Raga aiuto x il commento "città vecchia " di Saba
ragazzi devo commentare la poesia di umberto saba :CITTà VECCHIA aiutatemi x favore...ho bisogno di un bel commento...almeno di qualke periodo ...di un sito su cui cercare qualkosa...aiutatemiiiiiiiiiiiiiiii x favoreeeeeeeeeeeee!!!mi affido nelle mani di aleiooo...e tutti i + braviiiiiiiiiii.. grazie in anticipoooooo!!!:love
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Qualcuno sa dirmi quali sono le parole chiave della poesia città vecchia di saba?
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Qualcuno sa dirmi quali sono le parole chiave della poesia città vecchia di saba?
Grazie lessy, lo sai che faccio sempre di tutto per te...:yes;):lol:love!!!
:lol:lol:lol MiTICOOOOOO!!!:d:d.....
sei unico supergaara:D:D
sei unico supergaara:D:D
Ho visto che sono stato richiesto: ecco a voi un'analisi approfondita della poesia ;)!
La lirica non rispetta una struttura particolare, non si rifà al sonetto o alla ballata, ma segue uno schema proprio. Infatti, è costituita da tre strofe: la prima è una quartina, la seconda, più lunga, è formata da quindici versi, la terza infine è una terzina. All'interno del componimento si alternano vari tipi di versi ma prevalgono soprattutto endecasillabi e dodecasillabi. La poesia ha fondamentalmente un ritmo lento, scandito da segni di interpunzione che però in corrispondenza dell'undicesimo verso (al centro del componimento), dopo una pausa accelera per poi rallentare di nuovo prima della terzina finale. La lirica non segue un particolare sistema di rime ma sono presenti rime baciate e alternate.
Il poeta ci descrive un momento abituale della sua giornata, della sua vita; quando tornando verso casa attaversa strade della parte più vecchia della città di Trieste: la zona portuale. Egli attaverso i suoi occhi ci fa vedere attimi di vita vissuta come se venissero fotogarafati. Con questi versi il poeta ci comunica anche il suo stato d'animo, i suoi sentimenti che prova in quel momento. La prima strofa inizia con l'avverbio "Spesso" per indicare che questa situazione non è occasionale ma piuttosto frequente. Ci appare immediatamente l'immagine di una via della zona portuale di trieste "Città Vecchià " che il poeta percorre per raggiungere la sua casa. E' sera la strada affollata è illuminata da qualche fanale. Con la prima strofa si conclude la descrizione da esterno, oggettiva che il poeta ci fornisce all'inizio dell'ambiente circostante, infatti con la seconda strofa il poeta non è più un estraneo, ma si trova "tra la gente che viene che va". Queste persone vanno allo stesso modo a casa o al lupanare senza particolari problemi. Saba paragona le merci e gli uomini a dei detriti, a degli scarti, a dei rifiuti di una grande città come Trieste. Ma lui proprio in mezzo a questa gente ritrova "l'infinito nell'umiltà". L'infinito, un qualcosa di immenso, indeterminato, indefinito, senza confini, viene trovato dal poeta nell'umiltà di questa gente. A questo punto Saba ci da una descrizione più dettagliata delle singole persone facendocele vedere ad una ad una. Il poeta ci elenca una serie di persone, umili, di basso rango come una prostituta con un marinaio, un vecchio che bestemmia, una donna che litiga, un personaggio che siede ad una bottega di un friggitore. Saba quest'ultimo ce lo fa immaginare come un uomo, vecchio, grasso, con un sigaro che fa fumo e fa una luce rossa nella notte, un "dragone". E continua: una giovane tumuluante impazzita d'amore, definendo questo insieme "creature della vita e del dolore". Creature quindi, che nonostante appartengano agli strati più bassi della società, vivono come tutte le altre persone, momenti belli, positivi nel loro piccolo, e i momenti brutti, negativi e dolorosi. Come appena detto, anche queste sono creature come tutte le altre e quindi figli di Dio, il Signore, che non abbandona i propri figli ed è presente anche in questi luoghi, anche nella parte più povera, depravata e peccatrice della città. E come in loro il Signore si agita anche nel poeta. Nella terza ed ultima strofa Saba esprime i suoi sentimenti e ci fa capire che lui qui non si sente un estraneo, ma in "compagnia". Il suo pensiero, la sua anima, le sue preoccupazioni si alleggeriscono proprio qui in un ambiente vergognoso e peccaminoso.
La lirica presenta una terminologia semplice e schematica, utilizzata al fine di rendere nel migliore dei modi il rituale abitudinale di una passeggiata lungo le strade della città. Il poeta utiliza infatti parole comuni, quali "osteria, lupanare, detrito, prostituta, vecchio che bestemmia femmina che bega." Nella poesia vengono privilegiati i sostantivi rispetto agli aggettivi perchè l'intenzione del poeta non è quella di conferire una descrizione minuziosa del luogo, quanto quella di dare un'immagine generale dell'ambiente circostante. Per lo stesso scopo Saba caratterizza la sua lirica utilizzando un registro linguistico che più si avvicini a quello popolare. Senza però cadere nella volgarità e senza utilizzare termini inappropriati.
All'interno della lirida sono presenti due assonanze: "casa/strada" e "va/umiltà". Quetse due assonanze hanno la funzione di non interrompere la musicalità fornita dalla mescolanza di rime alternate e baciate al termine di ogni verso. Inoltre, nella prima strofa vengono ripetute le consonanti r, c, l. Nella prima parte della seconda strofa è ripetuta la consonante l e nella seconda la vocale i. Questa variazione continua di suoni dà alla poesia una sonorità particolare che non la rende cantilenanta ma orecchiabile.
Nella lirica prevale la paratassi. Infatti vengono accostate principali, coordinate e sono presenti poche proposizioni subordinate. Gli ultimi tre periodi iniziano con l'avverbio di luogo "Qui" rispecchiando un'anafora. Nel quinto e nell'ultimo verso sono presenti due antitesi: la prima "viene" e "va"; la seconda "puro" e "turpe". Il secondo "Qui" introduce un'enumerazione verso metà del componimento costituita dall'elenco di persone che vede il poeta. Nel terzo e quarto verso è presente sia l'anastrofe che l'iperbato: "Giallo in qualche pozzanghera si specchia qualche fanale"; nel settimo l'anastrofe "son merci ed uomini il detrito"; infine è presente nel diannovesimo verso un'altra anastrofe "s'agita in esse come in me, il Signore". La punteggiatura in questo componimento ha funzione di dividere le varie immagini, i veri momenti descritti e per quanto riguarda l'aspetto grafico possiamo notare invece, come il centro del componimento sia isolato dalla prima e dalla terza strofa, le quali fungono rispettivamente da introduzione e da conclusione.
In questa poesia non c'è una grande presenza di figure retoriche del significato, ma ne possiamo trovare alcune nel verso centrale. Infatti vi è un'espressione ossimorica "l'infinito nell'umiltà" e l'iperbole "tumultuante giovane impazzzita d'amore". Per quanto riguarda l'espressione ossimorica, possiamo dire che non è un vero e proprio ossimoro (figura retorica del significato che consiste nell'accostamento di due parole di significato opposto), ma è comunque un'espressione che lo riprende; essendo l'infinito, una cosa enorme, che non ha fine, dentro l'umiltà, una cosa piccola e determinata. Invece l'iperbole (che si usa per esagerare un concetto tramite termini esagerati, sia per difetto, che per eccesso) viene utilizzata per sottolineare la frenesia, l'impetuosità dell'amore che ha 'investito' quella giovane ragazza "pazza d'amore".
Umberto Saba - Città vecchia
La lirica non rispetta una struttura particolare, non si rifà al sonetto o alla ballata, ma segue uno schema proprio. Infatti, è costituita da tre strofe: la prima è una quartina, la seconda, più lunga, è formata da quindici versi, la terza infine è una terzina. All'interno del componimento si alternano vari tipi di versi ma prevalgono soprattutto endecasillabi e dodecasillabi. La poesia ha fondamentalmente un ritmo lento, scandito da segni di interpunzione che però in corrispondenza dell'undicesimo verso (al centro del componimento), dopo una pausa accelera per poi rallentare di nuovo prima della terzina finale. La lirica non segue un particolare sistema di rime ma sono presenti rime baciate e alternate.
Il poeta ci descrive un momento abituale della sua giornata, della sua vita; quando tornando verso casa attaversa strade della parte più vecchia della città di Trieste: la zona portuale. Egli attaverso i suoi occhi ci fa vedere attimi di vita vissuta come se venissero fotogarafati. Con questi versi il poeta ci comunica anche il suo stato d'animo, i suoi sentimenti che prova in quel momento. La prima strofa inizia con l'avverbio "Spesso" per indicare che questa situazione non è occasionale ma piuttosto frequente. Ci appare immediatamente l'immagine di una via della zona portuale di trieste "Città Vecchià " che il poeta percorre per raggiungere la sua casa. E' sera la strada affollata è illuminata da qualche fanale. Con la prima strofa si conclude la descrizione da esterno, oggettiva che il poeta ci fornisce all'inizio dell'ambiente circostante, infatti con la seconda strofa il poeta non è più un estraneo, ma si trova "tra la gente che viene che va". Queste persone vanno allo stesso modo a casa o al lupanare senza particolari problemi. Saba paragona le merci e gli uomini a dei detriti, a degli scarti, a dei rifiuti di una grande città come Trieste. Ma lui proprio in mezzo a questa gente ritrova "l'infinito nell'umiltà". L'infinito, un qualcosa di immenso, indeterminato, indefinito, senza confini, viene trovato dal poeta nell'umiltà di questa gente. A questo punto Saba ci da una descrizione più dettagliata delle singole persone facendocele vedere ad una ad una. Il poeta ci elenca una serie di persone, umili, di basso rango come una prostituta con un marinaio, un vecchio che bestemmia, una donna che litiga, un personaggio che siede ad una bottega di un friggitore. Saba quest'ultimo ce lo fa immaginare come un uomo, vecchio, grasso, con un sigaro che fa fumo e fa una luce rossa nella notte, un "dragone". E continua: una giovane tumuluante impazzita d'amore, definendo questo insieme "creature della vita e del dolore". Creature quindi, che nonostante appartengano agli strati più bassi della società, vivono come tutte le altre persone, momenti belli, positivi nel loro piccolo, e i momenti brutti, negativi e dolorosi. Come appena detto, anche queste sono creature come tutte le altre e quindi figli di Dio, il Signore, che non abbandona i propri figli ed è presente anche in questi luoghi, anche nella parte più povera, depravata e peccatrice della città. E come in loro il Signore si agita anche nel poeta. Nella terza ed ultima strofa Saba esprime i suoi sentimenti e ci fa capire che lui qui non si sente un estraneo, ma in "compagnia". Il suo pensiero, la sua anima, le sue preoccupazioni si alleggeriscono proprio qui in un ambiente vergognoso e peccaminoso.
La lirica presenta una terminologia semplice e schematica, utilizzata al fine di rendere nel migliore dei modi il rituale abitudinale di una passeggiata lungo le strade della città. Il poeta utiliza infatti parole comuni, quali "osteria, lupanare, detrito, prostituta, vecchio che bestemmia femmina che bega." Nella poesia vengono privilegiati i sostantivi rispetto agli aggettivi perchè l'intenzione del poeta non è quella di conferire una descrizione minuziosa del luogo, quanto quella di dare un'immagine generale dell'ambiente circostante. Per lo stesso scopo Saba caratterizza la sua lirica utilizzando un registro linguistico che più si avvicini a quello popolare. Senza però cadere nella volgarità e senza utilizzare termini inappropriati.
All'interno della lirida sono presenti due assonanze: "casa/strada" e "va/umiltà". Quetse due assonanze hanno la funzione di non interrompere la musicalità fornita dalla mescolanza di rime alternate e baciate al termine di ogni verso. Inoltre, nella prima strofa vengono ripetute le consonanti r, c, l. Nella prima parte della seconda strofa è ripetuta la consonante l e nella seconda la vocale i. Questa variazione continua di suoni dà alla poesia una sonorità particolare che non la rende cantilenanta ma orecchiabile.
Nella lirica prevale la paratassi. Infatti vengono accostate principali, coordinate e sono presenti poche proposizioni subordinate. Gli ultimi tre periodi iniziano con l'avverbio di luogo "Qui" rispecchiando un'anafora. Nel quinto e nell'ultimo verso sono presenti due antitesi: la prima "viene" e "va"; la seconda "puro" e "turpe". Il secondo "Qui" introduce un'enumerazione verso metà del componimento costituita dall'elenco di persone che vede il poeta. Nel terzo e quarto verso è presente sia l'anastrofe che l'iperbato: "Giallo in qualche pozzanghera si specchia qualche fanale"; nel settimo l'anastrofe "son merci ed uomini il detrito"; infine è presente nel diannovesimo verso un'altra anastrofe "s'agita in esse come in me, il Signore". La punteggiatura in questo componimento ha funzione di dividere le varie immagini, i veri momenti descritti e per quanto riguarda l'aspetto grafico possiamo notare invece, come il centro del componimento sia isolato dalla prima e dalla terza strofa, le quali fungono rispettivamente da introduzione e da conclusione.
In questa poesia non c'è una grande presenza di figure retoriche del significato, ma ne possiamo trovare alcune nel verso centrale. Infatti vi è un'espressione ossimorica "l'infinito nell'umiltà" e l'iperbole "tumultuante giovane impazzzita d'amore". Per quanto riguarda l'espressione ossimorica, possiamo dire che non è un vero e proprio ossimoro (figura retorica del significato che consiste nell'accostamento di due parole di significato opposto), ma è comunque un'espressione che lo riprende; essendo l'infinito, una cosa enorme, che non ha fine, dentro l'umiltà, una cosa piccola e determinata. Invece l'iperbole (che si usa per esagerare un concetto tramite termini esagerati, sia per difetto, che per eccesso) viene utilizzata per sottolineare la frenesia, l'impetuosità dell'amore che ha 'investito' quella giovane ragazza "pazza d'amore".
qualcuno mi può dare perfavore la parafrase di città vecchia
grazieeee peblaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa(hihihihihihihihii tivibi):D:Dbaciiiiii
Città vecchia è una lirica che va considerata come un'esemplare realizzazione di una costante della poesia di Saba: l'immettere la sua vita nella vita di tutti, essere come tutti gli uomini di tutti i giorni.
E' un viaggio attraverso la città, attraverso il male che c'é nella vita; scopre la presenza di Dio. Qui la cordiale rappresentazione di un angolo popolare di Trieste non cade mai nel populismo - è il pericolo connaturato a temi simili - perché il poeta non si china paternalisticamente su quel mondo, ma ci vive dentro, lo sente come un mondo popolato da creature simili a lui e come lui sentono che sostanzialmente la vita è dolore. Nel mondo umile ,che anima i vicoli stretti e bui , Saba ritrova l'essenza dell'umanità e la consapevolezza che chiunque , anche il più deleritto degli uomini , partecipa del mistero della vita ( Dio s'agita in tutte le creature , come nel poeta stesso) che accomuna tutti gli esseri viventi. Grazie a tale scoperta , il poeta può sentirsi vicino e uguale a questa umanità , provando di conseguenza un personale senso di liberazione . La poesia trova la sua forza proprio nella disposizione sentimentale del poeta nei confronti del mondo descritto.
Le tre strofe , che formano la poesia , sono collegate da una sottile rete di comandi interni : "la strada" al fine della prima strofa , e "la via" al termine della terza ; "nell'umiltà" , nella seconda strofa, e "degli umili" nella terza . Si osservi pure l'anafora "Qui…Qui…Qui , nella seconda e nella terza strofa. Si veda poi il gioco delle rime : lupinare-mare , detrito-infinito , va-umiltà , friggitori-amore-dolore-Signore, impazzita-vita , compagnia-via ; l'avvicinarsi nella rima della parola espressionistica alla parola di sostanza meditativa libera la prima da ogni nota manieristica e da ogni peso di tradizionale realismo, e la seconda da una sua troppo arida razionalità.
E' un viaggio attraverso la città, attraverso il male che c'é nella vita; scopre la presenza di Dio. Qui la cordiale rappresentazione di un angolo popolare di Trieste non cade mai nel populismo - è il pericolo connaturato a temi simili - perché il poeta non si china paternalisticamente su quel mondo, ma ci vive dentro, lo sente come un mondo popolato da creature simili a lui e come lui sentono che sostanzialmente la vita è dolore. Nel mondo umile ,che anima i vicoli stretti e bui , Saba ritrova l'essenza dell'umanità e la consapevolezza che chiunque , anche il più deleritto degli uomini , partecipa del mistero della vita ( Dio s'agita in tutte le creature , come nel poeta stesso) che accomuna tutti gli esseri viventi. Grazie a tale scoperta , il poeta può sentirsi vicino e uguale a questa umanità , provando di conseguenza un personale senso di liberazione . La poesia trova la sua forza proprio nella disposizione sentimentale del poeta nei confronti del mondo descritto.
Le tre strofe , che formano la poesia , sono collegate da una sottile rete di comandi interni : "la strada" al fine della prima strofa , e "la via" al termine della terza ; "nell'umiltà" , nella seconda strofa, e "degli umili" nella terza . Si osservi pure l'anafora "Qui…Qui…Qui , nella seconda e nella terza strofa. Si veda poi il gioco delle rime : lupinare-mare , detrito-infinito , va-umiltà , friggitori-amore-dolore-Signore, impazzita-vita , compagnia-via ; l'avvicinarsi nella rima della parola espressionistica alla parola di sostanza meditativa libera la prima da ogni nota manieristica e da ogni peso di tradizionale realismo, e la seconda da una sua troppo arida razionalità.
mi dispiace io sono bravino a farli solo che nn ho tempo mi dispiace quindi ti confido nelle mani di supergaara lui trova sempre l'impossibile!:lol