Aiutatemi è uregente! VERSIONE DI LATINO PER DOMANIIIIIIIII

superchicchetta
si intitola E' EVIDENTE CHE GLI DEI SI CURANO DI NOI
il libro è COTIDIE LEGERE
la versione è la n488 a pag398

inizia con "sunt philosophi et fuerunt...."
e finisce con "....excellentissima virtus iustitia tollatur"

VI PREGOOOO NON RIESCO A FARLA PER NIENTEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE

grazie mille:love

Risposte
SuperGaara
Perfetto!

Chiudo il thread :hi

italocca
ok..abbiamo risolto il problema!

superchicchetta
è questa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
grazie mille

:move

SuperGaara :
Questo è il testo di Cicerone (De natura deorum - 1,3): se la tua versione è diversa vuol dire che è un'adattamento e che in internet non si trova...

Sunt enim philosophi et fuerunt, qui omnino nullam habere censerent rerum humanarum procurationem deos. Quorum si vera sententia est, quae potest esse pietas, quae sanctitas, quae religio? Haec enim omnia pure atque caste tribuenda deorum numini ita sunt, si animadvertuntur ab is et si est aliquid a deis inmortalibus hominum generi tributum; sin autem dei neque possunt nos iuvare nec volunt nec omnino curant nec, quid agamus, animadvertunt nec est, quod ab is ad hominum vitam permanare possit, quid est, quod ullos deis inmortalibus cultus, honores, preces adhibeamus? In specie autem fictae simulationis sicut reliquae virtutes item pietas inesse non potest; cum qua simul sanctitatem et religionem tolli necesse est, quibus sublatis perturbatio vitae sequitur et magna confusio; atque haut scio, an pietate adversus deos sublata fides etiam et societas generis humani et una excellentissuma virtus iustitia tollatur.

Vi sono oggi e vi sono stati in passato dei filosofi che hanno negato nel modo più assoluto ogni intervento degli dei nelle vicende umane. Ma se la loro opinione è nel vero, che significato potrà mai avere la pietà, la devozione, la pratica religiosa? Il dovere di offrire questi tributi alla maestà degli dèi con cuore puro ed incontaminato è valido solo a condizione che essi ne siano a conoscenza e che qualcosa venga offerto in contraccambio dagli dei al genere umano.
Ma se gli dèi non possono e non vogliono offrirci il loro aiuto, se si disinteressano totalmente di noi e non si accorgono della nostra condotta, se non vi può essere alcun rapporto fra essi e la vita umana, che ragione v'è di offrire agli dèi opere di culto, onori e preghiere? Nessuna virtù può ridursi ad una fittizia esteriorità né tanto meno la pietà, la cui eliminazione comporta necessariamente con sé quella di ogni devozione e pratica religiosa, soppresse le quali il disordine e il disorientamento non possono non impadronirsi della vita umana; e non escludo che, una volta tolta di mezzo la pietà verso gli dèi, scompaia insieme anche ogni lealtà nei rapporti sociali e quella che è la più eccelsa fra le virtù, la giustizia.

italocca
perchè non la posti tutta così facciamo prima!

SuperGaara
Questo è il testo di Cicerone (De natura deorum - 1,3): se la tua versione è diversa vuol dire che è un'adattamento e che in internet non si trova...

Sunt enim philosophi et fuerunt, qui omnino nullam habere censerent rerum humanarum procurationem deos. Quorum si vera sententia est, quae potest esse pietas, quae sanctitas, quae religio? Haec enim omnia pure atque caste tribuenda deorum numini ita sunt, si animadvertuntur ab is et si est aliquid a deis inmortalibus hominum generi tributum; sin autem dei neque possunt nos iuvare nec volunt nec omnino curant nec, quid agamus, animadvertunt nec est, quod ab is ad hominum vitam permanare possit, quid est, quod ullos deis inmortalibus cultus, honores, preces adhibeamus? In specie autem fictae simulationis sicut reliquae virtutes item pietas inesse non potest; cum qua simul sanctitatem et religionem tolli necesse est, quibus sublatis perturbatio vitae sequitur et magna confusio; atque haut scio, an pietate adversus deos sublata fides etiam et societas generis humani et una excellentissuma virtus iustitia tollatur.

Vi sono oggi e vi sono stati in passato dei filosofi che hanno negato nel modo più assoluto ogni intervento degli dei nelle vicende umane. Ma se la loro opinione è nel vero, che significato potrà mai avere la pietà, la devozione, la pratica religiosa? Il dovere di offrire questi tributi alla maestà degli dèi con cuore puro ed incontaminato è valido solo a condizione che essi ne siano a conoscenza e che qualcosa venga offerto in contraccambio dagli dei al genere umano.
Ma se gli dèi non possono e non vogliono offrirci il loro aiuto, se si disinteressano totalmente di noi e non si accorgono della nostra condotta, se non vi può essere alcun rapporto fra essi e la vita umana, che ragione v'è di offrire agli dèi opere di culto, onori e preghiere? Nessuna virtù può ridursi ad una fittizia esteriorità né tanto meno la pietà, la cui eliminazione comporta necessariamente con sé quella di ogni devozione e pratica religiosa, soppresse le quali il disordine e il disorientamento non possono non impadronirsi della vita umana; e non escludo che, una volta tolta di mezzo la pietà verso gli dèi, scompaia insieme anche ogni lealtà nei rapporti sociali e quella che è la più eccelsa fra le virtù, la giustizia.

italocca
ma se è identica come quella tua!!

superchicchetta
è uguale solo la prima frase. :S
mi dispiace mi sa che è una versione diversa.

grazie lo stesso

italocca :
eccola

Sunt philosophi et fuerunt qui omnino nullam habere censerent rerum humanarum procurationem deos. Quorum si vera sententia est, quae potest esse pietas, quae sanctitas, quae religio? Si dei neque possunt nos iuvare nec volunt nec quid agamus animadvertunt nec est quod ab iis ad hominum vitam permanare possit, quid est quod[1] deis immortalibus cultus, honores, preces adhibeamus? Atque haud scio an, pietate adversus deos sublata, fides etiam et societas generis humani et excellentissima virtus, iustitia, tollatur



Ci sono e ci sono stati dei filosofi che ritenevano (ma anche "ritengono"; il congiuntivo è caratterizzante) che gli dei non avessero (abbiano) assolutamente alcuna cura delle vicende umane. Se è vera l’opinione di costoro, quale devozione può esserci, quale purezza di costumi, quale religiosità? Se gli dei né possono aiutarci, né lo vogliono, né si accorgono di che cosa facciamo, e non c’è niente che (lett.: né c’è ciò che) possa diffondersi (provenire, promanare) da loro nella vita umana, che ragione c’è di attribuire agli dei culti, onori, preghiere? E, una volta eliminata la devozione nei confronti degli dei, credo che (non so se non) si eliminino (lett., singolare) anche la lealtà e il vincolo che tiene uniti gli uomini in società (lett.: la società del genere umano) e la più alta di tutte le virtù, (cioè) la giustizia.

italocca
si lo postata!

superchicchetta
sunt philosophi et fuerunt qui omnio nullam habere censerent rerum humanarum procurationem deos...

basta così??

grashie:dozingoff

italocca
eccola

Sunt philosophi et fuerunt qui omnino nullam habere censerent rerum humanarum procurationem deos. Quorum si vera sententia est, quae potest esse pietas, quae sanctitas, quae religio? Si dei neque possunt nos iuvare nec volunt nec quid agamus animadvertunt nec est quod ab iis ad hominum vitam permanare possit, quid est quod[1] deis immortalibus cultus, honores, preces adhibeamus? Atque haud scio an, pietate adversus deos sublata, fides etiam et societas generis humani et excellentissima virtus, iustitia, tollatur



Ci sono e ci sono stati dei filosofi che ritenevano (ma anche "ritengono"; il congiuntivo è caratterizzante) che gli dei non avessero (abbiano) assolutamente alcuna cura delle vicende umane. Se è vera l’opinione di costoro, quale devozione può esserci, quale purezza di costumi, quale religiosità? Se gli dei né possono aiutarci, né lo vogliono, né si accorgono di che cosa facciamo, e non c’è niente che (lett.: né c’è ciò che) possa diffondersi (provenire, promanare) da loro nella vita umana, che ragione c’è di attribuire agli dei culti, onori, preghiere? E, una volta eliminata la devozione nei confronti degli dei, credo che (non so se non) si eliminino (lett., singolare) anche la lealtà e il vincolo che tiene uniti gli uomini in società (lett.: la società del genere umano) e la più alta di tutte le virtù, (cioè) la giustizia.

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