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marigio007
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Olim piscator artis suae imperitus cum retibus tibiisque ad mare pergit. Dein in scopulo apud litus assidet, retia deponit et tibiis canit. Ita enim cogitat: “ quondam orpheus veteresque poetae vocis suavitate montes, arbores, saxa multaque animalium genera ducebant. Certe piscibus quoque tibiarum numeri grati erunt: e maris undis sponte venient, in litore saltabunt eosque ( e li) capiam. Sed piscatoris blanditiae a piscibus negleguntur. Piscator igitur tibias deponit, retia in mare demittit et statim magnam piscium copiam capit. Pisces in rete litusque saliunt; tum piscator exclamant: stulta animalia, primo tibiarum numeros non auditis, nunc sine cantu (senza musica) in litore saltatis

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Un giorno un pescatore inesperto del suo mestiere si dirige al mare con le reti e con il flauto. Quindi si siede su uno scoglio presso la spiaggia, getta le reti e suona il flauto. Così infatti pensa: «Una volta Orfeo e gli antichi poeti con la dolcezza della voce attraevano i monti, gli alberi, le pietre e molte specie di animali. Di sicuro anche ai pesci saranno gradite le melodie [lett: i ritmi] del flauto: giungeranno spontaneamente dalle acque del mare, salteranno sulla spiaggia ed io li catturerò». Ma dai pesci sono trascurate le lusinghe del pescatore. Il pescatore allora abbandona il flauto, rimette le reti in mare e subito prende una gran quantità di pesci. I pesci saltano nella rete e sulla spiaggia; allora il pescatore esclama: «O stolti animali, prima non ascoltate le melodie del flauto, ora senza musica danzate sulla spiaggia!».



:hi
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