso e che desidera.
Questa linea di confine è situata per ciascuno di noi in un posto
diverso, però per tutti vale questo: ciascuno di noi ha alcune cose ma ce
ne sono altre che invece non ha.
E quando dico: "cose che si hanno e che non si hanno" non mi
riferisco soltanto a oggetti materiali ma anche a obiettivi di carattere
spirituale.
Quindi questa è una cosa che hanno in comune tanto un povero
dell'India che si dà da fare per riuscire a comprarsi una bicicletta
quanto la regina d'Inghilterra che vuole invece procurarsi un'isola per
sé.
Psicologicamente ci troviamo tutti nello stesso stato: inappagati
con quello che c'è da questa parte della linea di confine, quel che si ha e impegnati a spostare più in là questa linea di confine per avere di
più.
E ci diamo da fare, ci diamo da fare per spostare questa linea
sempre più in là e, quando siamo riusciti a spostarla, una parte delle
cose che prima erano al di là, cose a cui prima non avevamo accesso, ora
sono passate da questa parte della linea, ce le abbiamo!
Temporaneamente questo ci dà un senso di appagamento, di
soddisfazione, perché abbiamo conseguito qualcosa di nuovo.
Però c'è sempre qualcosa d'altro che è al di fuori della nuova
linea di confine.
Per cui si finisce con l'annoiarsi con quello che si ha in questo
nuovo stato, così come ci si era annoiati con quello che si aveva prima.
Sorge quindi un nuovo desiderio per qualcosa che non abbiamo
adesso; questo desiderio crea insoddisfazione e ci spinge a muoverci di
nuovo per ottenere altre cose che non abbiamo ancora.
E la vita si svolge così, in questo circolo vizioso.
E credo sia stato Oscar Wilde a definire questa condizione umana
con il suo stile umoristico: "Ci sono due tragedie nella vita, due
drammi che noi viviamo: uno, quello di non avere ciò che desideriamo;
l'altro, di aver soddisfatto il nostro desiderio!"
Quindi dobbiamo chiederci: come mai non siamo soddisfatti di quel
che abbiamo ora e abbiamo sempre bisogno di cercare qualcosa di nuovo?
E se ci poniamo questa domanda ci accorgiamo che, siccome ci
proiettiamo verso un nuovo desiderio per ottenere qualcosa che ancora non
abbiamo, diventiamo insensibili, non percepiamo quello che invece
abbiamo.
Quindi sono annoiato, sono insoddisfatto di ciò che ho perché non
vi presto attenzione e concentro invece il mio sforzo su quello che non
ho e cerco quel che non ho perché sono stufo, sono annoiato di quel che
ho.
Perciò vedo questo circolo vizioso e mi chiedo: è possibile
uscirne?
Mi chiedo se non si tratti di un'illusione quella che mi fa credere
che la felicità è nel futuro.
Forse la felicità non consiste nello spostare più in là questa
linea, proprio per questo circolo vizioso che ho appena descritto.
La felicità forse non si trova lì dove corre quella linea, ma forse
dipende dal modo in cui noi guardiamo al di là di quella linea.
Così accade la prima volta che facciamo un giro in bicicletta: ci
sembra una cosa meravigliosa...mentre, passati due o tre anni, la
bicicletta è lì, messa da parte e al ragazzo non gliene importa più
nulla.
Così un giovane che è innamorato di una ragazza le fa la corte,
tutto il suo cuore è concentrato verso di lei, su di lei. Ma dopo che
c'è stato il matrimonio, passati un paio d'anni, già guarda da un'altra
parte!
Vediamo che questo accade con tutti i piaceri.
Ci diamo molto da fare per farci una casa sul mare, perché il mare
è bellissimo...ma una volta che questa casa ce l'abbiamo e ci viviamo,
dopo un po', il mare non ci interessa più.
La gente che vive sul mare vuole andare a vivere in città e quelli
che vivono in città vogliono andare a vivere sulla riva del mare. E la
stessa cosa vale per il matrimonio: l'uomo che non è sposato cerca moglie
e chi invece lo è, vorrebbe uscirne.
E quindi mi chiedo se non è un gioco che noi tutti giochiamo e
sembra un gioco senza fine.
Spero che questa ricerca che ti ho trovato vada bene...ciao!!