Parafrasi "Il Ciclope Polifemo" v. 335-367
Mi serve la parafrasi del Ciclope Polifemo (Odissea) verso 335-367:
questo è il testo:
Poi volli che gli altri tirassero a sorte,
chi avrebbe osato con me, sollevando quel palo,
girarlo nell'occhio, quando l'avesse preso il sonno soave.
Estrassero a sorte quelli che appunto avrei scelti,
quattro: e quinto con loro io mi contai.
A sera tornò, le pecore bei velli pascendo20,
e subito nel vasto antro spinse le pecore pingui,
tutte quante: non ne lasciava all'aperto nella corte21 profonda,
o per qualche suo piano, o forse un dio così volle.
Dunque, dopo che, sollevandolo, aggiustò il grande masso,
seduto mungeva le pecore e le capre belanti,
tutte per ordine, e cacciò sotto a tutte il lattonzolo.
Come rapidamente i suoi lavori ebbe fatto,
ancora afferrando due uomini, preparò il pasto.
Allora io al Ciclope parlai, avvicinandomi
con in mano un boccale del mio nero vino:
— Ciclope, to', bevi il vino, dopo che carne umana hai mangiato,
perché tu senta che vino è questo che la mia nave portava.
Per te l'avevo recato come un'offerta, se avendo pietà, m'avessi lasciato partire; invece tu fai crudeltà intollerabili, pazzo! Come in futuro potrà venir qualche altro a trovarti degli uomini? Tu non agisci secondo giustizia.
Così dicevo; e lui prese e bevve; gli piacque terribilmente bere la dolce bevanda; e ne chiedeva di nuovo:
— Dammene ancora, sii buono, e poi dimmi il tuo nome,
subito adesso, perché ti faccia un dono ospitale e tu ti rallegri.
Anche ai Ciclopi la terra dono di biade21
produce vino nei grappoli, e a loro li gonfia la pioggia di Zeus. Ma questo è un fiume d'ambrosia e di nettare23.
Così diceva: e di nuovo gli porsi vino lucente; tre volte glie ne porsi, tre volte bevve, da pazzo. Ma quando al Ciclope intorno al cuore il vino fu sceso, allora io gli parlai con parole di miele:
— Ciclope, domandi il mio nome glorioso? Ma certo,
lo dirò; e tu dammi il dono ospitale come hai promesso.
Nessuno ho nome: Nessuno mi chiamano
madre e padre e tutti quanti i compagni.
Così dicevo; e subito mi rispondeva con cuore spretato: - Nessuno io mangerò per ultimo, dopo i compagni; gli altri prima; questo sarà il dono ospitale.
GRAZIE ANTICIPATAMENTE... :satisfied
questo è il testo:
Poi volli che gli altri tirassero a sorte,
chi avrebbe osato con me, sollevando quel palo,
girarlo nell'occhio, quando l'avesse preso il sonno soave.
Estrassero a sorte quelli che appunto avrei scelti,
quattro: e quinto con loro io mi contai.
A sera tornò, le pecore bei velli pascendo20,
e subito nel vasto antro spinse le pecore pingui,
tutte quante: non ne lasciava all'aperto nella corte21 profonda,
o per qualche suo piano, o forse un dio così volle.
Dunque, dopo che, sollevandolo, aggiustò il grande masso,
seduto mungeva le pecore e le capre belanti,
tutte per ordine, e cacciò sotto a tutte il lattonzolo.
Come rapidamente i suoi lavori ebbe fatto,
ancora afferrando due uomini, preparò il pasto.
Allora io al Ciclope parlai, avvicinandomi
con in mano un boccale del mio nero vino:
— Ciclope, to', bevi il vino, dopo che carne umana hai mangiato,
perché tu senta che vino è questo che la mia nave portava.
Per te l'avevo recato come un'offerta, se avendo pietà, m'avessi lasciato partire; invece tu fai crudeltà intollerabili, pazzo! Come in futuro potrà venir qualche altro a trovarti degli uomini? Tu non agisci secondo giustizia.
Così dicevo; e lui prese e bevve; gli piacque terribilmente bere la dolce bevanda; e ne chiedeva di nuovo:
— Dammene ancora, sii buono, e poi dimmi il tuo nome,
subito adesso, perché ti faccia un dono ospitale e tu ti rallegri.
Anche ai Ciclopi la terra dono di biade21
produce vino nei grappoli, e a loro li gonfia la pioggia di Zeus. Ma questo è un fiume d'ambrosia e di nettare23.
Così diceva: e di nuovo gli porsi vino lucente; tre volte glie ne porsi, tre volte bevve, da pazzo. Ma quando al Ciclope intorno al cuore il vino fu sceso, allora io gli parlai con parole di miele:
— Ciclope, domandi il mio nome glorioso? Ma certo,
lo dirò; e tu dammi il dono ospitale come hai promesso.
Nessuno ho nome: Nessuno mi chiamano
madre e padre e tutti quanti i compagni.
Così dicevo; e subito mi rispondeva con cuore spretato: - Nessuno io mangerò per ultimo, dopo i compagni; gli altri prima; questo sarà il dono ospitale.
GRAZIE ANTICIPATAMENTE... :satisfied
Risposte
Poi desiderai che gli altri tirassero a sorte per decidere chi avrebbe osato con me sollevando quel palo per trivellare il suo occhio, quando il ciclope si sarebbe addormentato. E con il sorteggio furono scelti proprio quelli che avrei scelto io, in quattro: più me, cinque. La sera tornò, portanto con se le pecore dal bel manto, e subito nella vasta spelonca spinse le pingue mandrie, tutte quante: non ne lasciava all'aperto nel vasto campo, forse perchè aveva un qualche piano, o forse perchè cosi voleva un dio. Dunque dopo aver messo al suo posto il grande masso, dopo averlo sollevato, seduto mungeva le pecore e le capre belanti, tutto secondo la norma, e sotto ognuna spingeva il suo cucciolo. Dopo aver terminato i suoi lavori, afferrando due uomini, li preparò per mangiarseli. Allora io parlai col ciclope avvicinandomi,
con in mano un boccale del mio vino scuro:
— Ciclope, to', bevi il vino, ora che hai mangiato carne umana, perché tu senta quanto è buono il vino che la mia nave portava. Te l'avevo offerto, perchè tu avessi pietà e mi lasciassi partire; invece tu fai crudeltà intollerabili, pazzo! Come potrà venire un altro umano in futuro a trovarti? Tu non agisci secondo giustizia.
Così dicevo; e lui prese e bevve; gli piacque terribilmente bere quel dolce vino; e ne chiedeva di nuovo:
— Dammene ancora, da bravo, e poi dimmi il tuo nome, subito, ora, perché ti faccia un dono ospitale e tu starai meglio. Anche ai Ciclopi la terra, dono di biade,
produce vino nei grappoli, che crescono grazie alla pioggia di Zeus. Ma questo è un fiume d'ambrosia e di nettare!
Così diceva: e di nuovo gli porsi vino luccicante; tre volte gliene versai, tre volte bevve, da pazzo. Ma quando gli fu sceso il vino nel cuore, allora io gli parlai con parole dolci:
— Ciclope, domandi il mio famoso nome? Ma certo, te lo dirò; e tu dammi il dono ospitale come hai promesso. Nessuno è il mio nome: madre e padre e tutti quanti i compagni mi chiamano Nessuno.
Così dicevo; e subito mi rispondeva con cuore spietato: - Nessuno io mangerò per ultimo, dopo i compagni; gli altri prima; questo sarà il dono ospitale.
con in mano un boccale del mio vino scuro:
— Ciclope, to', bevi il vino, ora che hai mangiato carne umana, perché tu senta quanto è buono il vino che la mia nave portava. Te l'avevo offerto, perchè tu avessi pietà e mi lasciassi partire; invece tu fai crudeltà intollerabili, pazzo! Come potrà venire un altro umano in futuro a trovarti? Tu non agisci secondo giustizia.
Così dicevo; e lui prese e bevve; gli piacque terribilmente bere quel dolce vino; e ne chiedeva di nuovo:
— Dammene ancora, da bravo, e poi dimmi il tuo nome, subito, ora, perché ti faccia un dono ospitale e tu starai meglio. Anche ai Ciclopi la terra, dono di biade,
produce vino nei grappoli, che crescono grazie alla pioggia di Zeus. Ma questo è un fiume d'ambrosia e di nettare!
Così diceva: e di nuovo gli porsi vino luccicante; tre volte gliene versai, tre volte bevve, da pazzo. Ma quando gli fu sceso il vino nel cuore, allora io gli parlai con parole dolci:
— Ciclope, domandi il mio famoso nome? Ma certo, te lo dirò; e tu dammi il dono ospitale come hai promesso. Nessuno è il mio nome: madre e padre e tutti quanti i compagni mi chiamano Nessuno.
Così dicevo; e subito mi rispondeva con cuore spietato: - Nessuno io mangerò per ultimo, dopo i compagni; gli altri prima; questo sarà il dono ospitale.