Ancora economia

ReRoger
Ho letto con piacere molte delle vostre opinioni riguardo la situazione economica italiana e più in generale europea.
Sono 2-3 anni che tento di capire cosa stia esattamente succedendo a livello economico-politico. Non è facile, occorre una grande preparazione teorica che, non frequentando la facoltà di economia non ho. Altro problema è rappresentato dall'autorevolezza e dalla credibilità delle fonti attraverso le quali formiamo le nostre idee. Non è facile distinguere ciò che è vero e ciò che è falso.
Vorrei sottoporre alla vostra attenzione questo articolo:
http://paolobarnard.info/intervento_mos ... php?id=541

e sapere cosa ne pensate, per iniziare magari una discussione molto produttiva.

Risposte
Rggb1
Però è strano... no? Da ormai parecchio sento dire di "attrarre investimenti esteri", da destra come da sinistra, da governi ed opposizioni, e invece il saldo è negativo da anni.

Sospetto: non è che magari dipende dalla scarsa capacità di management delle grandi aziende? Del resto sono queste che hanno le maggiori possibilità di espandersi all'estero; se poi ci sommi il fatto che le pmi - almeno per quello che so - che fanno queste scelte, invece di investire all'estero, semplicemente espatriano...

Insomma, magari dipende dal "sistema Italia" e quindi c'è bisogno di qualcosa che sia più incisivo di semplici strumenti correttivi.

Rggb1
"Sergio":
... però magari qualcuno potrà essere interessato.

Sono interessato.

"Sergio":
Fino alla metà del secolo scorso l'occidente era sostanzialmente autonomo per energia e materie prime ...

:? Insomma... comunque non inficia il ragionamento successivo.

"Sergio":
Immediata conseguenza: o si tengono bassi i prezzi interni, o si svaluta la propria moneta.

Terza possibilità, attualmente fattibile:
1) si potenziano le "produzioni" (in senso ampio) che altri non hanno, mi vengono in mente in particolare l'agroalimentare (vino, olio, parmigiano, altre DOP/IGP) o il turismo che ha potenzialità enormi; sarebbero stato buoni anche comparti industriali come acciaio e plastica e produzioni ad essi affiancate (ma sono già stati smantellati), qualcosa è rimasto ma bisogna far presto ché sennò smantellano pure quelli (es. cantieristica);
2) si migliorano le produzioni di servizi ad alto valore aggiunto (uno su tutti: servizi ICT) che hanno la loro base nella formazione sia di base sia specialistica, ma qui si va in un ambito spinoso: vogliamo sì o no investire in scuola e ricerca?

"Sergio":
Più in generale, occorrerebbe una politica volta a contenere le importazioni (un esempio: il risparmio energetico; altro esempio; la Svezia si è assegnata da anni prima l'obiettivo di non essere più dipendente dal petrolio, poi di non esserlo dal nucleare) e favorire le esportazioni.

E mancano serie politiche energetiche...

"Sergio":
In paesi che stanno molto meglio di noi c'è una lunga tradizione di collegialità tra politica, imprenditori e sindacati nel perseguire questo obiettivo, da noi vanno tutti in ordine sparso (Marchionne che esce da Confindustria, CGIL isolata da CISL e UIL ecc.). Sarebbe auspicabile un'inversione di tendenza, che vedrei forse praticabile solo con una decisa iniziativa politica, ma la vedo dura.

Triste verità: come ho detto più volte, l'Italia è il paese delle corporazioni, ognuno ha il proprio orticello da coltivare. Si lamentano solo quando è venuta la gelata, andando a batter cassa dallo stato (da tutti noi, per capirsi).

"Sergio":
3) La finanza
... Sono aumentati i profitti, sono diminuite le opportunità di investirli proficuamente nella produzione. Da un lato si è cercato di produrre a minor costo (contenimento dei salari, delocalizzazione), dall'altro si sono sempre più preferiti investimenti puramente finanziari.

Sottolineo. :(

"Sergio":
Da noi gli imprenditori, anche perché spesso piccoli, sono abbandonati a se stessi; si era arrivati perfino a chiudere l'ICE (!!!) e questo la dice lunga sulla miopia della nostra classe politica.

Sottolineo #2 :( :(

"Sergio":
L'Italia è stata "invasa" dai cosiddetti IDE (investimenti diretti esteri): la francese BNP Paribas si è comprata BNL, la tedesca Thyssen si è compata parte dell'acciaio, la sudafricana SABMiller si è comprata la Peroni ecc. ecc. ecc.

Nell' "ecc. ecc. ecc." c'è tanta roba - e sarebbe bene ricordare le svendite di ex beni statali a privati italiani e stranieri; però estendo il ragionamento: mi sembra importante e sto cercando di capire meglio, e mi sembra di aver capito che il nodo non sta in quanto sia la quota di IDE ma semmai - è sempre una questione di rapporti - nella differenza fra i nostri investimenti all'estero e quelli dell'estero con noi (e anche: dove noi investiamo e chi da noi investe). Vedi anche
http://www.ice.gov.it/statistiche/pdf/S ... e_2010.pdf
in particolare pag. 16 e segg. Ora, se parli di investimenti recenti magari c'è stata un'accelerazione - ed allora siamo messi ancora peggio; hai dati diversi?

"Sergio":
Va all'opposto per altri paesi, tra cui Germania (un vero e proprio boom) e Francia.
...
Che vuol dire? Che altri paesi, paesi che stanno meglio di noi, sono molto attenti a tenere alto il reddito nazionale rispetto al PIL e resistono a IDE altrui. Non lo fanno per orgoglio nazionale, ma perché gli IDE, quando consistono nel rilevare aziende altrui, comportano un drenaggio del reddito nazionale a beneficio di altri.

Per i raffronti vedi sopra (e vale la stessa domanda: hai altri dati?)

dasalv12
Non capisco davvero questa ansia per le idee nuove, che non sono vecchie di 100 anni, ma di 2000 anni. Più che idee nuove servirebbero fatti nuovi e secondo me ci sono, il fatto nuovo più rilevante è che una fetta sempre più grande della popolazione mondiale può accedere a delle informazioni prima inaccessibili, il difficile ed avere la preparazione per poterle selezionare ed interpretare, ma se siamo così pigri ed assolutisti non ci dobbiamo lamentare.
Se l'economista della decrescita è andato in crisi per una signora che gli ha chiesto dell'occupazione, allora vuol dire che né il relatore né la famosa signora hanno capito qualcosa del concetto di base, ovvero che al centro della vita dell'uomo non ci deve essere per forza la produzione di beni e servizi.
Servono idee nuove sì, ma non in campo economico, nel campo delle relazioni internazionali ad esempio, alla fine gli stati si relazionano esattamente come nel medioevo, se uno stato compra 10 missili, quello di fianco deve comprarne 100 più potenti e che sparano più lontano e via dicendo

ReRoger
A proposito di decrescita
http://it.wikipedia.org/wiki/Decrescita

http://www.ilcambiamento.it/decrescita_ ... rtiti.html

Si tocca ripetutamente il tema ambientale, spesso dimenticato ma a mio parere fondamentale.

Zero87
"Sergio":
Servirebbe altro: servirebbero idee nuove.

Il problema, dunque è il solito: un po' di progresso da questo punto di vista. Come dicevi nell'altro thread a me e gugo82 (e in altri precedenti), il problema è che la macro/microeconomia oltre che i modelli economici sono fermi a qualche decennio fa.$^1$
[ot]Per il resto leggerò questa discussione in religioso silenzio soprattutto per la mia incompetenza in economia: proprio per questo avevo chiesto qualche lume a sergio (e altri) in un altro thread.
M'ha preso troppo male leggendo questa risposta... Mamma mia quanto è bacato il sistema... :-k[/ot]
____
$^1$Stavolta ho scritto giusto: "decennio", non "secolo". :-D

ReRoger
La tua citazione dell'articolo 75 mi ha fatto riflettere. Perchè inserire nella costituzione un articolo nel quale si vieta il referendum per la ratifica di trattati internazionali? Mi sembra lecito pensare che fin dall'immediato dopo guerra ci fosse l'idea di un' Unione Europea, idea talmente importante e irrinunciabile che è stato vietato alle popolazioni di poter esprimersi su di essa.
L'attuale condizione politica ed economica europea ha quindi radici molto lontane, tutto è stato studiato a tavolino almeno a partire da 70 anni fa e la situazione attuale non può certo dirsi casuale.

Bisogna a mio avviso combattere con tutte le nostre forse questo disegno, che un tempo era solo un idea ed oggi è divenuto realtà. Si torna quindi al problema da te sollevato:
manca un progetto, un progetto alternativo alle barbarie attuali.
Conosco personalmente molti attivisti politici della Sapienza, e ciò che manca loro è una sistematizzazione rigorosa e scientifica delle loro idee. Tante assemblee, tante parole, ma di concreto c'è poco. Manca la voglia di studiare, di capire fino in fondo le cose.
Per questo secondo me molto del nostro futuro passerà dalla voglia che le persone avranno di mettersi sui libri, studiare fino a essere distrutti e, solo dopo che le idee saranno chiare, organizzare un progetto alternativo.
Ma fino ad ora mi pare che questa voglia manchi...

Uscendo leggermente fuori tema, cosa fare alle prossime elezioni?
Io sono ormai praticamente convinto di non andare a votare o votare scheda nulla, in quanto credo che sia un segnale molto più forte quello di esprimere il proprio dissenso verso la mediocrità della politica e delle soluzioni (soluzioni ???) proposte, rispetto al votare l'Ingroia di turno.

ReRoger
Grazie della risposta Sergio. Apro una piccola parentesi per dirti che ti conosco di vista dato che anche io frequento la facoltà di Statistica della Sapienza e la tua fama è arrivata fino alle mie orecchie. Tra l'altro mi sembra di non incrociarti più, deduco che hai finito il corso di studi.

Tornando su Barnard, anche io credo che le sue affermazioni siano spesso inesatte e spiegabili solo con la sua "ignoranza" della materia economica. Ci sono però alcune cose del suo pensiero che condivido.
In particolare credo sia corretto porre l'attenzione sull'entrata in vigore del trattato di Lisbona et simili. Trattato di cui non si parla mai (tra l'altro introdotto in Italia senza aver chiesto alcun parere alla popolazione) e che realmente condiziona le nostre vite quotidianamente.
E' innegabile credo, ma sono pronto a cambiare idea nel caso qualcuno di voi mi convincesse del contrario, che il nostro parlamento conti meno di zero e che le decisioni importanti si prendono da altre parti (commissione europea ad esempio).
Ciò che penso dunque è che bisognerebbe iniziare a guardare un pò oltre i nostri politici, che hanno poteri limitatissimi, e concentrare le nostre energie verso un totale stravolgimento delle attuali norme europee.

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