Quali sono le funzioni del direttore d'orchestra?

sossolina
quali sono le funzioni del direttore d'orchestra?

Risposte
Dirigere l'orchestra musicale.

MARTINA90
Il direttore d'orchestra è la figura che guida un'orchestra o in generale un gruppo di musicisti.
Il direttore ha innanzitutto un ruolo interpretativo, è cioè colui che fa le scelte musicali fondamentali (come andamenti, profilo dinamico, ecc.) illustrando a cantanti solisti, coristi e strumentisti il proprio punto di vista sul contenuto e l'impostazione generale del componimento musicale.
Egli inoltre è d'aiuto per la coordinazione dei musicisti fra loro durante l'esecuzione, indicando il tempo, gli ingressi di strumenti, le voci e le dinamiche.
Le sue funzioni sono anche quelle di guidare le prove (concertazione) e, in assenza di un comitato artistico, scegliere il repertorio da eseguire.
Il ruolo del direttore, come lo conosciamo oggi, si è formato intorno al XIX secolo. Il primo musicista formatosi come "direttore d'orchestra" intorno al periodo del Preclassico (1730 - 1750) fu Johann Stamitz, direttore dell'orchestra stabile di Mannheim, allora fra le maggiori orchestre del periodo, al punto da far decidere a Mozart di soggiornare a Mannheim in varie occasioni per conoscere i segreti dell'orchestrazione e delle dinamiche di quest'orchestra (diretta dal 1774 al 1798 da Christian Cannabich)[1].
Prima di allora, le orchestre erano solitamente dirette dal compositore dell'opera eseguita e che generalmente sedeva al clavicembalo. In assenza del compositore, erano il clavicembalista o il primo violino a guidare l'esecuzione, avendo sul proprio leggio una piccola partitura condensata in cui erano indicate le principali linee melodiche e di accompagnamento. Con l'aumentare della complessità delle composizioni e del numero dei musicisti coinvolti fu necessario introdurre la figura di un musicista senza strumento, che si potesse occupare solo della concertazione e della coordinazione tra gli esecutori, leggendo da una partitura completa e dando indicazioni verbali, uditive e gestuali.
Nel XVII secolo si cominciarono ad usare - per scandire il tempo - dei bastoncini, fogli di carta arrotolata e altri oggetti, fino a dei grossi e ben visibili bastoni. Jean-Baptiste Lully deve la sua morte proprio ad uno di questi bastoni: l'8 gennaio 1687 mentre dirigeva il Te Deum dava il tempo agli esecutori battendo un lungo bastone sul pavimento ligneo del palco, come usava in quell'epoca. Per distrazione, si ferì il piede battendo il tempo e ne scaturì una brutta infezione. Alle cure dei medici (che suggerivano l'amputazione dell'estremità incancrenita) preferì i vani rimedi di un ciarlatano e morì di lì a poco[2].
Probabilmente il primo musicista la cui carriera fu dedicata principalmente alla direzione d'orchestra fu Hans von Bülow (1830 - 1894). In seguito altri direttori notevoli furono Louis Spohr, Carl Maria von Weber, Louis-Antoine Jullien e Felix Mendelssohn. Anche Hector Berlioz e soprattutto Gustav Mahler furono direttori celebrati, e furono fra i primi a scrivere saggi dedicati alla direzione orchestrale. Molti di questi artisti erano sia compositori che direttori, e contribuirono a formare una figura del direttore molto decisa e moderna. Il direttore d'orchestra diventò con il tempo un virtuoso il cui strumento musicale era l'orchestra stessa.
Fra i direttori più celebrati e carismatici del XX secolo citiamo Leonard Bernstein e Wilhelm Furtwängler (compositori entrambi), Arturo Toscanini, Fritz Reiner, Herbert von Karajan, Carlos Kleiber, John Eliot Gardiner, Claudio Abbado, Riccardo Muti, Daniel Barenboim e Lorin Maazel.
Da wikipedia

'arte del direttore d'orchestra è, con l'arte del canto, la meno conosciuta, la meno compresa delle forme di attività artistica. In questo campo regna ancora l'empirismo, nessuna teoria; nessun sistema. Tutto si riduce a qualche vaga ricetta pratica. Ma mentre la mancanza di una seria scienza corale influisce sopra tutto sul carattere dell'insegnamento dei canto, abbandonando gli artisti nelle mani di professori sovente ignoranti, e talvolta anche poco coscienziosi, l'assenza di una qualunque base scientifica svia i nostri apprezzamenti e i nostri giudizi in materia di esecuzione orchestrale, perchè non soltanto il gran pubblico, ma anche i musicisti e gli stessi direttori d'orchestra non si rendono sufficientemente conto delle particolarità che presenta la tecnica di quest'arte.
Così, noi non distinguiamo con la precisione necessaria la parte esatta dei direttore d'orchestra nella esecuzione di un'opera. Succede adunque che un direttore d'orchestra di second'ordine ma abbastanza accorto e dai gesti energici, che abbia a sua disposizione una buona orchestra, perfettamente allenata alla musica antica e moderna, riesce a passare per un eccellente direttore. Se poi, oltre alle qualità dette, possiede anche una certa memoria musicale, cioè la memoria dei diversi movimenti dell'opera e del suo sviluppo melodico, e se dispone di un materiale d'orchestra accuratamente riveduto, egli può riuscire a dirigere con assoluta sicurezza e con un'apparente grande autorità delle opere di cui la sua insufficiente cultura musicale gli vieta la completa comprensione.
La stessa confusione e le stesse incertezze regnano per ciò che concerne le qualità particolari necessarie al direttore d'orchestra e le «proporzioni» - se si può dir così - di tali qualità. La loro armonia completa e il loro perfetto equilibrio sono rari, e il più delle volte una di esse domina a detrimento delle altre: il tale musicista ne possiede certune, ma altre - e non delle meno importanti - gli mancano. Accade che un direttore d'orchestra disponga di una coltura musicale sceltissima, e possegga l'istinto dell'interpretazione ma che poi gli facciano difetto le necessarie qualità tecniche. Allora, tutta la sua attenzione è assorbita, nel corso dell'esecuzione, dalle difficoltà che deve vincere continuamente, e le sue buone intenzioni e le sue più belle idee non riescono così ad essere realizzate. Si verifica anche il caso opposto: brillanti qualità tecniche, e assenza di talento interpretativo.
Insomma, per farsi un'idea esatta delle qualità e dei difetti di un direttore d'orchestra, bisogna assistere alle prove. E soltanto allora che ci si rende conto delle sue facoltà, della sua esperienza, e del modo in cui egli agisce sugli orchestrali, e come ne ottiene la realizzazione delle sue volontà e dello schema interpretativo. Per poter apprezzare con piena giustizia, con piena coscienza la personalità artistica del direttore d'orchestra, è necessario conoscere tutto questo, e seguire da vicino tale lavoro di rifinitura dell'esecuzione.
La confusione e il senso dell'approssimativo che regnano in questo dominio, provengono dal carattere specialissimo dello strumento di cui dispone il direttore d'orchestra. Questo strumento comporta un grandissimo numero di elementi eterogenei: innanzi tutto, un insieme di elementi fisici: i diversi istrumenti affidati ai musicisti; in secondo luogo, un insieme di elementi psichici: gl'istrumentisti stessi; la loro personalità vivente, che possiede, ciascuna, le sue proprie sensazioni, la sua emotività, i suoi gusti, le sue idee particolari.
Convincersi di questa verità fondamentale; compenetrarsene e trarne sistematicamente le conseguenze che essa comporta, equivale a fissare le basi scientifiche di una teoria dell'arte di dirigere l'orchestra.

Una tale teoria non esiste ancora. Non se ne trova nessuna traccia, infatti, nei noti scritti di Berlioz: Il direttore d'orchestra; di Wagner: L'arte di dirigere; di Weingartner: Sulla direzione d'orchestra; opere che contengono, è vero, osservazioni preziose, ma che insistono sopra tutto sulla necessità, per ogni direttore d'orchestra, di possedere una vasta coltura musicale, e si occupano delle particolarità stilistiche di questo o quel direttore. Così, Wagner critica Mendelssohn; e Weingartner, Bülow.
I principi che noi tenteremo di stabilire in questo scritto sono dedotti da alcune considerazioni psicologiche generali, e dalla attenta e costante osservazione dei diversi metodi di lavoro dei grandi direttori d'orchestra, fra i quali bisogna citare in prima linea Arthur Nikisch, il padre della tecnica moderna e il più grande direttore d'orchestra del suo tempo.
L'azione, così complessa, del direttore sugli strumentisti presenta all'analisi un triplice aspetto:

a) Il direttore d'orchestra suscita e regge la vita ritmica dell'insieme orchestrale.

b) Egli elabora e regola la sua sonorità.

e) Egli crea infine la sua unità spirituale, specie d'anima collettiva, -facendo realizzare ad essa la sua propria concezione generale dell'opera d'arte, il suo prestabilito piano d'esecuzione.

Segue al seguente sito:
http://www.rodoni.ch/malipiero/adrianolualdi/artedidirigere/saminskylualdi.html

Aggiunto 2 minuti più tardi:

Oggi la funzione del direttore d'orchestra non si limita ad indicare il ritmo e il suo andamento, ma deve cercare di penetrare gli intendimenti del compositore e trasmetterli all'orchestra, come sosteneva il famoso direttore austriaco Felix Weingartner, concezione ripresa anche da Toscanini.
Può avvenire che un compositore sia incapace di eseguire le proprie composizioni nello spirito che diede ad esse, e che un direttore giunga allo scopo meglio di lui, contribuendo a farle conoscere più intimamente al pubblico.E' noto infatti come Ciaikovski, ad esempio, non fosse un buon interprete della sua musica. La sinfonia "Patetica" (n.6) da lui stesso diretta non fu ben accolta dal pubblico, mentre suscitò un enorme entusiasmo nell'interpretazione del grande direttore ungherese Nikisch. Per contro vi furono compositori di grande capacità direzionale come Mahler e Richard Strauss. Quindi la bacchetta nelle mani di un direttore tecnicamente preparato con grande sensibilità artistica, può esprimere tutte le finezze dell'andamento del tempo e comunicare ogni sfumatura di significato.
Gli esperimenti fatti in America, Ungheria e Russia di orchestre senza direzione, furono molto molto discutibili.
Concludo citando me stesso in occasione di una risposta di qualche settimana fa su Bernstein che, pare - ma a mio avviso era pura esibizione istrionica - riuscisse a dirigere i Wiener solo con lo sguardo e i movimenti della testa. In quell'occasione dissi:
"la musica non può, come le arti figurative e plastiche, testimoniare per se stessa. E’ legata all’orchestra che le da i suoni e all’interprete che ne coglie l’anima ovvero ne unifica i nessi spirituali che danno vita all’opera d’arte."

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