Aiuto cerco traduzione versione sallustio

chiaranumber1
il mio libro la intitola "Le radici della decadenza:ambizione e avidità" e inizia Sed primo magis ambitio quam avaritia anomos hominum exercebat...

Risposte
creisi
prego figurati... abuon rendere

creisi
prego figurati... abuon rendere

chiaranumber1
grazie creisi

chiaranumber1
Grazie 1000....grazie...casomai cmq la ricontrollo

creisi
Ho trovato questo:

Peraltro all'inizio più l'ambizione che l'avarizia travagliava gli animi degli uomini, vizio che, tuttavia, era abbastanza vicino alla virtù. Difatti sia l'uomo valente sia l'inetto aspirano in ugual modo alla gloria, all'onore e al potere; ma mentre il primo si sforza di raggiungerli per la retta via, il secondo, poiché non possiede buone qualità, lo fa con gli inganni e le menzogne. L'avarizia implica la ricerca frenetica del denaro, che nessun saggio ha desiderato; essa, come se fosse intrisa di veleni mortali, indebolisce il corpo e l'animo virile; è sempre infinita, insaziabile e non diminuisce né per l'abbondanza né per la carestia. Peraltro, dopo che L. Silla, impadronitosi con le armi dello Stato, fece seguire eventi seguire eventi tragici a dei buoni inizi, tutti si davano alle rapine e agli stupri, chi desiderava una casa, chi dei campi, i vincitori non avevano né misura né moderazione e compivano fra i cittadini turpi e crudeli scelleratezze. A ciò si aggiuingeva il fatto che Silla, per ottenere l'appoggio delle truppe che aveva condotto in Asia, le aveva tenute nel lusso e trattate con eccessiva condiscendenza, contro il costume degli avi. I luoghi ameni e voluttuosi avevano indebolito facilmente i fieri animi dei soldati in ozio. Lì per la prima volta l'esercito del popolo Romano si abituò a condurre una vita licenziosa, a gozzovigliare, a mettere gli occhi su statue, quadri, vasi cesellati, a rubarli da case private e da luoghi pubblici, a spogliare i templi, a violare ogni cosa sacra e profana. Dunque quei soldati, dopo che ebbero conseguito la vittoria, non lasciarono nulla ai vinti. Di certo la prosperità mette alla prova gli animi dei saggi; figuriamoci se quei soldati potevano moderarsi nella vittoria.

e questo:
Ma dapprima l'ambizione più che l'avidità tormentava l'animo degli uomini, poiché è tuttavia un vizio, ma alquanto più vicino alla virtù. Infatti sia l'uomo valoroso sia l'ignavo desiderano gloria, onore, potere; ma il primo li persegue per la giusta via, l'altro, poiché manca di buoni mezzi, cerca di raggiungerli con inganni e menzogne. L'avidità reca in sé la brama di denaro, che mai nessun saggio ha desiderato: essa, quasi imbevuta di veleni perniciosi, effemina il corpo e l'animo virile; è sempre infinita e insaziabile, non è sminuita né dall'abbondanza né dalla penuria. Ma dopo che Silla, conquistato con le armi il potere, da buoni inizi riuscì a malvagità, tutti si diedero a rapine, a ruberie, a desiderare chi una casa, chi una fattoria, e i vincitori a non avere né misura né moderazione, a compiere contro i cittadini azioni turpi e crudeli. A ciò aggiungi che Silla, per rendersi fido l'esercito che aveva guidato in Asia, contro il costume degli avi lo aveva tenuto nelle mollezze e nel lusso eccessivo. Luoghi ameni e deliziosi avevano facilmente ammorbidito nell'ozio l'animo fiero dei soldati. Ivi per la prima volta l'esercito del popolo romano si avvezzò a fornicare, a bere, ad ammirare le statue, i quadri, i vasi cesellati, a strapparli ai cittadini privati o alle comunità a spogliare i templi, a violare il sacro e il profano. Dunque quei soldati, ottenuta la vittoria, non lasciarono nulla ai vinti. E certo se una condizione fortunata mette a prova l'animo dei saggi, tanto meno quelli di corrotti costumi potevano moderarsi nella vittoria.

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