Dubbio Carlo Magno (259085)
In che modi Carlo Magno cercò di unificare l’impero?
Miglior risposta
Carlo Magno e la Rinascita carolingia
Carlo Magno si trovò ad amministrare un territorio molto vasto e abitato da popoli diversi per cultura, lingua e tradizioni. Un elemento unificante di questo impero era sicuramente la religione cattolica. Un secondo fattore di coesione era il carisma di Carlo e la sua fama di condottiero, fondamentale per tenere a bada i vassalli.
Carlo Magno, tuttavia, era consapevole che questi elementi da soli non bastavano. Così, per meglio governare il suo vasto impero lo suddivise in contee (distretti territoriali affidati ai conti, scelti tra i vassalli a lui più fedeli) e in marche (distretti più vasti formati da più contee e affidati al controllo dei marchesi, anche questi scelti tra i vassalli del sovrano). Conti e marchesi erano funzionari regi. Essi avevano il compito di amministrare la giustizia, riunendo periodicamente i placiti (le assemblee). In caso di guerra assicuravano al sovrano la necessaria quantità di soldati.
Anche in campo economico Carlo Magno cercò di uniformare le strutture imperiali. Riprese così la politica del padre Pipino il Breve tesa a favorire la diffusione delle monete d’argento, perché più adatte ai ridotti scambi commerciali.
Allo stesso tempo cercò di porre un freno al costante aumento dei prezzi delle derrate agricole, emanando nel 794 un capitolare (editto) in cui fissava i prezzi dei prodotti di prima necessità. Inoltre pose dei limiti allo strozzinaggio e all’usura. Non riuscì però a imporre nessuna sanzione a chi trasgrediva a queste norme, che quindi rimasero lettera morta. Dobbiamo, infatti, tenere presente che incettatori e strozzini appartenevano alla classe sociale dei grandi proprietari terrieri, i quali erano i soli ammessi ai placiti in cui venivano redatti i capitolari. Era quindi molto difficile colpire concretamente il loro potere.
I risultati più duraturi e significativi Carlo Magno li ottenne in ambito culturale. Carlo Magno fu infatti il fautore di quel risveglio culturale conosciuto come rinascita carolingia. Questo imperatore che, secondo le fonti, era semianalfabeta, mostrò sempre grande attenzione per la cultura, le arti e la diffusione dell’istruzione.
A partire dal 794 Aquisgrana (oggi Aachen, in Germania) divenne la residenza privilegiata dell’imperatore. In questa città, ispirandosi a quanto aveva compiuto Costantino a Costantinopoli, Carlo Magno avviò un’intensa opera di edilizia pubblica che portò alla costruzione del palazzo e della cappella palatina, realizzata a imitazione della chiesa bizantina di San Vitale a Ravenna.
Presso il palazzo di Aquisgrana, intellettuali di provenienza e formazione diversa cercarono di dare vita a una cultura unitaria, capace di superare l’isolamento delle varie scuole locali. Si formò così la Schola palatina (Scuola di palazzo), un’accademia istituita intorno al 780 e presieduta dal monaco Alcuino. Tra gli obiettivi vi era anche l’istruzione e la formazione dei giovani dell’aristocrazia, così da farne dei buoni funzionari, capaci di servire fedelmente lo Stato e la Chiesa.
Carlo Magno dedicò grande attenzione anche all’istruzione scolastica. Questa venne affidata al clero e vennero riorganizzate e moltiplicate scuole monastiche, episcopali e presbiteriali.
L’imperatore comprese anche l’importanza del recupero e della salvaguardia della cultura classica, in particolar modo latina, perché capace di fare da collante tra i diversi popoli che componevano l’impero. Un primo passo fu quello di favorire la copiatura dei manoscritti antichi e la loro maggiore diffusione attraverso una riforma della scrittura che portò alla nascita della minuscola carolina. La minuscola carolina era una grafia fatta di lettere minuscole tonde, particolarmente leggibile e chiara, che andò sostituendo i diversi tipi di scrittura esistenti in Occidente, spesso incomprensibili per la maggior parte dei letterati.
Contemporaneamente si cercò di fare del latino la lingua dell’impero, anche se con risultati contrastanti. Il latino divenne la lingua degli ambienti colti e permise ai letterati delle diverse regioni di comunicare facilmente tra loro. Si accentuò però la distanza tra letterati e gente comune, che non parlava, né conosceva la lingua dei romani, ma utilizzava dialetti locali.
Carlo Magno morì e fu sepolto ad Aquisgrana (in Renania), dove egli aveva posto la sua residenza, il 28 gennaio dell’814. Gli successe il figlio Ludovico il Pio.
Fonte: https://www.studiarapido.it/carlo-magno-e-la-rinascita-carolingia/#.XIIjASJKjcs
Carlo Magno si trovò ad amministrare un territorio molto vasto e abitato da popoli diversi per cultura, lingua e tradizioni. Un elemento unificante di questo impero era sicuramente la religione cattolica. Un secondo fattore di coesione era il carisma di Carlo e la sua fama di condottiero, fondamentale per tenere a bada i vassalli.
Carlo Magno, tuttavia, era consapevole che questi elementi da soli non bastavano. Così, per meglio governare il suo vasto impero lo suddivise in contee (distretti territoriali affidati ai conti, scelti tra i vassalli a lui più fedeli) e in marche (distretti più vasti formati da più contee e affidati al controllo dei marchesi, anche questi scelti tra i vassalli del sovrano). Conti e marchesi erano funzionari regi. Essi avevano il compito di amministrare la giustizia, riunendo periodicamente i placiti (le assemblee). In caso di guerra assicuravano al sovrano la necessaria quantità di soldati.
Anche in campo economico Carlo Magno cercò di uniformare le strutture imperiali. Riprese così la politica del padre Pipino il Breve tesa a favorire la diffusione delle monete d’argento, perché più adatte ai ridotti scambi commerciali.
Allo stesso tempo cercò di porre un freno al costante aumento dei prezzi delle derrate agricole, emanando nel 794 un capitolare (editto) in cui fissava i prezzi dei prodotti di prima necessità. Inoltre pose dei limiti allo strozzinaggio e all’usura. Non riuscì però a imporre nessuna sanzione a chi trasgrediva a queste norme, che quindi rimasero lettera morta. Dobbiamo, infatti, tenere presente che incettatori e strozzini appartenevano alla classe sociale dei grandi proprietari terrieri, i quali erano i soli ammessi ai placiti in cui venivano redatti i capitolari. Era quindi molto difficile colpire concretamente il loro potere.
I risultati più duraturi e significativi Carlo Magno li ottenne in ambito culturale. Carlo Magno fu infatti il fautore di quel risveglio culturale conosciuto come rinascita carolingia. Questo imperatore che, secondo le fonti, era semianalfabeta, mostrò sempre grande attenzione per la cultura, le arti e la diffusione dell’istruzione.
A partire dal 794 Aquisgrana (oggi Aachen, in Germania) divenne la residenza privilegiata dell’imperatore. In questa città, ispirandosi a quanto aveva compiuto Costantino a Costantinopoli, Carlo Magno avviò un’intensa opera di edilizia pubblica che portò alla costruzione del palazzo e della cappella palatina, realizzata a imitazione della chiesa bizantina di San Vitale a Ravenna.
Presso il palazzo di Aquisgrana, intellettuali di provenienza e formazione diversa cercarono di dare vita a una cultura unitaria, capace di superare l’isolamento delle varie scuole locali. Si formò così la Schola palatina (Scuola di palazzo), un’accademia istituita intorno al 780 e presieduta dal monaco Alcuino. Tra gli obiettivi vi era anche l’istruzione e la formazione dei giovani dell’aristocrazia, così da farne dei buoni funzionari, capaci di servire fedelmente lo Stato e la Chiesa.
Carlo Magno dedicò grande attenzione anche all’istruzione scolastica. Questa venne affidata al clero e vennero riorganizzate e moltiplicate scuole monastiche, episcopali e presbiteriali.
L’imperatore comprese anche l’importanza del recupero e della salvaguardia della cultura classica, in particolar modo latina, perché capace di fare da collante tra i diversi popoli che componevano l’impero. Un primo passo fu quello di favorire la copiatura dei manoscritti antichi e la loro maggiore diffusione attraverso una riforma della scrittura che portò alla nascita della minuscola carolina. La minuscola carolina era una grafia fatta di lettere minuscole tonde, particolarmente leggibile e chiara, che andò sostituendo i diversi tipi di scrittura esistenti in Occidente, spesso incomprensibili per la maggior parte dei letterati.
Contemporaneamente si cercò di fare del latino la lingua dell’impero, anche se con risultati contrastanti. Il latino divenne la lingua degli ambienti colti e permise ai letterati delle diverse regioni di comunicare facilmente tra loro. Si accentuò però la distanza tra letterati e gente comune, che non parlava, né conosceva la lingua dei romani, ma utilizzava dialetti locali.
Carlo Magno morì e fu sepolto ad Aquisgrana (in Renania), dove egli aveva posto la sua residenza, il 28 gennaio dell’814. Gli successe il figlio Ludovico il Pio.
Fonte: https://www.studiarapido.it/carlo-magno-e-la-rinascita-carolingia/#.XIIjASJKjcs
Miglior risposta
Risposte
Mi parla delle conquiste ma riguardo a come cercò di unificarlo non trovo nulla..mi parla di come era suddiviso
Hai provato a dare un'occhiata qui? http://www.cittacapitali.it/storia/personaggi/carlo_magno.htm :hi