Ragazzi aiutatemi almeno cl Latino vi prego!!!!
ragazzi trovatemi almeno questa di Latino....
x favore..
si kiama"De legibvs Gracchanis"
comincia così...
"Seditionum omnium causas tribunicia potestas excitavit...."
x favore aiutatemi vi prego!!!
x favore..
si kiama"De legibvs Gracchanis"
comincia così...
"Seditionum omnium causas tribunicia potestas excitavit...."
x favore aiutatemi vi prego!!!
Risposte
Vabbè cmq visto ke l'abbiamo trovata lo chiudo.
Già :lol:lol
Si me ne sn accorto all'ultimo momento
paraskeuazo :
Non ho trovato nulla, ah cmq per carità nn ringraziare, ti dovesse far male, siamo ai tuoi ordini, sai traduco testi in francese per divertimento.. :grrr
ho postato la versione in un altro thread, che para ha copiato!
Cmq nn ringraziare
Ah cmq per carità nn ringraziare, ti dovesse far male, siamo ai tuoi ordini, sai traduco testi in francese per divertimento, per hobby.. (per chi nn lo cogliesse, in tono sarcastico).. :grrr
Cmq lasciamo perdere, è forse qsta??
Annos undeviginti natus exercitum privato consilio et privata impensa comparavi, per quem rem publicam a dominatione factionis oppressam in libertatem vindicavi. Eo nomine senatus decretis honorificis in ordinem suum me adlegit C. Pansa et A. Hirtio consulibus, consularem locum sententiae dicendae tribuens et imperium mihi dedit. Res publica ne quid detrimenti caperet, me pro praetore simul cum consulibus providere iussit. Populus autem eodem anno me consulem, cum consul uterque in bello cecidisset, et triumvirum rei publicae costituendae creavit.
Consul fueram terdeciens cum scribebam haec, et eram septimum et tridicesimum tribuniciae potestatis.Triumvirum rei publicae constituendae fui per continuos annos decem. Princeps senatus fui usque ad eum diem, quo scripseram haec, per annos quadriginta. Pontifex maximus, augur, quindecimvirum sacris faciundis, septemvirum epulorum, frater arvalis, sodalis Titius, fetialis fui.
A diciannove anni costituii un esercito con un’iniziativa e una spesa private; con tale esercito ho restituito la libertà allo Stato, oppresso dal potere delle fazioni. In grazie di ciò il Senato con decreti onorifici mi elesse al suo rango, sotto il consolato di Caio Pansa e Aulo Irzio, mi attribuì la dignità consolare di amministrare la giustizia e mi diede il comando assoluto. Lo Stato, per non subire alcun danno, stabilì che lo proteggessi associandomi ai consoli nelle mie funzioni di pretore con gli stessi poteri. Il popolo nello stesso anno mi elesse console, essendo morti entrambi i consoli in guerra, e inoltre triumviro per la ricostituzione dello Stato.
Quando scrivevo queste (memorie) ero stato console (già) per tredici volte, ed ero al 37esimo [suppongo "tricensimus"] anno di potestà tribunizia.
Sono stato triumviro per il riordinamento dello Stato per 10 anni consecutivi [continuos]. Fino al giorno in cui [quo] avevo scritto queste (memorie), sono stato Principe del Senati per 40 anni. Sono stato Pontefice Massimo, augure, quindecemviro (addetto) ad officiare i riti sacri, settemviro epulone [ovvero, addetto ai banchetti sacri], fratello arvale, sodale Tizio [quello "tiziale" era un collegio sacerdotale] e feziale [ovvero, appartenente al collegio di sacerdoti addetti a tutto ciò cge riguardasse il diritto internazionale
Cmq lasciamo perdere, è forse qsta??
Annos undeviginti natus exercitum privato consilio et privata impensa comparavi, per quem rem publicam a dominatione factionis oppressam in libertatem vindicavi. Eo nomine senatus decretis honorificis in ordinem suum me adlegit C. Pansa et A. Hirtio consulibus, consularem locum sententiae dicendae tribuens et imperium mihi dedit. Res publica ne quid detrimenti caperet, me pro praetore simul cum consulibus providere iussit. Populus autem eodem anno me consulem, cum consul uterque in bello cecidisset, et triumvirum rei publicae costituendae creavit.
Consul fueram terdeciens cum scribebam haec, et eram septimum et tridicesimum tribuniciae potestatis.Triumvirum rei publicae constituendae fui per continuos annos decem. Princeps senatus fui usque ad eum diem, quo scripseram haec, per annos quadriginta. Pontifex maximus, augur, quindecimvirum sacris faciundis, septemvirum epulorum, frater arvalis, sodalis Titius, fetialis fui.
A diciannove anni costituii un esercito con un’iniziativa e una spesa private; con tale esercito ho restituito la libertà allo Stato, oppresso dal potere delle fazioni. In grazie di ciò il Senato con decreti onorifici mi elesse al suo rango, sotto il consolato di Caio Pansa e Aulo Irzio, mi attribuì la dignità consolare di amministrare la giustizia e mi diede il comando assoluto. Lo Stato, per non subire alcun danno, stabilì che lo proteggessi associandomi ai consoli nelle mie funzioni di pretore con gli stessi poteri. Il popolo nello stesso anno mi elesse console, essendo morti entrambi i consoli in guerra, e inoltre triumviro per la ricostituzione dello Stato.
Quando scrivevo queste (memorie) ero stato console (già) per tredici volte, ed ero al 37esimo [suppongo "tricensimus"] anno di potestà tribunizia.
Sono stato triumviro per il riordinamento dello Stato per 10 anni consecutivi [continuos]. Fino al giorno in cui [quo] avevo scritto queste (memorie), sono stato Principe del Senati per 40 anni. Sono stato Pontefice Massimo, augure, quindecemviro (addetto) ad officiare i riti sacri, settemviro epulone [ovvero, addetto ai banchetti sacri], fratello arvale, sodale Tizio [quello "tiziale" era un collegio sacerdotale] e feziale [ovvero, appartenente al collegio di sacerdoti addetti a tutto ciò cge riguardasse il diritto internazionale
Ragazzi m aiutate cn questa versione di latino x favore?
Si kiama..
"le imprese di Augusto"
comincia così.."Annos undeviginti natus,exercitum privato consilio et privata"
x favore aiutatemi..
è per domani
risp x favore
Si kiama..
"le imprese di Augusto"
comincia così.."Annos undeviginti natus,exercitum privato consilio et privata"
x favore aiutatemi..
è per domani
risp x favore
Si si te la traduco io, nn c'è problema però ricorda che qui nessuno è obbligato a fare nulla, il verbo "dovere" nn esiste.
Seditionum omnium causas tribunicia potestas excitavit, quae, specie quidem plebis tuendae, cujus in auxilium comparata est, re autem, dominationem sibi acquirens, studium populi ac favorem agrariis, frumentariis, judiciariis legibus aucupabatur. Inerat omnibus species aequitatis. Quid enim tam justum quam recipere plebem jus suum a patribus? ne populus gentium victor, orbisque possessor, extorris laris ac focis ageret? Quid tam aequum quam inopem populum vivere ex aerario suo? Quid ad jus libertatis aequandae magis efficax quam ut, senatu regente provincias, ordinis equestris auctoritas saltem judiciorum regno niteretur? Sed haec ipsa in perniciem redibant; et misera res publica in exitium suum sui merces erat. Nam et a senatu in equitem translata judiciorum potestas vectigalia, id est, imperii patrimonium, supprimebat, et emptio frumenti, ipsos rei publicae nervos, exhauriebat aerarium. Reduci plebs in agros unde poterat sine possidentium eversione, qui ipsi pars populi erant? et tamen relictas sibi a majoribus sedes aetate, quasi jure possidebant?
Tutte le sedizioni hanno avuto per causa e per principio la potenza dei tribuni. Con il pretesto di proteggere il popolo, la cui difesa era confidata in loro, non aspiravano in realtà che alla dominazione, e attiravano l’affetto e il favore della folla per delle leggi sulla ripartizione delle terre, la distribuzione del grano e l’amministrazione della giustizia. Avevano tutte una apparente equità. Non era infatti giusto, che la plebe rientrasse in possesso dei suoi diritti, usurpati dai patrizi? Che un popolo, vincitore delle nazioni e padrone dell’ universo, non fosse espropriato dei suoi altari e dei suoi focolari? Cosa c’è di più equo di un popolo, divenuto povero, che vive del ricavato de suo tesoro? Che c’era di più appropriato per stabilire l’uguaglianza, così necessaria alla libertà, che controbilanciare l’autorità del senato, amministratore delle province, con quella dell’ordine equestre, deferendo al meno il diritto di giudicare senza appello? Ma queste riforme ebbero dei perniciosi risultati; e la sfortunata repubblica doveva divenire il prezzo della propria rovina. Infatti, il potere di giudicare, trasportato dai senatori ai cavalieri, annullava i tributi, ossia il patrimonio dell’impero; e l’acquisto del grano esauriva il tesoro, nervo della repubblica. Si poteva ristabilire il popolo nelle sue terre senza rovinare i possessori, che erano anche loro una parte del popolo? Come d'altronde quei domini che gli erano stati lasciati dai loro antenati, il tempo conferiva a quel possesso una sorta di diritto ereditario.
Seditionum omnium causas tribunicia potestas excitavit, quae, specie quidem plebis tuendae, cujus in auxilium comparata est, re autem, dominationem sibi acquirens, studium populi ac favorem agrariis, frumentariis, judiciariis legibus aucupabatur. Inerat omnibus species aequitatis. Quid enim tam justum quam recipere plebem jus suum a patribus? ne populus gentium victor, orbisque possessor, extorris laris ac focis ageret? Quid tam aequum quam inopem populum vivere ex aerario suo? Quid ad jus libertatis aequandae magis efficax quam ut, senatu regente provincias, ordinis equestris auctoritas saltem judiciorum regno niteretur? Sed haec ipsa in perniciem redibant; et misera res publica in exitium suum sui merces erat. Nam et a senatu in equitem translata judiciorum potestas vectigalia, id est, imperii patrimonium, supprimebat, et emptio frumenti, ipsos rei publicae nervos, exhauriebat aerarium. Reduci plebs in agros unde poterat sine possidentium eversione, qui ipsi pars populi erant? et tamen relictas sibi a majoribus sedes aetate, quasi jure possidebant?
Tutte le sedizioni hanno avuto per causa e per principio la potenza dei tribuni. Con il pretesto di proteggere il popolo, la cui difesa era confidata in loro, non aspiravano in realtà che alla dominazione, e attiravano l’affetto e il favore della folla per delle leggi sulla ripartizione delle terre, la distribuzione del grano e l’amministrazione della giustizia. Avevano tutte una apparente equità. Non era infatti giusto, che la plebe rientrasse in possesso dei suoi diritti, usurpati dai patrizi? Che un popolo, vincitore delle nazioni e padrone dell’ universo, non fosse espropriato dei suoi altari e dei suoi focolari? Cosa c’è di più equo di un popolo, divenuto povero, che vive del ricavato de suo tesoro? Che c’era di più appropriato per stabilire l’uguaglianza, così necessaria alla libertà, che controbilanciare l’autorità del senato, amministratore delle province, con quella dell’ordine equestre, deferendo al meno il diritto di giudicare senza appello? Ma queste riforme ebbero dei perniciosi risultati; e la sfortunata repubblica doveva divenire il prezzo della propria rovina. Infatti, il potere di giudicare, trasportato dai senatori ai cavalieri, annullava i tributi, ossia il patrimonio dell’impero; e l’acquisto del grano esauriva il tesoro, nervo della repubblica. Si poteva ristabilire il popolo nelle sue terre senza rovinare i possessori, che erano anche loro una parte del popolo? Come d'altronde quei domini che gli erano stati lasciati dai loro antenati, il tempo conferiva a quel possesso una sorta di diritto ereditario.
mi serve x lunedì...
ragazzi se la traducete mi fate un enorme piacere...riskio la morte..il prof m uccide..
m aspetto la traduzione..
domani traducetela x favore..
CIAO E GRAZIE
ragazzi se la traducete mi fate un enorme piacere...riskio la morte..il prof m uccide..
m aspetto la traduzione..
domani traducetela x favore..
CIAO E GRAZIE
se ti serve x lunedì allora aspetta che qualcuno tela traduca entro domani..
DJRick :
mario!me l'hai trovata è la prima..
Ma scusa non m devi fare la traduzione?!
risp t prego
Io nn ti devo fare la trad!
mario!me l'hai trovata è la prima..
Ma scusa non m devi fare la traduzione?!
risp t prego
Ma scusa non m devi fare la traduzione?!
risp t prego
Causa seditionum tribunitia potestas. - Seditionum omnium causas tribunicia potestas excitavit, quae, specie quidem plebis tuendae, cujus in auxilium comparata est, re autem, dominationem sibi acquirens, studium populi ac favorem agrariis, frumentariis, judiciariis legibus aucupabatur. Inerat omnibus species aequitatis. Quid enim tam justum quam recipere plebem jus suum a patribus? ne populus gentium victor, orbisque possessor, extorris laris ac focis ageret? Quid tam aequum quam inopem populum vivere ex aerario suo? Quid ad jus libertatis aequandae magis efficax quam ut, senatu regente provincias, ordinis equestris auctoritas saltem judiciorum regno niteretur? Sed haec ipsa in perniciem redibant; et misera res publica in exitium suum sui merces erat. Nam et a senatu in equitem translata judiciorum potestas vectigalia, id est, imperii patrimonium, supprimebat, et emptio frumenti, ipsos rei publicae nervos, exhauriebat aerarium. Reduci plebs in agros unde poterat sine possidentium eversione, qui ipsi pars populi erant? et tamen relictas sibi a majoribus sedes aetate, quasi jure possidebant?
Séditions excitées par les tribuns. - Toutes les séditions ont eu pour cause et pour principe la puissance des tribuns. Sous prétexte de protéger le peuple, dont la défense leur était confiée, ils n'aspiraient en réalité qu'à la domination, et captaient l’affection et la faveur de la multitude par des lois sur le partage des terres, la distribution des grains et l’administration de la justice. Elles avaient toutes une apparence d'équité. N’était-il pas juste, en effet, que la plèbe rentrât en possession de leurs droits usurpés par les patriciens? qu'un peuple, vainqueur des nations et maître de l'univers, ne fût pas exproprié de ses autels et de ses foyers? Quoi de plus équitable que ce peuple, devenu pauvre, vécût du revenu de son trésor? Qu'y avait-il de plus propre à établir l’égalité, si nécessaire à la liberté, que de contrebalancer l’autorité du sénat, administrateur des provinces, par celle de l’ordre équestre, en lui déférant au moins le droit de juger sans appel? Mais ces réformes eurent de pernicieux résultats; et la malheureuse république devait devenir le prix de sa propre ruine. En effet, le pouvoir de juger, transporté des sénateurs aux chevaliers, anéantissait les tributs, c’est-à-dire le patrimoine de l’empire; et l’achat du grain épuisait le trésor, ce nerf de la république. Pouvait-on enfin rétablir le peuple dans ses terres sans ruiner les possesseurs, qui étaient eux-mêmes une partie du peuple? Comme d'ailleurs ces domaines leur avaient été laissés par leurs ancêtres, le temps leur donnait à cette possession une sorte de droit héréditaire.
Séditions excitées par les tribuns. - Toutes les séditions ont eu pour cause et pour principe la puissance des tribuns. Sous prétexte de protéger le peuple, dont la défense leur était confiée, ils n'aspiraient en réalité qu'à la domination, et captaient l’affection et la faveur de la multitude par des lois sur le partage des terres, la distribution des grains et l’administration de la justice. Elles avaient toutes une apparence d'équité. N’était-il pas juste, en effet, que la plèbe rentrât en possession de leurs droits usurpés par les patriciens? qu'un peuple, vainqueur des nations et maître de l'univers, ne fût pas exproprié de ses autels et de ses foyers? Quoi de plus équitable que ce peuple, devenu pauvre, vécût du revenu de son trésor? Qu'y avait-il de plus propre à établir l’égalité, si nécessaire à la liberté, que de contrebalancer l’autorité du sénat, administrateur des provinces, par celle de l’ordre équestre, en lui déférant au moins le droit de juger sans appel? Mais ces réformes eurent de pernicieux résultats; et la malheureuse république devait devenir le prix de sa propre ruine. En effet, le pouvoir de juger, transporté des sénateurs aux chevaliers, anéantissait les tributs, c’est-à-dire le patrimoine de l’empire; et l’achat du grain épuisait le trésor, ce nerf de la république. Pouvait-on enfin rétablir le peuple dans ses terres sans ruiner les possesseurs, qui étaient eux-mêmes une partie du peuple? Comme d'ailleurs ces domaines leur avaient été laissés par leurs ancêtres, le temps leur donnait à cette possession une sorte de droit héréditaire.
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