Versione Val.Massimo

Lunapazza95
Pompeius Magnus Pharsalica acie victus a Caesare,cum postero die Larisam intraret,oppidique illius universus populus obviam ei processisset,"ite"inquit"et istud officium praestate victori",dicerem ,non dignus qui vinceretur,nisi a Caesare esset superatus,certe modestus in calamitate:nam quia dignitate sua uti iam non poterat,usus est verecundia. Verecundiam praecipuam in c.quoque Caesare fuisse et saepenumero apparuit et ultimus eius dies significavit:compluribus enim parricidarum violatus mucronibus inter ipsum illud tempus,quo divinus spiritus mortali a corpore discernebatur,ne tribus quidem et viginti vulneribus absterreri potuit quin verecundiae obsequeretur,si quidem utraque manu togam demisit,ut inferior pars corporis tecta conlaberetur. In hunc modum non homines expirare,sed dii immortales sedes suas repetere mihi videntur.

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ShattereDreams
Pompeo Magno, vinto da Cesare nella battaglia di Farsalo, entrando il giorno dopo a Larissa, ed essendogli andato incontro tutto il popolo di quella città, disse: "Andate e tributate questo riguardo al vincitore"; io direi non degno di essere vinto, se non fosse stato vinto da Cesare, senza dubbio modesto nella sventura: infatti poiché ormai non poteva usare il suo prestigio, usò la verecondia. Anche in Cesare ci fu una grande verecondia e spesso apparve e il suo ultimo giorno lo dimostrò: infatti, ferito dai tanti pugnali dei parricidi, proprio in quel momento in cui lo spirito divino si separava dal corpo mortale, neppure le ventitré ferite poterono impedirgli di fare omaggio alla verecondia, se certamente abbassò la toga con entrambe le mani, affinché la parte inferiore del corpo cadesse coperta. In questo modo mi sembra non che gli uomini muoiano, ma che gli dei immortali tornino alle loro sedi.



:hi
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