Una questione linguistica.

menale1
Salve a tutti,

nel corso della scrittura della tesi ci si accorge di quanto cavillosa possa essere una buona resa della lingua italiana per una pubblicazione scientifica, o almeno questo è stato il mio sentore.
Necessito di un vostro consiglio. Nel corso delle dimostrazioni siete propensi ad un utilizzo della prima persona plurale o di un impersonale riflessivo (esempio: dimostriamo vs si dimostri, proviamo vs si provi)?
Secondo il mio relatore bisogna tendere verso la prima soluzione dacché la seconda si addice più ad un esercizio lasciato al lettore; d'altro canto non mi sembra linguisticamente il massimo l'utilizzo della prima plurale.
In attesa di risposte, ringrazio tutti per la collaborazione.

Risposte
menale1
Ringrazio tutti per i vostri suggerimenti. Ne deduco da tutte queste considerazioni che non esiste una "retta vita", ma è semplicemente questione di stile.
"gugo82":
Altrimenti, potresti provare con una prima singolare (mi è stato suggerito da un prof. quando ho discusso la tesi, il quale sosteneva che i risultati presentati li avessimo provati io e qualche altro tizio, mentre avevo fatto tutto da solo).

Non credi che possa passare per un estremo elogio di sè?

gugo82
@ Ryukushi: Personalmente, parlare di se stessi in terza persona lo trovo assurdo...

Ryukushi1
Per variare un po' si potrebbe anche utilizzare la formula "l'autore ricorda che", "l'autore suggerisce di" ecc. ecc.

vict85
"Vikhr":
A questo punto penso sia doveroso il parere di una matricola. Io baderei di più a scrivere qualcosa che sia un sunto di tutte le proprie fatiche e delle proprie passioni che ai formalismi. Che l'occasione richieda una forma ineccebile sintatticamente, grammaticamente e lessicalmente è un altro discorso e ha un peso non indifferente, ma dal contenuto di una tesi secondo me dovrebbe per prima cosa scaturire agli occhi del lettore un forte coinvolgimento dell'autore come filosofo (inteso come amante del sapere). Segue ovviamente il disclaimer che più si addice a una matricola: "se sbaglio, mi corigerete" :-) .


Non direi, una tesi di matematica, similmente ai manuali e ai saggi, segue tradizionalmente una certa struttura e forma. Conoscerla e saperla utilizzare è una delle ragioni per cui si fa una tesi di laurea. Oltre a quello è importante dimostrare nel saper fare due cose:
[list=1][*:1sxivvpv] Saper lavorare autonomamente con le varie fonti bibliografiche;[/*:m:1sxivvpv]
[*:1sxivvpv] Fare ricerca autonoma.[/*:m:1sxivvpv][/list:o:1sxivvpv]
di cui la seconda è presente in maniera più o meno accentuata a seconda del tipo di tesi.

La parte di originalità della tesi deve essere presentata nei contenuti e non certo nella forma. Non si può certo scrivere una tesi come se fosse un libro di divulgazione matematica, neanche se l'argomento della tesi si presta bene a questo approccio.

Detto questo il punto io o noi non è molto importante. È molto più importante prestare attenzione alla correttezza formale delle dimostrazioni scritte.

Vikhr
A questo punto penso sia doveroso il parere di una matricola. Io baderei di più a scrivere qualcosa che sia un sunto di tutte le proprie fatiche e delle proprie passioni che ai formalismi. Che l'occasione richieda una forma ineccebile sintatticamente, grammaticamente e lessicalmente è un altro discorso e ha un peso non indifferente, ma dal contenuto di una tesi secondo me dovrebbe per prima cosa scaturire agli occhi del lettore un forte coinvolgimento dell'autore come filosofo (inteso come amante del sapere). Segue ovviamente il disclaimer che più si addice a una matricola: "se sbaglio, mi corigerete" :-) .

Quinzio
Personalmente io preferisco la 3^ p. impersonale. Mi sembra più asettica e adatta a uno stile rigoroso/scientifico.
Nel caso di libri scritti da più autori col "noi" si ha quasi l'impressione che scrivano assieme.
"Dimostriamo"... in fondo il lettore non sta dimostrando nulla...
D'altra parte c'è sempre quel "si" che a lungo andare annoia: "si dimostra", "si prenda", "si scriva".
De gustibus... non saprei...
Dulcis in fundo il noi mi sembra un po' troppo pomposo, del resto, fino a non molto tempo fa, ad usare il plurale majestatis erano i pontefici e i regnanti.
La 1^ p.s. la escluderei, suona abbastanza infantile, a parte, come si diceva, quando si vogliono esprimere considerazioni personali.

Sk_Anonymous
"menale":
(esempio: dimostriamo vs si dimostri, proviamo vs si provi).

"Si prova che" oppure "si può provare che", "si dimostra" oppure "si può dimostra che". Quando dovrò scrivere io una tesi userò l'impersonale, come faccio nelle relazioni di laboratorio.

vict85
Io ho avuto la fortuna/sfortuna di aver scritto sia una tesi umanistica che una di matematica (essendo triennale, di carattere prettamente compilativo). Mi sento di citare a questo proposito Eco (Come si fa una tesi di laurea), anche se il suo libro è indirizzato all'ambito umanistico.
"Umberto Eco":
Io o noi? Nella tesi si deve introdurre le proprie opinioni in prima persona? Si deve dire “io penso che…”? Alcuni pensano che sia più onesto fare così invece di usare il noi majestatis. Non direi. Si dice “noi” perché si presume che quello che si afferma possa essere condiviso dai lettori. Scrivere è un atto sociale: io scrivo affinché tu che leggi accetti quello che io ti propongo. Al massimo si può cercare di evitare pronomi personali ricorrendo a espressioni più impersonali come: “si deve dunque concludere che, pare allora assodato che, si dovrebbe a questo punto dire, è pensabile che, se ne inferisce pertanto che, a esaminare questo testosi vede che” eccetera. Non è necessario dire “l’articolo che ho citato in precedenza” e nemmeno “l’articolo che abbiamo citato in precedenza” quando basta scrivere “l’articolo precedentemente citato”. Ma direi che si può scrivere “l’articolo precedentemente citato ci dimostra che” perché espressioni del genere non implicano alcuna personalizzazione del discorso scientifico.

Il corsivo è nel testo (edizione del 2004).
In pratica la mia opinione è che sia meglio essere impersonali, quando non lo si è si debba usare la prima persona plurale per ciò che è assodato e condivisibile, e la prima per ciò che è propriamente fatto da te o quando esprimi opinioni personali non necessariamente condivisibili. Per esempio per esprimere congetture. Dopo di che cerca di non usare sempre la stessa espressione 100 volte consecutive.

gugo82
Roba tipo "si provi" non è proprio adatto ad alcunché di diverso dagli esercizi assegnati agli studenti sui manuali.

Dal canto mio, uso la prima plurale con lo stesso intento di Zero87, cioé per coinvolgere il lettore... Anche se può sembrare un pluralis maiestatis agli occhi di chi legge (cfr. sotto). :lol:

Altrimenti, potresti provare con una prima singolare (mi è stato suggerito da un prof. quando ho discusso la tesi, il quale sosteneva che i risultati presentati li avessimo provati io e qualche altro tizio, mentre avevo fatto tutto da solo).

Zero87
Il mio relatore, all'epoca della tesi mi disse di usare la prima persona plurale perché era più scorrevole e coinvolgeva un eventuale lettore negli argomenti.

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