AIUTO!!! VERSIONE DI LATINO TIME...
Ragazzi questa volta mi serve un aiutone..-ho bisogno di due versioni...la prima è di Gellio e si intitola:"Non si deve accettare il consiglio di un uomo disonesto"
le prima parole sono:
Populus Lacedaemonius de republica sua [...]
le ultime:
Atque ita factum est.
l'altra versione è di Seneca e si intitola "Un filosofo pitagorico scrupoloso"
dovrebbe essere di: de beneficiis....ma non ne sono sicura
le prime parole sono:
Pythagoricus quidam emerat a sutore phaecasia [...]
le ultime:
[...]ne alieno assusceret...
oggi sono veramente nel panico più totale...oddio!!!! aiutooooooooo!!!!
le prima parole sono:
Populus Lacedaemonius de republica sua [...]
le ultime:
Atque ita factum est.
l'altra versione è di Seneca e si intitola "Un filosofo pitagorico scrupoloso"
dovrebbe essere di: de beneficiis....ma non ne sono sicura
le prime parole sono:
Pythagoricus quidam emerat a sutore phaecasia [...]
le ultime:
[...]ne alieno assusceret...
oggi sono veramente nel panico più totale...oddio!!!! aiutooooooooo!!!!
Risposte
oddio grazieeeee!!!:thx sei troppo gentileeeee!!!:D:D:D no ti preoccupare, no ti devi scusare di nulla, controllo da sola...grazie ancora!!!:D:D:D *occhi lucidi*
Pythagoricus quidam emerat a sutore phaecasia, rem magnam, non praesentibus nummis. Post aliquot dies venit ad tabernam pretium soluturus. Quam cum clausam invenisser, et ostium diu pulsaret, fuit qui diceret:"Quid perdis operam? sutor ille, quem quaeris, elatus et combustus est. Quod nobis molestum esse potest, qui in aeternum nostros amittimus; tibi minime, qui scis futurum [esse] ut ille renascatur"; iocatus scilicet in Pythagoricum. At philosophus noster tres aut quattuor denarios, quoi pretium calceorum attulerat, non invitus domum retulit, subinde manu concutiens. Deinde, cum intellexisset arrisisse sibi illud lucellum, reprehendens hanc suam non reddindi tacitam voluptatem, ait sibi ipse:"Ille tibi vivit; redde, quod debes." rediit ergo ad eandem tabernam, et per claustrum, qua se commissura laxaverat, quattuor denarios inseruit ac misit, poenas a se exigens improbae cupitadtis, ne alieno assuesceret.
Un Pitagorico aveva comperato qualcosa dal calzolaio con la calzatura bianca, cosa grande, non avendo un denaro contante. Alcuni giorni dopo ritornò al negozio per pagare il prezzo. Trovando il luogo chiuso e colpendo varie volte, ci fu chi disse: "Perchè perdi il tuo tempo? Il ciabattino che cercate è morto e già ridotto in ceneri. Questo fatto è una disgrazia per noi, che perdiamo i nostri amici per sempre; per te è molto poco, che sai che sta per accadere che lui rinasca"; scherzando nei confronti del Pitagorico.
Fin qui l'ho controllata e sistemata, mentre il pezzo sotto non riesco a correggertelo perchè adesso devo andare via e non ho proprio il tempo materiale....io lo posto lo stesso, vedi ciò che riesci a prendere.....scusa ancora!
Il nostro filosofo guadagnava abbastanza volentieri tre o quattro denari che faceva suonare nella sua mano di tanto in tanto. Presto si rimprovera questo piacere segreto che doveva affatto non pagare, e, riconoscendo che aveva questo profitto misero, ritorna al negozio e dice: "per te quest'uomo è vivo, paga ciò che devi". Quindi, attraverso una fessura che presentavano le commissioni male unite, introdusse e gettò nel negozio quattro denari, che punisce lui stesso la sua avarizia di timore di abituarsi a trattenere il bene di altro.
Un Pitagorico aveva comperato qualcosa dal calzolaio con la calzatura bianca, cosa grande, non avendo un denaro contante. Alcuni giorni dopo ritornò al negozio per pagare il prezzo. Trovando il luogo chiuso e colpendo varie volte, ci fu chi disse: "Perchè perdi il tuo tempo? Il ciabattino che cercate è morto e già ridotto in ceneri. Questo fatto è una disgrazia per noi, che perdiamo i nostri amici per sempre; per te è molto poco, che sai che sta per accadere che lui rinasca"; scherzando nei confronti del Pitagorico.
Fin qui l'ho controllata e sistemata, mentre il pezzo sotto non riesco a correggertelo perchè adesso devo andare via e non ho proprio il tempo materiale....io lo posto lo stesso, vedi ciò che riesci a prendere.....scusa ancora!
Il nostro filosofo guadagnava abbastanza volentieri tre o quattro denari che faceva suonare nella sua mano di tanto in tanto. Presto si rimprovera questo piacere segreto che doveva affatto non pagare, e, riconoscendo che aveva questo profitto misero, ritorna al negozio e dice: "per te quest'uomo è vivo, paga ciò che devi". Quindi, attraverso una fessura che presentavano le commissioni male unite, introdusse e gettò nel negozio quattro denari, che punisce lui stesso la sua avarizia di timore di abituarsi a trattenere il bene di altro.
il testo di quello di seneca è questo:
Pythagoricus quidam emerat a sutore phaecasia, rem magnam, non
praesentibus nummis. Post aliquot dies venit ad tabernam pretium soluturus. Quam cum clausam invenisser, et ostium diu pulsaret, fuit qui diceret:"Quid perdis operam? sutor ille, quem quaeris, elatus et combustus est. Quod nobis molestum esse potest, qui in aeternum nostros amittimus; tibi minime, qui scis futurum [esse] ut ille renascatur"; iocatus scilicet in Pythagoricum. At philosophus noster tres aut quattuor denarios, quoi pretium calceorum attulerat, non invitus domum retulit, subinde manu concutiens. Deinde, cum intellexisset arrisisse sibi illud lucellum, reprehendens hanc suam non reddindi tacitam voluptatem, ait sibi ipse:"Ille tibi vivit; redde, quod debes." rediit ergo ad eandem tabernam, et per claustrum, qua se commissura laxaverat, quattuor denarios inseruit ac misit, poenas a se exigens improbae cupitadtis, ne alieno assuesceret.
oddio, ti prego, magari solo questa...comuque continuo a ripetere che no può darci 2 versioni da un giorno all'altro...uffa!:(
Pythagoricus quidam emerat a sutore phaecasia, rem magnam, non
praesentibus nummis. Post aliquot dies venit ad tabernam pretium soluturus. Quam cum clausam invenisser, et ostium diu pulsaret, fuit qui diceret:"Quid perdis operam? sutor ille, quem quaeris, elatus et combustus est. Quod nobis molestum esse potest, qui in aeternum nostros amittimus; tibi minime, qui scis futurum [esse] ut ille renascatur"; iocatus scilicet in Pythagoricum. At philosophus noster tres aut quattuor denarios, quoi pretium calceorum attulerat, non invitus domum retulit, subinde manu concutiens. Deinde, cum intellexisset arrisisse sibi illud lucellum, reprehendens hanc suam non reddindi tacitam voluptatem, ait sibi ipse:"Ille tibi vivit; redde, quod debes." rediit ergo ad eandem tabernam, et per claustrum, qua se commissura laxaverat, quattuor denarios inseruit ac misit, poenas a se exigens improbae cupitadtis, ne alieno assuesceret.
oddio, ti prego, magari solo questa...comuque continuo a ripetere che no può darci 2 versioni da un giorno all'altro...uffa!:(
Non riesco a trovare nemmeno i testi latini.....:con:blush!!!!
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