Alessandro: "grande" nella vita e nella morte
Buona sera, avrei bisogno d'aiuto con questa versione di latino.
Grazie in anticipo!
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Ciao,
Creato un grandissimo e straordinario impero, superata la gloria di tutti i re della terra,Alessandro, uomo dotato di una forza d'animo al di là della misura umana, morì a trentaquattro anni. Giovanetto di ingegno vivacissimo, fu istruito negli studi della letteratura.
Ebbe per cinque anni come maestro Aristotele, il più insigne tra i filosofi. Dunque, assunto il potere, suscitò così tanta fiducia nei soldati che, in sua presenza, non temevano le armi di nessun nemico. Non lasciò nessun nemico invitto; non assediò nessuna città che poi da lui
non fu espugnata. Alla fine fu vinto non dal valore nemico, ma da una funesta malattia.
Quando la morte era ormai imminente, le lacrime di coloro che erano presenti diedero a coloro che guardavano l‘impressione che l'esercito vedesse non più il re, ma il suo funerale.
Spiccava tuttavia il cordoglio di coloro che stavano intorno al letto di Alessandro; e non appena il re li vide, disse: “Troverete, quando io me ne sarò andato, un re degno di tali uomini? Incredibile a dirsi ed a udirsi, sebbene fosse ormai quasi vicino alla morte, si mantenne nella medesimo dignitosissima postura del corpo, finché non fu salutato da tutto l’esercito.
Congedata la folla di soldati, come liberato di ogni debito nei confronti della vita, rilassò le membra affaticate.
Ordinò che gli amici si avvicinassero – infatti anche la voce aveva cominciato a venir meno – che stavano cercando di lasciare il regno, ha detto, "degno".Questa parola è fatto,affidò a Perdicca l’anello regale che si era sfilato. Poco dopo spirò.
Saluti :-)
Creato un grandissimo e straordinario impero, superata la gloria di tutti i re della terra,Alessandro, uomo dotato di una forza d'animo al di là della misura umana, morì a trentaquattro anni. Giovanetto di ingegno vivacissimo, fu istruito negli studi della letteratura.
Ebbe per cinque anni come maestro Aristotele, il più insigne tra i filosofi. Dunque, assunto il potere, suscitò così tanta fiducia nei soldati che, in sua presenza, non temevano le armi di nessun nemico. Non lasciò nessun nemico invitto; non assediò nessuna città che poi da lui
non fu espugnata. Alla fine fu vinto non dal valore nemico, ma da una funesta malattia.
Quando la morte era ormai imminente, le lacrime di coloro che erano presenti diedero a coloro che guardavano l‘impressione che l'esercito vedesse non più il re, ma il suo funerale.
Spiccava tuttavia il cordoglio di coloro che stavano intorno al letto di Alessandro; e non appena il re li vide, disse: “Troverete, quando io me ne sarò andato, un re degno di tali uomini? Incredibile a dirsi ed a udirsi, sebbene fosse ormai quasi vicino alla morte, si mantenne nella medesimo dignitosissima postura del corpo, finché non fu salutato da tutto l’esercito.
Congedata la folla di soldati, come liberato di ogni debito nei confronti della vita, rilassò le membra affaticate.
Ordinò che gli amici si avvicinassero – infatti anche la voce aveva cominciato a venir meno – che stavano cercando di lasciare il regno, ha detto, "degno".Questa parola è fatto,affidò a Perdicca l’anello regale che si era sfilato. Poco dopo spirò.
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