Sillaba lunga o sillaba corta.

EstQuodFulmineIungo
Ho delle difficolta nell'associare una lettura corretta, nella mia mente, ad alcune parole in latino.

Per esempio il libro scrive:

Sapientiā non pecuniā vitam beatam paramus.

Tuttavia sia sapientia sia pecunia dovrebbero essere lette, come verrebbe naturale, «sapièntia» e «pecùnia». Esprimono un complemento di mezzo in ablativo (se non sbaglio).

Il libro fa la stessa cosa nella frase seguente:

In casā aviă narrat puellis fabellam de muscā ed de vespā.

La domanda è, quando va messo a fine parola quel soprassegno e come si legge correttamente?

Non credo sia una questione fondamentale in questa fase dello studio, anche perché non devo conversare in latino. Però; non vorrei fare come quel famoso personaggio di Dickens che invece di «Experientia docet»; diceva «Experientia does it»;

Spero qualcuno potrà darmi delle delucidazioni in merito.

P.S.
Spero che si vedano gli accenti che ho messo perché mi sono accorto adesso che l'editor piazza delle scritte al posto delle lettere accentate dalla mia parte. Ho provato a copiarle da word sembra che vada meglio.



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ShattereDreams
http://www.poesialatina.it/_ns/MetrGls/QuantVoc.htm

Ti consiglio di leggere questo articolo, in particolare la parte finale, potrà chiarirti le idee
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Risposte
EstQuodFulmineIungo
Grazie, ora è chiaro

EstQuodFulmineIungo
Grazie. Ma è obbligatorio segnalarla oppure è solo per aiutare la lettura?

ShattereDreams
Ciao, nei casi da te citati la quantità vocalica lunga serve solamente a distinguere la funzione grammaticale, ma non influisce sul modo in cui si legge

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