Il problema della coscenza 7
Il problema della coscienza 7
Nel precedente post su questo argomento ho anticipato che mi sarei fermato sull’entropia in quanto indiretta misura del disordine nell’ambito della termodinamica entro il quale il temine in questione è stato coniato. Gli approfondimenti successivi della termodinamica hanno in qualche modo esteso il significato non solo fisico ma anche filosofico dell’entropia sconfinandolo nel più recente campo della scienza informatica; siamo entrati, dunque, nel pieno territorio della conservazione, della manipolazione e della misurazione dell’informazione, cioè della conoscenza, essendo, l’una e l’altra, sfaccettature della medesima sostanza,
Scopo di questo intervento è un invito a riflettere su almeno due questioni cruciali:strettamente collegate –non chiedetemi come- fra loro, esso sono:
a) Il principio di conservazione dell’energia è valido sempre, ovunque ed in qualsiasi sistema? Non dimentichiamo che questo principio fu acquisito dalla fisica classica prima della relatività einstaniana e prima della fisica quantistica, seppure da queste ultime adottato senza indugi.
b) Quasi certamente collegata alla precedente questione c’è l’altra: dobbiamo accettare che sia vero, sempre e ovunque, che l’entropia totale dell’universo, con l’accezione più ampia di misura del disordine ora assegnato al termine, sia irreversibilmente crescente?
Sorvoliamo pure sugli importanti risvolti filosofici della faccenda, rimarrebbero pur sempre quelli strettamente fisici che potrebbero voler dire, per esempio, effetti sulla costanza della velocità della luce che potrebbe essere collegata alla conservazione, cioè, alla costanza dell’energia totale dell’universo. Sono convinto -e l’esperienza quotidiana ce ne dà ampia prova- che la creazione di informazione richiede dispendio di energia come avviene per il compimento di un qualsiasi lavoro: ma non sarà forse che, almeno in certe circostanze, più che di dispendio, si tratti di una trasformazione reversibile dell’energia in termini di informazione?
Può darsi che sia io a non essere informato su ricerche in questi ambiti. L’unico testo che passa vicino a queste riflessioni è il robusto tomo di Tipler, “La fisica dell’eternità” Ed.Mondadori; in quest’opera l’autore ipotizza, fra altre cose, la conservazione dell’informazione, parallelamente a questa conservazione non verrebbe necessariamente richiesta la non entropizzazione dell’informazione, basterebbe una reversibilità nel tempo dell’eventuale entropia. Tutto questo ai fini delle conclusioni del libro.
Mi piacerebbe leggere commenti su questi argomenti per proseguire nella mia escursione sotto le mura del problema della coscienza.
mario1
Nel precedente post su questo argomento ho anticipato che mi sarei fermato sull’entropia in quanto indiretta misura del disordine nell’ambito della termodinamica entro il quale il temine in questione è stato coniato. Gli approfondimenti successivi della termodinamica hanno in qualche modo esteso il significato non solo fisico ma anche filosofico dell’entropia sconfinandolo nel più recente campo della scienza informatica; siamo entrati, dunque, nel pieno territorio della conservazione, della manipolazione e della misurazione dell’informazione, cioè della conoscenza, essendo, l’una e l’altra, sfaccettature della medesima sostanza,
Scopo di questo intervento è un invito a riflettere su almeno due questioni cruciali:strettamente collegate –non chiedetemi come- fra loro, esso sono:
a) Il principio di conservazione dell’energia è valido sempre, ovunque ed in qualsiasi sistema? Non dimentichiamo che questo principio fu acquisito dalla fisica classica prima della relatività einstaniana e prima della fisica quantistica, seppure da queste ultime adottato senza indugi.
b) Quasi certamente collegata alla precedente questione c’è l’altra: dobbiamo accettare che sia vero, sempre e ovunque, che l’entropia totale dell’universo, con l’accezione più ampia di misura del disordine ora assegnato al termine, sia irreversibilmente crescente?
Sorvoliamo pure sugli importanti risvolti filosofici della faccenda, rimarrebbero pur sempre quelli strettamente fisici che potrebbero voler dire, per esempio, effetti sulla costanza della velocità della luce che potrebbe essere collegata alla conservazione, cioè, alla costanza dell’energia totale dell’universo. Sono convinto -e l’esperienza quotidiana ce ne dà ampia prova- che la creazione di informazione richiede dispendio di energia come avviene per il compimento di un qualsiasi lavoro: ma non sarà forse che, almeno in certe circostanze, più che di dispendio, si tratti di una trasformazione reversibile dell’energia in termini di informazione?
Può darsi che sia io a non essere informato su ricerche in questi ambiti. L’unico testo che passa vicino a queste riflessioni è il robusto tomo di Tipler, “La fisica dell’eternità” Ed.Mondadori; in quest’opera l’autore ipotizza, fra altre cose, la conservazione dell’informazione, parallelamente a questa conservazione non verrebbe necessariamente richiesta la non entropizzazione dell’informazione, basterebbe una reversibilità nel tempo dell’eventuale entropia. Tutto questo ai fini delle conclusioni del libro.
Mi piacerebbe leggere commenti su questi argomenti per proseguire nella mia escursione sotto le mura del problema della coscienza.
mario1
Risposte
Risposta per Infinito.
Rispondo prima di tutto alla tua perplessità su cosa c’entri il problema della coscienza con la questione dell’energia e dell’entropia nell’universo. Effettivamente sembra non esserci un nesso immediato, ma mediato sì. Infatti il mio post fa seguito ad una serie di post sul problema della coscienza che ho numerato progressivamente fino, per ora, a sette; chi non ha avuto occasione di leggerli, ha tutti i motivi per essere perplesso sul nesso tra gli argomenti.
Comunque ringrazio delle tue osservazioni; interessante l’ultima che merita attenta riflessione.. Quanto ai primi due esempi sul punto di vista sul problema dell’entropia.
Circa i primi due esempi di eccezione al principio di conservazione, ho qualche perplessità perché non mi sembra, di primo acchito, che mostrino violazione al principio di conservazione. Nulla da eccepire sulla tua Risposta per la questione della evoluzione dell’entropia dell’universo.
mario1
Rispondo prima di tutto alla tua perplessità su cosa c’entri il problema della coscienza con la questione dell’energia e dell’entropia nell’universo. Effettivamente sembra non esserci un nesso immediato, ma mediato sì. Infatti il mio post fa seguito ad una serie di post sul problema della coscienza che ho numerato progressivamente fino, per ora, a sette; chi non ha avuto occasione di leggerli, ha tutti i motivi per essere perplesso sul nesso tra gli argomenti.
Comunque ringrazio delle tue osservazioni; interessante l’ultima che merita attenta riflessione.. Quanto ai primi due esempi sul punto di vista sul problema dell’entropia.
Circa i primi due esempi di eccezione al principio di conservazione, ho qualche perplessità perché non mi sembra, di primo acchito, che mostrino violazione al principio di conservazione. Nulla da eccepire sulla tua Risposta per la questione della evoluzione dell’entropia dell’universo.
mario1
Non ho capito bene che cosa c’entra la coscienza, comunque commento.
a)
« Il principio di conservazione dell’energia è valido sempre, ovunque …»
E chi lo sa? Tu chiedi se i fisici (ed io con loro) ci credono? Direi di sì, oppure chiedi se è “davvero” vero? In quest’ultimo caso chi può rispondere in un modo che non sia “per fede”?
Inoltre il principio non è vero in molti casi, per esempio:
1° - ho un corpo che è fermo in terra (ecc. ecc.) ed io lo alzo: non si è conservata, perché l’energia potenziale è aumentata;
2° - ho un corpo che è fermo rispetto a me e soggetto ad una risultante di forze nulla (ecc. ecc.), poi io accelero: non si è conservata perché rispetto a me è aumentata l’energia cinetica;
3° - ho un corpo che cade, batte in terra, rimbalza diverse volte e poi si ferma: non si è conservata l’energia meccanica perché si è trasformata in calore.
4° se io ho un corpo soggetto ad una reazione chimica sono in difficoltà a misurare la sua energia totale prima e dopo la reazione: posso dire che si è conservata?
Il 3° esempio sembra il più stupido, ma forse lo è meno se si pensa a come è stata postulata l’esistenza dei neutrini: facendo i calcoli si è visto che in una reazione atomica la somma delle energie (comprese quelle derivanti da “e=m·c²”) diminuiva, così (semplifico il problema e la sua risoluzione) si è pensato che l’energia mancante doveva essere presente sotto forma di massa di particelle, e di queste erano note la massa, la carica (nulla) e che erano difficilmente rilevabili (visto che non c’erano riusciti).
b)
«… che l’entropia totale dell’universo … sia irreversibilmente crescente»
Non sono certo che ci sia un principio in merito a questo. Infatti il principio vale per sistemi sufficientemente complessi (e l’universo lo è) e isolati, e non so se l’universo è chiuso e isolato.
Inoltre pare che non sia ancora noto se si espanderà fino a che non inizierà a contrarsi, o se l’espansione continuerà con velocità relativa che tende a zero o se questa rimarrà comunque sopra una velocità minima fissata. Ma nel primo caso, se si ipotizza che si ritornerà alle condizioni iniziali del Big Bang, si ipotizza che l’entropia ritrornerà minima.
Anche per questo io credo che non sia un’ipotesi “vera”. Faccio presente che so bene che non si può estrapolare (pretendendo che le conclusioni siano vere), ma solo interpolare, e che non vedo perché si possa essere sicuri che le leggi della fisica debba essere sempre le stesse al variare del tempo, ma questo no mi impedisce di credere a “formule” semplicemente “per fede”.
Quest’ultima affermazione può sembrare del tutto fuori luogo (per usare un eufemismo), ma anche in matematica Goedel non ci ha lasciato altra scelta, dal momento che ha dimostrato che non possiamo provare la veridicità di nessuna teoria “globale”, se non appoggiandoci alla veridicità di altre, che però sono nelle stesse condizioni, quindi, in ultima analisi, o si ha una verità relativa, o si ha una verità “per fede” (ovviamente basata sull’esperienza, sull’estetica, ecc.).
Mi fermo qui.
a)
« Il principio di conservazione dell’energia è valido sempre, ovunque …»
E chi lo sa? Tu chiedi se i fisici (ed io con loro) ci credono? Direi di sì, oppure chiedi se è “davvero” vero? In quest’ultimo caso chi può rispondere in un modo che non sia “per fede”?
Inoltre il principio non è vero in molti casi, per esempio:
1° - ho un corpo che è fermo in terra (ecc. ecc.) ed io lo alzo: non si è conservata, perché l’energia potenziale è aumentata;
2° - ho un corpo che è fermo rispetto a me e soggetto ad una risultante di forze nulla (ecc. ecc.), poi io accelero: non si è conservata perché rispetto a me è aumentata l’energia cinetica;
3° - ho un corpo che cade, batte in terra, rimbalza diverse volte e poi si ferma: non si è conservata l’energia meccanica perché si è trasformata in calore.
4° se io ho un corpo soggetto ad una reazione chimica sono in difficoltà a misurare la sua energia totale prima e dopo la reazione: posso dire che si è conservata?
Il 3° esempio sembra il più stupido, ma forse lo è meno se si pensa a come è stata postulata l’esistenza dei neutrini: facendo i calcoli si è visto che in una reazione atomica la somma delle energie (comprese quelle derivanti da “e=m·c²”) diminuiva, così (semplifico il problema e la sua risoluzione) si è pensato che l’energia mancante doveva essere presente sotto forma di massa di particelle, e di queste erano note la massa, la carica (nulla) e che erano difficilmente rilevabili (visto che non c’erano riusciti).
b)
«… che l’entropia totale dell’universo … sia irreversibilmente crescente»
Non sono certo che ci sia un principio in merito a questo. Infatti il principio vale per sistemi sufficientemente complessi (e l’universo lo è) e isolati, e non so se l’universo è chiuso e isolato.
Inoltre pare che non sia ancora noto se si espanderà fino a che non inizierà a contrarsi, o se l’espansione continuerà con velocità relativa che tende a zero o se questa rimarrà comunque sopra una velocità minima fissata. Ma nel primo caso, se si ipotizza che si ritornerà alle condizioni iniziali del Big Bang, si ipotizza che l’entropia ritrornerà minima.
Anche per questo io credo che non sia un’ipotesi “vera”. Faccio presente che so bene che non si può estrapolare (pretendendo che le conclusioni siano vere), ma solo interpolare, e che non vedo perché si possa essere sicuri che le leggi della fisica debba essere sempre le stesse al variare del tempo, ma questo no mi impedisce di credere a “formule” semplicemente “per fede”.
Quest’ultima affermazione può sembrare del tutto fuori luogo (per usare un eufemismo), ma anche in matematica Goedel non ci ha lasciato altra scelta, dal momento che ha dimostrato che non possiamo provare la veridicità di nessuna teoria “globale”, se non appoggiandoci alla veridicità di altre, che però sono nelle stesse condizioni, quindi, in ultima analisi, o si ha una verità relativa, o si ha una verità “per fede” (ovviamente basata sull’esperienza, sull’estetica, ecc.).
Mi fermo qui.