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Un cruento scontro fra Romani e Belgi (I)
C'era una palude non grande tra il nostro e l'esercito dei nemici. I nostri erano pronti in armi. Frattanto tra le due schiere si combatteva in un combattimento equestre. Poiché nessuno iniziava ad attraversare, con uno scontro di cavalleria più propizio per i nostri Cesare ricondusse i suoi negli accampamenti. I nemici immediatamente si diressero da quel luogo verso il fiume Anona, che è stato detto essere dietro il nostro accampamento. Qui, trovati dei guadi, tentarono di far passare parte delle loro truppe con questo piano, per espugnare la fortezza, a cui era a capo il legato Q. Titurio e tagliare il ponte o devastare i campi dei Remi, che per noi erano di grande utilità per fare la guerra e bloccare i nostri dal rifornimento. Cesare, informato da Titurio, conduce al di là del ponte tutta la cavalleria, i Numidi dall'armatura leggera, i frombolieri e gli arcieri e si dirige verso di loro. In quel luogo si combatté accanitamente. I nostri, aggredendo i nemici bloccati nel fiume, ne uccisero un gran numero.
II
I nemici, quando capirono di non aver più speranza di espugnare la città e di attraversare il fiume e videro che i nostri non avanzavano a combattere in un luogo alquanto sfavorevole e anche i loro viveri iniziavano a scarseggiare, convocata un'assemblea, decisero che la cosa migliore era di tornare ciascuno nella propria patria di accorrere da ogni parte in difesa del primo popolo nei cui confini i Romani avevano introdotto l'esercito, per combattere piuttosto nei propri territori che in quelli altrui e servirsi delle scorte di grano domestiche. Stabilito questo piano, alla seconda vigilia, con grande strepito e tumulto, uscirono dall'accampamento senza nessun ordine sicuro né comando. Cesare, saputa subito questa cosa tramite delle spie, temendo agguati, trattenne nell'accampamento l'esercito e la cavalleria. All'alba, confermato il fatto dagli esploratori, mandò avanti tutta la cavalleria. Mise a capo di questi i luogotenenti Q. Pedio e L. Aurunculeio Cotta; ordinò che il luogotenente T. Labieno venisse subito dopo con tre legioni. Questi uccisero una gran moltitudine di quelli che fuggivano.
C'era una palude non grande tra il nostro e l'esercito dei nemici. I nostri erano pronti in armi. Frattanto tra le due schiere si combatteva in un combattimento equestre. Poiché nessuno iniziava ad attraversare, con uno scontro di cavalleria più propizio per i nostri Cesare ricondusse i suoi negli accampamenti. I nemici immediatamente si diressero da quel luogo verso il fiume Anona, che è stato detto essere dietro il nostro accampamento. Qui, trovati dei guadi, tentarono di far passare parte delle loro truppe con questo piano, per espugnare la fortezza, a cui era a capo il legato Q. Titurio e tagliare il ponte o devastare i campi dei Remi, che per noi erano di grande utilità per fare la guerra e bloccare i nostri dal rifornimento. Cesare, informato da Titurio, conduce al di là del ponte tutta la cavalleria, i Numidi dall'armatura leggera, i frombolieri e gli arcieri e si dirige verso di loro. In quel luogo si combatté accanitamente. I nostri, aggredendo i nemici bloccati nel fiume, ne uccisero un gran numero.
II
I nemici, quando capirono di non aver più speranza di espugnare la città e di attraversare il fiume e videro che i nostri non avanzavano a combattere in un luogo alquanto sfavorevole e anche i loro viveri iniziavano a scarseggiare, convocata un'assemblea, decisero che la cosa migliore era di tornare ciascuno nella propria patria di accorrere da ogni parte in difesa del primo popolo nei cui confini i Romani avevano introdotto l'esercito, per combattere piuttosto nei propri territori che in quelli altrui e servirsi delle scorte di grano domestiche. Stabilito questo piano, alla seconda vigilia, con grande strepito e tumulto, uscirono dall'accampamento senza nessun ordine sicuro né comando. Cesare, saputa subito questa cosa tramite delle spie, temendo agguati, trattenne nell'accampamento l'esercito e la cavalleria. All'alba, confermato il fatto dagli esploratori, mandò avanti tutta la cavalleria. Mise a capo di questi i luogotenenti Q. Pedio e L. Aurunculeio Cotta; ordinò che il luogotenente T. Labieno venisse subito dopo con tre legioni. Questi uccisero una gran moltitudine di quelli che fuggivano.
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Risposte
Entrambe, se possibile.
Quale delle due?