Versioni (263463)
Ciao ragazzi, sto avendo dei problemi con queste versioni, sapreste aiutarmi??
1 Alterna fortuna del console publio valerio
Posquam pugnatum...... demisit abiitque.
2inflessibilitá del tiranno e legislatore Diocle
Diocli, claro..... mortem conscivit.
3sconfitta del re Perseo
Quoniam Philippus.... de vita decessi.
Grazie mille
1 Alterna fortuna del console publio valerio
Posquam pugnatum...... demisit abiitque.
2inflessibilitá del tiranno e legislatore Diocle
Diocli, claro..... mortem conscivit.
3sconfitta del re Perseo
Quoniam Philippus.... de vita decessi.
Grazie mille
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Ho trovato la prima e la terza, la seconda non riesco a trovarla; inserisci il testo se ce l'hai!
Alterna fortuna del console Publio Valerio
Dopo che si combatté, un grande terrore si insinuò in Tarquinio e negli Etruschi, perciò durante la notte entrambi gli eserciti, sia dei Veientani sia dei Tarquiniesi, ritornarono nelle loro patrie. Né in quella battaglia mancarono dei prodigi: infatti, nel silenzio della notte, dalla selva Arsia si sentì la voce del dio Silvano, che diceva: «Grande è stata la strage degli Etruschi, i pochi che sono sopravvissuto hanno ormai gettato le armi e ritornano nelle loro città; i Romani invece oggi hanno vinto sia la battaglia che la guerra». Quando si fece giorno, il console Publio Valerio, che da solo era a capo dell'esercito dei Romani, poiché l'altro console, Bruto, era molto in battaglia, raccolse le spoglie e tornò a Roma, dove celebrò il trionfo e il funerale del collega Bruto con grande pompa. In seguito al console Valerio mancò il favore del popolo, poiché gli animi del volgo sono mutevoli; infatti tutti coloro che in un primo momento lo applaudivano, in seguito iniziarono a invidiarlo. Pertanto lo accusarono di brama di potere, poiché non aveva nominato un collega al posto di Bruto e aveva costruito una casa inespugnabile sul monte Velia. Allora Valerio, il cui animo era fortemente tormentato da queste voci, convocò il popolo in assemblea, depose la carica e se ne andò.
Sconfitta del re Perseo
Poiché Filippo, re dei Macedoni, era stato vinto e ucciso dai Romani presso Cinocefale, Perseo, suo figlio, successe al padre nel regno, ma l'animo di Perseo ardeva continuamente dal desiderio di vendetta. Invano i suoi prudenti prefetti ammonivano il giovane: "Signore, le truppe dei Romani sono forti e grande è il valore dei loro soldati. Se prenderai le armi contro di loro, anche tu, come tuo padre, verrai sconfitto e perderai il regno e la libertà". Ma Perseo, erede dell'odio paterno, dichiarò guerra ai Romani. In Macedonia contro il re fu mandato dai Romani il console Lucio Emilio Paolo, coraggioso ed esperto comandante. In poco tempo Emilio Paolo sbaragliò in combattimento le truppe dei Macedoni e mise in fuga il re. Perseo prima si rifugiò con pochi compagni in regioni lontane, ma alla fine venne in potere del console Romano. Emilio Paolo, dopo che ritornò a Roma, celebrò il trionfo e, mentre il console sale sul Campidoglio, l'infelice Perseo veniva trascinato in catene dietro al carro del vincitore; dopo pochi mesi morì prematuramente nel Tulliano di fame e tristezza.
Alterna fortuna del console Publio Valerio
Dopo che si combatté, un grande terrore si insinuò in Tarquinio e negli Etruschi, perciò durante la notte entrambi gli eserciti, sia dei Veientani sia dei Tarquiniesi, ritornarono nelle loro patrie. Né in quella battaglia mancarono dei prodigi: infatti, nel silenzio della notte, dalla selva Arsia si sentì la voce del dio Silvano, che diceva: «Grande è stata la strage degli Etruschi, i pochi che sono sopravvissuto hanno ormai gettato le armi e ritornano nelle loro città; i Romani invece oggi hanno vinto sia la battaglia che la guerra». Quando si fece giorno, il console Publio Valerio, che da solo era a capo dell'esercito dei Romani, poiché l'altro console, Bruto, era molto in battaglia, raccolse le spoglie e tornò a Roma, dove celebrò il trionfo e il funerale del collega Bruto con grande pompa. In seguito al console Valerio mancò il favore del popolo, poiché gli animi del volgo sono mutevoli; infatti tutti coloro che in un primo momento lo applaudivano, in seguito iniziarono a invidiarlo. Pertanto lo accusarono di brama di potere, poiché non aveva nominato un collega al posto di Bruto e aveva costruito una casa inespugnabile sul monte Velia. Allora Valerio, il cui animo era fortemente tormentato da queste voci, convocò il popolo in assemblea, depose la carica e se ne andò.
Sconfitta del re Perseo
Poiché Filippo, re dei Macedoni, era stato vinto e ucciso dai Romani presso Cinocefale, Perseo, suo figlio, successe al padre nel regno, ma l'animo di Perseo ardeva continuamente dal desiderio di vendetta. Invano i suoi prudenti prefetti ammonivano il giovane: "Signore, le truppe dei Romani sono forti e grande è il valore dei loro soldati. Se prenderai le armi contro di loro, anche tu, come tuo padre, verrai sconfitto e perderai il regno e la libertà". Ma Perseo, erede dell'odio paterno, dichiarò guerra ai Romani. In Macedonia contro il re fu mandato dai Romani il console Lucio Emilio Paolo, coraggioso ed esperto comandante. In poco tempo Emilio Paolo sbaragliò in combattimento le truppe dei Macedoni e mise in fuga il re. Perseo prima si rifugiò con pochi compagni in regioni lontane, ma alla fine venne in potere del console Romano. Emilio Paolo, dopo che ritornò a Roma, celebrò il trionfo e, mentre il console sale sul Campidoglio, l'infelice Perseo veniva trascinato in catene dietro al carro del vincitore; dopo pochi mesi morì prematuramente nel Tulliano di fame e tristezza.
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