Versione di cicerona mi serve aiutoooooooooooooo per piacere urg

valentinosmak
mi potreste tradurre questa versione per piacere
grazie
Nulla res per triennium nisi ad nutum istius iudicata est: nulla res cuiusquam tam patria atque avita fuit quae non ab eo imperio istius abiudicaretur. Innumerabiles pecuniae ex aratorum bonis novo nefarioque instituto coactae; socii fidelissimi in hostium numero existimati; cives Romani servilem in modum cruciati et necati; homines nocentissimi propter pecunias iudicio liberati; honestissimi atque integerrimi absentes rei facti indicta causa damnati et eiecti; portus munitissimi maximae tutissimaeque urbes piratis praedonibusque patefactae; nautae militesque Siculorum socii nostri atque amici fame necati; classes optimae atque opportunissimae cum magna ignominia populi Romani amissae et perditae. Idem iste praetor monumenta antiquissima partim regum locupletissimorum quae illi ornamento urbibus esse voluerunt partim etiam nostrorum imperatorum quae victores civitatibus Siculis aut dederunt aut reddiderunt spoliavit nudavitque omnia. Neque hoc solum in statuis ornamentisque publicis fecit; sed etiam delubra omnia sanctissimis religionibus consecrata depeculatus est. Deum denique nullum Siculis qui ei paulo magis adfabre atque antiquo artificio factus videretur reliquit. In stupris vero et flagitiis nefarias eius libidines commemorare pudore deterreor; simul illorum calamitatem commemorando augere nolo quibus liberos coniugesque suas integras ab istius petulantia conservare non licitum est

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Mario
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valentinosmak
grazie vi devo la vita mille grazie milioni di grazie davvero cn il cuore

Mario
Nulla res per triennium nisi ad nutum istius iudicata est: nulla res cuiusquam tam patria atque avita fuit quae non ab eo imperio istius abiudicaretur. Innumerabiles pecuniae ex aratorum bonis novo nefarioque instituto coactae; socii fidelissimi in hostium numero existimati; cives Romani servilem in modum cruciati et necati; homines nocentissimi propter pecunias iudicio liberati; honestissimi atque integerrimi absentes rei facti indicta causa damnati et eiecti; portus munitissimi maximae tutissimaeque urbes piratis praedonibusque patefactae; nautae militesque Siculorum socii nostri atque amici fame necati; classes optimae atque opportunissimae cum magna ignominia populi Romani amissae et perditae. Idem iste praetor monumenta antiquissima partim regum locupletissimorum quae illi ornamento urbibus esse voluerunt partim etiam nostrorum imperatorum quae victores civitatibus Siculis aut dederunt aut reddiderunt spoliavit nudavitque omnia. Neque hoc solum in statuis ornamentisque publicis fecit; sed etiam delubra omnia sanctissimis religionibus consecrata depeculatus est. Deum denique nullum Siculis qui ei paulo magis adfabre atque antiquo artificio factus videretur reliquit. In stupris vero et flagitiis nefarias eius libidines commemorare pudore deterreor; simul illorum calamitatem commemorando augere nolo quibus liberos coniugesque suas integras ab istius petulantia conservare non licitum est.

Per tre anni nessuna sentenza fu pronunciata, se non per il cenno di costui: nessuna proprietà fu per alcuno tanto sicura per provenienza paterna o tramandata che non gli fosse tolta per ordine di costui. Ingenti somme di denaro furono estorte dai beni dei coltivatori con innovazioni scellerate del sistema fiscale; alleati fedelissimi furono annoverati tra i nemici, cittadini romani furono torturati e uccisi come schiavi; uomini gravemente colpevoli furono esenti da procedimento giudiziario per il loro denaro, uomini molto rispettati ed integerrimi, messi in stato di accusa in loro assenza, furono condannati e cacciati senza un regolare processo; porti ben fortificati, città molto grandi e sicure furono aperti ai pirati ed ai briganti; marinai e soldati siciliani, nostri alleati e amici, furono lasciati morire di fame; flotte ben preparate e molto utili furono perse e distrutte con grande vergogna del popolo romano. Questo stesso governatore spogliò e depredò tutti gli antichissimi monumenti, in parte di ricchi re, che usarono per abbellire le città, in parte di nostri generali, che li donarono o restituirono alle città siciliane. E fece ciò non solo alle statue e agli ornamenti pubblici, ma depredò anche tutti i santuari consacrati da riti molto pii. Dunque non lasciò ai Siciliani nessuna immagine di divinità che gli sembrasse di qualità un po’ superiore e di lavorazione antica. Provo ritegno a menzionare le sue nefande passioni in stupri e infamie; allo stesso tempo non voglio, ricordandole, aumentare la sventura di coloro ai quali non fu possibile conservare integri i loro figli e le loro mogli dal desiderio sfacciato di costui.

IPPLALA
E' lei?

Praticamente, non c’è alcuno, tra [lett. di] voi, che [quin, con val. consecutivo] non abbia sovente sentito dire – o che comunque non abbia letto nelle registrazioni annalistiche - in che modo, durante la seconda guerra punica, Metello espugnò Siracusa [lett. la costr. è al passivo; ti ricordo che Syracusae è pl. tantum; il senso è: in che modo Marcello si comportò... ].
Ora, dopo aver conquistato con la forza delle armi [vi copiisque; l’endiadi va legata] questa città – la più bella e la più rinomata di (tutte le città) greche – egli [Marcello, appunto] non pensò che potesse giovare al buon nome [ad laudem] del popolo romano radere al suolo [exstinguere] una tale bellezza, tanto più [praesertim] (che) da essa non proveniva [lett. si manifestava] alcun pericolo [cioè, era una città “tranquilla”, priva di furori bellici].
Pertanto, risparmiò [pepercit – parco; perf. di raddoppiamento; regge dat. di vantaggio] tutti gli edifici – pubblici e privati, sacri e profani – tale da dare quasi l’impressione [sic… ut quasi… videretur] d’essere giunto (in quella regione) per difendere quella città, e non già per conquistarla.
Nella spartizione del bottino, la (sua) vittoria non fece guadagnare al popolo romano più di quanto (non) tenne in serbo [reliquit] per i Siracusani, in termini di umanità [il termine “humanitas” aveva una profonda pregnanza].
Gli oggetti che furono traslati a Roma, ora li vediamo nel tempio degli (dèi) Onore e Virtù. Nulla (,di tali oggetti, Marcello) pose nelle (proprie) dimore o nei (propri) giardini. Di contro, lasciò a Siracusa moltissime splendide opere, non si macchiò di profanazioni [lett. non violò alcun dio], non osò neanche toccare [lett. non sfiorò] il tempio di Minerva.
Quel (tempio, invece,) da Verre fu spogliato a tal punto da [suppongo tu abbia saltato il II termine di correlazione, “ut”; sic… ut…] sembrare essere stato saccheggiato (piuttosto) da barbari corsari!
(In particolare,) su (alcuni) quadri era stupendamente raffigurata una battaglia equestre del re Agatocle, della quale (raffigurazione) non c’era nulla di più bello, o nulla che si ritenesse più (degno) d’essere ammirato. (Ebbene, Verre) trafugò questi quadri e lasciò spoglie e deturpate le pareti (sulle quali quei quadri, appunto, si trovavano).

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