La noia di Leopardi , compito in classe

sarasarettasa

Ciao a tutti
mi servirebbe un piccolo aiuto! :)))
allora ho un tema di italiano da svolgere in classe domani e so già la traccia , ho risposto quasi a tutto ma mi mancano queste 2 domande :
1. tale espressione può richiamare una tripartizione degli esseri umani enunciata da Leopardi in un passo dello Zibaldone. Parlane.
2. Ricostruisci il percorso che Leopardi compie per delineare la sua riflessione sul piacere e sul dolore , con gli opportuni riferimenti filosofici e ad altri testi leopardiani che conosci .


Risposte
chiara95!
va bene, scusa ithaca

Ithaca
Chiara, le fonti vanno citate.
Attenta la prossima volta.

Fonte: http://gleopardi.wordpress.com/2012/06/
http://www.classicitaliani.it/leopardi/prosa/Leopardi_Pensieri_04.htm

:hi

chiara95!
Leopardi fissa nello Zibaldone dal 1820 in poi concetti facenti parte della teoria de
l piacere. Secondo Leopardi la vita umana si basa sulla continua e necessaria ricerca de
l piacere, desiderio infinito e quindi irraggiungibile per via dei caratteri finiti della natu
ra umana. Solo attraverso l'immaginazione l'uomo può figurarsi da sé piaceri infiniti. Il piace
re è nell'immaginazione stessa del piacere, nell'attesa di un futuro piacere e nella cessazione d
el dolore. Quindi la vita è un continuo alternarsi del desiderio di piacere, che risulta un desid
erio inappagabile, da cui ne consegue l'infelicità e la sofferenza dell'uomo e della noia, sentimento per il Leopardi peggiore dello stesso dolore in quanto consiste ne
ll'incapacità di provare sentimenti. In questa vita di infelicità e noia l'uomo cerca una soddisfazione illusoria al suo desiderio di infinito, volgendo l'animo a ciò che è v
ago e indefinito, impressioni suscitate in lui da particolari suoni e canti, da visioni suggestive, come la siepe nell'infinito, che permette al Leopardi si spaziare con l'immag
inazione le sconfina
te distese di spazio e tempo; e dai ricordi in particolare legato all'infanzia e all
a prima adolescenza, poiché suscitano sensazioni indefinite e vaghe che danno diletto. A
ll'interno del passo dello Zibaldone Leopardi afferma che è tendenza dell'animo umano ricercare il piacere in diversi modi. Piacere che equivale alla felicità perciò la dottrina
del piacere consiste nella ricerca della felicità. Questo perché la natura ha dato all'uomo la capacità di ricercare l'infinito, ma non gli ha dato la possibilità di raggiungerlo. Que
sta tendenza dell'uomo non ha limiti né per durata, né per estensione e non vi è piacere che possa uguagliarla né per durata, dal momento che nessun piacere è eterno, né per estensione p
oiché nessun piacere è immenso. Ma la natura ha voluto che tutto dovesse avere un limite e che fosse circoscritto. La ricerca del piacere è però illimitata e ha termine solo con la morte
dell'individuo, perciò è questo desiderio di piacere che rende gli uomini vivi. Quindi ogni piacere è limitato, ma non il piacere assoluto. L'uomo può raggiungere il piacere limitato, m
a non potrà mai comprendere, cioè possedere il piacere assoluto, che risulta essere una cosa inconsistente e fuggevole, anche perché l'uomo non ha un'idea chiara di che cosa sia l'infinit
o. Una volta raggiunto un piacere l'animo non potrà mai essere appagato perché la ricerca d
l piacere è infinita per cui il piacere non si dimostra essere piacere e l'uomo tende ad andare oltre questo limite ricercando qualcosa che non potrà mai avere.
Dopo di che Leopardi analizza l'inclinazione dell'uomo all'infinito. L'uomo non potendo raggiungere il piacere, attraverso la facoltà immaginativa si configura da sé piaceri che non esistono e che sono infiniti in numero, in durata e in estensione. Ed è un piacere fatto d'illusioni, che coincidono con la poesia, infatti il piacere consiste soprattutto nell'immaginazione del piacere stesso.La natura non volendo privare l'uomo dell'amore per il piacere e non concedendoli la possibilità di possedere i piaceri reali e infiniti ha voluto lusingarli con le illusioni. L'immaginazione essendo infinita è capace di creare l'infinito. La felicità concepita dalle illusioni si contrappone al dolore, ma si tratta di una felicità fittizia, che non corrisponde alla realtà. Da tutto ciò deriva la considerazione del Leopardi secondo cui gli antichi erano più felici rispetto ai moderni, perché ignoravano la vera natura della realtà, invece i moderni hanno ampliando le conoscenze filosofiche e scientifiche hanno perso parte delle loro illusioni e sono perciò più infelici e sofferenti. L'immaginazione è una facoltà innata in tutti gli uomini, ma è più sviluppata negli animi dei più istruiti, cioè dei poeti. La natura ha voluto che l'uomo conoscesse l'immaginazione non come una facoltà ingannatrice, ma bensì conoscitrice. Mentre i poeti grazie alla ragione vedono le illusioni nella loro vera natura.

Aggiunto 6 minuti più tardi:

1) prima domanda
Il non poter essere soddisfatto da alcuna cosa terrena , né, per dir così dalla terra intera, considerare l'ampiezza inestimabile dello spazio, il numero e la mole meravigliosa dei mondi, e trovare che tutto è poco e piccino alla capacità dell'animo proprio; immaginarsi il numero dei mondi infinito, e l'universo infinito, e sentire che l'animo ed il desiderio nostro sarebbe ancora più grande che sì fatto universo; e sempre accusare le cose d'insufficienza e di nullità, e patire mancamento e voto, e però noia, pare a me il maggior segno di grandezza e nobiltà, che si veggia nella natura umana. perciò la noia è poco nota agli uomini di nessun momento e pochissimo o nulla agli altri animal

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