FICHTE

Clappa
ho difficoltà a studiare dai miei appunti su fichte..ho fatto un pò di ricerche sul web ma è tutto molto complicato...chi mi da una mano?nello specifico mi interessano le 5 missioni del dotto..
grazie

Risposte
Clappa
Io non so proprio come ringraziarvi ragazzi...
Francy1882 e SuperGaara mi siete stati davvero d'aiuto per la mia tesina...
Grazie mille:thx:thx

SuperGaara
;):satisfied

Francy1982
Grande Gaara sempre prezioso!

SuperGaara
Ti conviene fare "tasto destro-salva immagine con nome" e poi aprirle sul tuo pc, così sei più comoda a leggerle!

Questo è ciò che dice il libro riguardo all'impegno dell'intellettuale:

PRIMA PARTE



SECONDA PARTE



Questo sotto, invece, è un frammento tratto da "Lezioni sulla missione del dotto":


Clappa
magari! mi faresti un favore...

SuperGaara
Io ho il libro che aveva mia sorella di filosofia "Dall'Illuminismo all'idealismo - Tomo 4" dell'Atlas di M. De Bartolomeo e V. Magni, dove viene trattato Johann Gottlieb Fichte.

Se volete posso scannerizzare la parte in cui parla dell'impegno dell'intellettuale...;)

Francy1982
prego alla prossima chiedi alla tua prof!

Clappa
capisco...vabè, grazie comunque..

Francy1982
neanche io quello è il problema e neanche l'ho letto! so la cosa in generale, ma nello specifico nn posso aiutarti purtroppo mi spiace :(

Clappa
e non ce l'ho....

Francy1982
sono scritte nel suo libro la missione del dotto io francamente nello specifico nn me le ricordo! prendi il libro!

Clappa
ma nn si riescono a trovare proprio le 5 missioni?cioè in cosa consistono?

Francy1982
Provo a spiegarte la in breve così, una volta capito il senso, puoi avvalerti anche degli appunti e del materiale che hai trovato su internet o nei libri:
faccioprima iun'intro su Fichte in maniera tale che il suo pensiero e la sua concezione dell' IO siano chiare:
FICHTE fa una doppia critica a Kant:
- equivocità della cosa in sé
- l'astrattezza della cosa in sé
Per Fichte il pensiero di Kant portava allo scetticismo (conosco solo il fenomeno) e lui si batte per ridare libertà all'io, che in Fichte è un io dinamico. L'IO non è statico, ma tende all'infinito. anche il non IO non è una limitazine come in Kant (il noumeno che nn posso consocere), ma è creazione stessa dell'IO che per dimostrarsi crea da solo la diversità: in un primo momento per F è come se l'IO fosse solo, poi l'uomo consoce la sua forza con il NON IO, l'uomo infatit non conosce solo per conoscere, ma conosce per AGIRE, il mondo è teatro dell'agire dell'uomo e l'uomo è protagonista di questo agire (si uniscono le sfere che Kant aveva diviso).

MISSIONE DEL DOTTO:
Riassumendo è dall'interazione tra Io e non-Io che comincia l’azione morale dell'uomo.
L'uomo deve agire moralmente e in questo egli realizza l'indipendenza dell'IO, che non nega l'indipendenza all'altro: è dall'ammissione dei limiti originari della libertà dell'altro e propria che l'Io si scopre come un particolare individuo.
Gli individui diversi, i tanti IO si limitano reciprocamente e per raggiungere la libertà devono copeerare insieme all'azione, da questa cooperazione nascono tre tipi di comunità:
1. ETICA = CHIESA
2. POLITICA = STATO
3. QUELLA DEI DOTTI
Quella dei dotti è una classe particolare in cui il dotto ha una missione precisa: ricercare la perfezione morale e tale missione è possibile solo ai dotti.
Il dotto è tale proprio in relazione alla soc in cui vive, per questo dirà Fichte che egli "ha perciò il dovere tutto speciale di perfezionare in sé eminentemente e al massimo grado i talenti sociali, cioè la facoltà ricettiva e la facoltà comunicativa... Egli deve conservarsi questa facoltà ricettiva con lo studio continuo e cercare di premunirsi da quella sordità di fronte alle opinioni ed espressioni altrui che spesso s'incontra anche presso eminenti pensatori originali... La facoltà comunicativa poi è continuamente necessaria al dotto, perché egli possiede la sua scienza non per sé ma per la società... Quelle conoscenze che egli ha acquisito per la società, il dotto deve ora effettivamente applicarle a vantaggio della società; deve condurre gli uomini alla coscienza dei loro veri bisogni e istruirli sui mezzi adatti per soddisfarli... Inoltre c'è in tutti gli uomini un sentimento del vero, che certo da solo non basta, ma dev'essere sviluppato, saggiato, raffinato; e far ciò è appunto compito del dotto... Cosí il dotto, conformemente al concetto che ne abbiamo sviluppato sin qui, è, per sua destinazione, il maestro del genere umano. Ma egli non deve soltanto istruire genericamente gli uomini... Egli vede non solo il presente ma anche il futuro; non vede solo la situazione attuale, ma anche il punto verso cui l'umanità deve camminare se vuol mantenersi sulla strada della sua ultima meta, senza sviarsene o retrocedere. Egli non può pretendere di trascinarla d'impeto fino alla meta, perché essa non può procedere a sbalzi nel suo cammino, deve solo badare che non si fermi e non retroceda. Sotto questo riguardo, il dotto è l'educatore dell'umanità. Egli agisce sulla società, questa è basata sul concetto della libertà; essa e tutti i suoi membri sono liberi; ed egli non deve agire su di essa se non con mezzi morali. Il dotto non cadrà nella tentazione di prendere gli uomini con mezzi coattivi, con l'uso della forza fisica, per indurli ad accettare i suoi convincimenti..., ma egli non deve nemmeno ingannarli... Nella società ogni individuo deve agire per libera scelta e per una persuasione da lui giudicata sufficiente; deve poter considerare se stesso in ogni sua azione come scopo, ed essere considerato tale da ogni membro. Chi viene ingannato viene trattato solo come mezzo. Il fine supremo di ogni singolo uomo, come della società tutta intera, e - per conseguenza - di tutta l'operosità sociale del dotto è il perfezionamento morale di tutto l'uomo. È dovere del dotto di mirare sempre a questo fine ultimo e di tenerlo presente in tutta la sua attività sociale. Ma non potrà mai lavorare con successo per il perfezionamento morale chi non è, per conto suo, un uomo buono... Perciò il dotto, considerato per quest'ultimo riguardo, deve essere l'uomo moralmente migliore del suo tempo: deve rappresentare in sé il piú alto grado di perfezionamento morale possibile nel suo tempo".
(Fichte, Su la destinazione del dotto)

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