Poesia "Maria" dei Canti di Castelvecchio di Giovanni Pascoli (65031)

daco
Ecco la poesia "Maria" dei Canti di Castelvecchio di Giovanni Pascoli

Ti splende su l’umile testa
la sera d’autunno, Maria!
Ti vedo sorridere mesta
tra i tocchi d’un’avemaria:
sorride il tuo gracile viso;
nè trova, il tuo dolce sorriso,nessuno:


così, con quelli occhi che nuovi
si fissano in ciò che tu trovi
per via; che nessuno ti sa;
quelli occhi sì puri e sì grandi,
coi quali perdoni, e domandi pietà:


quelli occhi sì grandi, sì buoni,
sì pii, che da quando li apristi,
ne diedero dolci perdoni!
ne sparsero lagrime tristi!

quelli occhi cui nulla mai diede
nessuno, cui nulla mai chiede nessuno!


quelli occhi che toccano appena
le cose! due poveri a cena
dal ricco, ignorati dai più;
due umili in fondo alla mensa,
due ospiti a cui non si pensa già più!

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peduz91
Ecco la parafrasi, l'ho fatta io adesso, può sembrare troppo simile al testo, ma essendo una poesia comunque del ì900 non ci sono troppi arcaismi e i pezzi un pò più contorti sono delle metafore o delle figura retroriche che non necessariamente vanno risolte:

Ti splende sull’umile testa
la sera d’autunno, Maria!
Ti vedo sorridere triste
tra le pause scandite di un’avemaria:
sorride il tuo esile viso;
nè trova, il tuo dolce sorriso,nessuno:

così, con quegli occhi che nuovi
si fissano in ciò che tu trovi
per via; che nessuno ti conosce;
quegli occhi così puri e così grandi,
coi quali perdoni, e domandi pietà:

quelli occhi così grandi, così buoni,
così pii, che da quando li apristi,
ne diedero dolci perdoni!
ne sparsero lacrime tristi!

quegli occhi cui nulla mai diede
nessuno, cui nulla mai chiede nessuno!

quegli occhi che toccano appena
le cose! due poveri a cena
dal ricco, ignorati dai più;
due umili in fondo alla mensa,
due ospiti a cui non si pensa già più!




Adesso dimmi cos'altro ti serve di preciso
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