Mi correggete 1a versione d latino per le vacanze?!
Ho fatto questa versione..s'intitola " Baldanzose speranze di Alessandro" ed è presa dal libro Ad Limina 1...Me la correggete please? grazie!
Alexander, cum ad bellum contra Persas moveret, omnes novercae suae cognatos et adfines per sicarios interfecit ne sibi, dum in Asia est, domi nocere possent. Ne suis quidem familiaribus pepercit, si regno apti erant, ne ulla materia seditionis in Macedonia relinqueretur. Adunavit deinde exercitum suum, naves armis et armatis oneravit, rem familiarem suam inter amicos suos divisit et sibi Asiam solam praedam destinavit. Priusquam classis ex litore vela solveret, hostiae caesae sunt et ipse deos oravit ut sibi et militibus suis victoria daretur in eo bello quod cum universis Graecis eodem consilio contra barbaros movebat. Nam se praedicabat ultorem cunctae Graeciae, totiens a barbaris vastatae.
Traduzione:
Alessandro, muovendo alla guerra contro la Persia, annientò tutti i congiunti della sua matrigna e tutti i parenti per matrimonio per mezzo dei sicari affinchè non possano nuocere a sè in patria, mentre è in Asia
Neppure ai suoi familiari risparmiò, se erano adatti al regno, affinchè non fosse lasciata alcuna materia di distruzione in Macedonia. Radunò quindi il suo esercito, caricò le navi di armi e di armati, divise tra i suoi amici il suo patrimonio e edestinò a sè il solo bottino dell'Asia. Prima che la flotta sciogliesse le vele dalla spiaggia furono uccise le vittime e lui stesso pregò gli dei affinchè fosse data a sé ed ai suoi soldati la vittoria in quella guerra poichè muoveva contro i Barbari con tutti i Greci.
Questa è poi l'ultima parte della versione..me la potete tradurre voi? grazie a tutti!
Eadem animo rum praesumptio in militibus eius fuit: nam, obliti coniugum suarum et ipsorum liberorum, omne aurum Persarum et cuncti Orientis iam quasi suam praedam existimabant nec ipsius belli pericolorumque eius rationem habebant
Alexander, cum ad bellum contra Persas moveret, omnes novercae suae cognatos et adfines per sicarios interfecit ne sibi, dum in Asia est, domi nocere possent. Ne suis quidem familiaribus pepercit, si regno apti erant, ne ulla materia seditionis in Macedonia relinqueretur. Adunavit deinde exercitum suum, naves armis et armatis oneravit, rem familiarem suam inter amicos suos divisit et sibi Asiam solam praedam destinavit. Priusquam classis ex litore vela solveret, hostiae caesae sunt et ipse deos oravit ut sibi et militibus suis victoria daretur in eo bello quod cum universis Graecis eodem consilio contra barbaros movebat. Nam se praedicabat ultorem cunctae Graeciae, totiens a barbaris vastatae.
Traduzione:
Alessandro, muovendo alla guerra contro la Persia, annientò tutti i congiunti della sua matrigna e tutti i parenti per matrimonio per mezzo dei sicari affinchè non possano nuocere a sè in patria, mentre è in Asia
Neppure ai suoi familiari risparmiò, se erano adatti al regno, affinchè non fosse lasciata alcuna materia di distruzione in Macedonia. Radunò quindi il suo esercito, caricò le navi di armi e di armati, divise tra i suoi amici il suo patrimonio e edestinò a sè il solo bottino dell'Asia. Prima che la flotta sciogliesse le vele dalla spiaggia furono uccise le vittime e lui stesso pregò gli dei affinchè fosse data a sé ed ai suoi soldati la vittoria in quella guerra poichè muoveva contro i Barbari con tutti i Greci.
Questa è poi l'ultima parte della versione..me la potete tradurre voi? grazie a tutti!
Eadem animo rum praesumptio in militibus eius fuit: nam, obliti coniugum suarum et ipsorum liberorum, omne aurum Persarum et cuncti Orientis iam quasi suam praedam existimabant nec ipsius belli pericolorumque eius rationem habebant
Risposte
I re dell’antichità
Ex iis, qui dominatum tenuerunt, excellentissimi fuerunt, ut nos iudicamus, inter Persas Cyrus et Darius, quorum uterque privatus virtute regnum est adeptus. Prior horum apud Massagetas in proelio cecidit, Darius senectute mortuus est. Tres sunt praeterea reges eiusdem gentis: Xerses et duo Artaxerses. Ex his duo eiusdem nominis morb mortui sunt, tertius ferro interemptus est. Ex Macedonum autem gente duo ceteros antecesserunt: Philippus et Alexander Magnus. Horum alter Babylone morbo consumptus est, alter a Pausania occisus est. Unus in Sicilia praeclarus fuit, Dionysius prior. Nam et manu fortis et belli peritus fuit et-id quod in tyranno non facile reperitur-minime libidinosus, non luxuriosus, nullius rei cupidus nisi perpetui imperii. Ob hanc rem crudelis fuit:nam, dum studet imperium suum munire, nullius vitae pepercit, quem insidiatorem putaret. Hic, cum tyrannidem virtute sibi peperisset, magna retinuit felicitate, neque cuiusque ex sua stirpe funus vidit, cum multi liberi et nepotes ei nati essent.
Tra quelli che detennero il dominio, i più illustri tra i Persiani furono, secondo il nostro giudizio, Ciro e Dario, dei quali ciascuno da privato ottenne il regno per il valore. Il primo di questi cadde in battaglia presso i Massageti, Dario morì di vecchiaia. Tre sono inoltre i re della stessa dinastia: Serse e i due Artaserse. Di questi, i due dello stesso nome morirono di malattia, il terzo fu ucciso con la spada. Invece tra il popolo dei Macedoni due superarono gli altri: Filippo e Alessandro Magno. Di questi l’uno fu consumato da una malattia a Babilonia, l'altro fu ucciso da Pausania. Uno solo fu [molto] famoso in Sicilia, Dionigi il Vecchio. Infatti fu sia forte fisicamente che esperto di guerra e – ciò che non si trova facilmente in un tiranno - per nulla libidinoso, non lussuoso, desideroso di nient’altro se non del potere eterno. Per questo motivo fu crudele: infatti, mentre era intento a rafforzare il suo potere, non risparmiò la vita di nessuno che ne riteneva un insidiatore. Questo, dopo essersi procurato la tirannide col valore, la mantenne con grande fortuna, e non vide il funerale/la morte di nessuno della sua famiglia, sebbene gli (= a lui) fossero nati molti figli e nipoti.
Compito per casa :lol:
Confronta la mia traduzione con la tua ed individua gli errori che hai commesso. Poi scrivili qua, vediamo se da sola riesci a cogliere e a capire le sviste che hai fatto
;)
Ex iis, qui dominatum tenuerunt, excellentissimi fuerunt, ut nos iudicamus, inter Persas Cyrus et Darius, quorum uterque privatus virtute regnum est adeptus. Prior horum apud Massagetas in proelio cecidit, Darius senectute mortuus est. Tres sunt praeterea reges eiusdem gentis: Xerses et duo Artaxerses. Ex his duo eiusdem nominis morb mortui sunt, tertius ferro interemptus est. Ex Macedonum autem gente duo ceteros antecesserunt: Philippus et Alexander Magnus. Horum alter Babylone morbo consumptus est, alter a Pausania occisus est. Unus in Sicilia praeclarus fuit, Dionysius prior. Nam et manu fortis et belli peritus fuit et-id quod in tyranno non facile reperitur-minime libidinosus, non luxuriosus, nullius rei cupidus nisi perpetui imperii. Ob hanc rem crudelis fuit:nam, dum studet imperium suum munire, nullius vitae pepercit, quem insidiatorem putaret. Hic, cum tyrannidem virtute sibi peperisset, magna retinuit felicitate, neque cuiusque ex sua stirpe funus vidit, cum multi liberi et nepotes ei nati essent.
Tra quelli che detennero il dominio, i più illustri tra i Persiani furono, secondo il nostro giudizio, Ciro e Dario, dei quali ciascuno da privato ottenne il regno per il valore. Il primo di questi cadde in battaglia presso i Massageti, Dario morì di vecchiaia. Tre sono inoltre i re della stessa dinastia: Serse e i due Artaserse. Di questi, i due dello stesso nome morirono di malattia, il terzo fu ucciso con la spada. Invece tra il popolo dei Macedoni due superarono gli altri: Filippo e Alessandro Magno. Di questi l’uno fu consumato da una malattia a Babilonia, l'altro fu ucciso da Pausania. Uno solo fu [molto] famoso in Sicilia, Dionigi il Vecchio. Infatti fu sia forte fisicamente che esperto di guerra e – ciò che non si trova facilmente in un tiranno - per nulla libidinoso, non lussuoso, desideroso di nient’altro se non del potere eterno. Per questo motivo fu crudele: infatti, mentre era intento a rafforzare il suo potere, non risparmiò la vita di nessuno che ne riteneva un insidiatore. Questo, dopo essersi procurato la tirannide col valore, la mantenne con grande fortuna, e non vide il funerale/la morte di nessuno della sua famiglia, sebbene gli (= a lui) fossero nati molti figli e nipoti.
Compito per casa :lol:
Confronta la mia traduzione con la tua ed individua gli errori che hai commesso. Poi scrivili qua, vediamo se da sola riesci a cogliere e a capire le sviste che hai fatto
;)
:satisfied...beh..grazie mille a tutti come al solito! aspetto anche la prossima correzione...e non vi preoccupate per i tempi..queste sono tutte versioni che ho per le vacanze..grazie ancora!
SuperGaara:
[quote]aleio1:
- fuerat è un piuccheperfetto e quindi lo traduci con era stato
...
Il loro operato, ottimo e ben fatto, era stato utilissimo a cesare in tutte le guerre galliche.
Sì però hai lasciato fu nella traduzione...:lol
[/quote]
corretto ;)
che bravi i nostri professori di skuola.net bravi bravi voi ragazzi del latin team continuate così che siete i migliori....
aleio1:
- fuerat è un piuccheperfetto e quindi lo traduci con era stato
...
Il loro operato, ottimo e ben fatto, era stato utilissimo a cesare in tutte le guerre galliche.
Sì però hai lasciato fu nella traduzione...:lol
1) Eorum opera,optima fortissimaque,caesari omnibus Gallicis bellis utilissima fuerat.
a parte le giuste considerazioni di cinci c'è un errore nella tua traduzione.
- fuerat è un piuccheperfetto e quindi lo traduci con era stato
- gallicis non significa galli ma è un aggettivo che concorda con bellis e traduci con guerre galliche
Il loro operato, ottimo e ben fatto, fu utilissimo a cesare in tutte le guerre galliche.
a parte le giuste considerazioni di cinci c'è un errore nella tua traduzione.
- fuerat è un piuccheperfetto e quindi lo traduci con era stato
- gallicis non significa galli ma è un aggettivo che concorda con bellis e traduci con guerre galliche
Il loro operato, ottimo e ben fatto, fu utilissimo a cesare in tutte le guerre galliche.
Ho corretto la versione "DUE UFFICIALI DISONESTI":
COMMENTO GENERALE:
Male senz'altro non va, hai anche adoperato, a mio parere, dei termini e delle scelte lessicali molto buone. Da sistemare invece la traduzione di alcune parole (ad esempio coniate tali e quali dal latino all'italiano, vedi poi in basso per la correzione), e di alcune espressioni, che non riescono, secondo me, a rendere pienamente il senso di ciò che si voleva dire.
CORREZIONE:
Eorum opera,optima fortissimaque,caesari omnibus Gallicis bellis utilissima fuerat
Non puoi tradurre "la loro opera", perché rende male e non sta bene, qui ci ricolleghiamo alla prima cosa che ti ho fatto notare. Detto questo, tradurrei: Il loro operato, ottimo e ben fatto...
Hi,propter suam virtutem,non solum apud caesarem in honore erant,sed etiam eius exercitui cari erant.
Sta male dire "per la loro virtù", perché non si capisce bene a che virtù ci si stia riferendo, o quale essa sia che abbiano... Meglio starebbe tradurre: Loro, grazie alla (loro) valorosità, erano tenuti* in grande onore... *= metto l'asterisco perché: anche se nel testo non c'è un verbo che indica la stima o la conisderazione, la resa in italiano qui lo richiede. Aggiungilo senza problemi.
Sed,freti amicitia caesaris et sua stulta ac barbara arrogantia elati ,despiciebant suos commilitones stipendiumque eorum fraudabant et praedam omnem sibi avertebant.
Bene la traduzione, ma non mi spiego il cambio di tempo: il latino qua ci propone un indicativo imperfetto, tu invece hai tradotto con un trapassato prossimo. Rivedi tutta questa frase, cercando di accordare i tempi.
De eorum iniuriis questi sunt.
Tradurre "a riguardo delle loro ingiurie", porta a mio parere due problemi: 1) traduzione letterale latino => italiano, 2) caduta di stile. Tradurrei: "E chiesero il perché dei loro atti.
Voto alla versione: 6,5
:hi
COMMENTO GENERALE:
Male senz'altro non va, hai anche adoperato, a mio parere, dei termini e delle scelte lessicali molto buone. Da sistemare invece la traduzione di alcune parole (ad esempio coniate tali e quali dal latino all'italiano, vedi poi in basso per la correzione), e di alcune espressioni, che non riescono, secondo me, a rendere pienamente il senso di ciò che si voleva dire.
CORREZIONE:
Eorum opera,optima fortissimaque,caesari omnibus Gallicis bellis utilissima fuerat
Non puoi tradurre "la loro opera", perché rende male e non sta bene, qui ci ricolleghiamo alla prima cosa che ti ho fatto notare. Detto questo, tradurrei: Il loro operato, ottimo e ben fatto...
Hi,propter suam virtutem,non solum apud caesarem in honore erant,sed etiam eius exercitui cari erant.
Sta male dire "per la loro virtù", perché non si capisce bene a che virtù ci si stia riferendo, o quale essa sia che abbiano... Meglio starebbe tradurre: Loro, grazie alla (loro) valorosità, erano tenuti* in grande onore... *= metto l'asterisco perché: anche se nel testo non c'è un verbo che indica la stima o la conisderazione, la resa in italiano qui lo richiede. Aggiungilo senza problemi.
Sed,freti amicitia caesaris et sua stulta ac barbara arrogantia elati ,despiciebant suos commilitones stipendiumque eorum fraudabant et praedam omnem sibi avertebant.
Bene la traduzione, ma non mi spiego il cambio di tempo: il latino qua ci propone un indicativo imperfetto, tu invece hai tradotto con un trapassato prossimo. Rivedi tutta questa frase, cercando di accordare i tempi.
De eorum iniuriis questi sunt.
Tradurre "a riguardo delle loro ingiurie", porta a mio parere due problemi: 1) traduzione letterale latino => italiano, 2) caduta di stile. Tradurrei: "E chiesero il perché dei loro atti.
Voto alla versione: 6,5
:hi
Scusami sono un po' incasinato in questo periodo, perciò ritardo nelle correzioni...se qualcuno le fa nel frattempo bene, altrimenti appena avrò tempo ci penserò io! ;)
ecco la traduzione!
Tra quelli che esercitarono il potere, furono eccellentissimi, secondo il nostro giudizio, tra i Persiani Ciro e Dario, entrambi dei quali salirono al regno dalla condizione di privati per il loro valore.Il primo di loro cadde in una battaglia presso i Massageti, Dario morì di vecchiaia. Tre sono inoltre i re della stessa dinastia: Serse e due Artaserse. Di questi, due dello stesso nome morirono di malattia, il terzo fu pugnalato. Delle stessa dinastia fra i Macedoni due ne precedettero: Filippo ed Alessandro Magno.Di loro uno fu consumato da una malattia a Babilonia, l'altro fu ucciso da Pausania. Uno solo fu molto famoso in Sicilia, Dionigi Primo. Infatti fu forte di mano e valente in guerra e - ciò che non capita spesso in un tiranno - per nulla libidinoso, non amante del lusso, di null'altro avido che del potere perpetuo. Per questo motivo fu crudele: infatti mentre cura di rinforzare il suo dominio, non risparmiò la vita di alcuno che ritenesse pericoloso. Questi, essendosi procurato la tirannide con il valore militare, la mantenne con gran gioia e non vide la morte di alcuno della sua stirpe, avendo avuto molti figli e nipoti.
comunque...
ecco la prossima versione con la traduzione da correggere...
DUE UFFICIALI DISONESTI
Erant apud caesarem in equitum numero duo allobroges frates,rucillus et egus,singularis virtutis homines.Eorum opera,optima fortissimaque,caesari omnibus Gallicis bellis utilissima fuerat.Eis domi ob has causas amplissimos magistratus mandaverat agrosque in Gallia ex hostium praeda praemiaque rei pecuniariae magna tribuerat locupletesque eos fecerat.Hi,propter suam virtutem,non solum apud caesarem in honore erant,sed etiam eius exercitui cari erant.Sed,freti amicitia caesaris et sua stulta ac barbara arrogantia elati ,despiciebant suos commilitones stipendiumque eorum fraudabant et praedam omnem sibi avertebant.Cum haec animadvertissent eorum equites,universi ad Cesarem venerunt palamque de eorum iniuriis questi sunt . Caesar,cum illud tempus non opportunum ad animadversionem putaret, ut animos eorum sibi adiunctos teneret,ad aliud tempus rem totam distulit;sed eos secrete castigavit monuitque ut ex sua amicitia omnia bona ex ira maximas poenas expectarent.
TRADUZIONE
C’erano presso Cesare nella cavalleria due fratelli Allobrogi, Roucillo ed Eco, uomini di singolare virtù. La loro opera, ottima e fortissima, fu utilissima a Cesare e a tutti i Galli in battaglia. A costoro in patria, per questi motivi, aveva fatto affidare cariche molto importanti e dei campi in Gallia e aveva dato molti premi e li aveva resi ricchi. Loro, per la loro virtù, non solo erano in onore (onorati) presso Cesare, ma erano cari anche al suo esercito, Ma, fiduciosi dall’amicizia di Cesare e imbaldanziti dalla stolta e barbara arroganza, avevano disprezzato i suoi commilitoni e avevano rubato i loro stipendi E avevano allontanato da sé tutto il bottino. quando i loro fanti se ne accorsero,tutti andarono apertamente da Cesare e chiesero a riguardo delle loro ingiurie. cesare,pensando che quello non fosse il momento opportuno per la punizione,per tenere uniti a se i loro animi,posticipo' ad un altro momento tutta la questione.
ma puni' segretamente loro con un monito affinchè attendessero tutte le cose buone per la sua amicizia e le massime pene a causa della sua ira.
Tra quelli che esercitarono il potere, furono eccellentissimi, secondo il nostro giudizio, tra i Persiani Ciro e Dario, entrambi dei quali salirono al regno dalla condizione di privati per il loro valore.Il primo di loro cadde in una battaglia presso i Massageti, Dario morì di vecchiaia. Tre sono inoltre i re della stessa dinastia: Serse e due Artaserse. Di questi, due dello stesso nome morirono di malattia, il terzo fu pugnalato. Delle stessa dinastia fra i Macedoni due ne precedettero: Filippo ed Alessandro Magno.Di loro uno fu consumato da una malattia a Babilonia, l'altro fu ucciso da Pausania. Uno solo fu molto famoso in Sicilia, Dionigi Primo. Infatti fu forte di mano e valente in guerra e - ciò che non capita spesso in un tiranno - per nulla libidinoso, non amante del lusso, di null'altro avido che del potere perpetuo. Per questo motivo fu crudele: infatti mentre cura di rinforzare il suo dominio, non risparmiò la vita di alcuno che ritenesse pericoloso. Questi, essendosi procurato la tirannide con il valore militare, la mantenne con gran gioia e non vide la morte di alcuno della sua stirpe, avendo avuto molti figli e nipoti.
comunque...
ecco la prossima versione con la traduzione da correggere...
DUE UFFICIALI DISONESTI
Erant apud caesarem in equitum numero duo allobroges frates,rucillus et egus,singularis virtutis homines.Eorum opera,optima fortissimaque,caesari omnibus Gallicis bellis utilissima fuerat.Eis domi ob has causas amplissimos magistratus mandaverat agrosque in Gallia ex hostium praeda praemiaque rei pecuniariae magna tribuerat locupletesque eos fecerat.Hi,propter suam virtutem,non solum apud caesarem in honore erant,sed etiam eius exercitui cari erant.Sed,freti amicitia caesaris et sua stulta ac barbara arrogantia elati ,despiciebant suos commilitones stipendiumque eorum fraudabant et praedam omnem sibi avertebant.Cum haec animadvertissent eorum equites,universi ad Cesarem venerunt palamque de eorum iniuriis questi sunt . Caesar,cum illud tempus non opportunum ad animadversionem putaret, ut animos eorum sibi adiunctos teneret,ad aliud tempus rem totam distulit;sed eos secrete castigavit monuitque ut ex sua amicitia omnia bona ex ira maximas poenas expectarent.
TRADUZIONE
C’erano presso Cesare nella cavalleria due fratelli Allobrogi, Roucillo ed Eco, uomini di singolare virtù. La loro opera, ottima e fortissima, fu utilissima a Cesare e a tutti i Galli in battaglia. A costoro in patria, per questi motivi, aveva fatto affidare cariche molto importanti e dei campi in Gallia e aveva dato molti premi e li aveva resi ricchi. Loro, per la loro virtù, non solo erano in onore (onorati) presso Cesare, ma erano cari anche al suo esercito, Ma, fiduciosi dall’amicizia di Cesare e imbaldanziti dalla stolta e barbara arroganza, avevano disprezzato i suoi commilitoni e avevano rubato i loro stipendi E avevano allontanato da sé tutto il bottino. quando i loro fanti se ne accorsero,tutti andarono apertamente da Cesare e chiesero a riguardo delle loro ingiurie. cesare,pensando che quello non fosse il momento opportuno per la punizione,per tenere uniti a se i loro animi,posticipo' ad un altro momento tutta la questione.
ma puni' segretamente loro con un monito affinchè attendessero tutte le cose buone per la sua amicizia e le massime pene a causa della sua ira.
Ottimo, la attendiamo.
grazie mille...sei come sempre di grande aiuto..ecco la prossima versione...poi posterò la traduzione...
I RE DELL'ANTICHITA'
Ex iis, qui dominatum tenuerunt, excellentissimi fuerunt, ut nos iudicamus, inter Persas Cyrus et Darius, quorum uterque privatus virtute regnum est adeptus. Prior horum apud Massagetas in proelio cecidit, Darius senectute mortuus est. Tres sunt praeterea reges eiusdem gentis: Xerses et duo Artaxerses. Ex his duo eiusdem nominis morb mortui sunt, tertius ferro interemptus est. Ex Macedonum autem gente duo ceteros antecesserunt: Philippus et Alexander Magnus. Horum alter Babylone morbo consumptus est, alter a Pausania occisus est. Unus in Sicilia praeclarus fuit, Dionysius prior. Nam et manu fortis et belli peritus fuit et-id quod in tyranno non facile reperitur-minime libidinosus, non luxuriosus, nullius rei cupidus nisi perpetui imperii. Ob hanc rem crudelis fuit:nam, dum studet imperium suum munire, nullius vitae pepercit, quem insidiatorem putaret. Hic, cum tyrannidem virtute sibi peperisset, magna retinuit felicitate, neque cuiusque ex sua stirpe funus vidit, cum multi liberi et nepotes ei nati essent.
I RE DELL'ANTICHITA'
Ex iis, qui dominatum tenuerunt, excellentissimi fuerunt, ut nos iudicamus, inter Persas Cyrus et Darius, quorum uterque privatus virtute regnum est adeptus. Prior horum apud Massagetas in proelio cecidit, Darius senectute mortuus est. Tres sunt praeterea reges eiusdem gentis: Xerses et duo Artaxerses. Ex his duo eiusdem nominis morb mortui sunt, tertius ferro interemptus est. Ex Macedonum autem gente duo ceteros antecesserunt: Philippus et Alexander Magnus. Horum alter Babylone morbo consumptus est, alter a Pausania occisus est. Unus in Sicilia praeclarus fuit, Dionysius prior. Nam et manu fortis et belli peritus fuit et-id quod in tyranno non facile reperitur-minime libidinosus, non luxuriosus, nullius rei cupidus nisi perpetui imperii. Ob hanc rem crudelis fuit:nam, dum studet imperium suum munire, nullius vitae pepercit, quem insidiatorem putaret. Hic, cum tyrannidem virtute sibi peperisset, magna retinuit felicitate, neque cuiusque ex sua stirpe funus vidit, cum multi liberi et nepotes ei nati essent.
Hai fatto una traduzione molto buona, se non per alcune imperfezioni di cui ti scrivo sotto. Ecco il testo con la traduzione sistemata da me:
La Gallia ai tempi di Cesare
A Gallis maxima cum veneratione Mercurius colitur; huius plurima simulacra apud eos inveniuntur, cum eum inventorem omnium artium existiment, itinerum ducem, mercaturae patronum. Post hunc Apollinem, Martem, Iovem, Minervam colunt. De iis deis et deabus eandem fere opinionem habent quam reliquae gentes. His diis, cum Galli bellum suscipere costituerunt, futuram praedam devovent ut sibi favorem eorum concilient et ex iis auxilium contra hostes habeant. Cum hostes proelio superati sunt, captivi et eorum pecora in eundem locum portantur ut diis immolentur. Haec sacrificia et alia eiusdem generis in silvis factitantur et ibi altaria instruuntur, cum templa in oppidis suis Galli non habeant. Ipsi enim plerumque in vicis apud silvas et flumina habitant. Haec de Gallis ac de eorum moribus a Caesare cognita sunt ibi anno duodesexagesimo a.Ch.n. cum suis legionibus Alpes superavit et in Galliam venit ut eam Romanorum dominationi subigeret.
Mercurio è adorato dai Galli con la massima venerazione; di lui si trovano moltissime statue presso di loro, dato che lo considerano l'inventore di tutte le arti, la guida dei viaggi, il patrono del commercio. Dopo questo venerano Apollo, Marte, Giove e Minerva. Su questi dei e dee hanno quasi la stessa opinione degli altri popoli. A questi dei, quando i Galli hanno deciso di intraprendere una guerra, offrono il futuro bottino per conciliarsi il loro favore e per avere da loro aiuto contro i nemici. Quando i nemici sono vinti in battaglia, i prigionieri e i loro bestiami sono portati nello stesso luogo per essere immolati agli dei. Questi sacrifici e altri dello stesso genere vengono spesso eseguiti nei boschi e lì vengono eretti gli altari, dato che i Galli non hanno templi nelle loro città. Essi stessi infatti vivono per lo più in villaggi presso i boschi e i fiumi. Queste cose sui Galli e sui loro costumi furono conosciute da Cesare nell'anno 58 a.C. quando superò le Alpi con le sue legioni e giunse nella Gallia per sottometterla alla dominazione dei Romani.
Alcuni errori che puoi evitare:
1) "Eandem fere opinionem" è tutto singolare in latino, mentre tu l'hai reso al plurale in italiano. Ho corretto con "quasi la stessa opinione", dove opinione sta meglio di credenza in questo contesto.
2) "captivi et eorum pecora": qua per tradurre hai utilizzato la correlativa "sia...sia", ma non c'è la corrispondente latina (ad esempio "et...et" ); perciò anche in questo caso basta tradurre le parole così come sono: "i prigionieri e i loro (=di quelli) bestiami".
3) "in oppidis suis" = "nelle loro città", non inserire parole (come mura) che non ci sono nel testo latino (stessa cosa per la frase dopo, dove "situati" l'hai aggiunto tu...al limite, se vuoi proprio farlo, mettilo tra parentesi...ma rischi che al tuo prof non vada bene).
4) "in Galliam venit ut eam Romanorum dominationi subigeret" non era difficile...come mai non ti veniva?
Subigeret = congiuntivo imperfetto, indica contemporaneità visto che il tempo della principale è passato.
eam = si riferisce a "Galliam" di poco prima
dominationi = dativo singolare di "dominatio, onis"
romanorum = genitivo plurale di "Romanus, a, um"
Perciò la traduzione è:
"Giunse nella Gallia per sottometterla alla dominazione dei Romani"
Alcuni consigli per tradurre:
1) Nella seconda frase, per una questione stilistica, o metti tutto con l'articolo determinativo oppure tutto senza, ma non uno sì e l'altro no!
Con articoli:
...dato che lo considerano l'inventore di tutte le arti, la guida dei viaggi, il patrono del commercio.
Senza articoli:
...dato che lo considerano inventore di tutte le arti, guida dei viaggi, patrono del commercio.
2) Il complemento di argomento in latino viene costruito con de + ablativo. In italiano spesso non conviene renderlo con "circa" o "riguardo a", ma la traduzione viene meglio se si utilizza "su" o "di" (un libro sull'amore, ad esempio).
3) "ut...ex iis auxilium contra hostes habeant" è una finale; tu hai tradotto "per averne aiuto contro i nemici", ma in italiano questa frase stona: io non direi mai averne l'aiuto...
In questo caso, restando fedele al testo latino, risolvi tutti i problemi di stile: "per avere/ricevere da loro aiuto contro i nemici".
Ovviamente questi sono consigli che spero tu accolga favorevolmente e non come critiche (non ce ne sarebbe nemmeno il motivo di criticarti, perchè le tue traduzioni sono povere di errori grammaticali e nel complesso sono fatte bene); lo scopo del mio intervento è infatti quello di farti capire come alle volte scegliere una parola piuttosto che un'altra oppure scrivere in un modo piuttosto che nell'altro possa portare ad una traduzione migliore, più corretta e scorrevole anche nella forma italiana.
La Gallia ai tempi di Cesare
A Gallis maxima cum veneratione Mercurius colitur; huius plurima simulacra apud eos inveniuntur, cum eum inventorem omnium artium existiment, itinerum ducem, mercaturae patronum. Post hunc Apollinem, Martem, Iovem, Minervam colunt. De iis deis et deabus eandem fere opinionem habent quam reliquae gentes. His diis, cum Galli bellum suscipere costituerunt, futuram praedam devovent ut sibi favorem eorum concilient et ex iis auxilium contra hostes habeant. Cum hostes proelio superati sunt, captivi et eorum pecora in eundem locum portantur ut diis immolentur. Haec sacrificia et alia eiusdem generis in silvis factitantur et ibi altaria instruuntur, cum templa in oppidis suis Galli non habeant. Ipsi enim plerumque in vicis apud silvas et flumina habitant. Haec de Gallis ac de eorum moribus a Caesare cognita sunt ibi anno duodesexagesimo a.Ch.n. cum suis legionibus Alpes superavit et in Galliam venit ut eam Romanorum dominationi subigeret.
Mercurio è adorato dai Galli con la massima venerazione; di lui si trovano moltissime statue presso di loro, dato che lo considerano l'inventore di tutte le arti, la guida dei viaggi, il patrono del commercio. Dopo questo venerano Apollo, Marte, Giove e Minerva. Su questi dei e dee hanno quasi la stessa opinione degli altri popoli. A questi dei, quando i Galli hanno deciso di intraprendere una guerra, offrono il futuro bottino per conciliarsi il loro favore e per avere da loro aiuto contro i nemici. Quando i nemici sono vinti in battaglia, i prigionieri e i loro bestiami sono portati nello stesso luogo per essere immolati agli dei. Questi sacrifici e altri dello stesso genere vengono spesso eseguiti nei boschi e lì vengono eretti gli altari, dato che i Galli non hanno templi nelle loro città. Essi stessi infatti vivono per lo più in villaggi presso i boschi e i fiumi. Queste cose sui Galli e sui loro costumi furono conosciute da Cesare nell'anno 58 a.C. quando superò le Alpi con le sue legioni e giunse nella Gallia per sottometterla alla dominazione dei Romani.
Alcuni errori che puoi evitare:
1) "Eandem fere opinionem" è tutto singolare in latino, mentre tu l'hai reso al plurale in italiano. Ho corretto con "quasi la stessa opinione", dove opinione sta meglio di credenza in questo contesto.
2) "captivi et eorum pecora": qua per tradurre hai utilizzato la correlativa "sia...sia", ma non c'è la corrispondente latina (ad esempio "et...et" ); perciò anche in questo caso basta tradurre le parole così come sono: "i prigionieri e i loro (=di quelli) bestiami".
3) "in oppidis suis" = "nelle loro città", non inserire parole (come mura) che non ci sono nel testo latino (stessa cosa per la frase dopo, dove "situati" l'hai aggiunto tu...al limite, se vuoi proprio farlo, mettilo tra parentesi...ma rischi che al tuo prof non vada bene).
4) "in Galliam venit ut eam Romanorum dominationi subigeret" non era difficile...come mai non ti veniva?
Subigeret = congiuntivo imperfetto, indica contemporaneità visto che il tempo della principale è passato.
eam = si riferisce a "Galliam" di poco prima
dominationi = dativo singolare di "dominatio, onis"
romanorum = genitivo plurale di "Romanus, a, um"
Perciò la traduzione è:
"Giunse nella Gallia per sottometterla alla dominazione dei Romani"
Alcuni consigli per tradurre:
1) Nella seconda frase, per una questione stilistica, o metti tutto con l'articolo determinativo oppure tutto senza, ma non uno sì e l'altro no!
Con articoli:
...dato che lo considerano l'inventore di tutte le arti, la guida dei viaggi, il patrono del commercio.
Senza articoli:
...dato che lo considerano inventore di tutte le arti, guida dei viaggi, patrono del commercio.
2) Il complemento di argomento in latino viene costruito con de + ablativo. In italiano spesso non conviene renderlo con "circa" o "riguardo a", ma la traduzione viene meglio se si utilizza "su" o "di" (un libro sull'amore, ad esempio).
3) "ut...ex iis auxilium contra hostes habeant" è una finale; tu hai tradotto "per averne aiuto contro i nemici", ma in italiano questa frase stona: io non direi mai averne l'aiuto...
In questo caso, restando fedele al testo latino, risolvi tutti i problemi di stile: "per avere/ricevere da loro aiuto contro i nemici".
Ovviamente questi sono consigli che spero tu accolga favorevolmente e non come critiche (non ce ne sarebbe nemmeno il motivo di criticarti, perchè le tue traduzioni sono povere di errori grammaticali e nel complesso sono fatte bene); lo scopo del mio intervento è infatti quello di farti capire come alle volte scegliere una parola piuttosto che un'altra oppure scrivere in un modo piuttosto che nell'altro possa portare ad una traduzione migliore, più corretta e scorrevole anche nella forma italiana.
grazie!:D..allora..questa è la prossima versione....quando la finisco metto anche la traduzione...
LA GALLIA AI TEMPI DI CESARE
A Gallis maxima cum veneratione Mercurius colitur; huius plurima simulacra apud eos inveniuntur, cum eum inventorem omnium artium existiment, itinerum ducem, mercaturae patronum. Post hunc Apollinem, Martem, Iovem, Minervam colunt. De iis deis et deabus eandem fere opinionem habent quam reliquae gentes. His diis, cum Galli bellum suscipere costituerunt, futuram praedam devovent ut sibi favorem eorum concilient et ex iis auxilium contra hostes habeant. Cum hostes proelio superati sunt, captivi et eorum pecora in eundem locum portantur ut diis immolentur. Haec sacrificia et alia eiusdem generis in silvis factitantur et ibi altaria instruuntur, cum templa in oppidis suis Galli non habeant. Ipsi enim plerumque in vicis apud silvas et flumina habitant. Haec de Gallis ac de eorum moribus a Caesare cognita sunt ibi anno duodesexagesimo a.Ch.n. cum suis legionibus Alpes superavit et in Galliam venit ut eam Romanorum dominationi subigeret.
Ps. mi sa che questa è più difficile dell'altra...:doh
ECCO la TRADUZIONE...
Mercurio è adorato dai Galli con la massima venerazione; di lui si trovano moltissime immagini presso di loro, dato che lo considerano l'inventore di tutte le arti, guida nei viaggi, patrono del commercio. Dopo di lui venerano Apollo, Marte, Giove e Minerva. Circa quegli dei e quelle dee hanno quasi le stesse credenze degli altri popoli. A questi dei, quando i Galli hanno deciso di intraprendere una guerra, votano il futuro bottino per conciliarsi il loro favore e per averne aiuto contro i nemici. Quando i nemici sono vinti in battaglia, sia i prigionieri che il loro bestiame sono portati nello stesso luogo per essere immolati agli dei. Questi sacrifici ed altri consimili sono di solito eseguiti nei boschi e lì sono eretti gli altari, dato che i Galli non hanno templi all'interno delle mura delle loro città. Essi stessi vivono per lo più in villaggi situati presso i boschi ed i fiumi. Queste cose circa i Galli ed i loro costumi furono conosciute da Cesare nell'anno 58 a.C. quando superò le Alpi con le sue legioni e giunse in Gallia per [conquistarla?] per i Romani.
LA GALLIA AI TEMPI DI CESARE
A Gallis maxima cum veneratione Mercurius colitur; huius plurima simulacra apud eos inveniuntur, cum eum inventorem omnium artium existiment, itinerum ducem, mercaturae patronum. Post hunc Apollinem, Martem, Iovem, Minervam colunt. De iis deis et deabus eandem fere opinionem habent quam reliquae gentes. His diis, cum Galli bellum suscipere costituerunt, futuram praedam devovent ut sibi favorem eorum concilient et ex iis auxilium contra hostes habeant. Cum hostes proelio superati sunt, captivi et eorum pecora in eundem locum portantur ut diis immolentur. Haec sacrificia et alia eiusdem generis in silvis factitantur et ibi altaria instruuntur, cum templa in oppidis suis Galli non habeant. Ipsi enim plerumque in vicis apud silvas et flumina habitant. Haec de Gallis ac de eorum moribus a Caesare cognita sunt ibi anno duodesexagesimo a.Ch.n. cum suis legionibus Alpes superavit et in Galliam venit ut eam Romanorum dominationi subigeret.
Ps. mi sa che questa è più difficile dell'altra...:doh
ECCO la TRADUZIONE...
Mercurio è adorato dai Galli con la massima venerazione; di lui si trovano moltissime immagini presso di loro, dato che lo considerano l'inventore di tutte le arti, guida nei viaggi, patrono del commercio. Dopo di lui venerano Apollo, Marte, Giove e Minerva. Circa quegli dei e quelle dee hanno quasi le stesse credenze degli altri popoli. A questi dei, quando i Galli hanno deciso di intraprendere una guerra, votano il futuro bottino per conciliarsi il loro favore e per averne aiuto contro i nemici. Quando i nemici sono vinti in battaglia, sia i prigionieri che il loro bestiame sono portati nello stesso luogo per essere immolati agli dei. Questi sacrifici ed altri consimili sono di solito eseguiti nei boschi e lì sono eretti gli altari, dato che i Galli non hanno templi all'interno delle mura delle loro città. Essi stessi vivono per lo più in villaggi situati presso i boschi ed i fiumi. Queste cose circa i Galli ed i loro costumi furono conosciute da Cesare nell'anno 58 a.C. quando superò le Alpi con le sue legioni e giunse in Gallia per [conquistarla?] per i Romani.
Certamente, appena ho un po' di tempo ;)
Grazie mille! :satisfiedE' il primo sito in cui trovo qualcuno che mi fa capire bene ciò che ho sbagliato...sei stato gentilissimo!..ora vorrei chiederti un altro favore...se metto qui altre versioni da correggere mi aiuti anche con quelle?...grazie ancora!:hi
La tua traduzione non era male, ma c'erano alcune imperfezioni (ad esempio alcune scelte lessicali) che ho sistemato. Ecco il risultato finale:
Alexander, cum ad bellum contra Persas moveret, omnes novercae suae cognatos et adfines per sicarios interfecit ne sibi, dum in Asia est, domi nocere possent. Ne suis quidem familiaribus pepercit, si regno apti erant, ne ulla materia seditionis in Macedonia relinqueretur. Adunavit deinde exercitum suum, naves armis et armatis oneravit, rem familiarem suam inter amicos suos divisit et sibi Asiam solam praedam destinavit. Priusquam classis ex litore vela solveret, hostiae caesae sunt et ipse deos oravit ut sibi et militibus suis victoria daretur in eo bello quod cum universis Graecis eodem consilio contra barbaros movebat. Nam se praedicabat ultorem cunctae Graeciae, totiens a barbaris vastatae. Eadem animo rum praesumptio in militibus eius fuit: nam, obliti coniugum suarum et ipsorum liberorum, omne aurum Persarum et cuncti Orientis iam quasi suam praedam existimabant nec ipsius belli pericolorumque eius rationem habebant
Alessandro, spingendo (=inducendo) alla guerra contro i Persiani, uccise per mezzo di sicari tutti i congiunti e i parenti della sua matrigna affinché non potessero nuocere alla sua patria mentre era in Asia. Non risparmiò neppure i suoi familiari, se erano legati al regno, affinché non rimanesse nessun pretesto di rivolta in Macedonia. Radunò quindi il suo esercito, caricò le navi di armi e di armati (=uomini armati, soldati), divise tra i suoi amici il suo patrimonio e si assegnò la sola Asia come bottino. Prima che la flotta sciogliesse le vele (=salpasse) dalla costa, le vittime furono uccise (si tratta di un sacrificio agli dei) e lui stesso pregò gli dei affinché a lui e ai suoi soldati fosse data la vittoria in quella guerra poiché muoveva allo stesso scopo con tutti i Greci contro i barbari. Infatti si proclamava vendicatore di tutta la Grecia, più volte devastata dai barbari. La stessa idea fu nell’animo dei suoi soldati (=fu condivisa dai suoi soldati): infatti, dimenticati i loro parenti e i figli stessi, reputavano tutto l’oro dei Persiani e dell’intero Oriente ormai quasi loro bottino e non tenevano conto della guerra stessa e dei suoi pericoli.
Mi sono appuntato 3 cose da dirti, ora le scrivo mano a mano...
1) Quando trovi la costruzione dum + verbo latino al presente indicativo, se nella principale c'è un tempo storico (cioè passato), in italiano si traduce con mentre + verbo all'imperfetto indicativo.
In questa versione c'era "dum in Asia est" ed il verbo della reggente era passato, perciò si traduce "mentre era in Asia" e non "mentre è in Asia" come verrebbe immediato pensare.
2) Nella seconda frase c'è "pepercit", cioè perfetto indicativo di parco. Se guardi con attenzione nel dizionario, ti accorgi che parco vuole l'oggetto diretto espresso in dativo. In italiano parco = risparmiare, perciò la costruzione "familiaribus pepercit" si traduce "risparmiare i familiari" e non letteralmente "ai familiari".
Ogni volta che trovi un verbo sul vocabolario, controlla bene quali casi si riferiscono a quel verbo, così sarai facilitata nella traduzione!
3) A proposito di "familiaribus"...questa parola è dativo plurale di familiaris, e (aggettivo). In questo caso si tratta di un aggettivo sostantivato, cioè viene utilizzato un aggettivo come nome (familiaris, is). Esso significa letteralmente "ciò o colui che appartiene alla famiglia"; in latino con questo termine si indicano genitori, figli, nonni, parenti in genere, schiavi e amici e confidenti che hanno strette relazioni con la famiglia. Ovviamente non esiste un termine che racchiuda tutto questo in italiano, l'unico che si avvicina è proprio "familiari", anche se oggigiorno ha un'accezione differente e più limitata.
Alexander, cum ad bellum contra Persas moveret, omnes novercae suae cognatos et adfines per sicarios interfecit ne sibi, dum in Asia est, domi nocere possent. Ne suis quidem familiaribus pepercit, si regno apti erant, ne ulla materia seditionis in Macedonia relinqueretur. Adunavit deinde exercitum suum, naves armis et armatis oneravit, rem familiarem suam inter amicos suos divisit et sibi Asiam solam praedam destinavit. Priusquam classis ex litore vela solveret, hostiae caesae sunt et ipse deos oravit ut sibi et militibus suis victoria daretur in eo bello quod cum universis Graecis eodem consilio contra barbaros movebat. Nam se praedicabat ultorem cunctae Graeciae, totiens a barbaris vastatae. Eadem animo rum praesumptio in militibus eius fuit: nam, obliti coniugum suarum et ipsorum liberorum, omne aurum Persarum et cuncti Orientis iam quasi suam praedam existimabant nec ipsius belli pericolorumque eius rationem habebant
Alessandro, spingendo (=inducendo) alla guerra contro i Persiani, uccise per mezzo di sicari tutti i congiunti e i parenti della sua matrigna affinché non potessero nuocere alla sua patria mentre era in Asia. Non risparmiò neppure i suoi familiari, se erano legati al regno, affinché non rimanesse nessun pretesto di rivolta in Macedonia. Radunò quindi il suo esercito, caricò le navi di armi e di armati (=uomini armati, soldati), divise tra i suoi amici il suo patrimonio e si assegnò la sola Asia come bottino. Prima che la flotta sciogliesse le vele (=salpasse) dalla costa, le vittime furono uccise (si tratta di un sacrificio agli dei) e lui stesso pregò gli dei affinché a lui e ai suoi soldati fosse data la vittoria in quella guerra poiché muoveva allo stesso scopo con tutti i Greci contro i barbari. Infatti si proclamava vendicatore di tutta la Grecia, più volte devastata dai barbari. La stessa idea fu nell’animo dei suoi soldati (=fu condivisa dai suoi soldati): infatti, dimenticati i loro parenti e i figli stessi, reputavano tutto l’oro dei Persiani e dell’intero Oriente ormai quasi loro bottino e non tenevano conto della guerra stessa e dei suoi pericoli.
Mi sono appuntato 3 cose da dirti, ora le scrivo mano a mano...
1) Quando trovi la costruzione dum + verbo latino al presente indicativo, se nella principale c'è un tempo storico (cioè passato), in italiano si traduce con mentre + verbo all'imperfetto indicativo.
In questa versione c'era "dum in Asia est" ed il verbo della reggente era passato, perciò si traduce "mentre era in Asia" e non "mentre è in Asia" come verrebbe immediato pensare.
2) Nella seconda frase c'è "pepercit", cioè perfetto indicativo di parco. Se guardi con attenzione nel dizionario, ti accorgi che parco vuole l'oggetto diretto espresso in dativo. In italiano parco = risparmiare, perciò la costruzione "familiaribus pepercit" si traduce "risparmiare i familiari" e non letteralmente "ai familiari".
Ogni volta che trovi un verbo sul vocabolario, controlla bene quali casi si riferiscono a quel verbo, così sarai facilitata nella traduzione!
3) A proposito di "familiaribus"...questa parola è dativo plurale di familiaris, e (aggettivo). In questo caso si tratta di un aggettivo sostantivato, cioè viene utilizzato un aggettivo come nome (familiaris, is). Esso significa letteralmente "ciò o colui che appartiene alla famiglia"; in latino con questo termine si indicano genitori, figli, nonni, parenti in genere, schiavi e amici e confidenti che hanno strette relazioni con la famiglia. Ovviamente non esiste un termine che racchiuda tutto questo in italiano, l'unico che si avvicina è proprio "familiari", anche se oggigiorno ha un'accezione differente e più limitata.