Non siate provinciali!
Stavo rispondendo a enomis sulla storia del punteggio di laurea, ma alla fin fine la cosa più impotante da dire è questa.
Non siate provinciali. I nomi dei vostri esami, le regole del vosto CCS (una volta CCL
), il numero di esami che avete/avevate, etc. variano da sede a sede. Come le prove intermedie: "da me" si chiamavano (chiamano) compitini, ma altrove sono detti "provetta", o "esoneri" o "prove intermedie", aggiungete pure voi...
Eppure, alcune risposte al mio intervento in cui parlavo di giungla mostrano una non consapevolezza di quanto il sistema universitario sia variegato.
Se poi si esce dall'Italia...
Greetings from Pretoria
Non siate provinciali. I nomi dei vostri esami, le regole del vosto CCS (una volta CCL

Eppure, alcune risposte al mio intervento in cui parlavo di giungla mostrano una non consapevolezza di quanto il sistema universitario sia variegato.
Se poi si esce dall'Italia...
Greetings from Pretoria
Risposte
Nella città in cui vivevo, c'erano migliaia di corsi di laurea differenti.
Ad esempio, solo nella facoltà di economia, c'erano 7/8 corsi diversi per la triennale.
In alcuni casi, la suddivisione era (ma temo sia tuttora) ridicola: due corsi con nomi diversi avevano 2/3 esami diversi tra loro nel piano di studio.
Poi, c'era il corso di "Economia marittima e dei trasporti", che è quello in cui mi sono laureato.
Vista la specificità del tema (più di un terzo degli esami erano legati al settore trasportistico), questo tipo di corso aveva ed ha una ragione di essere, soprattutto considerando il tipo di economia prevalente in Liguria.
Posso capire il giusto intento di radere al suolo i vari corsi di laurea con nomi diversi ma in sostanza uguali tra loro. Sarebbe auspicabile quantomeno avere la triennale comune, con pochissime differenziazioni (Scienza economica, Finanza o Tecnica aziendale), per rendere più specifica la preparazione attraverso una laurea specialistica o un master.
Tuttavia, ammetto che un corso di laurea talmente specifico come quello che ho fatto io sarebbe difficile da inquadrare nel contesto descritto sopra.
Per quanto riguarda il metodo, certamente sarebbe auspicabile una certa unità d'intenti.
Oramai si sente parlare molto di (e sempre a sproposito) di federalismo, gestione aziendale delle università, presidi manager, fondazioni di diritto privato e termini ancora più buffi. Tuttavia, credo che, soprattutto per chi intende proseguire gli studi all'estero o cercare lavoro all'estero, sia molto più utile un sistema uniforme, piuttosto che uno campanilista (ehm, scusate, volevo dire federalista).
Ad esempio, non capisco perchè ogni facoltà decida il metodo di votazione.
In questo modo, un laureato a Genova ed uno a Parma, a parità di conoscenze e competenze, otterrebbero un risultato diverso.
Questo spingerebbe gli studenti ad iscriversi là dove i voti sono più alti.
Questo spingerebbe le università ad allargare la manica nei voti.
Questo comporterebbe un calo della qualità del servizio.
Non so perchè sto parlando al condizionale...
Ad esempio, solo nella facoltà di economia, c'erano 7/8 corsi diversi per la triennale.
In alcuni casi, la suddivisione era (ma temo sia tuttora) ridicola: due corsi con nomi diversi avevano 2/3 esami diversi tra loro nel piano di studio.
Poi, c'era il corso di "Economia marittima e dei trasporti", che è quello in cui mi sono laureato.
Vista la specificità del tema (più di un terzo degli esami erano legati al settore trasportistico), questo tipo di corso aveva ed ha una ragione di essere, soprattutto considerando il tipo di economia prevalente in Liguria.
Posso capire il giusto intento di radere al suolo i vari corsi di laurea con nomi diversi ma in sostanza uguali tra loro. Sarebbe auspicabile quantomeno avere la triennale comune, con pochissime differenziazioni (Scienza economica, Finanza o Tecnica aziendale), per rendere più specifica la preparazione attraverso una laurea specialistica o un master.
Tuttavia, ammetto che un corso di laurea talmente specifico come quello che ho fatto io sarebbe difficile da inquadrare nel contesto descritto sopra.
Per quanto riguarda il metodo, certamente sarebbe auspicabile una certa unità d'intenti.
Oramai si sente parlare molto di (e sempre a sproposito) di federalismo, gestione aziendale delle università, presidi manager, fondazioni di diritto privato e termini ancora più buffi. Tuttavia, credo che, soprattutto per chi intende proseguire gli studi all'estero o cercare lavoro all'estero, sia molto più utile un sistema uniforme, piuttosto che uno campanilista (ehm, scusate, volevo dire federalista).
Ad esempio, non capisco perchè ogni facoltà decida il metodo di votazione.
In questo modo, un laureato a Genova ed uno a Parma, a parità di conoscenze e competenze, otterrebbero un risultato diverso.
Questo spingerebbe gli studenti ad iscriversi là dove i voti sono più alti.
Questo spingerebbe le università ad allargare la manica nei voti.
Questo comporterebbe un calo della qualità del servizio.
Non so perchè sto parlando al condizionale...
Hai perfettamente ragione, secondo me. Mi sono più volte chiesto se siano mai state avanzate proposte di standardizzazione atte a rendere sensato un confronto tra università diverse, italiane e non.