Saggio breve sull'Unità D'Italia

Diclonius
Ciao.
Domani a scuola dovrò fare un saggio breve sui 150 anni dell'Unità D'Italia. È un compito in classe.
Cercando ho trovato questo: https://www.skuola.net/tracce-soluzioni-prove-scritte-maturita/prima-prova/maturita-2009-prima-prova/tema-storico-unita-italia.html
Potrebbe andare bene anche come saggio? Se no, cosa dovrei modificare?

Mi scuso per l'ignoranza e ringrazio chi avrà la pazienza di darmi dei suggerimenti.
Ciao.

Risposte
ALFONSO1995
Si va bene quello che tu hai trovato.
Per aiutarti ti do anche qualche altro appunto :

"Democrazia e nazione, Unità di Italia e d'Europa, libertà e fratellanza sono i cardini del pensiero politico di Giuseppe Mazzini. 1805-1872

Religiosità, democrazia e nazione sono per il Mazzini una cosa sola: senza la fede in un principio superiore, in un Dio di verità e di giustizia, che per lui non si identifica con quello della tradizionale religione, gli italiani avrebbero continuato ad occuparsi del proprio interesse particolare e non avrebbero sentito nascere in se stessi quel sentimento di solidarietà e di dignità che è necessario per una rinascita;

senza un regime di piena democrazia repubblicana, essi sarebbero rimasti dei semplici oggetti di storia, succubi degli stranieri o dei tiranni e principi locali;

infine, senza religione e senza democrazia non ci può essere nazione, quando anche si sia conseguita l'indipendenza territoriale, perché la nazione non si identifica con l'unità etnica o con le tradizioni comuni, ma si fonda invece sull'unità dei propositi che si possono pienamente manifestare solo grazie alla conquista di un regime di completa libertà.

In sintesi: "Dio e popolo" significa appunto che Dio si manifesta attraverso il popolo; significa che la nazione deve considerarsi come "un'operaia al servizio di Dio", cioè al servizio dell'Umanità.

Come ogni singolo ha un proprio dovere da compiere, così ogni nazione ha una propria missione. Mazzini assegna all'Italia quella di farsi ispiratrice del movimento di liberazione di tutti i popoli europei: non un primato di potenza politico-militare, ma piuttosto una vocazione di solidarietà e di libertà: in questo senso egli poteva dire di amare la propria patria in quanto amava tutte le patrie, e fondava nel 1834 la "GIOVINE EUROPA", (diramata in quattro organizzazioni locali: la "Giovine Germania", la "Giovine Polonia", la "Giovine Italia", la "Giovine Svizzera") al fine di condurre tutti i popoli all'insurrezione liberatrice, dopo la quale, rovesciati i governi, riconoscersi come fratelli.

La presenza di Mazzini - che sul piano dei fatti fu in un certo senso il grande sconfitto del Risorgimento - fu essenziale e determinante per la realtà italiana, infatti egli non seppe solo creare una coscienza di "popolo" e di "patria" presso tutte le classi sociali, ma seppe anche essere nei paesi europei il simbolo stesso del nostro Risorgimento e dell'assoluta necessità di dare ai problemi italiani una soluzione adeguata.

La propaganda mazziniana ebbe ampia diffusione in Toscana, negli Abruzzi, in Sicilia, ma soprattutto in Piemonte e in Liguria, dove raccolse vaste adesioni, specialmente negli ambiti militari degli ufficiali inferiori e dei sottufficiali. Appunto in queste ultime regioni, che gli erano meglio note, il Mazzini avviò nel 1833 il suo primo tentativo insurrezionale, che avrebbe dovuto trovare i suoi centri di iniziativa a Chambèry, Torino, Alessandria e Genova. La stessa vastità della congiura e i metodi assai più aperti della "Giovine Italia" permisero però al governo sabaudo di venirne a conoscenza ancora prima che essa venisse attuata, e poichè Carlo Alberto si vide minacciato proprio dalla fedeltà dell'esercito, che secondo tradizione doveva essere strumento fedele della politica regia, la repressione fu spietata e feroce: ventisette condanne a morte, di cui dodici eseguite; un centinaio di condanne a pene carcerarie di diversa entità; numerosissimi esili, volontari o obbligatori. L'amico più caro del Mazzini, Jacopo Ruffini, capo della "Giovine Italia" di Genova e lì arrestato, per sottrarsi alla violenza degli interrogatori, ai quali non tutti riuscivano a resistere, si diede la morte.

Queste vittime, e specialmente il ricordo del Ruffini, pesarono a lungo nell'animo di Mazzini, il quale, alcuni anni dopo, verrà assalito dal dubbio di averle sacrificate inutilmente ad un'idea orgogliosa ed arbitraria.

Intanto la "tempesta del dubbio" (che del resto fu superata in considerazione del significato religioso o della missione cui egli si era impegnato) non interruppe l'attività del Mazzini. Nel 1834 l'insurrezione, fallita l'anno prima, venne ripresa: dalla Svizzera un gruppo di italiani avrebbe dovuto penetrare in Savoia ed appiccare l'incendio della ribellione; da Genova il segnale della rivolta sarebbe stato dato da Giuseppe Garibaldi, ardente affiliato della "Giovine Italia", che si era arruolato nella marina sarda appunto allo scopo di diffondervi le nuove idee repubblicane e patriottiche. A capo delle colonne provenienti dalla Svizzera fu posto un reduce dell'insurrezione polacca del 1830-31, Girolamo Ramorino, il quale in questa occasione diede pessima prova, guidando la spedizione senza entusiasmo, dopo aver sperperato i fondi di cui disponeva.

Un gruppo venne fermato dalle truppe svizzere prima ancora di aver varcato i confini del Regno di Sardegna; altre due schiere, non sostenute dalle popolazioni, furono facilmente disperse dalle pattuglie di Carlo Alberto.

Ciao

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