Avere o no fiducia nei concorsi pubblici?
Vorrei aprire questa discussione per confutare, con prove oggettive ed esperienze personali, oltre i semplici luoghi comuni delle raccomandazioni più o meno forti, se in questo periodo, e più in generale nei periodi di profonda crisi economica, convenga investire il proprio tempo nel preparare concorsi pubblici, di qualsiasi genere, correndo il rischio di perdere tempo, denaro e sanità mentale, oppure sia più costruttivo mirare al settore privato, ovvero cercare lavoro presso società e aziende, correndo ugualmente rischi di qualche tipo nei quali non si incorre scegliendo la via del pubblico.
Insomma, se in questo momento scegliessi la via pubblica, fatta di quiz, punteggi, concorsi, prove, graduatorie (e in molti ahimé sostengono anche raccomandazione, che a me manca totalmente) ecc. , considerando che in qualsiasi genere di competizione io sono sempre risultato fiacco e sfortunato (leggasi: onesto) e in pratica adesso sto vivendo di rendita, ma non potrò farlo per molto, c'è il rischio concreto che io rimanga disoccupato a vita?
Io non ho nessuna esperienza del mondo lavorativo all'attivo e vorrei un impatto il più possibile indolore con questa realtà. Un tempo, da piccolo, credevo molto nelle istituzioni pubbliche, ma da quando sono diventato adulto le stesse hanno cominciato a deludermi sempre di più, per nessun fatto in particolare, ma nella globalità. Adesso, per come la vedo io, privatizzerei tutto.
Sarò banale, ma quando ci sono molti più potenziali lavoratori che posti di lavoro, la selezione diventa inevitabile, così come le ingiustizie. È come se mi sentissi progettato per un mondo che non prevede selezione, ma uguale opportunità per tutti, senza il mors tua vita mea. Addirittura, se io vincessi un concorso ai danni di qualcuno che ne ha più bisogno di me, mi sentirei in colpa.
Insomma, se in questo momento scegliessi la via pubblica, fatta di quiz, punteggi, concorsi, prove, graduatorie (e in molti ahimé sostengono anche raccomandazione, che a me manca totalmente) ecc. , considerando che in qualsiasi genere di competizione io sono sempre risultato fiacco e sfortunato (leggasi: onesto) e in pratica adesso sto vivendo di rendita, ma non potrò farlo per molto, c'è il rischio concreto che io rimanga disoccupato a vita?
Io non ho nessuna esperienza del mondo lavorativo all'attivo e vorrei un impatto il più possibile indolore con questa realtà. Un tempo, da piccolo, credevo molto nelle istituzioni pubbliche, ma da quando sono diventato adulto le stesse hanno cominciato a deludermi sempre di più, per nessun fatto in particolare, ma nella globalità. Adesso, per come la vedo io, privatizzerei tutto.
Sarò banale, ma quando ci sono molti più potenziali lavoratori che posti di lavoro, la selezione diventa inevitabile, così come le ingiustizie. È come se mi sentissi progettato per un mondo che non prevede selezione, ma uguale opportunità per tutti, senza il mors tua vita mea. Addirittura, se io vincessi un concorso ai danni di qualcuno che ne ha più bisogno di me, mi sentirei in colpa.
Risposte
Lo terrò a mente. Grazie.
Vedrò... il mio obiettivo lavorativo non è il posto tranquillo, è il posto congeniale, quello che non faccia chiedere a me stesso di continuo "Che mi sono laureato a fare?" e che mi appassioni. Lo stipendio è in secondo piano, per ora devo solo finire di essere mantenuto.
Ma mi rendo conto che di giorno in giorno il mio obiettivo diventa sempre di più un'utopia...
Ma mi rendo conto che di giorno in giorno il mio obiettivo diventa sempre di più un'utopia...
Vikhr ma secondo te se vai a fare un colloqui con l'azienda X, magari senza considerare le multinazionali (dato che assumono tantissimi neolaureati), e ti ritrovi come "rivale" per il posto il nipote, semi-analfabeta, del dirigente HR o di un dirigente dello stabilimento, chi assumono?
Sicuramente nel privato, dato che i nipoti e i figli sono meno dei posti vacanti, è più semplice entrare perché non c'è un test freddo e cieco (per citarti) a valutarti. Però se il tuo scopo è un posto tranquillo allora il pubblico è la via maestra. Se entri, e prima o poi entri, poi non ne esci più. Nel privato queste certezze non le hai.
Inoltre chi ti vieta di entrare a lavorare nel privato e nel frattempo preparare i test dei concorsi pubblici?
Sicuramente nel privato, dato che i nipoti e i figli sono meno dei posti vacanti, è più semplice entrare perché non c'è un test freddo e cieco (per citarti) a valutarti. Però se il tuo scopo è un posto tranquillo allora il pubblico è la via maestra. Se entri, e prima o poi entri, poi non ne esci più. Nel privato queste certezze non le hai.
Inoltre chi ti vieta di entrare a lavorare nel privato e nel frattempo preparare i test dei concorsi pubblici?
Nel privato, da quello che ho capito, vi prego di smentirmi se ho capito male, ci si può trovare, in fase di selezione, davanti a qualcuno che ti valuta per quello che sei e per quello che sai fare e ti attribuisce il tanto agognato lavoro (diritto costituzionale) adatto alle tue capacità e alla tua formazione. Non sempre, ma c'è una possibilità che questo accada.
Nel pubblico, in fase di selezione, ci si trova davanti a una fredda e cieca burocrazia (e questo non necessariamente è un male), resa sempre più fredda e cieca da un susseguirsi di crisi economiche e politiche forse errate, e in tantissimi lamentano che ci si può trovare perfino di fronte a degli imbrogli (non avendo partecipato a nessun concorso non posso riportare esperienze personali e validare queste lamentele). Quest'ultimo tipo di lamentela in particolare, e la sua particolare ricorrenza, mi blocca e mi scoraggia.
Ci si deve impegnare sempre, ogni santo giorno, a prescindere, e sono d'accordo.
Un conto, però, è impegnarsi con uno scopo, un obiettivo e una ragionevole certezza di raggiungerlo e non doverlo cambiare di continuo.
Un altro è impegnarsi a vuoto, fallire più volte, a volte giustamente, altre con motivazioni sospette, cominciare a trascinarsi stancamente fra concorsi vari senza un vero e proprio obiettivo (essendo quello iniziale, di solito coincidente con i propri desideri infantili, non raggiunto), se non quello di farsi tirare pesci in faccia, buttare via tempo e finire per stracciarsi di dosso ogni forma e parvenza di competitività.
Col privato mi sembra essere più probabile che ricorra la prima condizione.
In periodo di crisi, più che sulla carriera lavorativa in sé, bisogna concentrarsi sul suo inizio. Sennò il rischio di rimanere disoccupati o mantenuti a vita diventa altissimo.
Nel pubblico, in fase di selezione, ci si trova davanti a una fredda e cieca burocrazia (e questo non necessariamente è un male), resa sempre più fredda e cieca da un susseguirsi di crisi economiche e politiche forse errate, e in tantissimi lamentano che ci si può trovare perfino di fronte a degli imbrogli (non avendo partecipato a nessun concorso non posso riportare esperienze personali e validare queste lamentele). Quest'ultimo tipo di lamentela in particolare, e la sua particolare ricorrenza, mi blocca e mi scoraggia.
Ci si deve impegnare sempre, ogni santo giorno, a prescindere, e sono d'accordo.
Un conto, però, è impegnarsi con uno scopo, un obiettivo e una ragionevole certezza di raggiungerlo e non doverlo cambiare di continuo.
Un altro è impegnarsi a vuoto, fallire più volte, a volte giustamente, altre con motivazioni sospette, cominciare a trascinarsi stancamente fra concorsi vari senza un vero e proprio obiettivo (essendo quello iniziale, di solito coincidente con i propri desideri infantili, non raggiunto), se non quello di farsi tirare pesci in faccia, buttare via tempo e finire per stracciarsi di dosso ogni forma e parvenza di competitività.
Col privato mi sembra essere più probabile che ricorra la prima condizione.
In periodo di crisi, più che sulla carriera lavorativa in sé, bisogna concentrarsi sul suo inizio. Sennò il rischio di rimanere disoccupati o mantenuti a vita diventa altissimo.
"Intermat":
Vikhr devi anche considerare che qualora vincessi il concorso poi avresti un posto veramente a tempo indeterminato. Nel privato oggi lavori ma domani non lo sai, soprattutto dopo le recenti modifiche del jobs act. Il pubblico rispetto al privato è più inaccessibile e meno meritocratico ma sicuramente più stabile nel tempo.
PS: come diceva qualcuno in precedenza, sicuramente nei concorsi entrano anche amici, amanti e parenti di qualcuno che conta ma anche persone oneste che grazie a tanto impegno ce l'hanno fatta.
concordo, secondo me la situazione attuale è questa.. poi Vikhr devi pensare anche che i tempi sono cambiati e nonostante ci siano sempre persone da "piazzare" per i motivi più svariati da un certo punto di vista si sta puntando sempre di più alla trasparenza e alcuni concorsi sono diventati un pò più difficili da manovrare...
poi, per carità, ognuno fa le sue scelte e decide su quale settore volersi impegnare di più, ma non credere che nel privato non ci siano i raccomandati e non ci si debba impegnare, anzi!
Per i falsi testimoni, la legge di Mosè comminava la pena del taglione e le dodici Tavole quella della morte, mediante precipitatio e saxo. La lex Cornelia de falsis reprimeva la falsità nei testamenti e nelle monete.Visit here
Vikhr devi anche considerare che qualora vincessi il concorso poi avresti un posto veramente a tempo indeterminato. Nel privato oggi lavori ma domani non lo sai, soprattutto dopo le recenti modifiche del jobs act. Il pubblico rispetto al privato è più inaccessibile e meno meritocratico ma sicuramente più stabile nel tempo.
PS: come diceva qualcuno in precedenza, sicuramente nei concorsi entrano anche amici, amanti e parenti di qualcuno che conta ma anche persone oneste che grazie a tanto impegno ce l'hanno fatta.
PS: come diceva qualcuno in precedenza, sicuramente nei concorsi entrano anche amici, amanti e parenti di qualcuno che conta ma anche persone oneste che grazie a tanto impegno ce l'hanno fatta.
"gigli":
a volte anche assumersi il rischio di non farcela magari non aiuta a passare il concorso ma ci fa crescere e maturare imparando ad accettare anche le sconfitte
Per me, con le condizioni attuali, assumere questo rischio mi fa anche assumere il rischio di non vincere nessun concorso per tutta la vita. È a questo punto che io, personalmente, scelgo di lasciarli perdere totalmente, questi concorsi pubblici, e di fiondarmi nel privato, dove penso che in questo periodo ci siano più possibilità e meno precarietà. Penso che anche riconoscere quando (in particolare mi riferisco al periodo storico, alle proprie aspirazioni e alle proprie necessità) convenga preparare e sostenere dei concorsi pubblici e quando invece si rischia di perdere solo tempo e opportunità preziose e sia meglio rivolgere le proprie attenzioni altrove sia indice di maturità.
Nulla di contrario nei tuoi confronti


"giuliofis":
Per la professione a cui vorrei accedere io, il fisico medico, il concorso pubblico è d'obbligo per entrare come strutturato in ospedale. Essendo un settore "giovane", chissà se le raccomandazioni sono minori...
purtroppo credo che le raccomandazioni siano presenti e consolidate in tutti i settori, anche se se si tratta di un ambito "giovane" magari c'è qualche figlio o figliastro di docenti pronto a passare davanti a tutti... però se il concorso è d'obbligo per entrare cerca di studiare più che puoi e di insistere, magari alla prima non va e sei più fortunato nelle seguenti

"Vikhr":
Vedo che anche tu fai uscire fuori questa famosissima tabella di marcia.
Io sulla tabella di marcia la penso così: la stessa ti serve se devi scalare una montagna ed arrivare fino alla sua cima. Se però prima di partire non ti dicono se è sufficiente arrivare fino in cima oppure non basta e devi arrivare sulla Luna, non serve a niente ed è solo una perdita di tempo, perché sulla Luna non ci arriverai mai.
Insomma, essere sfaticati no, ma nemmeno diventare illusi.
io per lo studio ho sempre cercato di impormi una tabella di marcia, me l'hanno suggerito quando ho fatto un corso di supporto allo studio e devo dire che mi aiuta a non perdere la concentrazione, ad avanzare seguendo degli obiettivi ben precisi soprattutto quando devi rispettare dei tempi o hai una scadenza a lungo termine e rischi di perdere tempo.. per il resto nessuna illusione, a volte anche assumersi il rischio di non farcela magari non aiuta a passare il concorso ma ci fa crescere e maturare imparando ad accettare anche le sconfitte

Per la professione a cui vorrei accedere io, il fisico medico, il concorso pubblico è d'obbligo per entrare come strutturato in ospedale. Essendo un settore "giovane", chissà se le raccomandazioni sono minori...
Vedo che anche tu fai uscire fuori questa famosissima tabella di marcia.
Io sulla tabella di marcia la penso così: la stessa ti serve se devi scalare una montagna ed arrivare fino alla sua cima. Se però prima di partire non ti dicono se è sufficiente arrivare fino in cima oppure non basta e devi arrivare sulla Luna, non serve a niente ed è solo una perdita di tempo, perché sulla Luna non ci arriverai mai.
Insomma, essere sfaticati no, ma nemmeno diventare illusi.
Io sulla tabella di marcia la penso così: la stessa ti serve se devi scalare una montagna ed arrivare fino alla sua cima. Se però prima di partire non ti dicono se è sufficiente arrivare fino in cima oppure non basta e devi arrivare sulla Luna, non serve a niente ed è solo una perdita di tempo, perché sulla Luna non ci arriverai mai.
Insomma, essere sfaticati no, ma nemmeno diventare illusi.
Ma guarda Vikhr, io capisco perfettamente il tuo punto di vista, soprattutto perché in primis sono io a non aver superato almeno un paio di concorsi
però visto che conosco sia esempi positivi che negativi ho capito che gran parte del lavoro dipende da noi stessi! mi rendo conto che i raccomandati ci sono e ci saranno sempre, però nessuna raccomandazione vince contro chi ha studiato e conosce perfettamente tutte le materie, non trovi? ad esempio mio cugino non è arrivato tra i primi nonstante allo scritto abbia preso un voto molto alto, all'orale un paio di persone gli sono passate davanti, però comunque ha vinto ed era nella graduatoria...
questo per dirti che mi rendo conto benissimo del tuo punto di vista, avere un obiettivo non certo e a lungo termine può scoraggiare, portare a demoralizzarsi e in fondo fa passare anche la voglia! però se tu decidi che lo passerai, ti organizzi bene lo studio con una tabella di marcia (e magari se ne hai bisogno ti fai anche aiutare da qualcuno) e ti metti sotto secondo me ce la puoi fare!
i tuoi amici rinunciatari e/o sfaticati sono sono delle scuse

questo per dirti che mi rendo conto benissimo del tuo punto di vista, avere un obiettivo non certo e a lungo termine può scoraggiare, portare a demoralizzarsi e in fondo fa passare anche la voglia! però se tu decidi che lo passerai, ti organizzi bene lo studio con una tabella di marcia (e magari se ne hai bisogno ti fai anche aiutare da qualcuno) e ti metti sotto secondo me ce la puoi fare!


Il problema sai qual'è Gigli, ti parlo con il cuore in mano, non tutti riescono. Chi parla bene dei concorsi è perché conosce in molti che li hanno vinti, o ne hanno vinto uno loro, a cui tenevano parecchio, o magari tutte e due le cose. Però io sarò sfortunato, vivrò in un periodo storico sfortunato, frequenterò delle cattive compagnie (non in termini morali, ma in termini di quello che chiami impegno, nel senso che forse ho a che fare con degli emeriti sfaticati e rinunciatari e non con delle persone determinate e pronte a tutto), ma conosco solo persone che dai concorsi pubblici sono usciti perdenti o sono stati addirittura in qualche modo "danneggiati", ad eccezione di un mio parente, che si è laureato, si è impegnato e li ha superati senza problemi e con le sue sole forze.
Io forse ho un'atteggiamento troppo pessimista, o forse troppo realista, dipende dai punti di vista, ma se provo a fare qualcosa che mi impegna al 100% per lunghi periodi di tempo, per raggiungere un obiettivo che non ho neppure certezza di poter raggiungere con le mie sole forze, comincio a smontarmi e ad autosabotarmi, insomma, non riesco ad essere costante e tenace, riesco ad esserlo solo quando ho una ragionevole certezza di riuscire nell'intento, e il "fantasma" delle raccomandazioni me la distrugge totalmente. Purtroppo ho questo atteggiamento, prendo tutto ciò al quale si accede tramite una qualche forma di selezione come una pericolosa illusione. Ogni volta che penso a un concorso pubblico non riesco a fare a meno di pensare al pericolo di rimanere disoccupato a vita oppure impiegato in un lavoro umilissimo dopo aver perso tempo nei "mille concorsi" che cita Venditti e aver perso l'occasione di trovare un lavoro gratificante, non necessariamente pagatissimo, nel settore privato, che in questo periodo vedo più adatto per persone che sentono di poter costruire il proprio futuro unicamente su delle certezze, come me.
Io forse ho un'atteggiamento troppo pessimista, o forse troppo realista, dipende dai punti di vista, ma se provo a fare qualcosa che mi impegna al 100% per lunghi periodi di tempo, per raggiungere un obiettivo che non ho neppure certezza di poter raggiungere con le mie sole forze, comincio a smontarmi e ad autosabotarmi, insomma, non riesco ad essere costante e tenace, riesco ad esserlo solo quando ho una ragionevole certezza di riuscire nell'intento, e il "fantasma" delle raccomandazioni me la distrugge totalmente. Purtroppo ho questo atteggiamento, prendo tutto ciò al quale si accede tramite una qualche forma di selezione come una pericolosa illusione. Ogni volta che penso a un concorso pubblico non riesco a fare a meno di pensare al pericolo di rimanere disoccupato a vita oppure impiegato in un lavoro umilissimo dopo aver perso tempo nei "mille concorsi" che cita Venditti e aver perso l'occasione di trovare un lavoro gratificante, non necessariamente pagatissimo, nel settore privato, che in questo periodo vedo più adatto per persone che sentono di poter costruire il proprio futuro unicamente su delle certezze, come me.
Purtroppo fiducia o meno per alcune professioni il concorso costituisce l'unica porta di accesso al mondo del posto fisso (vedi insegnanti ecc..) ho l'esperienza diretta di persone che con moltissimo impegno e una costanza/tenacia invidiabili ce l'hanno fatta (una mia amica all banca d'italia e mio cugino beni culturali) senza lo straccio di una raccomandazione.. quindi prima di avere fiducia nel sistema bisogna averla in se stessi e metterci davvero molto impegno!
No, io di questi tempi sto pensando addirittura di sostenere l'esame di Stato (nel mio caso un esame universitario in più, non certo lo stesso degli avvocati) iscrivermi all'albo e aprirmi, se non trovassi lavoro nel privato, la partita IVA... come posso pensare che sosterrò un esame pubblico? In questo momento faccio già una fatica bestiale a superare gli esami universitari non di Chimica, mettermi a imparare a memoria i database dei quiz con la coscienza che nemmeno questo potrebbe essere sufficiente è francamente troppo, mi sono promesso con i miei che inizierò un lavoro umile appena diventerò anch'io fuoricorso (assemblatore di PC), se mi metto in testa addirittura di dover vincere un concorso pubblico finirò davvero tra i NEET mantenuto a vita dai miei Injuria...
"Vikhr":
Vorrei aprire questa discussione per confutare, con prove oggettive ed esperienze personali, oltre i semplici luoghi comuni delle raccomandazioni più o meno forti, se in questo periodo, e più in generale nei periodi di profonda crisi economica, convenga investire il proprio tempo nel preparare concorsi pubblici, di qualsiasi genere, correndo il rischio di perdere tempo, denaro e sanità mentale, oppure sia più costruttivo mirare al settore privato[...]
Che il periodo sia di crisi o meno cambia poco, vincere un concorso pubblico seguendo le regole è sempre stato difficile ed allo stesso tempo è sempre stato difficile inserirsi al primo impiego sia nel pubblico che nel privato. Parlo ovviamente della situazione italiana e scrivo questo in base a dati storici e non per luoghi comuni. Il mercato del lavoro italiano è sempre stato poco attivo ed inoltre è peculiare nel contesto delle economie sviluppate. Siamo il paese con più lavoratori indipendenti dopo la Grecia, di fatto il settore privato è fatto da un 30% di lavoro indipendente.
Qualche anno fa provai un concorso pubblico, ti darei questi suggerimenti:
- Non lo fare tanto per farlo, se lo fai devi essere già abbastanza preparato ed aggiornato di tuo nelle materie richieste: avrai una concorrenza numerosa e spesso composta di persone che hanno già esperienza lavorativa in quel determinato settore, sperare di battere questi ed i bari semplicemente studiando un paio di libri è un'illusione.
- Se è un concorso con pochi posti lascia perdere, quei posti sono stati già assegnati, tu sarai solo una comparsa che certificherà la regolarità della procedura.
- Preparati a fare i test, ma non perderci l'anima, tieniti aperte le porte, non chiuderti a studiare solo per un concorso dove alla meglio avrai un 2%-3% di probabilità di passare il primo turno.
- I tempi dei concorsi possono essere lunghissimi o eterni, non è il caso di dedicarsi solo a questo per mesi e mesi.
Sarò banale, ma quando ci sono molti più potenziali lavoratori che posti di lavoro, la selezione diventa inevitabile, così come le ingiustizie. È come se mi sentissi progettato per un mondo che non prevede selezione, ma uguale opportunità per tutti, senza il mors tua vita mea. Addirittura, se io vincessi un concorso ai danni di qualcuno che ne ha più bisogno di me, mi sentirei in colpa.
Non eri quello che studiava chimica? Secondo me ti conviene finire gli studi e trasferirti da Roma al nord Italia, Lombardia in primis e poi Emilia e Veneto perché sono queste le regioni in cui il settore chimico offre più opportunità lavorative. La chimica è un settore che ancora regge.
Certo se pretendi di stare a Roma con mezza laurea in chimica e tentare concorsi pubblici a caso rischi di infilarti in un vicolo cieco.
"Vikhr":
Vorrei aprire questa discussione per confutare, con prove oggettive ed esperienze personali, oltre i semplici luoghi comuni delle raccomandazioni più o meno forti, se in questo periodo, e più in generale nei periodi di profonda crisi economica, convenga investire il proprio tempo nel preparare concorsi pubblici, di qualsiasi genere, correndo il rischio di perdere tempo, denaro e sanità mentale, oppure sia più costruttivo mirare al settore privato, ovvero cercare lavoro presso società e aziende, correndo ugualmente rischi di qualche tipo nei quali non si incorre scegliendo la via del pubblico.
Insomma, se in questo momento scegliessi la via pubblica, fatta di quiz, punteggi, concorsi, prove, graduatorie (e in molti ahimé sostengono anche raccomandazione, che a me manca totalmente) ecc. , considerando che in qualsiasi genere di competizione io sono sempre risultato fiacco e sfortunato (leggasi: onesto) e in pratica adesso sto vivendo di rendita, ma non potrò farlo per molto, c'è il rischio concreto che io rimanga disoccupato a vita?
Io non ho nessuna esperienza del mondo lavorativo all'attivo e vorrei un impatto il più possibile indolore con questa realtà. Un tempo, da piccolo, credevo molto nelle istituzioni pubbliche, ma da quando sono diventato adulto le stesse hanno cominciato a deludermi sempre di più, per nessun fatto in particolare, ma nella globalità. Adesso, per come la vedo io, privatizzerei tutto.
Sarò banale, ma quando ci sono molti più potenziali lavoratori che posti di lavoro, la selezione diventa inevitabile, così come le ingiustizie. È come se mi sentissi progettato per un mondo che non prevede selezione, ma uguale opportunità per tutti, senza il mors tua vita mea. Addirittura, se io vincessi un concorso ai danni di qualcuno che ne ha più bisogno di me, mi sentirei in colpa.
Sicuramente nei concorsi pubblici ci sono dei magheggi strani, tuttavia io credo che, diciamo, almeno la metà dei posti dichiarati sono assegnati in maniera giusta (ovvero rispettando le regole del concorso). Questa approssimazione è del tutto personale e derivata dal sentito dire ovviamente.
Da una parte sono più fiducioso nelle aziende. Per quanto magari possano contare raccomandazioni e/o conoscenze, comunque il curricurlum di una persona lo guardano.
Per dei posti pubblici qualche dubbio ce l'ho, ma magari sono solo io che la penso nel modo sbagliato.
Te la metto su un altro piano: basta diventare un calciatore di serie B, uno sportivo (non calciatore) di serie A o aver fatto 15 minuti di TV nella propria vita che trovi case editrici che fanno a gara per pubblicare qualsiasi cosa che tiri fuori.
Ho trovato lavoro io, che come te non avevo nessuna esperienza e che la pensavo come te; inoltre pensavo anche di essere un buono a nulla (lo penso anche ora però faccio finta di niente e tiro avanti).
Queste le quoto semplicemente, mi ci rispecchio parecchio.
Qui vado un po' fuori. In linea di principio sono d'accordo con te ma dopo di averne viste di strane, non me ne frega più molto degli altri perché tanto agli altri non frega di me. Magari sarà la differenza d'età - a occhio ho un paio d'anni più di te come minimo, ma smentiscimi se sbaglio
- che mi fa parlare così o un tocco di malvagità che alberga innatamente dentro di me (e della quale provo anche un certo dispiacere).
In bocca al lupo per tutto Vikhr, magari è scontato ma molte risposte te le darà il tempo.
Per dei posti pubblici qualche dubbio ce l'ho, ma magari sono solo io che la penso nel modo sbagliato.
"Vikhr":
in molti ahimé sostengono anche raccomandazione, che a me manca totalmente
Te la metto su un altro piano: basta diventare un calciatore di serie B, uno sportivo (non calciatore) di serie A o aver fatto 15 minuti di TV nella propria vita che trovi case editrici che fanno a gara per pubblicare qualsiasi cosa che tiri fuori.

in pratica adesso sto vivendo di rendita, ma non potrò farlo per molto, c'è il rischio concreto che io rimanga disoccupato a vita?
Ho trovato lavoro io, che come te non avevo nessuna esperienza e che la pensavo come te; inoltre pensavo anche di essere un buono a nulla (lo penso anche ora però faccio finta di niente e tiro avanti).

Un tempo, da piccolo, credevo molto nelle istituzioni pubbliche, ma da quando sono diventato adulto le stesse hanno cominciato a deludermi sempre di più, per nessun fatto in particolare, ma nella globalità. Adesso, per come la vedo io, privatizzerei tutto.
Sarò banale, ma quando ci sono molti più potenziali lavoratori che posti di lavoro, la selezione diventa inevitabile, così come le ingiustizie. È come se mi sentissi progettato per un mondo che non prevede selezione, ma uguale opportunità per tutti, senza il mors tua vita mea.
Queste le quoto semplicemente, mi ci rispecchio parecchio.
Addirittura, se io vincessi un concorso ai danni di qualcuno che ne ha più bisogno di me, mi sentirei in colpa.
Qui vado un po' fuori. In linea di principio sono d'accordo con te ma dopo di averne viste di strane, non me ne frega più molto degli altri perché tanto agli altri non frega di me. Magari sarà la differenza d'età - a occhio ho un paio d'anni più di te come minimo, ma smentiscimi se sbaglio


In bocca al lupo per tutto Vikhr, magari è scontato ma molte risposte te le darà il tempo.
