Lezioni in lingua inglese

niccoset
Ho appena iniziato il primo semestre del secondo anno del CdL magistrale in ingegneria informatica. In due dei corsi che sto frequentando sono presenti studenti erasmus (una/due persone per corso) che hanno fatto richiesta al docente ad inizio lezione di poter svolgere il corso in lingua inglese. Uno dei due professori (quasi madrelingua inglese) ha chiesto a noi studenti non erasmus se fossimo stati d'accordo ed ha (dopo nostra momentanea approvazione) svolto la lezione in inglese. L'altro docente, dopo una singola richiesta, ha iniziato subito a spiegare in inglese (abbastanza scolastico) dicendoci che così avremmo imparato tutti qualcosa in più.
Personalmente trovo questa politica non molto corretta nei confronti degli studenti non erasmus; di seguito provo a elencare brevemente alcuni di questi motivi:

    [*:xjfo5xd3]Seguire correttamente una lezione (e cercare di essere partecipi), in particolare per lezioni frontali con slides, è molto più difficile se il docente spiega in un'altra lingua, a maggior ragione se il docente non ha veramente una buona padronanza della lingua straniera in questione[/*:m:xjfo5xd3]
    [*:xjfo5xd3] In genere (parlo del mio CdL) i libri e il materiale fornito dai docenti sono sempre in lingua inglese[/*:m:xjfo5xd3]
    [*:xjfo5xd3] Uno studente erasmus dovrebbe avere almeno una minima conoscenza della lingua del paese ospitante (no?!)[/*:m:xjfo5xd3][/list:u:xjfo5xd3]

    Certamente lo svolgere le lezioni in lingua inglese aiuta ad acquisire familiarità e dimestichezza con questa lingua ma, in una facoltà come ingegneria dove generalmente bisogna capire una materia, il gioco vale davvero la candela?

    PS: Qui di seguito riporto un link che riguarda su questa questione della mia facoltà https://www.ing-inm.unifi.it/vp-96-cono ... ingue.html

Risposte
claudio862
[ot]
"axpgn":
[quote="claudio86"]Il compito principale di un professore è fare ricerca, ...

Ah sì? Quindi insegnare è un optional? Pensavo lo pagassero per quello (principalmente) …
Quindi se non "insegnano", a che serve andare a lezione? Non sono ironico … se lo scopo principale non è quello di insegnare aboliamo le lezioni in aula, almeno si risparmia … :wink:

Cordialmente, Alex

P.S.: Purtroppo la Didattica è una cosa seria ma sembra che nessuno se ne curi ...[/quote]

Questo era anche il mio punto di vista quando ero uno studente. Ora mi sto sempre più convincendo che, come dice Camillo, per la maggior parte dei professori insegnare sia semplicemente tempo tolto alla ricerca. Finora non ho incontrato nessuno che abbia intrapreso la carriera accademica perché voleva insegnare.

D'altronde, se il compito principale fosse la didattica, per fare il professore non servirebbe un dottorato, che certifica appunto l'abilità (e volontà) a fare ricerca. Nella mia università ci sono alcune posizioni di "lecturer" che prevedono solo didattica e per le quali basta una laurea, mentre i professori fanno principalmente ricerca (nel senso che ogni professore è tenuto a fare anche didattica, ma l'attività principale di ogni professore è ricerca).[/ot]

gugo82
@Camillo:
[ot]
"Camillo":
So che in alcuni paesi, non ricordo quali le due attività sono divise : chi fa ricerca fa solo quello e chi fa Didattica fa solo quella.

In generale, che io sappia, nemmeno all'estero le due attività sono separate nettamente.
Diciamo che c'è chi si occupa prevalentemente di ricerca (dunque pubblica caterve di articoli, ma insegna in un solo corso all'anno) e chi si occupa prevalentemente di didattica (insegna su più corsi, ma pubblica casomai un solo articolo all'anno).
Forse fanno eccezione solo i grossi nomi della ricerca...

Qui in Italia, il docente è tenuto ad insegnare almeno in due corsi anno, più eventualmente altri scampoli orari che si possono coprire con corsi/mini-corsi per dottorandi o cose del genere (in realtà si guarda il monte ore complessivo dedicato alla didattica; dunque se, ad esempio, due corsi da 6 CFU non ti bastano a coprire il monte ore, devi fare altro).

Continuando la divagazione, ricordo la situazione in cui versava l'università americana descritta da Krantz in How to Teach Mathematics (se non ricordo male) negli anni '60, col decano del dipartimento che diceva al neo-professore: "Il nosto lavoro è provare teoremi"... Trent'anni dopo (o giù di lì), la musica era cambiata: chi pagava le tasse universitarie (i.e., i genitori) si era finalmente ribellato a questo andazzo, lamentando di pagare un prezzo troppo alto a fronte della scarsa istruzione dei figli; ciò portò alla riforma dell'insegnamento della Matematica universitaria.
Qui sembra che la storia si stia ripetendo.[/ot]

Camillo
Molti, o parecchi ricercatori /professori considerano la Didattica lo scotto da pagare per poter svolgere la loro attività preferita , cioè la ricerca.
Questo non è però l'approccio corretto, devono svolgere seriamente e con impegno entrambe le funzioni.
So che in alcuni paesi, non ricordo quali le due attività sono divise : chi fa ricerca fa solo quello e chi fa Didattica fa solo quella .

gugo82
[ot]
"axpgn":
P.S.: Purtroppo la Didattica è una cosa seria ma sembra che nessuno se ne curi ...

I giovani sicuramente la prendono quasi tutti sotto gamba... Avevo colleghi giovani che insegnavano Analisi II e proponevano esercizi sulle serie di funzioni del tipo "studiare la convergenza uniforme di $sum x^n$". :|[/ot]

axpgn
"claudio86":
Il compito principale di un professore è fare ricerca, ...

Ah sì? Quindi insegnare è un optional? Pensavo lo pagassero per quello (principalmente) …
Quindi se non "insegnano", a che serve andare a lezione? Non sono ironico … se lo scopo principale non è quello di insegnare aboliamo le lezioni in aula, almeno si risparmia … :wink:

Cordialmente, Alex

P.S.: Purtroppo la Didattica è una cosa seria ma sembra che nessuno se ne curi ...

claudio862
"@melia":
Credo che il problema principale non sia quello di seguire una lezione in lingua inglese, ma quello di seguire una lezione in inglese fatta da uno che l'inglese lo sa solo a basso livello. Mia nipote ha fatto l'Erasmus a Madrid, Mi ha raccontato che l'inglese degli spagnoli è anche peggio di quello degli italiani. All'università c'era un corso in inglese e uno parallelo in spagnolo. Lei sa bene l'inglese perché era reduce da sei mesi in Irlanda. Ha preferito seguire il corso in spagnolo, perché il professore si esprimeva in maniera molto più fluida e comprensibile, tra l'altro era molto più anziano e, secondo lei, anche molto più bravo.

Ma appunto questo è un problema molto grave. Il compito principale di un professore è fare ricerca, il ché significa leggere e scrivere pubblicazioni in inglese, partecipare a conferenze e collaborare con partner internazionali. Senza un inglese decente questo non è possibile.

@melia
Credo che il problema principale non sia quello di seguire una lezione in lingua inglese, ma quello di seguire una lezione in inglese fatta da uno che l'inglese lo sa solo a basso livello. Mia nipote ha fatto l'Erasmus a Madrid, Mi ha raccontato che l'inglese degli spagnoli è anche peggio di quello degli italiani. All'università c'era un corso in inglese e uno parallelo in spagnolo. Lei sa bene l'inglese perché era reduce da sei mesi in Irlanda. Ha preferito seguire il corso in spagnolo, perché il professore si esprimeva in maniera molto più fluida e comprensibile, tra l'altro era molto più anziano e, secondo lei, anche molto più bravo.

niccoset
"claudio86":

Da quello che sono riuscito a capire, in Italia uscendo dalle superiori si ha un livello tra B2 e C1 [1, 2], quindi la tua università potrebbe aver fatto lo stesso ragionamento.


Probabile. [Anche se da quel che ricordo l'esame di certificazione (B2) presupponeva una conoscenza dell'inglese abbastanza basilare]
"gugo82":

Sin dai tempi delle colonie in Magna Grecia, l'ospitalità è sacra...
Certo, chi ha mai detto il contrario? Mi casa es tu casa

gugo82
"niccoset":

In due dei corsi che sto frequentando sono presenti studenti erasmus (una/due persone per corso) che hanno fatto richiesta al docente ad inizio lezione di poter svolgere il corso in lingua inglese. [...] Personalmente trovo questa politica non molto corretta nei confronti degli studenti non erasmus [...]

Sin dai tempi delle colonie in Magna Grecia, l'ospitalità è sacra... Che vuoi che siano due corsi in inglese? Un allenamento per quando dovrai parlare in inglese coi tuoi collaboratori al lavoro (ovviamente, all'estero). :wink:

claudio862
"niccoset":
Ammetto di non essermi mai interessato realmente a come funziona l'erasmus e difatti questo punto era più una mia curiosità.

Purtroppo c'è chi propone per davvero questa barriera agli studenti internazionali, senza tenere conto delle conseguenze e dei motivi/vantaggi di avere studenti internazionali.
Dove vivo io, fino a un paio di anni fa lo stato metteva a disposizione tre anni di corsi di lingua gratuiti a tutti gli immigrati, inclusi gli studenti. Poi ha introdotto un "deposito" di un paio di centinaia di euro, che sarebbe stato restituito solo dopo aver passato gli esami. Ora credo stia mettendo i corsi interamente a pagamento. La mia impressione è che gli studenti che imparano la lingua siano sempre meno, e questo significa che non potranno trovare lavoro e non resteranno nel paese, quindi avranno usufruito dell'educazione senza poter contribuire.

"niccoset":
Certo che è preoccupante e, per inciso, non ho alcuna intenzione di sminuire l'importanza della lingua inglese, però la questione su cui volevo discutere era un'altra. In genere uno studente arrivato a questo punto della sua carriera scolastica dovrebbe avere almeno un'adeguata conoscenza dell'inglese, ma questo non vuol dire necessariamente che debba essere in grado di capire una lezione in inglese allo stesso modo di una lezione in italiano nè che sia in grado di parlarlo fluentemente. O almeno, se l'università in questione richiedesse tali abilità sarebbe bene che provvedesse anche a esigere un adeguato livello di conoscenza della lingua (ad esempio richiedendo una certificazione di livello C1 invece che B2).

Per curiosità ho controllato i requisiti per la mia università: serve una certificazione di un livello equivalente a quello ottenuto tramite le scuole superiori, che è C1. Quindi se hai seguito le superiori qui non c'è bisogno di nessuna certificazione, sarebbe ridondante. Da quello che sono riuscito a capire, in Italia uscendo dalle superiori si ha un livello tra B2 e C1 [1, 2], quindi la tua università potrebbe aver fatto lo stesso ragionamento.

La descrizione del livello B2 è questa [3]:


    [*:1ljjajvn] Can understand the main ideas of complex text on both concrete and abstract topics, including technical discussions in their field of specialization.[/*:m:1ljjajvn]
    [*:1ljjajvn] Can interact with a degree of fluency and spontaneity that makes regular interaction with native speakers quite possible without strain for either party.[/*:m:1ljjajvn]
    [*:1ljjajvn] Can produce clear, detailed text on a wide range of subjects and explain a viewpoint on a topical issue giving the advantages and disadvantages of various options.[/*:m:1ljjajvn][/list:u:1ljjajvn]

che mi sembra adeguata a seguire lezioni in inglese. Che poi gli studenti italiani preferiscano lezioni in italiano è lapalissiano, ma dovrebbero essere in grado di seguirle in inglese.


[1]: https://archivio.pubblica.istruzione.it ... _all_d.pdf
[2]: https://archivio.pubblica.istruzione.it ... _d_bis.pdf
[3]: https://en.wikipedia.org/wiki/Common_Eu ... _Languages

niccoset
"claudio86":
La pagina che hai riportato dice che nella tua università non vengono richiesti certificati, ma il regolamento potrebbe comunque prevedere i corsi in inglese su richiesta. Dove ho studiato io, se c'erano studenti che non parlavano la lingua locale allora i professori erano obbligati a tenere le lezioni in inglese, ma solo alla specialistica, alla laurea triennale no. Non c'era proprio scelta, una volta ero io l'unico straniero e ho chiesto di seguire la lezione in lingua locale, ma hanno rifiutato.

Può darsi sia così pure da me, mi informerò.

"claudio86":
No, è completamente irrealistico...

Ammetto di non essermi mai interessato realmente a come funziona l'erasmus e difatti questo punto era più una mia curiosità.

"claudio86":
In una facoltà come ingegneria, dove lo stato dell'arte è studiato in un contesto internazionale, dove i libri specialistici e tutte le pubblicazioni sono in inglese, dove le conferenze internazionali sono in inglese, dove anche sul lavoro si avrà a che fare con l'inglese, vuoi per collaborazioni straniere o anche solo documentazione non tradotta, avere studenti (o peggio professori) che hanno difficoltà con tale lingua è un problema preoccupante.

Certo che è preoccupante e, per inciso, non ho alcuna intenzione di sminuire l'importanza della lingua inglese, però la questione su cui volevo discutere era un'altra. In genere uno studente arrivato a questo punto della sua carriera scolastica dovrebbe avere almeno un'adeguata conoscenza dell'inglese, ma questo non vuol dire necessariamente che debba essere in grado di capire una lezione in inglese allo stesso modo di una lezione in italiano nè che sia in grado di parlarlo fluentemente. O almeno, se l'università in questione richiedesse tali abilità sarebbe bene che provvedesse anche a esigere un adeguato livello di conoscenza della lingua (ad esempio richiedendo una certificazione di livello C1 invece che B2).

claudio862
La pagina che hai riportato dice che nella tua università non vengono richiesti certificati, ma il regolamento potrebbe comunque prevedere i corsi in inglese su richiesta. Dove ho studiato io, se c'erano studenti che non parlavano la lingua locale allora i professori erano obbligati a tenere le lezioni in inglese, ma solo alla specialistica, alla laurea triennale no. Non c'era proprio scelta, una volta ero io l'unico straniero e ho chiesto di seguire la lezione in lingua locale, ma hanno rifiutato.

"niccoset":
Uno studente erasmus dovrebbe avere almeno una minima conoscenza della lingua del paese ospitante (no?!)

No, è completamente irrealistico.
Innanzitutto perché i posti sono assegnati a graduatoria e la maggior parte delle persone sceglie alternative in paesi diversi. Se hai come preferenze Varsavia, Praga, Vilnius, Parigi e Madrid che lingua pensi di studiare per prepararti? Inoltre seguire delle lezioni in lingua straniera non è fattibile con una "minima conoscenza della lingua", serve uno studio serio. Da noi inglese si studia alle superiori per diversi anni.

Di solito succede l'opposto, gli studenti che arrivano conoscono solo qualche parola (principalmente cibo), ma mentre sono qui si incuriosiscono e iniziano a studiare l'italiano (non tutti ovviamente, ma nemmeno pochi). Ed è così in tutta Europa. Mettendo il vincolo di conoscere la lingua prima di arrivare vorrebbe dire decimare il numero di studenti in ingresso (e quindi anche in uscita).

"niccoset":
Certamente lo svolgere le lezioni in lingua inglese aiuta ad acquisire familiarità e dimestichezza con questa lingua ma, in una facoltà come ingegneria dove generalmente bisogna capire una materia, il gioco vale davvero la candela?

In una facoltà come ingegneria, dove lo stato dell'arte è studiato in un contesto internazionale, dove i libri specialistici e tutte le pubblicazioni sono in inglese, dove le conferenze internazionali sono in inglese, dove anche sul lavoro si avrà a che fare con l'inglese, vuoi per collaborazioni straniere o anche solo documentazione non tradotta, avere studenti (o peggio professori) che hanno difficoltà con tale lingua è un problema preoccupante.

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