Matematica "scontata"

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Diverse facoltà di matematica e fisica incentivano le immatricolazioni attraverso "sconti" sulle tasse universitarie o addirittura l' esonero come a Milano.
I fondi di questa iniziativa sono stati messi a disposizione delle facoltà dal governo con un apposito decreto del 1999.
Vi sono opinioni contrastanti in merito sia all' interno che all' esterno del mondo accademico.

In questo sondaggio riassumo alcune delle posizioni ricorrenti.
Ovviamente, dato che lo scopo non è una statistica, è importante scrivere le motivazioni del voto e sopratutto capire i motivi per i quali una facoltà tradizionalmente importante come matematica e fondamentale per la formazione delle risorse umane sia costretta ad attirare l' attenzione con una sorta di "3x2", tenendo conto che le iscrizioni ai licei scientifici sono invece aumentate.

Risposte
Maxos2
mmmmmm, tenace....

tecnos1
NO

Maxos2
Preciso che non è rancore verso la figura professionale dell'avvocato, dottore o ingegnere, ma verso la sciocca venerazione degna del biasimo Manzoniano, che la nostra arretrata società tributa loro. Provocano il mio sdegno anche le storture nella amministrazione del potere che accompagnano questa situazione.

Non sei d'accordo?

tecnos1
"Maxos":

2) Che alla odiosa trinità rural-democristian-boomeconomicista del Dottour-Avoché-Insgnér (=Dottore-Avvocato-Ingegnere, volutamente in dialetto parmigiano ma credo che suonino ugualmente nei vostri vernacoli) si sostituisca quella del Fisico-Matematico-Chimico, cioé che queste personalità divengano socialmente prestigiose (capirete non per interesse privato).


Odiosa lo sarà per te :-D !
Perchè dovrebbe sostituirsi..al massimo si potrebbe ampliare :-D

Maxos2
Con questi "emendamenti", sono completamente d'accordo con te.

Cheguevilla
il modello concorrenziale puro è minato alle radici

Si, siamo d'accordo.
Però ha dei lati positivi che bisogna cercare di sfruttare.
Negli ultimi 15/20 anni, il sistema italiano sta assumendo tutti i lati peggiori di entrambi i modelli, quello centralista e quello liberista.
In particolare, lo Stato dovrebbe, con i suoi interventi, puntare ad un miglior funzionamento del mercato e ad un accrescimento della qualità del sistema.
Proteggere un prodotto perdente (perchè qualitativamente non all'altezza degli altri) ha l'effetto di indebolire il sistema.
L'intervento corretto non deve avere come obiettivo l'input, ma l'output; ovvero, creare una domanda specifica per quelle figure professionali, oppure modificare i corsi suddetti, in modo da adeguarli alla domanda di competenze del mercato del lavoro.
Invece, agendo in questo modo, lo Stato difende un corso che offre competenze scarsamente richieste (e scarsamente remunerate) sostenendo un costo economico.
La Francia è iperstatalista e ipercentralista, ma funziona.
Certamente.
Se vogliamo parlare di sistemi statalisti che funzionano a meraviglia, dovremmo prendere a modello i paesi nordici.
Il problema è che, per funzionare, un modello statalista richiede un assiduo e quasi incondizionato rispetto delle regole. In Scandinavia è possibile, in Italia temo di no.

Maxos2
Però il modello concorrenziale puro è minato alle radici, è come un gas in cui le molecole si aggregano quando si urtano, dopo un po' di tempo le leggi statistiche che si riscontrano sono completamente aliene da quelle che ci si aspettava, il rischio di monopolio è alto, del resto questo è stato il motivo della grande crisi economica del 1870.
La Francia è iperstatalista e ipercentralista, ma funziona.

Cheguevilla
Secondo me, sono un errore grave.
Sarebbe come una forma di "distorsione del mercato".
Mi spiego meglio.
In condizioni di efficienza, la scelta di una facoltà da parte degli studenti dovrebbe essere condizionata dalla qualità dei suoi output.
Quindi, dalle competenze che lo studente riceve durante il corso di laurea; più queste saranno efficaci sul piano personale o sul mercato del lavoro, tanto più questo corso di laurea sarà gettonato.
Il modello concorrenziale, nel suo funzionamento teorico, prevede l'assenza di "esternalità".
Perchè il modello concorrenziale funzioni bene nel sistema formativo, dovrebbero essere impossibili queste forme di concorrenza.
Se un corso perde iscritti, probabilmente è perchè il prodotto che fornisce non è efficace.
Ricorrere a "sconti" maschera il problema, favorendo un prodotto non competitivo, quindi diminuendo l'efficienza del sistema.
Il problema è comqunque da individuare nel sistema, così come già accennato da Maxos.
Questo tipo di situazione è uno spaccato della realtà economica italiana, e non differisce da altri comparti dell'economia, dove l'intervento pubblico ha, purtroppo, l'effetto contrario a quello desiderato.

Maxos2
Sono comprensibili e corrette tutte e tre, tuttavia il punto è decisamente il secondo.

E' questione culturale e strutturale, e lo dico da studente di Fisica che è ancora più danneggiata di Matematica.

Gli incentivi economici sono completamente inutili. Ovvero, mi spiego meglio, sono inutili come incentivi, nel senso che non è certo la prospettiva dello sconto su tasse comunque basse rispetto al resto del mondo, che convince un ragazzotto di 18 anni a scegliere un corso di questo tipo. Ed è comunque inutile a garantire che chi non ha le possibilità economiche non rinunci, dati gli esorbitanti costi di tutto ciò che ruota attorno all'attività dello studente (come il fatto che non si guadagna).

Del resto distrarre studenti da quelli che chiamo "Corsi di laurea definiti da nomi costituiti da più di una parola" sarebbe, oltre che una grande soddisfazione, una grande conquista per la struttura della società italiana nelle sue fasce più giovani e importanti, non per disprezzo verso alcune "nouvelles vagues" che tali a volte non sono, ma per ripristinare dei rapporti di forza che sono fisiologici per una nazione post industriale come la nostra; e però anche qui non è quell'incentivo economico che conta quanto la prospettiva di un corso sentito come più facile, più normale, ecco! Corso da persona normale.

Dunque occorre che all'interno delle scuole si faccia orientamento serio, e cioè non gli inutili stand di massa o le varie visite guidate, bensì da una parte gli insegnanti debbono comunicare agli studenti il senso delle varie discipline e dall'altra le università devono permanentemente e periodicamente (non in un giorno alla fine della quinta o con i poco allettanti stage estivi) essere disponibili ad aprirsi e farsi conoscere col massimo della "sincerità".

Poi vorrei anche che le università si dessero una mossa perché l'inerte massificazione a prescindere di tutti i corsi di laurea, compresi i "nostri", al solo scopo di parcheggiare ragazzi e ragazze per anni a pagare tasse agli atenei è rivoltante, i giovani devono sapere cosa andranno a fare e come, ancora una volta, orientamento serio!

Insomma per me gli obiettivi sono 3:
1) Che chi ha la passione e il talento abbia tutte le possibilità di esprimerli, di basare su essi la propria esistenza.
2) Che alla odiosa trinità rural-democristian-boomeconomicista del Dottour-Avoché-Insgnér (=Dottore-Avvocato-Ingegnere, volutamente in dialetto parmigiano ma credo che suonino ugualmente nei vostri vernacoli) si sostituisca quella del Fisico-Matematico-Chimico, cioé che queste personalità divengano socialmente prestigiose (capirete non per interesse privato).
3) Che chi non ha talento né tanta passione consideri la Matematica e la Fisica come due possibilità normali per costruirsi una vita, senza assurdi pregiudizi.

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