Meglio laurearsi in tempo con un voto più basso o poco dopo con un voto più alto?
Salve a tutti,
ho cercato se questo argomento era già stato affrontato prima ma non ho trovato niente, quindi vi pongo questo "dilemma".
Volevo chiedere, sapendo che tra i frequentatori di questo sito ci sono oltre che studenti anche professori e persone con molta esperienza nell'università, se secondo voi, per facoltà come fisica e matematica, è più importante laurearsi in tempo ma accontentandosi di qualche voto molto poco soddisfacente, oppure massimo un anno dopo ma con un risultato e una preparazione migliore. Ovviamente c'è anche il discorso economico, nel senso che andare fuori corso anche un anno è molto costoso, ma non voglio toccare questo aspetto, vorrei solo sapere la vostra opinione su com'è visto un matematico o un fisico che si laurea subito ma con un voto più basso (quindi meno preparato) piuttosto che uno con un voto migliore ma un anno in ritardo. Certo che sarebbe meglio laurearsi in tempo e bene!! Ma non è per niente semplice.
Grazie in anticipo per le risposte!
Valentina
ho cercato se questo argomento era già stato affrontato prima ma non ho trovato niente, quindi vi pongo questo "dilemma".
Volevo chiedere, sapendo che tra i frequentatori di questo sito ci sono oltre che studenti anche professori e persone con molta esperienza nell'università, se secondo voi, per facoltà come fisica e matematica, è più importante laurearsi in tempo ma accontentandosi di qualche voto molto poco soddisfacente, oppure massimo un anno dopo ma con un risultato e una preparazione migliore. Ovviamente c'è anche il discorso economico, nel senso che andare fuori corso anche un anno è molto costoso, ma non voglio toccare questo aspetto, vorrei solo sapere la vostra opinione su com'è visto un matematico o un fisico che si laurea subito ma con un voto più basso (quindi meno preparato) piuttosto che uno con un voto migliore ma un anno in ritardo. Certo che sarebbe meglio laurearsi in tempo e bene!! Ma non è per niente semplice.
Grazie in anticipo per le risposte!
Valentina
Risposte
"socio1985":
[...] Per il resto la penso come Lussardi. Sul singolo esame può succedere di tutto, ma per laurearsi uno deve sostenere 20-30 esami, se i voti sono mediocri è sempre sfortuna? tutti i professori si intestardiscono contro quella persona? non credo.
Non vedo nessi con quanto ho scritto, se stai rispondendo a me.
"Luca.Lussardi":
Non ho mai parlato della certezza dei giudizi, lungi da me affermare che esista. Ritengo però che, su base statistica, i voti riflettano adeguatamente la preparazione; è ovvio che poi qualcuno ai margini della gaussiana ci sia. In ogni caso trovo pericoloso contestare alla radice l'atto del giudicare, visto che è una procedura essenziale del nostro modo di agire, in ogni situazione.
Io, invece, ne faccio una questione filosofica; dubitare della propria capacità di giudizio (in qualsiasi ambito) dovrebbe essere un dovere di ogni individuo, studente o luminare che sia. E poi, vogliamo parlare del sistema con il quale viene attribuito un voto? Sicuramente conoscerai la cosiddetta "tecnica di riscalamento", tecnica che è regola (non eccezione) per esempio in Gran Bretagna, oppure in alcune università italiane come la Bocconi. Le assunzioni che la giustificano sono ragionevoli, ma quello che qui è un 18, là potrebbe benissimo essere un 30.... e quindi? Quale dei due voti rispecchia la preparazione di uno studente? Quello che ne misura la preparazione assoluta, oppure quello che in qualche modo opera un raffronto? Boh. Alla fine uno si rassegna a quello che gli viene dato senza farne tante, conscio che quello sia soltanto uno dei modi possibili in cui egli può essere giudicato, e non necessariamente quello migliore.
Detto questo, la mia ambizione è laurearmi con il massimo. Ma solo perché sono un po' narciso, non per altro.
Nell'ambito lavorativo il voto è importante, sopratutto per quelli di alto livello dove c'è molta concorrenza, è chiaro che la lode diventa un parametro per scremare.
Per il resto la penso come Lussardi. Sul singolo esame può succedere di tutto, ma per laurearsi uno deve sostenere 20-30 esami, se i voti sono mediocri è sempre sfortuna? tutti i professori si intestardiscono contro quella persona? non credo.
Per il resto la penso come Lussardi. Sul singolo esame può succedere di tutto, ma per laurearsi uno deve sostenere 20-30 esami, se i voti sono mediocri è sempre sfortuna? tutti i professori si intestardiscono contro quella persona? non credo.
Non ho mai parlato della certezza dei giudizi, lungi da me affermare che esista. Ritengo però che, su base statistica, i voti riflettano adeguatamente la preparazione; è ovvio che poi qualcuno ai margini della gaussiana ci sia. In ogni caso trovo pericoloso contestare alla radice l'atto del giudicare, visto che è una procedura essenziale del nostro modo di agire, in ogni situazione.
"Luca.Lussardi":
Personalmente ritengo queste cose tutte voci di corridoio, spesso dette da studenti che per un qualche motivo non rendono come dovrebbero o come vorrebbero. È vero che ci sono professori che fanno male il proprio mestiere, e questo succede in ogni attività professionale, ma non è la regola.
Questa visione non rende IMHO giustizia alla realtà delle cose, e mi ricorda tanto quel signor Kien secondo il quale gli studenti sarebbero tutti dei neghittosi birraioli. Vogliamo forse parlare dell'incertezza intrinsecamente connessa all'atto del giudicare? Una volta un professore esaminando mi disse, in separata sede: "Del resto, che ci vuoi fare? Il giudizio è in qualche modo una forma di torto: nei confronti dell'esaminato, quando il voto è troppo basso, nei confronti della nobiltà della materia, quando il voto è troppo alto."
E non sono uno studente frustrato.
"Luca.Lussardi":
Personalmente ritengo queste cose tutte voci di corridoio, spesso dette da studenti che per un qualche motivo non rendono come dovrebbero o come vorrebbero. È vero che ci sono professori che fanno male il proprio mestiere, e questo succede in ogni attività professionale, ma non è la regola.
Non sono voci di corridoio, l'ho visto fare!
E non su di me, alla fine a quell'esame presi 30... Un 30 che non riflette la mia conoscenza della materia. Mi sarei dato molto meno...
Concordo però che, per fortuna, non è la regola; ma valutare qualcuno in uno o due scritti e une mezz'oretta di orale è davvero difficile...
Personalmente ritengo queste cose tutte voci di corridoio, spesso dette da studenti che per un qualche motivo non rendono come dovrebbero o come vorrebbero. È vero che ci sono professori che fanno male il proprio mestiere, e questo succede in ogni attività professionale, ma non è la regola.
"Luca.Lussardi":
nella gran parte dei casi riflette correttamente la preparazione
Non sono molto d'accordo. Ho visto anche professori mandar via studenti alla prima domanda (che nulla c'entrava con il programma!) mentre tenerne altri che dicevano cose allucinanti.
Sono pienamente d'accordo con lisdap, del quale leggevo spesso i post quando durante lo studio per l'esame di Matematica venivo colto dall'ansia di non riuscire a capire e di conseguenza superare l'esame ricavando non poca fiducia in me stesso. Infatti io penso che, se allo studio di una materia oggettivamente difficile per la dedizione, la costanza e l'introspezione che richiede al fine di essere veramente compresa da ciascun individuo, si aggiungono anche problematiche di tipo emotivo che poi al momento dell'esame impediscono di rendere a un valore tendente asintoticamente al 100%, come è successo a me questa mattina, allora è meglio accontentarsi, dopo aver cercato di dare il meglio. Nel mio caso (studio Chimica) la materia in questione era Matematica ed è uno dei corsi di base insieme a Fisica, per cui mi sono premurato di aver compreso bene il contenuto del mio libro di testo consigliato prima di sostenere l'esame (non prenotandomi alla prima sessione).
Non è vero che il voto non conta nulla, nella gran parte dei casi riflette correttamente la preparazione; ovviamente le eccezioni esistono.
Ci tenevo a dire la mia su questo argomento, e lo farò in modo schietto.
Io credo che per uno studente capire che il voto è solo uno stupido numeretto senza alcuna valenza che ormai per abitudine associano alla tua persona sia quasi più importante che capire ciò che egli studia.
Il voto non è un indice sul quale fare affidamento perchè è deciso da troppi fattori: ovviamente preparazione, ma anche fortuna, umore del professore, DILIGENZA NELLO STUDIO, dove con il termine diligente intendo non colui che studia e entra nel profondo delle cose per piacere di conoscenza, ma colui che non si perde una lezione, che prende appunti scrivendo qualunque cosa esce dalla bocca del professore, che risputa all'orale in faccia al prof. quello che aveva ingoiato a lezione. Questo intendo con diligenza. Essere diligenti aiuta a superare gli esami e a prendere voti alti, perché se sei diligente sai tutto quello che il prof. ti può chiedere e quello che vuole sapere. Essere diligenti però non necessariamente significa essere buoni studenti.
Qualche giorno fa ho sostenuto l'esame di disegno di macchine, e ho preso 21. Che dire, sono molto contento perché era da mesi che non sostenevo esami ed ero psicologicamente un pò giù. Però per me quel 21 non significa un bel niente, insomma non ha proprio senso. Cosi come non ha senso il 26 che ho preso l'anno scorso a Fisica 1. Infatti, apparentemente 26 è un ottimo voto, però io sono consapevole che 17 mesi fa, quando ho sostenuto fisica appunto, la mia mente non conosceva affatto la fisica; però ho preso 26, e come è possibile direte voi? E' possibile perché valutare la preparazione con un compitino scritto e qualche domanda di teoria è a dir poco superficiale. oppure non ha senso il 25 che presi ad Analisi 1 due anni fa: andate a guardare i miei ultimi post e capirete perché!
La conclusione che io traggo dalle mie esperienze è che il voto è un parametro DA NON TENERE NEANCHE IN MINIMA CONSIDERAZIONE! Levatevelo proprio dalla testa, perché fin quando ragionerete in termini di voti sarete sempre degli studenti superficiali e poco maturi. Anch'io all'inizio pensavo in termini di voti e rifiutavo se il voto era troppo basso, ma poi ho capito che quello che conta veramente è entrare nel profondo delle cose e capire veramente ciò che si studia, fregandomene di qualunque parere altrui o di qualunque voto mi venga appiccicato, perché se studi pensando al pezzo di carta o se studi imparando solo le cose che vuole sapere il prof. di turno quando uscirai dall'università sarai uno dei tanti ingegneri (nel mio caso) MEDIOCRI sfornati dalle nostre università. Ripeto fino allo sfinimento, studiare per se stessi ma soprattutto per il piacere di capire, non per il prof. o per il voto. Se il vostro unico fine è prendere 30 e il pezzo di carta, sappiate che non emergerete nel vostro campo ma sarete confinati nella massa.
Credere nel voto è come credere che i fulmini vengono scagliati perché qualcuno lassù non è dell'umore giusto: insomma, il voto è il luogo comune dei luoghi comuni, è davvero un'idiozia da eliminare al più presto. Io ne sono venuto fuori e ho imparato ad ignorarlo, però non tutti la pensano come me.
Io credo che per uno studente capire che il voto è solo uno stupido numeretto senza alcuna valenza che ormai per abitudine associano alla tua persona sia quasi più importante che capire ciò che egli studia.
Il voto non è un indice sul quale fare affidamento perchè è deciso da troppi fattori: ovviamente preparazione, ma anche fortuna, umore del professore, DILIGENZA NELLO STUDIO, dove con il termine diligente intendo non colui che studia e entra nel profondo delle cose per piacere di conoscenza, ma colui che non si perde una lezione, che prende appunti scrivendo qualunque cosa esce dalla bocca del professore, che risputa all'orale in faccia al prof. quello che aveva ingoiato a lezione. Questo intendo con diligenza. Essere diligenti aiuta a superare gli esami e a prendere voti alti, perché se sei diligente sai tutto quello che il prof. ti può chiedere e quello che vuole sapere. Essere diligenti però non necessariamente significa essere buoni studenti.
Qualche giorno fa ho sostenuto l'esame di disegno di macchine, e ho preso 21. Che dire, sono molto contento perché era da mesi che non sostenevo esami ed ero psicologicamente un pò giù. Però per me quel 21 non significa un bel niente, insomma non ha proprio senso. Cosi come non ha senso il 26 che ho preso l'anno scorso a Fisica 1. Infatti, apparentemente 26 è un ottimo voto, però io sono consapevole che 17 mesi fa, quando ho sostenuto fisica appunto, la mia mente non conosceva affatto la fisica; però ho preso 26, e come è possibile direte voi? E' possibile perché valutare la preparazione con un compitino scritto e qualche domanda di teoria è a dir poco superficiale. oppure non ha senso il 25 che presi ad Analisi 1 due anni fa: andate a guardare i miei ultimi post e capirete perché!
La conclusione che io traggo dalle mie esperienze è che il voto è un parametro DA NON TENERE NEANCHE IN MINIMA CONSIDERAZIONE! Levatevelo proprio dalla testa, perché fin quando ragionerete in termini di voti sarete sempre degli studenti superficiali e poco maturi. Anch'io all'inizio pensavo in termini di voti e rifiutavo se il voto era troppo basso, ma poi ho capito che quello che conta veramente è entrare nel profondo delle cose e capire veramente ciò che si studia, fregandomene di qualunque parere altrui o di qualunque voto mi venga appiccicato, perché se studi pensando al pezzo di carta o se studi imparando solo le cose che vuole sapere il prof. di turno quando uscirai dall'università sarai uno dei tanti ingegneri (nel mio caso) MEDIOCRI sfornati dalle nostre università. Ripeto fino allo sfinimento, studiare per se stessi ma soprattutto per il piacere di capire, non per il prof. o per il voto. Se il vostro unico fine è prendere 30 e il pezzo di carta, sappiate che non emergerete nel vostro campo ma sarete confinati nella massa.
Credere nel voto è come credere che i fulmini vengono scagliati perché qualcuno lassù non è dell'umore giusto: insomma, il voto è il luogo comune dei luoghi comuni, è davvero un'idiozia da eliminare al più presto. Io ne sono venuto fuori e ho imparato ad ignorarlo, però non tutti la pensano come me.
Secondo me quello che conta è fare quello che le proprie capacità permettono di fare, impegnandosi al tempo stesso per migliorare queste capacità e cercare di capire cosa eventualmente impedisce il miglioramento. Quello che conta è essere onesti, prima di tutto con se stessi.
scusatemi se mi introduco ma quindi è vero che il voto della triennale non incide affatto su quello della magistrale?
"valentina92":
mi è stato più volte detto "il voto della triennale non conta niente, finiscila prima che puoi e poi mira in alto nella specialistica"
L'hanno detto anche a me...
Comunque, personalmente sono per la mezza via: è una banalità, ma penso sia meglio avere 27 di media e finire in tempo ragionevole piuttosto che fare un esame all'anno ed avere 30.
Poi, dal punto di vista personale, per esigenze di borsa di studio e nervi, ho dovuto accettare voti bassini che m'hanno abbassato la media non di poco, ma questa è un'altra storia...

Sono d'accordo. Tra l'altro con il nuovo ordinamento c'è questa laurea 3+2; anch'io la penso così, mi sono posta questa domanda perchè sono in triennale, al secondo anno, e mi è stato più volte detto "il voto della triennale non conta niente, finiscila prima che puoi e poi mira in alto nella specialistica" ; forse è vero che il voto della specialistica è quello più importante, ma se durante gli studi, o le vacanze estive, si vuol fare una qualche esperienza in un laboratorio, bisogna comunque spedire un curriculum dove è necessario inserire anche la situazione attuale del rendimento accademico, e se la media è troppo bassa non si viene scelti! Io non credo che uno che ha fatto 12 esami e ha preso anche 18 e 19 è visto come uno che ne ha fatti 10 ma con voti migliori. Poi non so, ho sentito opinioni discordanti, ma per adesso avete espresso idee coerenti con la mia linea di pensiero..
È vero che dipende dalla funzione di guadagno in generale, ma stiamo parlando di un corso di laurea in fisica o in matematica nello specifico, ingegneria credo che sia diversa da questo punto di vista, abbracciando molte più discipline allo stesso tempo: secondo me una laurea di questo tipo deve essere conseguita con votazioni molto alte, altrimenti non è formativa, un matematico che si rispetti non può passare analisi 1 con 18 tanto per dire, se lo accetta è meglio che si ritiri e cambi strada. Poi si può anche discutere su cosa voglia dire "voto alto", ma uno non deve restare nella fascia oggettivamente bassa.
Se non definisci una funzione di guadagno non ti si può dare una risposta
Lussardi ti ha dato una risposta basandosi sulla propria funzione di guadano, che penso coincida abbastanza con la mia.
Ma legittimamente si potrebbe pesare anche, se non addirittura di più, la possibilità di spendere la laurea in ambito lavorativo. In questo caso probabilmente sarebbe meglio penalizzare un po' il voto (rimanendo sopra il 100 possibilmente), ma metterci meno.
Lussardi ti ha dato una risposta basandosi sulla propria funzione di guadano, che penso coincida abbastanza con la mia.
Ma legittimamente si potrebbe pesare anche, se non addirittura di più, la possibilità di spendere la laurea in ambito lavorativo. In questo caso probabilmente sarebbe meglio penalizzare un po' il voto (rimanendo sopra il 100 possibilmente), ma metterci meno.
Ovviamente, per quanto mi riguarda, meglio aspettare e mirare più in alto possibile.