Cesare sbarca in britannia urgente

lucarighi
Cesare sbarca in Britannia -da Cesare (libro latino laboratorio 1)

His rebus gestis, Labieno in continenti cum tribus legionibus et equitum milibus duobus relicto, ut portus tueretur et rei frumentariae provideret, quaeque in Gallia gereretur cognosceret consiliumque pro tempore et pro re caperet, ipse cum quinque legionibus et pari numero equitum, quem in continenti relinquebat, ad solis occasum naves solvit et leni vento secundo provectus, media circiter nocte vento intermisso, cursum non tenuit et, longius delatus aestu, orta luce sub sinistra Britanniam relictam conspexit. Tum rursus aestus commutationem secutus remis contendit, ut eam partem insulae caperet, qua optimum esse egressum superiore aestate cognoverat.

Risposte
lucarighi
veramente non è questa. Ma grazie comunque anche se ho fatto da solo.
grz mille cmq

Mario
His rebus constitutis Caesar ad portum Itium cum legionibus pervenit. Ibi cognoscit lx naves, quae in Meldis factae erant, tempestate reiectas cursum tenere non potuisse atque eodem unde erant profectae revertisse. Reliquas paratas ad navigandum atque omnibus rebus instructas invenit.
Eodem equitatus totius Galliae convenit numero milia quattuor principesque ex omnibus
civitatibus. Ex quibus perpaucos quorum in se fidem perspexerat, relinquere in Gallia, reliquos obsidum loco secum ducere decreverat, quod cum ipse abesset, motum Galliae verebatur.
Erat una cum ceteris Dumnorix Haeduus, de quo a nobis antea dictum est. Hunc secum habere in primis
constituerat, quod eum cupidum rerum novarum, cupidum imperii, magni animi, magnae inter Gallos auctoritatis cognoverat. Accedebat huc, quod iam in concilio Haeduorum Dumnorix dixerat sibi a Caesare regnum civitatis deferri; quod dictum Haedui graviter ferebant neque recusandi aut deprecandi causa legatos ad Caesarem mittere audebant. Id factum ex suis hospitibus Caesar cognoverat. Ille omnibus primo precibus petere contendit ut in Gallia relinqueretur, partim quod insuetus navigandi mare timeret, partim quod religionibus impediri sese diceret. Posteaquam id obstinate sibi negari vidit, omni spe impetrandi adempta, principes Galliae sollicitare, sevocare singulos hortarique coepit uti in continenti remanerent; metu territare: non sine causa fieri, ut Gallia omni nobilitate spoliaretur; id esse consilium Caesaris, ut quos in conspectu Galliae interficere vereretur, hos omnes in Britanniam traductos necaret;fidem reliquis interponere, ius iurandum poscere, ut quod esse ex usu Galliae intellexissent, communi consilio administrarent. Haec a compluribus ad Caesarem deferebantur.

C'era insieme con gli altri l'eduo Dumnorige, di cui prima da parte nostra si è parlato.Aveva deciso di tenere costui anzitutto con sé, poiché aveva conosciuto avido di cose nuove, avido di potere, di grande coraggio, di grande autorevolezza tra i Galli.A questo si aggiungeva il fatto che già nell'assemblea degli Edui Dumnorige aveva sostenuto che il potere della nazione gli era stato conferito da Cesare; ma questa espressione gli Edui mal tolleravano e non osavano mandare ambasciatori a Cesare per contestare o implorare. Tale fatto Cesare l'aveva saputo da suoi ospiti. Quello prima con tutte le suppliche prese a chiedere di esser lasciato in Gallia, in parte perché non abituato a navigare temeva il mare, in parte perché diceva essere impedito da scrupoli religiosi. Dopo che vide che questo gli era ostinatamente negato, tolta ogni speranza di ottenerlo, cominciò a sollecitare i capi della Gallia, a chiamarli in disparte uno ad uno e ad esortare a restare nel continente: (diceva che) non senza motivo accadeva che la Gallia era spogliata di tutta la nobiltà; questo era il piano di Cesare, che quelli che temeva di far fuori al cospetto della Gallia, tutti questi, fatti passare i Britannia, li uccidesse;offriva la parola agli altri, chiedeva giuramento per affrontare con decisione comune quello che avessero compreso essere di utilità alla Gallia.Queste cose eran riferite a Cesare da parecchi.
Saputa questa cosa, Cesare, poiché tributava un così grande onore alla nazione edua, decideva di costringere e spaventare Dumnorige con tutti i mezzi che potesse;ma, poiché vedeva che la sua pazzia avanzava troppo, si doveva provvedere che in qualcosa potesse nuocere a lui ed allo stato (romano). Così fermatosi in quel luogo circa 25 giorni, poiché il vento Coro impediva la navigazione, e questo è solito soffiare gran parte di ogni stagione in quei luoghi, faceva opera di mantenere Dumnorige nell'impegno, non di meno di sapere tutti i suoi piani.Finalmente colta l'occasione favorevole comanda che soldati e cavalieri salgano sulle navi.Ma mentre gli animi di tutti erano indaffarati, Dumnorige con i cavalieri degli Edui, all'insaputa di Cesare, cominciò ad allontanarsi dagli accampamenti verso la patria.Annunciato tale fatto, Cesare, interrotta la partenza e rimandati tutti gli impegni, manda gran parte della cavalleria ad inseguirlo e comanda che sia riportato;se facesse resistenza e non obbedisse, ordina di ucciderlo, pensando che costui, in sua assenza, non avrebbe fatto nulla di sano, avendo trascurato il comando di (Cesare) presente.Egli però richiamato cominciò a resistere a difendersi con la forza ed implorare la lealtà dei suoi, spesso gridando che lui era libero e di una nazione libera.Essi, come era stato comandato, circondano l'uomo e l'ammazzano.I cavalieri edui così ritornano tutti da Cesare.

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