Qua si parla sempre di studiare ma....

GENERALE3
stasera anzi stanotte (ora) non avendo sonno ho letto un po questo forum. be' si parla di esami, di studio, che non si riesce a prendere la lode.

per la mia breve esperienza all'università, almeno dove stavo io,valutavano non tanto quello che sapevi ma come lo sapevi. insomma valutavano la tua bravura solo vedendoti. se sei bravo prendi 30, se sei bravissimo prendi 30 e lode, se sei preparatissimo ma non bravo prendi 24. La preparazione passava in secondo piano.

Io sono d'accordo con questo metro di giudizio: conosco tizi che studiano ore ,giornate sui libri e prendono 18 o 20 a giurisprudenza: questo perchè i prof vedono se sei portato ad affrontare certe problematiche e questo lo studio non lo da'. sarebbe brutto incontrare un avvocato laureato con lode perchè ha studiato parecchio che non sa affrontare le problematiche di una causa.
allo stesso modo trovo brutto che alcuni professori universitari di analisi non sappiano fare un limite neanche troppo difficile ma comunque non standard, e ne ho visti.
percio',spazio ai bravi. se ti perdi in un bicchier d'acqua nei problemi della vita, se vai in palla al primo problema non standard e neanche tanto difficile, lo studio non serve assolutamente a niente.
Insomma il vostro discorso sul 30 e lode vale se e solo se siete 'bravini' nella materia che studiate, per bravini intendo che sapete smanettare su un limite, sapete risolvere un problema che richiede un certo ragionamento, astrazione. cioè sapete risolvere non solo le cose banali che saprebbe fare anche il salumiere (con tutto il rispetto) ma anche una certa originalità.
questo non accade quasi mai nella classe docente (abbiamo in ogni ordine e grado di scuola, professori asini)... che questi professori poi rovinano gli studenti perchè gli danno un metodo meccanico di studio, di imparare le cose a memoria e non andare oltre a quello che dice il libro. poi c'è qualche professore che fa il furbetto nel senso che pur non essendo bravo tende a far capire che con lui vanno avanti solo i bravi (e questi prof sono i peggiori che potreste avere). Poi c'è, anche se raro, il professore bravo che ti fa capire bene e magari anche se non sei una cima ti fa capire davvero cosa vuol dire studiare una materia.....

scusate la lunghezza ma dopo quello che leggo mi sembrava doveroso scrivere tutto questo. questo xk' dove stavo io il professore ripeto solo VEDENDOTI sapeva se metterti 18, 23 o 30. senza che neanche tu parlassi. questo metro di giudicare le persone in base all'aspetto (che poi non è neanche tanto sbagliato) a me non tanto piace, un professore non dovrebbe fare cosi, almeno se intendiamo per professore uno che ti deve insegnare una cosa. faccio un esempio mi presento domattina a medicina, il prof mi vede e mi fa "no lei non puo' essere medico" ...dall'aspetto. un professore che deve insegnare non dovrebbe esser cosi eppure dove stavo io erano tutti così.

Risposte
celeste4
Ok, così mi torna di più :)

G.D.5
Io credo che l'importante sia dare il meglio di se: se uno fa il lavoro che gli piace e lo fa dando il massimo di se stesso, allora non avrà rimpianti. Non è detto che tutti debbano vincere il premio Nobel o la medaglia Fields. Poi può anche accadere che il massimo non basti, ma non tutti dobbiamo rivoluzionare il mondo e per rivoluzionarlo occorrono anche i piccoli lavori.

Fioravante Patrone1
Che discorsi! Gli interventi degli intervenuti sottolineano elementi importanti della decisione da prendere.
Parafrasando Gatto89, potremmo pensare che i tre punti siano tre funzioni obiettivo diverse: $f,g,h$.
Magari si tratta di massimizzare una loro "combinazione convessa": $\alpha f + \beta g + \gamma h$. Se ti bevi questo miniminimodellino, ovvio che sta a te scegliere (scelta informata, suggerirei) i coefficienti.

celeste4
Ma alla fine di questa conversazione sorge un dubbio.
Quando si finiscono le superiori si ricevono tre filoni principali di consigli:
1) fai quello che ti piace;
2) fai qualcosa in cui riesci bene, che se anche si tratta di un settore con poca offerta di lavoro, il fatto di eccellere ti porterà sempre avanti;
3) fai qualcosa che ti garantisca un buon lavoro.
Ora, uno può essere appassionato di matematica, ma non essere particolarmente talentuoso, impiegarci un po' di tempo in più dei migliori per capire le cose, aver bisogno di un sacco di lavoro per raggiungere obiettivi che i "brillanti" raggiungono in meno tempo.
Pur potendo arrivare a fare un buon lavoro, si renderà perfettamente conto che non brillerà mai, ma almeno fa una cosa che gli piace e che fa crescere con la sua fatica.
Dai vostri discorsi pare che bisognerebbe demolirlo, se non impedirgli di intraprendere questa via. E' così?

Fioravante Patrone1
"Benny":
Per esperienza personale sono portato a considerare il lavoro come prima distinzione tra chi ce la fa e chi no. Ma se chi è nell'ambiente universitario da molti più anni di me la pensa diversamente, sono pronto a ricredermi.
Il genio è 1% ispirazione e 99% traspirazione.

Guarda, io nella mia lunga esperienza di lavoro ho avuto la possibilità di incorciare alcuni matematici molto bravi. Molto più bravi di me, senza paragone. Beh, normalmente sono anche dei muli da lavoro.

Benny24
"GENERALE":
non sapendo neanche cos'è una trave

non si laurea..
non sapendo progettarla invece si laurea ma non lavora. prima o poi i nodi vengono al pettine.
però scusami, se uno ottiene bei voti nel suo corso, come fai a dire che è uno zuccone e che non è portato? in caso contrario avresti ragione, ma staremmo parlando di un laureato mediocre che probabilmente farà meno strada.

Quanto al discorso talento-lavoro, sicuramente in un corso di laurea come matematica e fisica, dove l'ostacolo principale consiste nella complessità e nell'astrazione dei contenuti da imparare, il talento conta di più che altrove e sicuramente senza alcune doti non si raggiungono certi risultati.
Per esperienza personale sono portato a considerare il lavoro come prima distinzione tra chi ce la fa e chi no. Ma se chi è nell'ambiente universitario da molti più anni di me la pensa diversamente, sono pronto a ricredermi.

Arado90
con lo studio matto e disperatissimo come diceva un poeta

Leopardi :D
Comunque sono d'accordo con te, anche se è un pensiero che già in altri hanno espresso.
Ma infine non credo che sia un grava problema; se anche una persona del genere venisse assunta o cominciasse a lavorare in proprio ci si accorgerebbe subito della sua "incapacità" e terminerebbe presto la sua carriera.

GENERALE3
ma voi siete d'accordo che un tizio che PALESEMENTE non è per niente portato per esempio per l'ingegneria edile e fa questa facoltà studiando come un pazzo e non sapendo neanche cos'è una trave?insomma secondo voi lo studio fa miracoli?io se il meccanico non so farlo non posso aprirmi l'officina, avoja di studiare la macchina ma se viene un cliente e per un guasto che normalmente per aggiustarlo ci si mette mezz'ora e io impiego una giornata o peggio non riesco ad uscirmene fuori, devo chiudere baracca.
invece con lo studio matto e disperatissimo come diceva un poeta, sembra che zucconi del genere vadano avanti. siete d'accordo a farli andare avanti? io no

Gatto891
Io sono d'accordo con matths87, perlomeno in matematica... volendo tirare formule a caso, si potrebbe dire che il Rendimento è $R = L\cdotT^2\cdotC^(alpha)$ dove $L$ è il lavoro, $T$ il talento e $C$ rappresenta altri fattori... ed è chiaro che sia se non c'è talento che se non c'è lavoro, il rendimento non può che essere basso...

Questo ripeto chiaramente conta solo in matematica, magari in altre facoltà (medicina e giurisprudenza su tutte) si avrà $R = L^(a)T^(b)C^(c)$ con $a > b$ (ovvero sono facoltà in cui probabilmente è più importante il lavoro del talento).

Sk_Anonymous
"Benny":
La discriminante resta comunque non il talento, ma il lavoro. E' un po', appunto, come la parabola dei talenti.


Non sono d'accordo: il lavoro conta e ha un peso rilevante, ma il vero elemento discriminante credo proprio che sia il talento; conosco gente cha al primo anno studiava ore e ore, ma ha dovuto mollare, mentre ci sono altre persone che studiando il giusto si sono laureate in corso con la lode.

Benny24
"GENERALE":
costui anche se studia giorno e notte e impara l'esame alla perfezione... come fate a mettergli un voto alto?????
Cioè qua' parlate di studio. ma lo studio dovrebbe essere per chi ha le capacità.


E come si fa a mettere un voto alto a chi ha le capacità ma studia poco?
Partiamo dal presupposto non esistono bianco e nero ma sfumature di grigio. Ad un corso di laurea non si iscrivono solo geni e cretini. Chi non ha minimamente le capacità si fermerà ai primi ostacoli e avrà maggior fortuna altrove. Chi farà affidamento solo sulle proprie "capacità", soccomberà. Chi studierà tanto verrà premiato e la cosa gli riuscirà tanto più facile quanto più grandi sono le sue capacità.

La discriminante resta comunque non il talento, ma il lavoro. E' un po', appunto, come la parabola dei talenti.

Fioravante Patrone1
"Ahi":
Vi chiedo una cosa un po' OT (forse e anche un po' strana!?) dato che voi siete professori di una certa fama :)

...quando vi accorgete che lo studente che avete di fronte ha studiato a memoria come vi comportate?

Visto che sono famoso, rispondo :P

Imarare a memoria è molto importante. Ovviamente il modo più furbo per memorizzare le cose è capirle, e in particolare matematica offre la massima opportunità di ridurre lo sforzo "puramente mnemonico".
Diciamo che provo compassione nei confronti di quelli che imparano (matematica) "a memoria", per lo sforzo assurdo, inumano, che fanno.
Quanto alla valutazione, è ovvio che le connessioni fra concetti e la comprensione sono essenziali in matematica, per cui uno studio essenzialmente "a memoria" non ha ragione di essere premiato. Visto che è mia abitudine commentare ("spiegare") la mia valutazione, dopo l'esame, in caso di studio "a memoria" il mio commento include una parte di ramanzina.

Luca.Lussardi
Se la certa fama è rivolta anche a me, devo subito dire che non ho nessuna fama, Fioravante è l'unico vero professore.

Comunque sia io in genere non tollero la ripetizione a memoria, e me ne accorgo in 1 secondo.

Ahi1
Vi chiedo una cosa un po' OT (forse e anche un po' strana!?) dato che voi siete professori di una certa fama :)

...quando vi accorgete che lo studente che avete di fronte ha studiato a memoria come vi comportate?

wedge
"Fioravante Patrone":

- cancello i primi due-tre minuti, i cui il 90% degli esminandi farfuglia cose prive di senso

:lol: :lol: :lol:

GENERALE3
ragazzi, un calciatore arriva ad essere da serie A se oltre all'allenamento parte con delle doti iniziali e date da madre natura. l'allenamento affina queste doti.
Ora possiamo paragonare l'allenamento allo studio: se non hai le doti intellettive iniziali (che ha il calciatore,anche se sono fisiche ma è un paragone) non arriverai mai ad essere da serie A (quindi sbagliato a dare voti alti a chi non ha le capacità).
Insomma vi sto solo dicendo che chi se la cava puoi dargli il voto alto, ma se uno è asino e per asino intendo che non sa fare neanche il cerchio col bicchiere,cioè un tipo che impara le cose a memoria,si blocca dinanzi alla prima cosa un pò diversa da quella vista: costui anche se studia giorno e notte e impara l'esame alla perfezione... come fate a mettergli un voto alto?????
Cioè qua' parlate di studio. ma lo studio dovrebbe essere per chi ha le capacità. puo' essere che chi sbaglia lo scritto abbia le capacità e migliora al successivo e puo' essere che chi non ha le capacità fa bene lo scritto perchè ha studiato come un dannato...

dove stavo io guardavano quest'aspetto.direi che anche se per un professore che ripeto dovrebbe insegnarti , non è il massimo, il metodo per me è abbastanza condivisibile, per non trovarsi un giorno ingegneri meccanici laureati che non sanno neanche svitare una candela della macchina.perchè lo studio non da' apprendimento buono se non ci sono le capacità

Zkeggia
Allora son d'accordo con te, anche secondo me la parola "Lode" è un po' abusata...

Luca.Lussardi
Gli studenti che mirano ad un buon voto devono fare un'ottima prova scritta, io ritengo che la prova scritta sia di fondamentale importanza, almeno quanto l'orale, in matematica. Se un mio studente punta ad un voto alto, non ha altro che da rifare lo scritto se è troppo basso il voto di ammissione all'orale. E poi ho comunque detto che se il voto dello scritto è molto alto la media è ponderata a favore dell'orale: se uno mi arriva col 28 nello scritto e fa un orale ottimo non assegno 29, ma 30.

blackbishop13
@ Luca.Lussardi

mi permetto di dire:
ma allora un tuo studente non può che aspettarsi di prendere un voto minore o uguale a quello dello scritto? e se ha uno scritto alto le probabilità di prendere un voto più basso aumentano? Ma gli studenti cosa ne pensano di questo metodo?
non sono ovviamente critiche, ma semplici osservazioni..
lo chiedo perchè a me è capitato di parlare con alcuni docenti di come valutano, ma questo metodo mi sembra davvero tanto sconveniente per gli studenti che mirano ad un buon voto!

Luca.Lussardi
Io di solito faccio un paio di domande (lunghe) su argomenti fatti a lezione per vedere come va, se vedo che lo studente può arrivare come rendimento a dire solo ciò che è stato fatto a lezione non vado oltre e nel migliore dei casi c'è il 30. Se vedo che lo studente può dare di più si passa a domande più serie, facendo fare cose non fatte nel corso, se lo studente si sa destreggiare, ovviamente anche guidato e aiutato, si passa anche alla lode. Secondo la mia concezione delle cose la lode si deve dare solo a chi porta "più cose" rispetto a quanto fatto a lezione.

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