Versione di latino (7144)

alexstifler
ciao mi servirebbe la traduzione di questa versione di cicerone
il titolo è : Importanza della eloquenza
metto i primi 3 righi perchè abbastanza lunga

stultorum et improborum temeritas et audacia violabat eloquentiam, summo publicae detrimento; studiose illis resistendum fuit et rei publicae consulendum: Quod non fugit Catonem neque Laelium neque Africanum neque Gracchos.

Risposte
Mario
violabat stultorum et improborum temeritas et audacia summo cum rei publicae detrimento, eo studiosius et illis resistendum fuit et rei publicae consulendum. quod nostrum illum non fugit Catonem neque Laelium neque eorum, ut vere dicam, discipulum Africa num neque Gracchos Africani nepotes: quibus in hominibus eratsumma virtus et summa virtute amplificata auctoritas et, quae et his rebus ornamento et rei publicae praesidio esset, eloquentia. quare meo quidem animo nihilo minus eloquentiae studendum est, etsi ea quidam et privatim et publice abutuntur; sed eo quidem vehementius, ne mali magno cum detrimento bonorum et communi omnium pernicie plurimum possint, cum praesertim hoc sit unum, quod ad omnes res et privatas et publicas maxime pertineat, hoc tuta, hoc honesta, hoc inlustris, hoc eodem vita iucunda fiat. nam hinc ad rem publicam plurima commoda veniunt, si moderatrix omnium rerum praesto est sapientia; hinc ad ipsos, qui eam adepti sunt, laus, honos, dignitas confluit; hinc amicis quoque eorum certissimum et tutissimum praesidium comparatur. ac mihi quidem videntur homines, cum multis rebus humiliores et infirmiores sint, hac re maxime bestiis praestare, quod loqui possunt. quare praeclarum mihi quiddam videtur adeptus is, qui, qua re homines bestiis praestent, ea in re hominibus ipsis antecellat

Perché quanto più indegnamente la disciplina nobile e giusta fra tutte era violentata dalla sfrontatezza e temerarietà di cittadini folli e disonesti – con un danno incalcolabile per la repubblica –, tanto maggiore doveva essere la determinazione nel resistere a costoro, nell’andare in soccorso dello Stato. Lo sapeva bene il nostro Catone, lo sapeva Lelio, lo sapeva Scipione Africano che, a ben vedere, fu allievo di quelli; lo sapevano i Gracchi, nipoti di Scipione. Vi era in questi personaggi un valore altissimo, ed un’autorevolezza che tale valore rendeva più grande. E poi l’eloquenza, coronamento a quelle doti, presidio per lo Stato. Per tal motivo io sono convinto che se anche c’è chi dell’eloquenza fa cattivo uso nella vita privata o in quella pubblica, non di meno all’eloquenza ci si deve dedicare. E anzi con determinazione più grande, se si vuole evitare che i malvagi assumano un potere enorme, che rappresenterebbe un grave danno per gli uomini onesti e una rovina generale per chiunque. Perché è proprio l’eloquenza la sola attività che interessa la vita sia privata che pubblica, è l’eloquenza che dà sicurezza, onore, lustro e insieme gioia alla vita. E quando si accompagna a quella saggezza che sa porre il giusto limite a ogni cosa, è sempre dall’eloquenza che allo Stato derivano innumerevoli vantaggi, è dall’eloquenza che scaturiscono fama, onore e prestigio per gli uomini che l’hanno conseguita; è dall’eloquenza che essi traggono la possibilità di proteggere anche gli amici nel modo più fermo e sicuro. Credo inoltre che la parola rappresenti il vantaggio più evidente degli uomini, per altri versi meno grandi e forti, sugli animali. Mi pare quindi che raggiunga un risultato ben significativo chi, in quell’aspetto che rende gli uomini superiori alle bestie, supera gli uomini stessi.

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