AIUTOOO (73115)
A Zacinto Ugo Foscolo. Parafrasi e commento. Aiutatemi per favore
Risposte
Parafrasi:
Io non potrò mai piu’ toccare le sacre sponde dove il mio corpo da piccolo giacque; o Zante mia, che ti rispecchi nelle onde del mare greco dal quale nacque la dea vergine Venere, e rese feconde quelle isole attraverso il suo primo sorriso, motivo per cui l’ alta poesia di Omero non potè non parlare del tuo limpido cielo, e delle avventure di Ulisse per il mare governato dal fato e l’ esilio di colui, bello per la fama e per la disgrazia, che è arrivato alla fine a baciare la sua Itaca piena di pietre. Tu Zacinto non avrai altro che la poesia del tuo figlio, a noi il destino ha ordinato una sepoltura senza lacrime.
Commento: A Zacinto
In questo sonetto “A Zacinto” scritto da Ugo Foscolo, nel 1798, il poeta ripensa con molta nostalgia a Zante, la terra che lo ha visto nascere e maturare la sua fanciullezza.
La lirica è formata da quattro strofe e quattordici versetti qui troviamo rime alternate enjambement e allitterazione.
Il Foscolo inizia col dire che sulle rive di Zante c’era stato da fanciullo e guardando il suo mare, la sua nostalgia lo porta a pensare agli antichi miti.
Dice che da quel mare era nata Venere, la dea della bellezza e dell’amore; ella con il suo sorriso divino aveva reso fertile quella terra.
Quella nubi luminosi e trasparenti fecero pensare a Foscolo ai racconti di Omero, il cui verso famoso aveva cantato il fatale viaggio per mare, di Ulisse.
In fine il poeta conclude che egli non potrà tornare sulla sua terra come accadde per Ulisse, perché il destino gli ha riservato una morte in terre straniere, dove nessuna persona cara potrà andare a versare le loro lacrime.
Io non potrò mai piu’ toccare le sacre sponde dove il mio corpo da piccolo giacque; o Zante mia, che ti rispecchi nelle onde del mare greco dal quale nacque la dea vergine Venere, e rese feconde quelle isole attraverso il suo primo sorriso, motivo per cui l’ alta poesia di Omero non potè non parlare del tuo limpido cielo, e delle avventure di Ulisse per il mare governato dal fato e l’ esilio di colui, bello per la fama e per la disgrazia, che è arrivato alla fine a baciare la sua Itaca piena di pietre. Tu Zacinto non avrai altro che la poesia del tuo figlio, a noi il destino ha ordinato una sepoltura senza lacrime.
Commento: A Zacinto
In questo sonetto “A Zacinto” scritto da Ugo Foscolo, nel 1798, il poeta ripensa con molta nostalgia a Zante, la terra che lo ha visto nascere e maturare la sua fanciullezza.
La lirica è formata da quattro strofe e quattordici versetti qui troviamo rime alternate enjambement e allitterazione.
Il Foscolo inizia col dire che sulle rive di Zante c’era stato da fanciullo e guardando il suo mare, la sua nostalgia lo porta a pensare agli antichi miti.
Dice che da quel mare era nata Venere, la dea della bellezza e dell’amore; ella con il suo sorriso divino aveva reso fertile quella terra.
Quella nubi luminosi e trasparenti fecero pensare a Foscolo ai racconti di Omero, il cui verso famoso aveva cantato il fatale viaggio per mare, di Ulisse.
In fine il poeta conclude che egli non potrà tornare sulla sua terra come accadde per Ulisse, perché il destino gli ha riservato una morte in terre straniere, dove nessuna persona cara potrà andare a versare le loro lacrime.