IL linguaggio dei potenti a danno dei poveri
il linguaggio dei potenti a danno dei più deboli.perchè don abbondio utilizza il latino,antonio ferrer un doppio linguaggio e il padre di gertrude un linguaggio ipocrita?
Risposte
copia pureparo paro...è tutta farina del mio sacco:
l'uso di un tono linguistico alto, letterario, da dotto, assolve a diverse funzioni:
innanzitutto mette in chiaro fra i due interlocutori che non sono sullo stesso livello, mettendo in situazione di sudditanza il sempliciotto (il renzo o la geltrude di turno)che, essendo ignorante, deve ubbidire all'altro. Inoltre serve a dire senza dire, o meglio, sembra voler dire qualcosa di fondamentale, che l'altro non comprende (il latinorum che tanto infastidisce renzo) per non rivelare le vere motivazioni di un atto o una decisione. Nei diversi episodi dei promessi sposi spesso la lingua colta assolve a queste funzioni: don abbondio si rifugia dietro il latino per non dire che il matrimonio salterà a causa della minaccia di don abbondio, ferrer usa lo spagnolo per non far capire alla folla che sta dalla loro parte solo in apparenza, ma il fatto che sia "quello che scrive le grida" (con il loro linguaggio pomposo che consociamo dal primo capitolo)lo rende agli occhi di renzo un galantuomo da stimare, ancor più quando lo associa a un nome detto dall'Azzeccagarbugli ("È quel Ferrer che aiuta a fare le gride?" domandò un uomo vicino il nostro Renzo, che si rammentò del vidit Ferrer che il dottor gli aveva gridato all'orecchio...).
Anche il padre di gertrude usa la sua abilità linguistica per far fare alla figlia quel che vuole lui, è crudele, machiavellico (usa qualunque mezzo pur di ottenere lo scopo), ipocrita, ambizioso. Dopo aver scoperto la tresca della figlia col paggio riversa su di lei la colpa di non poterla più maritare a nessuno dicendole, nemmeno troppo implicitamente, che lei stessa si è condannata al convento (mentre non aveva mai avuto nessuna intenzione di maritarla) "giacché a un cavalier d'onore, com'era lui, non sarebbe mai bastato l'animo di regalare a un galantuomo una signorina che aveva dato un tal saggio di sé". Quel che non fa il linguaggio doppiogiochista lo fa la vergogna e l'amore filiale di Gertrude, che non osa contarddire il padre.
l'uso di un tono linguistico alto, letterario, da dotto, assolve a diverse funzioni:
innanzitutto mette in chiaro fra i due interlocutori che non sono sullo stesso livello, mettendo in situazione di sudditanza il sempliciotto (il renzo o la geltrude di turno)che, essendo ignorante, deve ubbidire all'altro. Inoltre serve a dire senza dire, o meglio, sembra voler dire qualcosa di fondamentale, che l'altro non comprende (il latinorum che tanto infastidisce renzo) per non rivelare le vere motivazioni di un atto o una decisione. Nei diversi episodi dei promessi sposi spesso la lingua colta assolve a queste funzioni: don abbondio si rifugia dietro il latino per non dire che il matrimonio salterà a causa della minaccia di don abbondio, ferrer usa lo spagnolo per non far capire alla folla che sta dalla loro parte solo in apparenza, ma il fatto che sia "quello che scrive le grida" (con il loro linguaggio pomposo che consociamo dal primo capitolo)lo rende agli occhi di renzo un galantuomo da stimare, ancor più quando lo associa a un nome detto dall'Azzeccagarbugli ("È quel Ferrer che aiuta a fare le gride?" domandò un uomo vicino il nostro Renzo, che si rammentò del vidit Ferrer che il dottor gli aveva gridato all'orecchio...).
Anche il padre di gertrude usa la sua abilità linguistica per far fare alla figlia quel che vuole lui, è crudele, machiavellico (usa qualunque mezzo pur di ottenere lo scopo), ipocrita, ambizioso. Dopo aver scoperto la tresca della figlia col paggio riversa su di lei la colpa di non poterla più maritare a nessuno dicendole, nemmeno troppo implicitamente, che lei stessa si è condannata al convento (mentre non aveva mai avuto nessuna intenzione di maritarla) "giacché a un cavalier d'onore, com'era lui, non sarebbe mai bastato l'animo di regalare a un galantuomo una signorina che aveva dato un tal saggio di sé". Quel che non fa il linguaggio doppiogiochista lo fa la vergogna e l'amore filiale di Gertrude, che non osa contarddire il padre.