"Mare Ionium" "Penates": mi servirebbe per cortesia la traduzione completa di questo brano. Grazie in anticipo!!!

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Penates
Ea quae secuta est hieme Troiani profugi sub monte Ida classem viginti navium aedificaverunt. Prima aestate pater Anchises naves deducere et ventis vela dare iubebat, atque Aeneas cum sociis filioque et dis Penatibus litora patriae reliquit et campos ubi Troia fuit.

Primum in Thraciam vecti sunt ibique in litore curvo novam urbem condere volebant.

Rex Thraciae amicus et socius fuerat Troianorum, dum fortuna fuit. Itaque Priamus, cum suas res desperaret, filium suum Polydorum in Thraciam miserat cum magno auri pondere: Sed rex ille infidus, cum fortunam Troianorum recedere videret, contra ius fasque Polydorum obrunctavit et auro vi potitus est. Quod cum troiani profugi cognovissent, cito e terra scelerata excedere constituerunt. Ergo ubi primum ventus secundus fuit, iterum in altum provecti sunt.

In medio mari Aegeo est insula Apollini sacra, nomine Delos.. Haec insula Troianos fessos tuto portu recepit, ibique deus Apollo, quem pius Aeneas in vetere templo adorabat, novam terram Troianis et posteris eorum pollicitus est.

Delo relicta Cretam petiverunt, cuius insulae magna pars ab incolis deserta erat. Navibus in litus subductis iuvenes Troiani iam novam urbem aedificabant et arva nova colebant, cum foeda pestilentia homines miseros afficere coepit, et simul sol flagrans agros siccos adeo torrebat ut nec herbam nec frumentum ferre possent.

Cum omnes his malis perturbarentur, di Penates, quos Aeneas secum Troia extulerat, noctu in somnis ei visi sunt ante lectum adstare in lumine lunae plenae atque his dictis consolari: "Nos qui te, Dardania incensa, per mare tumidum secuti sumus, nos iidem posteros tuos in caelum tollemus imperiumque urbi eorum dabimus. Tu longum fugae laborem ne recusaveris! Rursus mutanda est sedes, non licet tibi in hac terra considere. Est terra antiqua quam Graii 'Hesperiam', incolae ipsi 'Italiam' dicunt. Ea nobis sedes propria est, illam terram quaere! Age, surge et haec dicta laetus refer parenti tuo!"

Hoc somnio et voce divina stupefactus Aeneas e lecto se corripuit manusque ad caelum tendens deos precatus est. Quo facto patrem suum de re certiorem fecit, qui sine mora terram illam longinquam quaerendam esse censuit. Troiani igitur, paucis relictis, hanc quoque sedem deseruerunt et rursus vastum aequor classe percurrebant.

Mare Ionium
Postquam in altum provectae sunt naves nec iam ullae terrae apparebant, nimbus repentinus solem occultavit imbrem tempestatemque afferens. Continuo magni fluctus surgunt et naves per mare vastum iactantur. Palinurus, optimus gubernator, rectum cursum tenere non poterat neque diem noctemque discernere, cum nec sol interdiu nec stellae noctu apparerent. Tres dies totidemque noctes naves caecae errabant. quoad quarto die in litora Strophadum delatae sunt. (Strophades dicuntur duae parvae insulae in mari Ionio sitae.) Inde pulsi ab Harpyiis, monstris foedissimis quibus corpora volucrum, vultus virginium sunt, ad septentriones cursum tenuerunt. Notus vela implebat, naves celeriter per undas vehebantur quo ventus ferebat. Iam in medio mari apparebant insulae arduae Zacynthos Semeque et Itacha, regnum et patria Ulixis; mox etiam cernebatur Leucata, insulae Leucadiae promunturium nautis metuendum, in quo templum Apollinis situm est. Hunc locum Troiani fessi petiverunt. In terram egressi Iovi sacrificaverunt, quae Aeneas clipeum, quem cuidam hosti ademerat, ad fores templi fixit et hunc versum inscripsit:

Aeneas haec de Danais victoribus arma.

Tum socios portum linquere iussit, ac naves ab insula Leucadia praeter litora Epiri vectae protinus ad portum Buthroti urbis accesserunt.

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Penates

Nell'inverno che seguì i profughi Troiani costruirono una flotta di venti navi sotto il monte Ida. All'inizio dell'estate il padre Anchise ordinava di varare le navi e di spiegare le vele, ed Enea con i compagni, il figlio e i Penati lasciò le spiagge della patria e i luoghi dove sorse Troia. Dapprima navigarono verso la Tracia e là, sul litorale sinuoso, volevano fondare una nuova città. Il re della Tracia era stato amico e alleato dei Troiani finché la sorte era stata favorevole. Perciò Priamo, poiché disperava della sua situazione, aveva mandato suo figlio Polidoro in Tracia con una gran quantità d'oro. Ma quel re sleale, vedendo svanire la fortuna dei Troiani, contro il diritto umano e divino, uccise Polidoro e si impadronì dell'oro con la forza. Quando i profughi Troiani seppero ciò, decisero immediatamente di allontanarsi da quella terra maledetta. Perciò appena il vento fu favorevole, si spinsero nuovamente in alto mare. In mezzo al mar Egeo vi è un'isola sacra ad Apollo, di nome Delo. Quest'isola accolse i Troiani spossati nel sicuro porto, e lì il dio Apollo, che il pio Enea venerava nel vecchio tempio, promise ai Troiani e ai loro posteri una nuova terra. Lasciata Delo, si diressero a Creta; gran parte di questa isola era stata abbandonata dagli abitanti. Tirate le navi in secco, i giovani Troiani costruivano già una nuova città e coltivavano i nuovi campi, quando una tremenda pestilenza iniziò ad affliggere gli sventurati e, contemporaneamente, il sole ardente bruciava a tal punto i campi secchi che non potevano produrre né erba né frumento. Poiché tutti erano sconvolti da queste sciagure, gli dei Penati, che Enea aveva portato con sé da Troia, di notte apparvero loro in sogno fermi davanti al letto alla luce della luna piena e li confortarono con queste parole “ Noi, che dopo che fu bruciata la terra di Dardano, ti abbiamo seguito attraverso il mare tempestoso, noi stessi solleveremo la tua discendenza fino al cielo e le daremo il dominio della città. Non sia che tu abbia a rifiutare il lungo travaglio della fuga! Occorre cambiare di nuovo dimora, non ti è lecito fermarti in questa terra. Vi è una terra antica, che i Greci chiamano Esperia, e i suoi abitanti stessi Italia. Essa è la dimora adatta per noi, cerca quella terra! Muoviti, alzati e lieto riferisci queste parole a tuo padre!” Stupito da questo sogno e dalla voce divina, Enea si alzò dal letto e, tendendo le mani al cielo, invocò gli dei. Fatto ciò, informò dell’accaduto suo padre, il quale decise che bisognava cercare quella terra lontana. I Troiani quindi, lasciati pochi, abbandonarono anche quella dimora e di nuovo se ne andavano per il vasto mare con la flotta.


Mare Ionium

Dopo che le navi presero il largo e ormai non si vedeva alcuna terra, una nuvola repentina occultò il sole portando pioggia e burrasca. Grandi flutti si alzano di continuo e le navi sono gettate qua e là per il vasto mare. Palinuro, ottimo timoniere, non riusciva a tenere la giusta rotta e a discernere il giorno e la notte, poiché non appariva né il sole di giorno né le stelle di notte. Le navi vagavano cieche per tre giorni ed altrettante notti. Finché il quarto giorno furono condotte sulle spiagge delle Strofadi. (Sono dette Strofadi due piccole isole poste nel mar Ionio). Scacciati da lì dalle Arpie, mostri ripugnanti che hanno corpi di uccelli e visi di fanciulle, tennero la rotta verso settentrione. Il Noto gonfiava le vele, le navi velocemente vengono portate per il mare dove il vento dirigeva. In mezzo al mare apparivano già le erte isole di Zacinto, Samo e Itaca, regno e patria di Ulisse; subito dopo si scorgeva anche Leucade, il promontorio dell'isola di Leucade, terribile per i marinai, nel quale è posto un tempo di Apollo. I Troiani, esausti, si diressero verso questo luogo. Scesi a terra sacrificarono a Giove; Enea appese lo scudo, che aveva sottratto ad un nemico, alle porte del tempio e incise questo verso: "Enea (offre) queste armi (tolte) ai Danai vincitori." Poi ordinò ai compagni di lasciare il porto, e le navi dall'isola di Leucada, condotte davanti alle coste dell'Epiro, si avvicinarono subito al porto della città di Butroto.
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