Canto 20 gerusalemme liberata
parafrasi
Gridava il re feroce: "A i segni noti
tu sei pur quegli al fin ch’io cerco e bramo:
scudo non è che non riguardi e noti,
ed a nome tutt’oggi invan ti chiamo.
Or solverò de la vendetta i voti
co ’l tuo capo al mio nume. Omai facciamo
di valor, di furor qui paragone,
tu nemico d’Armida ed io campione."
Cosí lo sfida, e di percosse orrende
pria su la tempia il fère, indi nel collo.
L’elmo fatal (ché non si può) non fende,
ma lo scote in arcion con piú d’un crollo.
Rinaldo lui su ’l fianco in guisa offende
che vana vi saria l’arte d’Apollo:
cade l’uom smisurato, il rege invitto,
e n’è l’onore ad un sol colpo ascritto.
Lo stupor, di spavento e d’orror misto,
il sangue e i cori a i circostanti agghiaccia,
e Soliman, ch’estranio colpo ha visto,
nel cor si turba e impallidisce in faccia,
e chiaramente il suo morir previsto,
non si risolve e non sa quel che faccia;
cosa insolita in lui, ma che non regge
de gli affari qua giú l’eterna legge?
Come vede talor torbidi sogni
ne’ brevi sonni suoi l’egro o l’insano,
pargli ch’al corso avidamente agogni
stender le membra, e che s’affanni invano,
ché ne’ maggiori sforzi a’ suoi bisogni
non corrisponde il piè stanco e la mano,
scioglier talor la lingua e parlar vòle,
ma non seguon la voce o le parole;
cosí allora il Soldan vorria rapire
pur se stesso a l’assalto e se ne sforza,
ma non conosce in sé le solite ire,
né sé conosce a la scemata forza.
Quante scintille in lui sorgon d’ardire,
tante un secreto suo terror n’ammorza:
volgonsi nel suo cor diversi sensi,
non che fuggir, non che ritrarsi pensi.
Giunge all’irresoluto il vincitore,
e in arrivando (o che gli pare) avanza
e di velocitade e di furore
e di grandezza ogni mortal sembianza.
Poco ripugna quel; pur mentre more,
già non oblia la generosa usanza:
non fugge i colpi e gemito non spande,
né atto fa se non se altero e grande.
Gridava il re feroce: "A i segni noti
tu sei pur quegli al fin ch’io cerco e bramo:
scudo non è che non riguardi e noti,
ed a nome tutt’oggi invan ti chiamo.
Or solverò de la vendetta i voti
co ’l tuo capo al mio nume. Omai facciamo
di valor, di furor qui paragone,
tu nemico d’Armida ed io campione."
Cosí lo sfida, e di percosse orrende
pria su la tempia il fère, indi nel collo.
L’elmo fatal (ché non si può) non fende,
ma lo scote in arcion con piú d’un crollo.
Rinaldo lui su ’l fianco in guisa offende
che vana vi saria l’arte d’Apollo:
cade l’uom smisurato, il rege invitto,
e n’è l’onore ad un sol colpo ascritto.
Lo stupor, di spavento e d’orror misto,
il sangue e i cori a i circostanti agghiaccia,
e Soliman, ch’estranio colpo ha visto,
nel cor si turba e impallidisce in faccia,
e chiaramente il suo morir previsto,
non si risolve e non sa quel che faccia;
cosa insolita in lui, ma che non regge
de gli affari qua giú l’eterna legge?
Come vede talor torbidi sogni
ne’ brevi sonni suoi l’egro o l’insano,
pargli ch’al corso avidamente agogni
stender le membra, e che s’affanni invano,
ché ne’ maggiori sforzi a’ suoi bisogni
non corrisponde il piè stanco e la mano,
scioglier talor la lingua e parlar vòle,
ma non seguon la voce o le parole;
cosí allora il Soldan vorria rapire
pur se stesso a l’assalto e se ne sforza,
ma non conosce in sé le solite ire,
né sé conosce a la scemata forza.
Quante scintille in lui sorgon d’ardire,
tante un secreto suo terror n’ammorza:
volgonsi nel suo cor diversi sensi,
non che fuggir, non che ritrarsi pensi.
Giunge all’irresoluto il vincitore,
e in arrivando (o che gli pare) avanza
e di velocitade e di furore
e di grandezza ogni mortal sembianza.
Poco ripugna quel; pur mentre more,
già non oblia la generosa usanza:
non fugge i colpi e gemito non spande,
né atto fa se non se altero e grande.
Risposte
Questa è l'unica parafrasi del canto 20 che ti ho trovata
http://studentigratis.net/topic-2443/canto-20-parafrasi/
Spero che vada bene
ciao .hi .hi
http://studentigratis.net/topic-2443/canto-20-parafrasi/
Spero che vada bene
ciao .hi .hi