Dal discorso di Giorgio Parisi ai Lincei

gabriella127
Vorrei riportare qui sotto un passo dal discorso di oggi di Giorgio Parisi all'Accademia dei Lincei.
Penso, infatti, che la diffidenza oscurantista verso la scienza, come quella dei No vax, dei terrapiattisti etc., vada di pari passo ad altre forme di ignoranza scientifica.
Pretendere che la scienza fornisca risposte immediate e certe, invocare 'i dati' a proposito e a sproposito, rimanere sconcertati se 'i dati' dicono cose non concordi, invece che certezze assolute, o se 'scienziati' dicono cose diverse, è un atteggiamento fideistico verso la scienza che si rovescia facilmente nella diffidenza oscurantista.
Questo scientismo ingenuo, per cui arriva qualcuno in camice bianco e con una provetta in mano a dire la Verità, è l'altra faccia della stessa medaglia dell'ignoranza del procedere scientifico.
Al contrario, le vicende della scienza sono costellate di errori, e l''errore' nella scienza, lungi dall'esserne la negazione, è parte fisiologica della sua storia.

Qui sotto Giorgio Parisi:

"Ma questo interesse nella Scienza [in questo periodo, nota mia] ha avuto una ricaduta insospettata. Molte persone sono rimaste sconcertate dal vedere scienziati illustri accapigliarsi con la stessa veemenza che potrebbero avere esponenti politici di partiti diversi. Questo stupore è dovuto anche a una incomprensione del meccanismo in cui si forma il consenso scientifico. Quando si verifica un fatto nuovo, scienziati diversi propongono interpretazioni diverse. Procedendo lentamente, provando e riprovando come diceva il nostro grande socio Galileo Galilei, aumentando le conoscenze con nuovi dati, con nuovi esperimenti, si forma lentamente un consenso attorno a una delle interpretazioni proposte. In certi casi estremi è stato un procedimento molto lento: Max Planck aveva scritto che le nuove idee si affermano non perché gli oppositori si convincono, ma perché gli oppositori muoiono e lasciano lo spazio ai sostenitori delle nuove idee."

Risposte
Shackle
Ho appena sentito la bella notizia al telegiornale. Ma non ho sentito la motivazione. Naturalmente sono molto contento.

austalopitechio
Già :D

gabriella127
"austalopitechio":
E così si laureò anche nobel :lol:


Eh sì, infine, se ne parlava da tanto.

austalopitechio
E così si laureò anche nobel :lol:

gabriella127
Eh sì, grazie Shackle, sicuramente quelle della geometria non euclidea e della dimensione frattale sono idee nuove che non hanno potuto lasciare immutata la matematica precedente.

Shackle
Un altro esempio che mi viene in mente è quello delle geometrie non euclidee: non dico nulla al riguardo, lascio a te ogni considerazione sul grande impatto che tali formulazioni matematiche hanno avuto sulla revisione di concetti antichi.
E che dire della geometria frattale? Il concetto di dimensione frattale è relativamente nuovo, ma sicuramente sconvolgente, e coinvolgente.

gabriella127
"gugo82":
[...] come l'elaborazione della Teoria degli Insiemi (anche quella "ingenua", senza troppe sofisticazioni) abbia rimodellato il linguaggio delle altre discipline.

E' come dici, però stai più parlando delle ripercussioni in altri campi della teoria degli insiemi, ed è normale che nuove teorie abbiano influenza in varie direzioni.
Pensavo a qualcosa di più specifico all'interno dello sviluppo della matematica, di ripercussioni di nuove idee nella formulazione stessa della matematica precedente.
No so, mi veniva in mente, come idea, ma in un senso che mi devo chiarire (dovrei capire come e se è avvenuto storicamente), una riformulazione di teoremi e dimostrazioni in analisi una volta costruito in modo rigoroso l'insieme numerico dei reali, compresa la continuità della retta reale. Alcuni teoremi precedenti sembrano aver fallito per la mancanza di chiarezza sull'insieme numerico di riferimento, anche se al momento questo non era stato colto.
E, insieme, l'abbandono definitivo di riferimenti geometrici nelle dimostrazioni (che certo era stato già sostenuto da Bolzano, che però fu una voce isolata e sostanzialmente misconosciuta all'epoca).
Ma, insomma, è una domanda che mi ponevo, sono cose complicate da ricostruire (anche se è ovvio che l'analisi ottocentesca come la si presenta adesso non è uguale a quella dei libri dell'800).

Però, sicuramente, la teoria degli insiemi è un esempio importante ( e importante nella storia del pensiero in generale), sicuramente è stata una delle nuove idee della matematica. La teoria degli insiemi è stata un''aggiunta', per quanto importante, alla matematica precedente, o è stato un'idea che ha portato a modificare, a guardare in modo nuovo, a riformulare, anche la matematica precedente? E' in questo secondo senso che si può parlare di sviluppo non 'cumulativo'.

La teoria dell'integrazione è, come scrive Shackle, un altro campo dove l'evoluzione delle idee ha comportato revisioni e sostituzioni di concetti con concetti nuovi, e le nuove idee hanno comportato una riformulazione dell'intero corpus.

E di certo ci sono altri esempi nella matematica del '900, così 'nuova' rispetto a quella ottocentesca.

Penso comunque che l'idea di un progresso cumulativo in matematica sia più diffusa tra filosofi e persone di altre discipline, che tra i matematici veri e propri.
Ma guardare alla matematica dal punto di vista degli 'errori', delle revisioni, della sostituzione, anche faticosa di concetti con concetti nuovi, serve molto a gettare luce sulla natura e sulla pratica della matematica.

Shackle
Sarebbe interessante trovare esempi in matematica di questa 'retroazione' di nuovi concetti su conoscenze precedenti.


La teoria dell’integrazione ha sostituito il metodo di esaustione di Archimede.

gugo82
La retroazione c'è sempre stata.
Basta guardare, se si vuole un esempio lampante, a come l'elaborazione della Teoria degli Insiemi (anche quella "ingenua", senza troppe sofisticazioni) abbia rimodellato il linguaggio delle altre discipline.
Certo, ci è voluto del tempo; ma alla fine eccoci qui.

gabriella127
"Faussone":

Il procedere passo passo, sospendendo il giudizio immediato e guardando solo le evidenze, che purtroppo spesso non sono immediate, è uno degli aspetti che molti oggi non capiscono, per non parlare del rapporto della scienza con l'incertezza e con gli errori e la loro gestione


Grazie a te delle riflessioni, Faussone.

Il rapporto della scienza con l'errore' credo possa fare luce sulla natura del procedere scientifico, e mettere al riparo sia da visioni ingenue della scienza come portatrice di verità assolute, sia da una visione della scienza, condivisa anche da persone di cultura, come processo di accumulo di conoscenze.
In fisica non ho competenze, ma ho letto qualche tempo fa la autobiografia di Emilio Segré, molto interessante, in cui si vede come anche premi Nobel abbiano scritto e pubblicato risultati sbagliati nel corso della loro carriera.

L'idea di un procedere cumulativo è, mi pare, più diffuso nel campo della matematica, anche tra addetti ai lavori, in particolare filosofi della scienza: sembra che in matematica il progresso consista in una aggiunta di nuovi teoremi e nuove nozioni a un corpo di conoscenze stabilito, una aggiunta a verità stabilite una volta per tutte.
Le presentazioni levigate dei manuali e dei libri di matematica, in cui la matematica appare come un procedere ordinato di definizioni e teoremi, favoriscono senz'altro questa visione.

Riporto un brano di Carlo Cellucci, uno dei più noti logici e filosofi della matematica a livello internazionale.
Cellucci è un critico della visione assiomatica della matematica, e pensa che da questa discenda l'idea della matematica come un sapere cumulativo:

"The growth of mathematics is often viewed as being cumulative. Mathematical discoveries are considered to be mere additions or increments to the growing stockpile of mathematical results.
Thus Devlin states that “mathematical knowledge is cumulative” (Devlin 1990, p. 33). This depends on the fact that “mathematics consists in making deductions from axioms” (ibid., p. 34).
This viewpoint, however, is appropriate only as concerns the addition of corollaries of known theorems, not as concerns the addition of really innovative results, that is, results which involve the introduction of really new ideas. The latter kind of addition reacts back upon some traditional parts of mathematics. By providing a new perspective on previously familiar objects, it affects the way in which those traditional parts are built up, leading to reconstruct them on a new basis. Since this involves making substantial changes to them, mathematical knowledge cannot be said to be cumulative."[nota]C. Cellucci, Explanatory and Non.Explanatory Demonstratios, Draft of a paper that has appeared in Bour, Heinzmann (e altri), Logic, methodology and philosophy of science. Proceedings of the fourteenth international congress, , London: College Publications. (2014)[/nota]

Qui, mi pare, non si parla tanto di nozioni sbagliate e poi abbandonate, che non mancano nella storia della matematica, ma della 'retroazione' di nuove idee su un corpo di conoscenze esistenti ancora valido.
Sarebbe interessante trovare esempi in matematica di questa 'retroazione' di nuovi concetti su conoscenze precedenti.

Faussone
Grazie gabriella, riflessione molto interessante.

Il punto di fondo è sempre lo stesso: l'ignoranza su cosa la scienza sia e come funzioni.
Il procedere passo passo, sospendendo il giudizio immediato e guardando solo le evidenze, che purtroppo spesso non sono immediate, è uno degli aspetti che molti oggi non capiscono, per non parlare del rapporto della scienza con l'incertezza e con gli errori e la loro gestione: "ma come la SCIENZA non dovrebbe dare risposte certe? Perché non le dà? Perché non ci fornisce le cure/terapie che già alcuni hanno messo a punto? ecc ecc"
Questo è un approccio comune, che poi è allo stesso tempo contrapposto e complementare a quell'altro folle per cui gli scienziati sarebbero una setta al soldo di non si sa quali poteri occulti.

C'è inoltre una mancanza spaventosa di giornalismo di divulgazione scientifica, il bravo giornalista di cronaca non è detto abbia le competenze per essere un bravo divulgatore scientifico! Anzi spesso le esigenze semplificative (un poco anche legittime se nella giusta dose) del giornalismo rischiano di acuire la mala informazione in ambito scientifico.

Giusto ieri mattina stavo ascoltando la radio (seguo Radio Capital perché mi piace il tipo di musica, e tutto sommato la parte di news e l'attualità è trattata bene, nei limiti di una radio del genere ovviamente), bene ieri intervistano un tizio (non ricordo il nome, comunque aveva un qualche ruolo politico nei contatti con la Russia) che si è fatto somministrare il vaccino russo Sputnik. "Io sto benissimo e molti in Russia lo hanno fatto e stanno bene e funziona, sembra che anche Israele lo stia richiedendo e lo voglia somministrare senza considerare gli altri vaccini che si stanno studiando, non perché non si fidi degli altri [bontà sua ndr] ma perché vuole presto il vaccino".
Questo il messaggio dato, con praticamente zero distinguo da parte dei 2 giornalisti e dj della radio (che comunque sono persone in gamba e non sprovveduti).
Intendiamoci questa non è stata la cosa peggiore che ho sentito o visto tra radio e televisione, ma solo la più recentemente esemplare purtroppo.

D'altra parte il bravo e autorevole scienziato non è detto che sia un bravo comunicatore e divulgatore, anche se almeno tra i vari che si vedono in televisione in questo folle periodo qualcuno bravo c'è, anzi soprattutto qualcuna. ;-)

gabriella127
Eh sì, giò, non è un momento entusiasmante.
E' importante che ci siano persone, del livello di Parisi, e con lui altri, che sappiano vedere le cose con lucidità.
Un caro saluto.

gio73
Bello, grazie.
Oggi sono giù di morale e ho bisogno di sentire la sicurezza che viene da un contesto che capisco.
Dove appunto le sicurezze nn ci sono, ed è questo su cui siamo ttt d'accordo.

feddy
Lo stavo leggendo pure io sul Corriere! (qui il testo integrale per chi volesse recuperarlo https://www.corriere.it/editoriali/20_n ... abf1.shtml )

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