PARAFRASI ENEIDE URGENTE!

Li97
Scomparsa di creusa.
Già quasi ero alle porte e già pensavo
d'essere in salvo, quando d'improvviso
ci parve udire un calpestio frequente e mio padre
gridò, l'ombra scrutando:
"Fuggi, fuggi, figliuolo! Eccoli! L'armi splendere veggo, balenar gli scudi."
E allor, sì trepidante ero e smarrito,
non so qual Nume ostil mi tolse il senno.
Chè, mentre in corsa per impérivii luoghi
movevo, lungi dalle vie più note,
misero me! la moglie mia Creusa
si fermò forse, toltami dal Fato?
Smarrì la via? stanca si abbandono?
non so; più non fu resa agli occhi nostri.
Nè mi volsi a guardar s'era perduta,
nè a lei pensai, finchè non fummo al sacro
tempio antico di Cerere raccolti.
Ella sola mancava, alla deluse
i compagni, il figliuolo ed il consorte.
Qual,fuor di me, non accusai degli uomini
e dei Celesti? Qual più crudo strazio
vidi nella città precipitante?
Lasciai presso i compagni il Padre Anchise
coi Penati troiani e con Ascanio,
e li nascosi in fondo d'una valle.
Ed io mi cinsi ancor le fulgide armi
e alla città tornai, ben risoluto
a ritentare tutte le fortune,
a frugar tutta TRoia a riopporre
contro tutti i pericoli la vita.
Corsi alle mura, presso il tenebroso
valico della porta ond'ero uscito,
a ritroso tornai sui nostri passi,
esplorai con acuti occhi la notte.
Dovunque il cuor mi si stringea di gelo,
ed il silenzio stesso era terrore.
A casa ritornai, s'ella, chi sa, vi fosse andata.
V'erano già irrotti
e tutta l'occupavano gli Achèi.
L?inghiottiva struggendola l'incendio
mosso dal vento, alte salian le fiamme
e la gran vampa tutto empiva il cielo.
Più oltre andai, la reggia priamide
vidi e la rocca. Erano ormai deserti
i portici del tempio di GIunone;
ivi Fenice ed il feroce Ulisse,
scelti a tal guardia, custodian le prede.
Qui d'ogni parte le dovizie nostre
sottratte dai sacrari incendiati eran raccolte,
e fanciulli e matrone sbigottite
stavano intorno ad esse in lunghe schiere.
Osai anche lanciar voci nel buio,
feci echeggiar le vie delle mie grida,
e iterandole afflitto invan chiamavo
più e più volte il nome di Creusa.
Or, mentre in corsa smaniando erravo
senza fine così di casa in casa,
innanzi agli occhi mi apparì l'aspetto
dolente, l'ombra stessa di Creusa
e maggior dell'usato il noto viso.
Stupii, mi si drizzarono i capelli,
mi si strozzò la voce nella gola.
Ed ella mi parlò, con questi detti
consolando il mio cruccio:" Oh non ti vale,
dolce marito, a così vano affanno
abbandonarti! Volontà di NUmi
così dispone. Non di qui potrai
come compagna toglierti Creusa;
non lo consente il re dell'alto Olimpo.
Tu dovrai sopportare un lungo esilio
e arare un'infinita onda di mari.
E giungerai fino all'esperia terra,
doce, per mezzo a popolosi campi,
il lidio Tebro placido discende.
Ivi ti si preparano il potente
italo regno e una regal consorte;
cessa di pianger per la tua Creusa!Z
NOn io vedrò nelle lor case altere
i Dòlopi e i Mirmìdoni; non io,
dàrdana e nuora a venere celeste,
diverrò schiava delle donne achèe.
La grande Genitrice degli Dei
qui seco mi ritiene. Or dunque addio,
e del nostro figliuolo abbi l'amore!"
Com'ebbe detto, e mentre lagrimando
io parlare volea, mi si sottrasse
e nell'aere lieve dileguò.
E per tre volte con le braccia io volli
cingerle il collo; inutilmente! L'Ombra sfuggì
l'amplesso, pari a vento lieve
e simile ad un sogno fuggitivo.

Risposte
Annie__
Gurda qui
http://www.google.it/search?hl=it&biw=1280&bih=885&q=+site:www.skuola.net+la+profezia+di+creusa+parafrasi
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ciao ciao :hi :hi

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