Euro senza PIIGS
Ho letto quest'interessante articolo, ma di economia non ci capisco niente. E' attendibile/ragionevole quanto ivi detto?
Risposte
[OT]
A proposito di lungimiranza ricordo come qualcuno scrisse,nell'epitaffio di $P.^3$
(direi Moravia,a naso,ma non posso affermarlo con certezza e lascio ad eventuali interessati la ricerca,
sapendo che potrebbe fallire perchè forse è un'interpretazione,
data dal mio inconscio a parole che avevano un altro significato,
ormai scesa tanto in profondità che l'ho trasformata in frasi sentite anche se mai pronunciate o scritte..),
che "povero è il paese incapace di difendere i suoi Poeti,i quali dovrebbero esser sacri":
eravamo sul finire del '75,e c'aveva visto lungo dimenticando solo di aggiungere gli Scienziati ai Poeti..
O magari non l'ha fatto perchè non poteva forzare così tanto la mano,
per non far perdere il senso più importante delle sue parole davanti ad un uditorio il quale,
ancorchè "raffinato" in qualche suo componente,
per tradizione nazionale è talmente ancorato alle suddivisioni culturali nette da non poter spesso capire che Scienza e Letteratura sono risultati diversi del medesimo moto dell'Animo;
è però probabile(e molto..),ripeto,che sia solo una rielaborazione del mio inconscio:
ma di queste parole sono certo,
anche se inizio a coltivare il sospetto che sia davvero stupido ed egoistico cercar di difendere la presenza d'uno Scienziato
(e Professore..)in un Paese che non comprende nemmeno la centralità di tali figure per le generazioni che seguiranno
(quelle che non stanno difendendo questi politici che,d'altronde,non sono Statisti,
e guardano dunque solo alle prossime elezioni e/o al prossimo controllo sui conti di bottega da parte di quel gigante coi piedi d'argilla,partorito dopo mezzo secolo di tentativi di farlo abortire sul nascere,chiamato UE..)!
[/OT]
Saluti dal web.
A proposito di lungimiranza ricordo come qualcuno scrisse,nell'epitaffio di $P.^3$
(direi Moravia,a naso,ma non posso affermarlo con certezza e lascio ad eventuali interessati la ricerca,
sapendo che potrebbe fallire perchè forse è un'interpretazione,
data dal mio inconscio a parole che avevano un altro significato,
ormai scesa tanto in profondità che l'ho trasformata in frasi sentite anche se mai pronunciate o scritte..),
che "povero è il paese incapace di difendere i suoi Poeti,i quali dovrebbero esser sacri":
eravamo sul finire del '75,e c'aveva visto lungo dimenticando solo di aggiungere gli Scienziati ai Poeti..
O magari non l'ha fatto perchè non poteva forzare così tanto la mano,
per non far perdere il senso più importante delle sue parole davanti ad un uditorio il quale,
ancorchè "raffinato" in qualche suo componente,
per tradizione nazionale è talmente ancorato alle suddivisioni culturali nette da non poter spesso capire che Scienza e Letteratura sono risultati diversi del medesimo moto dell'Animo;
è però probabile(e molto..),ripeto,che sia solo una rielaborazione del mio inconscio:
ma di queste parole sono certo,
anche se inizio a coltivare il sospetto che sia davvero stupido ed egoistico cercar di difendere la presenza d'uno Scienziato
(e Professore..)in un Paese che non comprende nemmeno la centralità di tali figure per le generazioni che seguiranno
(quelle che non stanno difendendo questi politici che,d'altronde,non sono Statisti,
e guardano dunque solo alle prossime elezioni e/o al prossimo controllo sui conti di bottega da parte di quel gigante coi piedi d'argilla,partorito dopo mezzo secolo di tentativi di farlo abortire sul nascere,chiamato UE..)!
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Saluti dal web.
[OT]
@ Sergio e Leo: Il problema fondamentale è che qui in Italia abbiamo una classe imprenditoriale/manageriale mediocre, scarsamente lungimirante e poco seria.
Uno degli economisti citati lamenta (corsivo mio):
ed altri (citati da Sergio, se non erro) hanno segnalato che il problema è che non produciamo tecnologie da esportazione né innovazioni.
Ok...
Ora, a proposito di innovazione tecnologica e ricerca, mi piacerebbe raccontarvi un aneddoto.
Ora, finché la "grande" imprenditoria in Italia non comincerà a mantere gli impegni che prende, soprattutto coi giovani (e con organismi sovranazionali), non ci sarà alcun margine di sviluppo.
E noi dottorati e laureati saremo costretti ad andarcene, o ad adattarci a lavori pagati una miseria.
Ringraziando i nostri padri ed i nostri nonni che l'hanno permesso; salutandoli come i loro zii o i loro cugini hanno fatto più di mezzo secolo fa.
P.S.: Questa chi la ricorda?
Probabilmente nessuno.
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@ Sergio e Leo: Il problema fondamentale è che qui in Italia abbiamo una classe imprenditoriale/manageriale mediocre, scarsamente lungimirante e poco seria.
Uno degli economisti citati lamenta (corsivo mio):
«La competitività in Italia non c’è per due motivi: perché siamo cresciuti veramente poco negli ultimi 10 anni, e perché gli investimenti si sono messi in sciopero e non si fanno. Quelli pubblici mancano perché lo Stato si è messo a cercare il rigore, ma difettano soprattutto quelli privati»
ed altri (citati da Sergio, se non erro) hanno segnalato che il problema è che non produciamo tecnologie da esportazione né innovazioni.
Ok...
Ora, a proposito di innovazione tecnologica e ricerca, mi piacerebbe raccontarvi un aneddoto.
Ora, finché la "grande" imprenditoria in Italia non comincerà a mantere gli impegni che prende, soprattutto coi giovani (e con organismi sovranazionali), non ci sarà alcun margine di sviluppo.
E noi dottorati e laureati saremo costretti ad andarcene, o ad adattarci a lavori pagati una miseria.
Ringraziando i nostri padri ed i nostri nonni che l'hanno permesso; salutandoli come i loro zii o i loro cugini hanno fatto più di mezzo secolo fa.
P.S.: Questa chi la ricorda?
Probabilmente nessuno.
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In generale l'euro senza PIIGS sarebbe un fallimento politico più che strettamente economico.
Comunque è vero che esistono molti falsi guru in giro, ma non è vero che la crisi non fu in qualche modo paventata da chi si occupava di economia, certo nessuno ha detto: "il giorno x ci sarà una crisi" però le preoccupazioni sull' economia USA ante 2008 ci furono eccome.
Diverso è il discorso sull'euro e sull' Italia in particolare: noto che stiamo vivendo un grande fraintendimento collettivo, cioè pensiamo di essere ancora in recessione, in realtà in recessione ci siamo solo noi, mentre il resto del mondo, in generale, si è già ripreso da un pezzo. In effetti è da moltissimi anni che si parla dell' Italia come "malata d'europa" e credo che il nostro paese sia il più incredibile ed unico esempio di narrazione del declino in tempo reale, ormai da decenni.
Comunque è vero che esistono molti falsi guru in giro, ma non è vero che la crisi non fu in qualche modo paventata da chi si occupava di economia, certo nessuno ha detto: "il giorno x ci sarà una crisi" però le preoccupazioni sull' economia USA ante 2008 ci furono eccome.
Diverso è il discorso sull'euro e sull' Italia in particolare: noto che stiamo vivendo un grande fraintendimento collettivo, cioè pensiamo di essere ancora in recessione, in realtà in recessione ci siamo solo noi, mentre il resto del mondo, in generale, si è già ripreso da un pezzo. In effetti è da moltissimi anni che si parla dell' Italia come "malata d'europa" e credo che il nostro paese sia il più incredibile ed unico esempio di narrazione del declino in tempo reale, ormai da decenni.
Un problema è, secondo me, che un po' in tutto il mondo vige la legge del mercato libero, come se fosse ciò che di meglio ci si può aspettare per l'economia.
Penso che gli stati dovrebbero avere maggiore controllo diretto sul livello dei prezzi e trovare degli accordi per stabilizzarsi su valori equi e che permettano stabilità, almeno per quanto riguarda l'economia reale.
Per esempio, come vedete il metodo di stabilire dei prezzi massimi per ogni cosa, da adattare in maniera differenziata per ogni Paese, tenendo conto del livello dei prezzi di partenza, per poi aggiustare gradualmente, nel corso degli anni, verso un adeguamento al livello standard internazionale?
L'alternativa a questo penso che sia mantenere il rischio di un rapido e molto meno indolore cambiamento dei prezzi, a seguito di periodi di disoccupazione e instabilità anche sociale.
Penso che gli stati dovrebbero avere maggiore controllo diretto sul livello dei prezzi e trovare degli accordi per stabilizzarsi su valori equi e che permettano stabilità, almeno per quanto riguarda l'economia reale.
Per esempio, come vedete il metodo di stabilire dei prezzi massimi per ogni cosa, da adattare in maniera differenziata per ogni Paese, tenendo conto del livello dei prezzi di partenza, per poi aggiustare gradualmente, nel corso degli anni, verso un adeguamento al livello standard internazionale?
L'alternativa a questo penso che sia mantenere il rischio di un rapido e molto meno indolore cambiamento dei prezzi, a seguito di periodi di disoccupazione e instabilità anche sociale.
"Sergio":
[quote="Leonardo89"]Hai ragione infatti, da quanto mi par di capire, Bagnai vuole ridurre le importazioni producendo in loco, cioè mi par di capire che vorrebbe ridurre la dipendenza dall'estero.
Davvero? E come?[/quote]
Penso con una moneta svalutata e con un po' di protezionismo: come hai detto tu, se tu alzi barriere gli altri le alzano a loro volta. A questo punto importare costerebbe troppo e noi saremmo costretti a produrre in loco.
Ti precedo: il come non lo dice, dice solo che saremmo costretti, o almeno così mi sembra di aver capito.
"Sergio":
Due scenari:
a) Puoi concederti autarchia [1]. Puoi fare quello che ti pare, anche usare la carta igienica come moneta.
b) Sei costretto a importare. Non puoi fare quello che ti pare. Se devi importare, devi anche esportare. Non puoi genericamente "aumentare la domanda interna con la spesa pubblica" per vari motivi; diciamo in breve che se la spesa pubblica si traduce in beni e servizi non esportabili (il ponte sullo stretto, la bolla immobiliare spagnola ecc.), le tue esportazioni ristagnano ma le importazioni aumentano (perché aumentano il reddito e con esso i consumi), quindi ti trovi presto in un crescente deficit commerciale.
"Sergio":
Se sei costretto a esportare, perché sei costretto a importare, non puoi permetterti di alzare barriere contro altri, perché altri alzerebbero le loro contro di te.
Hai ragione infatti, da quanto mi par di capire, Bagnai vuole ridurre le importazioni producendo in loco, cioè mi par di capire che vorrebbe ridurre la dipendenza dall'estero.
Capiamoci, non sto invocando l'autarchia, non sono convinto che questo estremo sia una buona idea però, forse, ha un senso non farci sommergere di beni tedeschi e cinesi e cercare di non dipendere troppo dal petrolio di paesi instabili.
"Sergio":
[quote="Leonardo89"]Mi spieghi perché l'urto hanno dovuto subirlo i lavoratori e non gli imprenditori?
E tu mi dici quale "urto" avrebbero subito gli imprenditori?
La prima ondata di privatizzazioni, con la cessione di comodi monopoli pubblici quali Telecom e Autostrade, è stata forse un "urto"? È forse un urto l'insistenza su liberalizzazioni e privatizzazioni che offrono opportunità altrettanto comode di investimento in settori che non producono beni e servizi esportabili?[/quote]
Ma, infatti, gli imprenditori non hanno subito nessun urto, hai pienamente ragione sulle liberalizzazioni e sulle privatizzazioni, è la stessa cosa che dice Bagnai. Forse ci siamo fraintesi.
"Sergio":
[quote="Leonardo89"]far ripartire l'economia mediante la domanda interna trainata da una forte spesa pubblica a debito, in caso stampando moneta.
Voglio sperare che non sia arrivato a tanto.[/quote]
Forse è stata una mia estrapolazione ma quale sarebbe il problema con la suddetta politica?
Comunque, e di questo, sono certo, Bagnai ha detto ripetutamente che la Banca D'Italia dovrebbe essere di nuovo sottomessa al ministero del tesoro, cioè che bisognerebbe abolire il "divorzio".
Penso che abbia anche detto che bisognerebbe ripristinare la scala mobile, ma di questo non sono totalmente certo.
"Sergio":
b) In paesi come Germania, Olanda, Norvegia, Svezia, Austria lo scenario era ben diverso. Non solo c'era piena consapevolezza della necessità di tenere in ordine i conti con l'estero, ma organizzazioni imprenditoriali e sindacali vantavano tutt'altra compattezza. Un esempio (sempre da Eichengreen, p. 76): nel 1951 la guerra di Corea aveva spinto al rialzo i prezzi delle materie prime; i sindacati olandesi acconsentirono a ridurre del 5% i salari reali per sostenere la crescita economica. Una cosa per Keynes semplicemente impossibile, quindi non contemplata nelle sue "ricette".
"Sergio":
[quote="Leonardo89"]Riguardo la Germania, il patto di cui tu parli mi sembra (potrei sbagliarmi, ovviamente) equivalga a dare un contentino di poca importanza ai sindacati per farli stare buoni e poter fare come si vuole.
Un contentino di poca importanza? Non direi proprio: si tratta della differenza tra un patto in cui ciascuno fa la sua parte e una semplice imposizione.[/quote]
Mi spieghi perché l'urto hanno dovuto subirlo i lavoratori e non gli imprenditori?
Riguardo alle limitazioni ai movimenti internazionali di capitali, poi, unite a misure protezionistiche dovrebbero servire a tutelare la produzione nazionale e a tenere in ordine i conti con l'estero. Mi sembra che Bagnai abbia parlato di ritorno al protezionismo più di una volta.
P.S. Grazie delle tue risposte, comunque. Sono interessanti.

Pensandoci bene Sergio, da qualche parte Bagnai ha accennato a cosa fare dopo e durante l'uscita dall'euro. Provo a riassumere.
Chiusura temporanea delle banche, eventuale nazionalizzazione delle stesse, pesanti limitazioni ai prelievi dai conti correnti (tanto esistono le carte di credito), pesantissime limitazioni ai movimenti internazionali dei capitali, ripudio di Maastricht e del fiscal compact, ovviamente lasciar svalutare la nuovo lira dopo un iniziale cambio lira-euro 1-1, sottomissione della banca d'Italia al ministero del tesoro, un forte intervento regolatore dello stato dell'economia, far ripartire l'economia mediante la domanda interna trainata da una forte spesa pubblica a debito, in caso stampando moneta.
A questo punto, per prevenire le acquisizione estere di aziende italiane, basterebbe vietarle per legge.
Sottolineo che potrei aver frainteso il pensiero di Bagnai: sto provando a mettere insieme i pezzi di ciò che ho raccolto qui e là, non è che Bagnai abbia detto tutto ciò esplicitamente di seguito proprio come l'ho scritto io.
Nel caso in cui avessi frainteso il pensiero di Bagnai, comunque, qual è il problema delle politiche esposte sopra, comunque?
Da quel poco che ho capito, dovrebbero essere politiche di stampo keynesiano.
Sergio tu dici che la teoria economica è da tempo ferma: qual è il problema con Keynes? Perché non va bene?
Riguardo la Germania, il patto di cui tu parli mi sembra (potrei sbagliarmi, ovviamente) equivalga a dare un contentino di poca importanza ai sindacati per farli stare buoni e poter fare come si vuole. Questo modello tedesco, inoltre, funzionerebbe senza la fregatura (per l'Italia) del cambio fisso (mi sembra che Bagnai ne abbia parlato a lungo)?
Perché non vietare semplicemente per legge di portare i profitti alle Cayman limitando i movimenti internazionali di capitali?
Sottolineo ulteriormente che queste mie idee potrebbero essere sbagliate ma derivano dal mio tentativo di dare un senso a ciò che sta succedendo al momento in Europa. Non trovo altro modo di dar senso all'attuale situazione.
Chiusura temporanea delle banche, eventuale nazionalizzazione delle stesse, pesanti limitazioni ai prelievi dai conti correnti (tanto esistono le carte di credito), pesantissime limitazioni ai movimenti internazionali dei capitali, ripudio di Maastricht e del fiscal compact, ovviamente lasciar svalutare la nuovo lira dopo un iniziale cambio lira-euro 1-1, sottomissione della banca d'Italia al ministero del tesoro, un forte intervento regolatore dello stato dell'economia, far ripartire l'economia mediante la domanda interna trainata da una forte spesa pubblica a debito, in caso stampando moneta.
A questo punto, per prevenire le acquisizione estere di aziende italiane, basterebbe vietarle per legge.
Sottolineo che potrei aver frainteso il pensiero di Bagnai: sto provando a mettere insieme i pezzi di ciò che ho raccolto qui e là, non è che Bagnai abbia detto tutto ciò esplicitamente di seguito proprio come l'ho scritto io.
Nel caso in cui avessi frainteso il pensiero di Bagnai, comunque, qual è il problema delle politiche esposte sopra, comunque?
Da quel poco che ho capito, dovrebbero essere politiche di stampo keynesiano.
Sergio tu dici che la teoria economica è da tempo ferma: qual è il problema con Keynes? Perché non va bene?
Riguardo la Germania, il patto di cui tu parli mi sembra (potrei sbagliarmi, ovviamente) equivalga a dare un contentino di poca importanza ai sindacati per farli stare buoni e poter fare come si vuole. Questo modello tedesco, inoltre, funzionerebbe senza la fregatura (per l'Italia) del cambio fisso (mi sembra che Bagnai ne abbia parlato a lungo)?
Perché non vietare semplicemente per legge di portare i profitti alle Cayman limitando i movimenti internazionali di capitali?
Sottolineo ulteriormente che queste mie idee potrebbero essere sbagliate ma derivano dal mio tentativo di dare un senso a ciò che sta succedendo al momento in Europa. Non trovo altro modo di dar senso all'attuale situazione.
Ok Sergio, le tue obiezioni a Bagnai mi sembrano molto ragionevoli: volendo riassumere stai dicendo che non è niente di che come economista e che non vuole o non riesce ad effettuare un'analisi di come gestire l'uscita dall'euro e di cosa fare dopo.
Il problema, come hai detto tu, è che manca un'informazione seria e condivisa: nonostante le tue obiezioni il blog di Bagnai continua a sembrarmi di gran lunga migliore dell'informazione televisiva e di molti giornali. Bagnai, come saprai, inoltre, pone tutta una serie di problematiche sull'euro e sull'attuale e futuro assetto dell'Unione Europea che altrove non si trovano quasi mai.
Dovendo arrangiarmi per informarmi (e non oso pensare al nulla che saprei dell'attuale situazione senza di te e senza Bagnai), secondo te, escludendo Bagnai, a cosa dovrei rivolgermi? A Brancaccio (che comunque, mi sembra di capire, non ti piace)? A Repubblica (ora sono ironico, ovviamente)? Hai qualche suggerimento?
Sono anche realmente curioso di sapere come la pensi tu sull'attuale situazione riguardo l'euro, il fiscal compact e gli eventuali futuri Stati Uniti D'Europa.
Il problema, come hai detto tu, è che manca un'informazione seria e condivisa: nonostante le tue obiezioni il blog di Bagnai continua a sembrarmi di gran lunga migliore dell'informazione televisiva e di molti giornali. Bagnai, come saprai, inoltre, pone tutta una serie di problematiche sull'euro e sull'attuale e futuro assetto dell'Unione Europea che altrove non si trovano quasi mai.
Dovendo arrangiarmi per informarmi (e non oso pensare al nulla che saprei dell'attuale situazione senza di te e senza Bagnai), secondo te, escludendo Bagnai, a cosa dovrei rivolgermi? A Brancaccio (che comunque, mi sembra di capire, non ti piace)? A Repubblica (ora sono ironico, ovviamente)? Hai qualche suggerimento?
Sono anche realmente curioso di sapere come la pensi tu sull'attuale situazione riguardo l'euro, il fiscal compact e gli eventuali futuri Stati Uniti D'Europa.
@Sergio: visto che sei ferratissimo, e visto che mi fido del tuo parere, che mi sembra sovente ragionevole, volevo domandarti la seguente cosa: quali sono le colpe e quali i meriti della Crande Cermania - vista la sua particolare posizione - in tutto questo casino economico?
Sergio ora comincio a capire tutti i tuoi commenti cancellati dal blog di Bagnai.
Mi piacerebbe capire, comunque, se tu ritieni o meno veritiera l'analisi che Bagnai fa delle cause della crisi e del suo andamento attuale.
Per il resto, Bagnai non ha mai avanzato pretese di originalità, anzi, non fa altro che ripetere che ciò che lui scrive è rinomato nella letteratura scientifica internazionale e che lui è un economista di second'ordine, sì. Il problema è che per il grande pubblico queste cose sono totalmente sconosciute! Ben venga, quindi, un po' di informazione.
Secondo Bagnai sarà impossibile non uscire dall'euro, avverrà un qualche evento scatenante, forse l'uscita della Grecia dall'euro, forse la Francia che si rompe dei sacrifici impostigli dalla Germania e, date le condizioni malconce delle sue banche, esce dall'euro.
Per quanto riguarda i capitali, secondo Bagnai quelli grossi sono già scappati, sotto forma, per esempio, di titoli italiani venduti e di titoli di qualche altra nazione acquistati, da cui lo spread, secondo Bagnai. Rimarrebbero, quindi, solo i capitali piccoli di cui preoccuparsi.
Fammi capire Sergio, tu ritieni che si possa andare avanti così per molti anni ancora? Tra austerità, paesi rovinati, fondo salva stati, fiscal compact, riforme (tra cui deregolamentazione del mercato del lavoro e tagli vari), indebitamente delle banche periferiche nei confronti delle centrali e compagnia bella?
Oppure ritieni possibile la costituzione degli Stati Uniti D'Europa, un super stato in cui l'Italia non conterebbe niente anche se, forse, otterremo la messa in comune del debito (euro-bond, per esempio) al costo di perdere ogni residuo effettivo controllo democratico sul governo (o speri che sia effettivamente possibile sottoporre le istituzioni europee, presenti e future, a controllo democratico)?
Probabilmente Bagnai non è il massimo, ma parla di argomenti di vitale importanza per tutti di cui quasi nessun altro parla. Non mi sembra il caso di sputarci sopra.
Mi piacerebbe capire, comunque, se tu ritieni o meno veritiera l'analisi che Bagnai fa delle cause della crisi e del suo andamento attuale.
Per il resto, Bagnai non ha mai avanzato pretese di originalità, anzi, non fa altro che ripetere che ciò che lui scrive è rinomato nella letteratura scientifica internazionale e che lui è un economista di second'ordine, sì. Il problema è che per il grande pubblico queste cose sono totalmente sconosciute! Ben venga, quindi, un po' di informazione.
Secondo Bagnai sarà impossibile non uscire dall'euro, avverrà un qualche evento scatenante, forse l'uscita della Grecia dall'euro, forse la Francia che si rompe dei sacrifici impostigli dalla Germania e, date le condizioni malconce delle sue banche, esce dall'euro.
Per quanto riguarda i capitali, secondo Bagnai quelli grossi sono già scappati, sotto forma, per esempio, di titoli italiani venduti e di titoli di qualche altra nazione acquistati, da cui lo spread, secondo Bagnai. Rimarrebbero, quindi, solo i capitali piccoli di cui preoccuparsi.
Fammi capire Sergio, tu ritieni che si possa andare avanti così per molti anni ancora? Tra austerità, paesi rovinati, fondo salva stati, fiscal compact, riforme (tra cui deregolamentazione del mercato del lavoro e tagli vari), indebitamente delle banche periferiche nei confronti delle centrali e compagnia bella?
Oppure ritieni possibile la costituzione degli Stati Uniti D'Europa, un super stato in cui l'Italia non conterebbe niente anche se, forse, otterremo la messa in comune del debito (euro-bond, per esempio) al costo di perdere ogni residuo effettivo controllo democratico sul governo (o speri che sia effettivamente possibile sottoporre le istituzioni europee, presenti e future, a controllo democratico)?
Probabilmente Bagnai non è il massimo, ma parla di argomenti di vitale importanza per tutti di cui quasi nessun altro parla. Non mi sembra il caso di sputarci sopra.
Capisco, Sergio. Quindi è meglio che me ne torni ad abitare negli spazi normati, dove c'è un poco di sicurezza in più.
Ti ringrazio per il tuo illuminante intervento.
Ti ringrazio per il tuo illuminante intervento.
Sinceramente trovo che l'economia abbia una capacità di previsione relativamente limitata e che non sia capace di analizzare in modo molto efficace eventi che evolvono troppo in fretta e fuori da certi schemi. In parte è legato all'ineguatezza del modello, in parte alla complessità degli eventi in se e un po' perché noi viviamo nel modello stesso e sono le nostre azioni che lo attuano*. Fuori dall'ordinario mi sembra che il tutto sia molto opinionistico (o se si preferisce basato su una certa esperienza).
* insomma, il modo in cui influenziamo un qualche oggetto fisico è spesso maggiormente prevedibile di quanto non lo sia per l'economia. Una "ricetta per diventare ricchi", per fare un esempio, per quanto tremendamente efficace in un certo istante potrebbe diventare un efficacissimo modo per diventare poverissimi se lo attuassero tutti. Personalmente trovo che questo aspetto sia un po' ignorato da molto economisti e politici.
* insomma, il modo in cui influenziamo un qualche oggetto fisico è spesso maggiormente prevedibile di quanto non lo sia per l'economia. Una "ricetta per diventare ricchi", per fare un esempio, per quanto tremendamente efficace in un certo istante potrebbe diventare un efficacissimo modo per diventare poverissimi se lo attuassero tutti. Personalmente trovo che questo aspetto sia un po' ignorato da molto economisti e politici.
Da qualche tempo (dietro suggerimento di Sergio in alcun post economici di un po' di tempo fa) segue con interesse il blog di Alberto Bagnai, un professore di economia che insegna a Pescara.
Per farla breve (gli interessati possono sempre andare sul suo blog, perché la questione non è né semplice né breve) secondo Bagnai la fine dell'Euro farebbe bene all'Europa intera, soprattutto ai PIIGS, un po' meno alla Germania, e non ci sarebbe nessun cataclisma. Naturalmente ci sarebbero dei problemi temporanei, soprattutto per la Grecia, questo è innegabile, ma secondo Bagnai l'alternativa della permanenza nell'euro è di gran lunga peggiore e questi studi catastrofisti, secondo lui, sono terribilmente di parte.
Per farla breve (gli interessati possono sempre andare sul suo blog, perché la questione non è né semplice né breve) secondo Bagnai la fine dell'Euro farebbe bene all'Europa intera, soprattutto ai PIIGS, un po' meno alla Germania, e non ci sarebbe nessun cataclisma. Naturalmente ci sarebbero dei problemi temporanei, soprattutto per la Grecia, questo è innegabile, ma secondo Bagnai l'alternativa della permanenza nell'euro è di gran lunga peggiore e questi studi catastrofisti, secondo lui, sono terribilmente di parte.
Ho letto velocemente e non sono sicuro quanto il giornalista abbia capito lo studio
Sinceramente trovo che possa essere uno studio attendibile.
